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Autore: Gabry81    17/10/2016    3 recensioni
Sette capitoli per sette anni.
Sette anni per sette momenti.
Sette momenti mai raccontati.
Sette momenti che parlano di Ginny e di Harry. Di come i sentimenti di Ginny si trasformino nel tempo, senza però cambiare nel profondo. Di come Harry, inconsapevolmente, abbia trasformato poco a poco una semplice cotta nell'amore di una vita.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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< Bacon appetitoso, Uovo gustoso. Una colazione perfetta, e la giornata sarà benedetta! >

< Cody... Lo stai facendo ancora... > Borbottò Ritchie, assonnato e disperato.

< Oh! Scusate. Non me ne accorgo. Ma quando sono tanto felice mi viene da parlare in rima! > Si giustificò il ragazzo.

< Non ce n'eravamo mai accorti sai? > Esclamò Irine, ironica.

< E comunque tu non puoi essere così felice alle otto e mezza del mattino! È contro la legge! > Insistette Ritchie.

Ginny soffocò le risate dentro la sua tazza di caffelatte. I suoi amici non sarebbero mai cambiati. E questa era davvero un'ottima notizia.

Sorrise tra se. Quell'anno era iniziato nel migliore dei modi. Avevano dovuto rinunciare al torneo di Quidditch, ma avrebbero assistito al torneo tremaghi! Era un evento storico. In più, lei e i suoi amici si stavano divertendo un mondo. Trovava che i ragazzi fossero maturati sensibilmente dall'anno prima, in cui erano ancora oggettivamente dei bambini. E stare in loro compagnia era esilarante.

Come ulteriore buona notizia, Irine le aveva fatto notare che molti ragazzi stavano iniziando ad osservarla per i corridoi. Sembrava interessare a diversi ragazzi. E ciò non poteva che farle piacere. Se solo tra di questi ci fosse stato il ragazzo che piaceva a lei...

Guardò lungo il tavolo. Harry era seduto alcuni posti oltre di loro. Stava ridendo assieme a Dean Thomas e a Seamus Finnigan dei tentativi di Ron di copiare un tema da Hermione, mentre questa era distratta da un complice Neville.

Rimase imbambolata a guardare il suo volto sorridente. Poi si sforzò a distogliere lo sguardo. Non voleva rovinarsi la giornata ricordando che lei per Harry era completamente invisibile.

< Come posso non essere di buon umore? > Stava dicendo Cody < Oggi è Giovedì! Abbiamo difesa contro le arti oscure oggi pomeriggio! E' il mio corso preferito! >

< A proposito di difesa... Secondo voi il mio tema è troppo lungo? Cioè, sono cinquanta centimetri in più di quanti ne ha chiesti Moody! > Esclamò Maggie, osservando in apprensione una pergamena accanto a lei.

< Saresti la prima a cui un professore toglie dei punti per aver scritto troppo! > La rassicurò Ginny, cercando di far capire all'amica quanto assurda fosse la sua paura.

< Poi te ne dovrebbe assegnare il doppio per il record! > Intervenne Colin, facendo ridere tutti, inclusa Maggie.

< Pensa ad un povero tapino come me! > Mormorò Shawn < Io a stento sono arrivato a venti centimetri! Ma sui mollicci che altro c'è da scrivere? Come avete fatto ad arrivare a quaranta? >

< Consultando il libro, mio caro! > Disse Maggie con ovvietà.

< Per un compito perfetto, devi scegliere bene il soggetto! Al professore piacerà e tanti punti alla tua casa assegnerà! > Recitò Cody.

< Fatelo stare zitto o lo affogo nei cereali! > Ringhiò Ritchie.

< Fammi capire... Ti vengono così spontanee o te le studi di notte? > Chiese sconcertato Shawn. Le ragazze risero a crepapelle, beccandosi gli sguardi severi dei prefetti poco lontano.

< Noi abbiamo finito! Ci vediamo in classe! > Trillò la voce di Irine. Lei e le ragazze si alzarono assieme e si avviarono verso la sala grande.

Ginny non potè fare a meno di guardare verso Harry. Si stava avvicinando nella sua direzione. Gli sarebbe passata proprio davanti agli occhi. La avrebbe vista sicuramente.

Ginny passò dietro alle schiene di Ron, Hermione e Neville. Harry non distolse lo sguardo dai suoi amici, continuando a ridere con loro.

Ginny passò oltre, affranta. Si chiese che cosa doveva fare perchè lui la degnasse di uno sguardo.

Demelza parve capire il suo umore, perchè la coinvolse immediatamente in una conversazione sul loro argomento preferito.

Quidditch, ovviamente!

 

 

 

Erano già tutti seduti in aula, quel pomeriggio, quando Moody fece il suo ingresso zoppicante.

< Cooper, sputa la gomma! Hallison e Tempock, via quella rivista o dovrò togliere dei punti a tassorosso! >

Un ragazzo di serpeverde si alzò per buttare via la gomma e le due ragazze di tassororsso misero via la rivista da sotto al banco. Era veramente impossibile fare qualcosa in quell'aula senza che quel professore se ne accorgesse.

< Quell'occhio è una cosa fantastica! > Si esaltò Colin, seduto assieme a Ginny e Ritchie.

< Vede attraverso tutto! Mi chiedo se veda anche attraverso i vestiti... > Mormorò l'altro ragazzo.

< Ragazzi! > Esclamò Ginny sconcertata < Non avevo bisogno di questo dubbio sapete! >

La ragazza alzò lo sguardo e vide che l'occhio magico di Moody era puntato su di lei. Istintivamente mosse braccia e gambe, come per volersi coprire.

< Mettete i vostri compiti sulla cattedra! Poi venite vicino a me con la bacchetta > Ringhiò il professore.

I ragazzi si alzarono tutti assieme, accalcandosi per posare il compito.

< Secondo te perchè ci fa prendere le bacchette? > Chiese Colin a Ginny. La ragazza fece spallucce.

< Non ne ho idea > Aggiunse, posando il suo compito sopra gli altri e dirigendosi verso Moody. Colin accanto a lei prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

< Ragazzo! > Abbaiò Moody, furibondo, facendo trasalire Colin < Quello non è un posto dove mettere una bacchetta! Se si accende, perdi qualcosa di molto prezioso >

Praticamente tutti i ragazzi risero e Colin sbiancò. Ginny soffocò le risate solo perchè voleva molto bene a Colin.

< Forza! Non perdiamo tempo! Seguitemi! > Li riprese il professore, avviandosi poi all'uscita dell'aula. I ragazzi lo seguirono, guardandosi dubbiosi.

< Dove stiamo andando? > Chiese Ginny, ma nessuno gli rispose. Erano tutti troppo affannati a seguire Moody. L'uomo camminava molto in fretta, e i ragazzi stavano praticamente correndo per stargli dietro.

< Accidenti come corre per avere una gamba sola > Sussurrò Demelza, affannata per stargli dietro.

Dopo cinque minuti giunsero a destinazione. Moody aprì la porta del suo ufficio e fece entrare i ragazzi. Gli studenti si persero a guardare l'enorme quantità di oggetti magici e detector oscuri presenti all'interno. Ginny si avvicinò ad uno strano specchio. Vedeva ombre confuse agitarsi dentro di esso. Prima che riuscisse a mettere a fuoco qualcosa, Moody chiuse la porta e riprese a parlare.

< Adesso faremo un piccolo test! > Disse, avanzando verso il centro del suo studio.

Un brivido freddo percorse tutta la sala alla parola test. Parola universalmente più temuta ad Hogwarts, dopo solo il nome di Tu-sai-chi e “Doppia ora di pozioni”.

< Ma prima > Continuò il professore, sedendosi su uno strano baule con sette serrature < Facciamo un veloce ripasso. Chi sa dirmi cos'è un molliccio? >

Qualcosa da dentro il baule urlò in modo terrificante, facendolo tremare vistosamente. I ragazzi trasalirono. Moody diede un colpo con il piede al baule e l'urlo finì.

< Dicevamo... Che cos'è un molliccio? >

Diverse mani si alzarono. Moody scelse una ragazza di corvonero in prima fila.

< E' un mutaforma! Rimane nascosto in luoghi bui per non farsi trovare. Ma se qualcuno lo scopre si difende assumendo la forma della paura più profonda del suo nemico > Esclamò la ragazza, tutto d'un fiato.

< Cinque punti a corvonero! E sai dirmi come si affronta un molliccio... Signorina Weasley! >

Ginny venne colta di sorpresa dalla domanda diretta. Ma, per fortuna, sapeva la risposta.

< La formula magica è “Riddikulus” > Rispose Ginny < Ma ciò che veramente sconfigge un molliccio sono le risate. Per liberarsi di un molliccio bisogna obbligarlo ad assumere una forma ridicola, che noi troviamo divertente >

< Cinque punti anche a grifondoro! > Esclamò il professore. Ginny non seppe trattenere un sorrisino compiaciuto.

< Quindi... Adesso dovrete tutti mettere in pratica queste conoscenze! Qui dentro... > Moody diede un altro colpo con il tallone al baule che gli stava facendo da sedia < C'è un molliccio. E voi dovrete dimostrarmi di sapere come affrontarlo. Siete giovani e non avete esperienza, ma il molliccio basa tutta la sua strategia di difesa sullo spavento e la sorpresa. E voi adesso vi aspetterete cosa vi troverete davanti. Prendete qualche momento per concentrarvi e trovare un modo per rendere la vostra più grande paura assolutamente ridicola ed esilarante >

Ginny chiuse gli occhi e si concentrò, come stavano facendo tutti. Cos'era che le faceva più paura? Ginny non avrebbe saputo dirlo. Sua mamma che le urlava contro? Probabile, ma sperava che non fosse così. Sarebbe stato piuttosto imbarazzante.

Ma allora cosa? L'anno scorso avrebbe detto i lupi mannari, ma dopo aver scoperto che quella buonissima persona del Professor Lupin era un lupo mannaro non ne aveva più cosi paura. I ragni? No. Non era come Ron. Non le facevano paura i ragni. Disgusto molto, ma non paura.

< Pronti? > Chiese Moody, cogliendo Ginny di sorpresa. Ci fu un mormorio d'assenso, e Ginny non si osò chiedere altro tempo.

< Mettetevi in fila. Lo affronterete uno alla volta! >

I corvonero spintonarono gli altri e si spinsero tra di loro per mettersi in testa alla fila. Dietro di loro si misero i grifondoro, seguiti da dei timorosi tassorosso e da degli svogliati serpeverde.

< Pronti? Via! > Esclamò Moody. Puntò la bacchetta contro il suo baule. Una delle serrature scattò e il coperchio si aprì, mentre il primo studente si faceva avanti. Dal baule uscì una mostruosa manticora. La creatura avanzò minacciosa verso il ragazzo.

< Riddikulus > Disse sicuro lo studente. Dei pattini comparvero sotto le zampe del mostro, il quale lottò per restare in equilibrio, fallendo miseramente. Tutti i ragazzi trovarono quella scena davvero ridicola e cominciarono sghignazzare.

< Avanti un altro! > Gridò Moody. Un secondo studente si fece avanti. La manticora lo fissò per un istante, prendendo poi la forma di un mostruoso essere marino fatto di fango.

< Riddikulus > Fece il ragazzo il ragazzo, senza esitare. La creatura si seccò all'istante, diventando una statua di terracotta piuttosto stramba. Le risate crebbero d'intensità.

Man mano che gli studenti si facevano avanti e il turno di Ginny si avvicinava, la ragazza si tranquillizzò. Sembrava facile. Non doveva per forza sapere quale fosse la cosa che le faceva più paura. Era facile ridicolizzare quei cosi. Attese serena, mentre mummie, scorpioni, banshee e clown inquietanti le sfilavano davanti.

Alla fine arrivò il turno di Colin. Ginny era la prossima. Il ragazzo avanzò sicuro. Davanti a lui comparve un grosso serpente. Un sibilo minaccioso si diffuse per la stanza, ma Colin non si fece intimorire.

< Riddikulus > Disse deciso. Il corpo del serpente si avvolse come se fosse un gomitolo di lana, facendo scoppiare Ginny a ridere. La ragazza avanzò tranquilla, ancora sghignazzando. Il serpente rotolò davanti a lei e i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza.

Ginny comprese cosa stava per succedere una frazione di secondo prima che succedesse. La sua risata si congelò e il suo cuore iniziò a martellare ne petto, mentre il terrore più assoluto la invadeva.

Davanti a lei non c'era più il serpente. C'era un alto adolescente dai capelli neri.

Tom Riddle la guardava con un ghigno malvagio, che tolse il respiro alla ragazza. Fece un passo verso di lei. E Ginny sentì le sue gambe tremare.

< Ciao Ginny > Disse, con quella voce dolce e incantatrice < Ti ricordi di me? >

Ginny alzò la bacchetta, cercando disperatamente di tener fermo il braccio.

< R-R-Ridd-Riddik... > Balbettò terrorizzata.

< Non puoi avermi dimenticato! Eravamo così legati io e te! > Rise sadico Tom.

Ginny non riusci più nemmeno a parlare. Le immagini di ciò che le era accaduto durante il suo primo anno le passarono in fretta davanti agli occhi.

< Tempo scaduto! Robins tocca a te! >

Ginny si riscosse alle parole di Moody. Fece diversi passi indietro, lasciando spazio a Demelza. Tom scomparve.

Ginny rimase in silenzio, completamente sconvolta. Continuò a fissare il punto dove prima c'era Tom, e ora c'era un inferus che si agitava con ai piedi delle scarpe da tip-tap impazzite. Le risate tornarono a risuonare nello studio.

Ma Ginny era da un'altra parte. Vedeva ancora il volto di Tom davanti agli occhi, mentre le immagini di cosa aveva fatto con il basilisco le passavano nella mente. Il cuore le martellava nelle orecchie e ansimava in preda al panico, non riuscendo a calmarsi.

Alla fine, Ginny fu l'unica che non riuscì a sconfiggere il molliccio.

 

 

 

Ginny sedeva in silenzio, in un'aula vuota e dimenticata. Aveva la testa appoggiata su un banco, nascosta dalle braccia. Le lacrime scendevano silenziose sul suo viso.
Era passata una settimana da quella terribile lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Una settimana che le era sembrata un terribile, infinito incubo.

Il fatto che quel ragazzo dai capelli neri l'avesse terrorizzata al punto da non riuscire più nemmeno a parlare era sembrato inspiegabile ai suoi compagni, e un'occasione imperdibile per i sepreverde. Non riusciva più a camminare per i corridoi senza che qualcuno di loro facesse qualche battuta maligna su di lei e sul molliccio. E quelle perfide serpi avevano fatto in modo che ad Hogwarts si diffondesse bene la notizia secondo cui Ginny Weasley avesse paura dei ragazzi. In particolare dei ragazzi dai capelli neri.

Anche le domande innocenti e prive di cattiveria dei suoi amici non avevano fatto che farla stare peggio. Come poteva spiegargli il perchè di quella sua paura? Come poteva dirgli che quel ragazzo impersonava il ricordo di Voldemort? Ricordo che l'aveva posseduta per quasi un anno e resa sua schiava. A stento l'aveva detto alla sua famiglia.

Ginny si alzò e raggiunse una finestra. Il suo sguardo si perse nel parco, quasi invisibile a quell'ora ormai. La pioggia cadeva tenue oltre il vetro.

Si coprì il volto con le mani e serrò gli occhi. Sapeva che non avrebbe mai dimenticato Tom, ma almeno da diverso tempo aveva smesso di pensarci, di ricordarsi cosa era successo.

Da quando se lo era trovato davanti invece, non riusciva più a toglierselo dalla testa. La sua mente continuava a mostrarle senza sosta quelle immagini terribili. Aveva incubi, tutte le notti. Le sembrava di vederselo davanti per i corridoi, in mezzo alla folla di studenti. Si bloccava d'improvviso, fissando raggelata quello che poi si rivelava un normale ed innocuo ragazzo dai capelli scuri.

Non riuscirai mai a dimenticarmi!” Sentì dire ad una voce terribilmente simile a quella di Tom, dentro la sua testa.

Ginny si premette le mani alle orecchie con un gesto istintivo.

< Vattene via! > Strillò tra i singhiozzi.

Ginny si sentì una stupida ad urlare, da sola, in un'aula vuota contro una voce nella sua testa. Si sentiva come se la stesse facendo impazzire. Di nuovo.

Una sciocca, stupida, piccola ragazzina!” Sibilò la voce di Tom.

< Basta! > Gemette Ginny, battendo i pugni contro il muro < Vattene via! Lasciami in pace... >

Perchè doveva tornare a sentirsi così? Perchè non riusciva a dimenticarlo? Perchè non riusciva a passare oltre cosa le era successo?

La porta dell'aula si aprì cigolando. Ginny alzò gli occhi e trasalì. Dal riflesso nello specchio lo vedeva ancora. Quella sagoma spettrale di un ragazzo con i capelli e occhi neri.

Si voltò di scatto, col cuore in gola.

Qualcosa non andava. Gli occhi di quel ragazzo erano verdi, non neri. E i capelli di Tom non erano così spettinati.

< Tutto a posto? > Chiese incerto Harry, prima di riuscire a metterla a fuoco chi c'era in quell'aula < Ginny? >

Ginny sentì il cuore iniziare a battere come un pazzo, spinto da molti sentimenti che si mischiavano. Il terrore per aver creduto di vedere ancora Tom. La vergogna per aver confuso lui ed Harry. L'imbarazzo di trovarsi da sola con lui in un punto remoto del castello. Il fatto che lui l'avesse sorpresa a piangere.

Ginny si passò velocemente una mano sul volto, asciugandosi occhi e naso come poteva con la manica della divisa. Perchè lui doveva trovarla sempre quando stava piangendo? Aveva pianto si e no quattro volte negli ultimi anni, e tutte le volte si era trovata Harry davanti. Oramai doveva considerarla una fontana con le gambe. Non c'era da stupirsi che non alzasse nemmeno lo sguardo per salutarla. Un ulteriore peso si aggiunse sul suo stomaco e il nodo che aveva alla gola si strinse di più.

< Ginny va tutto bene? Perchè piangi? > Chiese Harry, guardandosi attorno < Con chi stavi parlando? >

Fantastico! L'aveva anche sentita strillare da sola contro una voce nella sua testa. Oltre che una fontana, anche la definizione “pazza schizzata” stava per aggiungersi all'idea che il ragazzo si era sicuramente fatto di lei.

< Con nessuno... Non ho detto nulla io! Va tutto bene Harry! > Disse, cercando di essere il più convincente possibile < Tu che ci fai qua? >

< Tornavo dalla biblioteca. Questa è una scorciatoia molto comoda. Ginny stai piangendo... > Rispose lui, evitando il tentativo di lei di cambiare argomento.

< Non è vero! > Rispose lei, ma la sua voce le tremava.

< Ginny, ti ho visto e sentito! > Disse lui con veemenza. Ginny abbassò lo sguardo.

< Non è nulla Harry... >

< Tu non... Insomma... Ron dice che tu non piangi mai... Quindi se lo stavi facendo qualcosa deve essere successo! >

Almeno non la considerava una fontana. Il suo cuore si risollevò, ma solo di un millimetro.

< Hai bisogno di parlare? > Chiese Harry. Ginny scosse il capo. Come poteva parlargli? A stento metteva in fila due parole in condizioni normali, figurarsi in quella situazione. Per poi dirgli cosa? Che un molliccio l'aveva fatta andare in crisi? Che vedeva Tom Riddle in ogni ragazzo, incluso lui? Che sentiva la sua voce nella sua testa, come se fosse ancora posseduta dal diario? L'avrebbe presa per pazza nella migliore delle ipotesi.

< Sicura? > Chiese ancora Harry. Ginny annuì. Harry le si avvicinò leggermente.

< Ricordi cosa mi avevi promesso? >

Ginny alzò lo sguardo confusa. Lei gli aveva fatto una promessa? Quale? A stento si parlavano...

< No? Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare... > Suggerì Harry.

< Oh! > Esclamò Ginny. Adesso ricordava. Aveva promesso ad Harry che se aveva bisogno di aiuto o di qualcuno con cui parlare si sarebbe ricordata di lui. Glielo aveva promesso in infermeria, poco dopo che lui l'aveva salvata dalla camera dei segreti.

< Si mi ricordo... > Disse, chinando ancora il capo < Ma non ho bisogno di parlare Harry! Davvero sto bene! >

Ginny stava malissimo invece. Ma non se la sentiva di parlare.

< Ginny... >

< Davvero Harry! Lasciamo stare! > Soffiò. Perchè doveva insistere? Se non voleva, non voleva!

< Oh! Ok... > Rispose Harry, voltandosi e dirigendosi verso la porta.

Ginny era congelata per un momento. C'era una nota inaspettata nella voce di Harry. Cos'era? Delusione? Preoccupazione?

Alzò lo sguardo, vedendo il ragazzo che aveva quasi raggiunto l'uscita. Si sentì una completa stupida. Era stato lui a confortarla dopo quello che era successo nella camera dei segreti. Lui non l'aveva rifiutata, le era stato accanto, e aveva compreso già una volta. Perchè adesso doveva spingerlo via?

< Tom > Sussurrò, talmente piano che pensò che Harry non l'avesse sentita.

Il ragazzo si fermò, praticamente con un piede fuori dall'aula, e si voltò a guardarla.

< Cosa hai detto? >

L'aveva sentita, ma non aveva capito.

< Tom > Ripetè Ginny, un po' più forte. Harry rientrò dentro l'aula e chiuse la porta.

< Tom? Tom Riddle? > Chiese avvicinandosi.

Avrebbe voluto chiedergli chi altro poteva essere.

Ginny deglutì e si decise a parlare.

< L'avevo dimenticato! Erano mesi che non ci pensavo più... > Lottò per tenere la voce ferma, ma fece molta fatica.

< Ginny... Hai passato una cosa terribile! Non puoi dimenticarlo facilmente... > Esclamò Harry avvicinandosi. Ginny lo ignorò.

< Adesso lo vedo ovunque! Lo vedo nei corridoi! Ho gli incubi di notte! Lo sento parlare... Come se fosse ancora nella mia testa! Sto diventando pazza! E tutto per uno stupido molliccio! >

Nascose di nuovo il volto tra le mani, lottando per non singhiozzare.

< Un molliccio? > Chiese Harry, confuso.

< Moody... Ci ha fatto affrontare un molliccio in classe... E il mio... E' diventato lui... E io non ce l'ho fatta ad affrontarlo... Mi ha rimandato indietro... >

Ginny sentì di nuovo il bagnato sotto alle dita. Gemette di frustrazione.

< Adesso... Tutti pensano che io abbia paura dei ragazzi... Dei ragazzi dai capelli neri... > La sua voce si spezzò definitivamente < E io... Io non posso dire a tutti chi è in realtà... E sono ritornata dentro ad un incubo >

Ginny sentì il braccio di Harry passare incerto attorno alle sue spalle e darle alcuni leggeri colpetti sulla spalla. Ginny avrebbe tanto voluto appoggiare la testa alla sua spalla. Abbracciarlo ed essere abbracciata. Sentire le sue parole di conforto. Ma non ebbe la forza e il coraggio di avvicinarsi e lui non sembrava voler fare di più che darle quei deboli colpetti. Ne abbracciarla ne parlarle. Ginny si sentì un po' delusa da questo. Aveva davvero sperato per un momento che lui riuscisse a tirarla fuori da quell'incubo.

Rimasero così per diverso tempo. Solo dopo che Ginny ebbe smesso di piangere e ebbe abbassato le mani, Harry parlò.

< Sai... > Cominciò Harry, che sembrava incerto se parlare o meno < Anche Lupin... L'anno scorso intendo... Anche io non ho affrontato il molliccio >

Ginny non aveva la minima idea di come questo potesse interessarle o aiutarla, ma era grata per qualsiasi cosa le distogliesse la mente da Tom Riddle.

< No? > Chiese piatta.

< No... Lupin me lo ha impedito. Aveva paura che apparisse Voldemort >

Ginny si sentì gelare a quel nome, ma non era poi così peggio di come già si sentiva.

< Comprensibile... Un Tu-sai-chi riconoscibile avrebbe creato scompiglio... > Disse atona, lo sguardo perso nel vuoto. Pensò che il molliccio era probabilmente la prima cosa che trovava avessero in comune lei ed Harry. Non un grande inizio...

< Il mio molliccio non diventa Voldemort > Fece Harry.

Ginny non potè fare a meno di aggrottare la fronte e guardarlo. La più grande paura di Harry non era Voldemort?

< Non diventa Tu-sai-chi? Ma allora cosa? >

< Un dissennatore... > Mormorò Harry.

< Un... > Mormorò Ginny, stupita < Beh... Si lo capisco... Sono creature spaventose... >

< Non ho paura del dissennatore in se. Non tanta almeno... Ora che mi so difendere > La interruppe Harry < Ho paura di quello che sento >

< Cosa senti? > Chiese Ginny in un sospiro.

Harry esitò prima di rispondere. Il suo volto s'irrigidì un momento.

< Sento la voce di mia madre... > Mormorò < Sento mia madre che supplica Voldemort di risparmiarmi. Che lo prega di uccidere lei al mio posto... Prima che Voldemort la uccida... >

Ginny dimenticò per la prima volta da giorni Tom Riddle, anche se non fu per un motivo bello. Si portò le mani alla bocca, guardando il ragazzo con tristezza.

< Oh cielo... E' terribile... > Sussurrò. Harry alzò le spalle.

Rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

< Perchè me lo hai detto? > Chiese Ginny, dopo un lungo silenzio. Le era parso strano che il ragazzo le facesse una confidenza del genere, dopo non averle rivolto la parola per settimane.

< Penso... > Esitò Harry < Penso che tu avevi il diritto di saperlo. Tu mi hai detto la tua più grande paura, io ti ho detto la mia. Siamo pari >

Ginny annuì. Pensò a ciò che succedeva ad Harry l'anno prima, quando incrociava un dissennatore. Stava davvero male. Molto, ma molto peggio di come si sentiva lei adesso. Aveva perso più volte conoscenza, rischiando anche di uccidersi cadendo dalla scopa. Eppure, alla fine dello scorso anno, sembrava riuscire a tenerlo in qualche modo sotto controllo.

< Come ci sei riuscito Harry? Come hai fatto a vincere la tua più grande paura? > Chiese ansiosa.

< Non ce l'ho fatta... > Ammise Harry < Penso che nessuno ce la possa fare. Si può solo imparare a conviverci, ad affrontarla e a controllarla >

Non era esattamente la risposta che Ginny voleva sentire. Il suo sguardo si perse, rassegnato e triste.

< Non ce la farò mai > Mormorò.

Harry rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece uno strano verso e lasciò andare Ginny. La ragazza alzò lo sguardo sorpresa, e lo vide che gli sorrideva.

< Non credo proprio! Ho avuto un'idea! Vieni con me! > Disse, porgendole la mano. Ginny esitò, e poi la prese, incerta ed imbarazzata. Le sue guance scelsero quel momento per tornare ad infiammarsi dopo tanto tempo.

Harry la guidò fuori dall'aula. Purtroppo, le lasciò andare la mano dopo solo pochi passi, ma il rossore di Ginny rimase al suo posto per diversi corridoi.

Si chiese dove la stesse portando, e quale idea avesse avuto stavolta. Pensò che le idee di Harry erano del tutto imprevedibili. A volte erano geniali. Altre volte erano folli o molto stupide. E Ginny sperò decisamente che si trattasse della prima opzione.

Era talmente assorta che non si accorse che erano giunti a destinazione finchè Harry non bussò ad una grande porta di ferro. Ginny la trovava familiare, anche se non la riconobbe.

< Chi va là! > Sibilò una voce. Era Malocchio Moody. Solo allora Ginny riconobbe la porta come quella del suo studio.

< Siamo Harry Potter e Ginny Weasley signore! Avremmo bisogno del suo aiuto. Possiamo entrare? > Chiese Harry.

Una specie di feritoia si aprì sulla porta e comparve il volto di Moody. Il professore squadrò i due, mentre il suo occhio magico schizzava a destra e a sinistra. Alla fine chiuse la feritoia e li fece entrare. Harry entrò sicuro, Ginny più incerta. Cercò istintivamente con lo sguardo il baule che conteneva il molliccio, ma non lo vide. Malocchio chiuse la porta a chiave.

< Cosa posso fare per voi? > Disse Moody, più gentile e comprensivo di quanto Ginny lo avesse mai sentito. La ragazza pensò che quella era proprio una bella domanda. Chissà cosa aveva in mente Harry.

< Ginny vorrebbe riprovare ad affrontare il molliccio, se è possibile > Esclamò Harry.

Cosa? Che cosa? Oh no! Assolutamente no! Non lo avrebbe riaffrontato per nessun motivo. Non ne aveva la forza. Era sbiancata al solo pensiero! Harry doveva essere impazzito.

Moody aveva l'occhio normale puntato su Harry e quello magico su Ginny. Sembrava stesse valutando la proposta del ragazzo.

< Ormai il test è andato Potter. Mi spiace, ma Weasley non ce l'ha fatta. E io non cambio il suo voto anche se adesso dovesse riuscirci! > Disse serio.

< Non è per quello! > Fece subito Harry < Il motivo è più importante del voto in un test! >

Moody spostò entrambi i suoi occhi tra i due ragazzi più volte, soffermandosi infine su Ginny.

< In questo caso allora... Vado a prenderlo! > Esclamò, entrando in un'altra stanza.

< Sei impazzito? > Esclamò isterica Ginny, in preda al panico.

< Ginny ascoltami bene! >

Harry le posò le mani sulle braccia e la guardò con uno sguardo molto intenso. Ginny si sentì trapassata da parte a parte da quello sguardo e non riuscì a replicare.

< Se non affronti questa cosa, ti farà impazzire. Non puoi vivere nella paura Ginny. Non è giusto! Tu sei libera da lui adesso! >

< Io non ce la faccio... Non sono abbastanza coraggiosa per affrontarlo > Biascicò Ginny.

< Tu sei molto più coraggiosa di quello che è necessario per affrontarlo! >

< Non lo sono! >

< Si che lo sei! Io credo in te Ginny! >

Ginny rimase talmente sorpresa da quello che aveva detto Harry e dalla sicurezza del suo tono che non replicò. Rimase ferma a guardarlo, con la bocca semi aperta dalla sorpresa.

< Dunque! > Riflettè Harry < Come si può rendere Voldemort ridicolo? >

< Non ne ho idea... > Mormorò Ginny.

< Uhm... Neville l'anno scorso ha vestito Piton con un vestito da donna... Forse potresti fare la stessa cosa. Mettergli addosso un vestito di tua madre. O magari uno dei tuoi! >

< Uno dei miei? > Chiese Ginny, sconcertata.

< Si! Un vestito da sera. Un pigiama. Un costume da bagno... > Suggerì Harry. Poi, vedendo la faccia allibita della ragazza, aggiunse < Che c'è? Non hai costumi da bagno? >

< Si ne ho... > Mormorò Ginny.

< Ginny... So che hai paura. Chi non ne avrebbe? > Le disse Harry incoraggiante < Non dico che smetterai di avere paura... Ma almeno saprai di poterlo affrontare. Se lo respingi ora, lo potrai rifare se sarà necessario >

Quel discorso non faceva una piega. Ginny lo sapeva. Se imparava ad affrontarlo, come Harry aveva fatto con i dissennatori, poi sarebbe riuscita a tenerlo sotto controllo. Ma le sembrava una cosa impossibile. Le tremavano le gambe solo al pensiero di ritrovarselo davanti.

Moody rientrò finalmente nella stanza, facendo levitare il suo baule davanti a se.

< Sei pronta Weasley? > Chiese, facendo scattare una delle serrature.

Harry si spostò da davanti alla ragazza, passandole accanto.

< Ce la farai! Lo so, e lo sai anche tu! > Le sussurrò all'orecchio, prima di mettersi dietro di lei.

Ginny guardò il baule. Si ce la poteva fare! Ora lo sapeva! Lo avrebbe affrontato e lo avrebbe battuto.

< Sono pronta! > Rispose a Moody, estraendo la bacchetta.

Moody aprì il baule, e Ginny sentì la sua sicurezza venire meno quando vide la figura di Tom Riddle alzarsi da dentro di esso.

< Ciao Ginny. Sei tornata a trovarmi? > Chiese divertito, Ginny deglutì.

Scavalcò il bordo del baule e si diresse verso di lei. La ragazza chiuse gli occhi un momento per calmarsi.

< Sai che io sarò sempre assieme a te! Io sono parte di te Ginny! >

No! Lui non era parte di lei! Lui era solo un mostro! Un assassino! Colui che le aveva rovinato la vita! Ma ora era tempo di finirla!

< RIDDIKULUS! > Gridò,spalancando gli occhi.

Un forte crack risuonò per la stanza. Tom Riddle si guardò con orrore. Non indossava più la sua elegante divisa scolastica. Indossava soltanto un costume da bagno da bambina, infinitamente troppo piccolo per lui.

Alzò lo sguardo verso Ginny con pura rabbia, e la ragazza scoppiò a ridere. Rise con gioia e rabbia, con un piacevole senso di vendetta.

Ci fu un secondo crack e Tom Riddle scomparve. Il baule si chiuse con un tonfo.

< Per Morgana! > Esclamò Moody, con un ghigno divertito < E' la cosa più stramba che io abbia mai visto! >

Ginny non riusciva a smettere di ridere. Era una sensazione così bella ridere di qualcosa che ti aveva fatto paura.

< Penso di dovermi rimangiare le mie parole Weasley! > Continuò Moody < Hai sconfitto un molliccio da sola con un sol colpo! Direi che quel tuo zero si è appena trasformato in un dieci pieno! >

< Grazie professore... > Esalò Ginny, con il fiatone per le troppe risate.

< C'è altro che posso fare per voi? >

< No. Grazie per il suo tempo signore > Rispose Harry.

< Nessun problema! E ricordate, fate sempre attenzione! Non si sa mai da dove possa arrivare il pericolo! > Ammonì il professore, mentre li faceva uscire. I due salutarono educatamente e si allontanarono.

Ginny veniva scossa dalle risa ogni tre passi. Era più forte di lei. Non ce la faceva a non ridere. Si sentiva leggerissima, come se si fosse liberata di un peso indescrivibile.

< Ti fa così tanto ridere? > Chiese Harry, abbastanza sconcertato.

< Si! Tu non l'hai trovato divertente? Insomma, era assurdo e ridicolo! >

< Divertente si... Ma principalmente orribile! E anche piuttosto inquietante... > Disse Harry con una smorfia. Ginny rise ancora. Non riusciva proprio a smettere.

< Allora... Come ci si sente a ridere della propria paura? >

Ginny ci pensò solo in quel momento. Era di Tom Riddle che stava ridendo. Stava ridendo sguaiatamente del ragazzo che l'aveva posseduta per un anno!

< Meravigliosamente! > Ammise. Ce l'aveva fatta! Aveva vinto il molliccio! Adesso sentiva che Tom non le faceva più così tanta paura.

Arrivarono ad una scala. Ginny fece per scendere, mentre Harry fece per salire.

< Non vieni alla torre? > Chiese Harry.

< Oh no... Devo passare in biblioteca... Compiti arretrati > Sbuffò Ginny, ma nemmeno il pensiero del tema di storia della magia che l'aspettava riusciva a scalfire il suo umore.

< Va bene. Allora ci vediamo in giro! > La salutò lui, avviandosi per le scale.

< Harry! > Lo bloccò lei. Il ragazzo si voltò a guardarla nuovamente.

< Grazie > Disse sincera < Grazie per tutto quello che hai fatto per me! >

Harry le sorrise. Sembrava sorpreso.

Poi fece una cosa che lasciò Ginny senza fiato. Saltò giù dalle scale e corse ad abbracciarla. La ragazza rimase imbambolata e riuscì appena a ricambiare.

< Non mi devi dire grazie Ginny! > Le disse, lasciandola andare < Sono sempre pronto ad aiutarti, se posso. In fondo sei la sorella di Ron. E come se fossi anche mia sorella >

Dicendo questo, Harry se ne andò sorridendo.

Non si accorse che il sorriso era scomparso dal volto di Ginny. Non vide che le lacrime erano tornate a bagnarle il viso. Lacrime che non avevano nulla a che fare con Tom Riddle.

 

 

 

Purtroppo, non ci può essere sempre un lieto fine...

Ho pensato ad un momento simbolico, in cui Ginny capisce che non può fare altro che lasciare andare i suoi sentimenti per Harry. E l'ho sempre immaginato così, con Harry che ingenuamente dice qualcosa pensando di rendere Ginny felice. E invece finisce per spezzarle il cuore.

Ma sappiamo tutti che questo momento passerà. Giusto? ;)

Ci vediamo al prossimo capitolo. Grazie davvero a tutti quelli che leggono!!!

Alla prossima!

  
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