Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Sha D Dragneel99    18/10/2016    1 recensioni
L'Inghilterra non era proprio il posto adatto a lei.
Quella era stata la sola opportunità che si era presentata davanti agli occhi di Maia, la giovane ragazza diciassettenne costretta a trasferirsi nei pressi della capitale inglese dopo la morte del padre.
Per lei era giunto il momento di cambiare vita, di lasciarsi alle spalle il passato, e perchè no, di iniziare a pensare al futuro.
Ma prima dovrà fare i conti con la realtà dei fatti.
Un ragazzino di sangue nobile, un maggiordomo in nero e una banda di servitori combina guai riusciranno a colmare quel vuoto lasciato dalla morte del padre?
E se non fosse stato un incidente, ma un omicidio? Maia dovrà fare i conti con la dura verità e imparare a sue spese che la vita non risparmia le sofferenze a nessuno.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10


Quella sera, Maia non riuscì a dormire.
La ragazza continuava a rigirarsi nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
E alla fine, dopo una buona mezz'ora passata a fissare il soffitto, si mise a sedere sul bordo del letto, per poi alzarsi lentamente e dirigerso verso la finestra poco distante.
Scostò piano le tende e aprì le vetrate, per poi affacciarsi e godere della splendida vista notturna che già da qualche notte aveva imparato ad ammirare in silenzio.
Era una sensazione piacevole, affacciarsi e sentire la brezza estiva sul viso, specialmente dopo una giornata di lavoro.
E dato che non riusciva a dormire, Maia decise che avrebbe fatto quattro passi per cercare di conciliare il sonno.
Così, dopo essersi legata i capelli neri e lisci in una bassa coda laterale, lasciata ricadere sulla spalla destra, la ragazza uscì dalla stanza e iniziò a percorrere i corridoi della dimora, pallidamente illuminati dalla luce notturna che filtrava dalle finestre.
Come previsto, a quell'ora di notte, erano deserti, in quanto tutti avrebbero dovuto essere a dormire.
O almeno, questo era quello che credeva...
-Signorina Maia-.
La ragazza sobbalzò vedendo apparire due occhi nell'oscurità, ma si rilassò riconoscendo il volto famigliare del maggiordomo della residenza.
-Oddio Sebastian ... -, mormorò, con il cuore a mille per lo spavento. -Potresti smetterla di farmi spaventare tutte le volte?-.
-Stavo solo completando la mia ronda notturna, signorina, voglia scusarmi, come sempre non era mia intenzione...-, sorrise leggermente divertito. -Spaventarla-.
-Si certo...-, replicò la ragazza accennando un mezzo sorriso.
-Lei piuttosto, cosa ci fa ancora sveglia? E' tardi-, le fece notare l'uomo posando lo sguardo sul pendolo accanto a loro.
-Ehm... lo so, ma ecco ... non riesco a prendere sonno-, si giustificò la ragazza un po' imbarazzata.
-Ah, ma che coincidenza-, rispose Sebastian sorridendo. -Anche il padroncino questa notte sembra non voler proprio addormentarsi-.
A quelle parole, la ragazza sussultò leggermente.
-Le consiglio comunque di tornare a letto, domani sarà una giornata impegnativa-, disse Sebastian sorridendo gentilmente, alchè Maia annuì, per poi congedarsi e tornare nuovamente verso la sua stanza.
Si richiuse piano la porta alle spalle, e sospirò silenziosamente, per poi adagiarsi sul morbido letto della camera, e stringere piano il cuscino.
E un pensiero le balenò nella mente prima di addormentarsi...
Che il giovane Conte Phantomhive non riuscisse a dormire per il suo stesso motivo?...
Ma no ... probabilmente erano davvero solo coincidenze... 
E con quel pensiero, assurdo ma stranamente confortante, da un certo punto di vista, la ragazza di addormentò, mentre il chiarore della luna illuminava pallidamente l'interno della stanza.
 
***

-Oddio, non ancora!-.
L'ennessimo rumore di piatti rotti interruppe il silenzio che si era apparentemente creato quella mattina d'estate, mentre Maia cercava freneticamente di porre rimedio al disatro appena combinato.
Quel giorno Mei-Rin era stata incaricata di uscire a fare spese, e quindi Sebastian aveva affidato a lei l'incarico di occuparsi dei doveri che normalmente sarebbero aspettati alla cameriera.
Compito tutt'altro che facile, pensò la ragazza, mentre, chinata a terra, cercava di ripulire i cocci di vetro sparsi sul pavimento a causa dello scivolone fatto pochi secondi prima.
-Che sbadat--ahi!-.
Ritirò la mano di scatto, e delle gocce di sangue provenienti da un taglio sul palmo della mano iniziarono a gocciolare sulle piastrelle lucide del pavimento.
-No, no, no ci mancava solo questo!-.
Maia staccò rapidamente un pezzo di carta, improvvisando una pseudo fasciatura per cercare di fermare il sangue, almeno finchè non avrebbe finito di risistemare il disastro.
Sentendo tutto quel rumore provenire dalla stanza, Sebastian si affacciò alla porta.
-Cosa sta succedendo q--?-.
Le parole gli si fermarono in gola quando vide la ragazza inginocchiata a terra a piagnucolare cose contro se stessa e la sua goffaggine.
Il maggiordomo sospirò silenziosamente, portandosi una mano alla fronte, e maledicendosi per aver aver avuto l'idea di affidare a lei un compito del genere.
Ma che poi, infondo, anche se avesse affidato l'incarico a un'altro dei servitori, l'epilogo sarebbe stato molto simile, se non peggiore.
-Tutto a posto, signorina?-, chiese, mentre entrava nella stanza.
-S-si , solo un piccolo incidente ma rimedio subito!-, si affrettò a dire la ragazza rimettendosi in piedi e sorreggendo i piatti che era riuscita a salvare. 
-Lascia stare qui, occupati di servire l'afternoon tea al padroncino mentre io mi occupo di sistemare questo disastro-, disse il maggiordomo indicando un vassoio posato sul tavolo.
-Sissignore!-.
Maia afferrò i bordi del vassoio e uscì dalla stanza, dirigendosi un po' barcollante verso lo studio del Conte, per poi fare i salti mortali per riuscire a bussare alla porta.
Non appena la vide entrare, Ciel le rivolse un'occhiata perplessa.
-Maia? Cosa stai facendo?...-.
-L-le sto portanto l'afternoon tea, principino-, rispose la ragazza cercando di apparire professionale.
Il Conte arrossì leggermente dinnanzi al modo in cui la ragazza si era rivolta a lui.
-C-come mi hai chiamato?-.
Maia avanzò lentamente verso la sua scrivania e posò il vassoio intatto, stranamente, e per fortuna, senza aver creato danni.
-Ecco a lei, principino-, ripetè la ragazza sorridendo gentilmente.
-S-smettila di chiamarmi così-, disse Ciel imbarazzato, per poi esaminare le pietanze disposte sul vassoio. -Fammi indovinare, Sebastian ha detto a te di occuparti degli incarichi di Mei-Rin, vero?-.
-Si, esatto-, rispose la ragazza, mentre il Conte allungava la forchetta per assaggiare un dolce dall'aspetto delizioso.
-Mh ... e immagino che tu abbia gia combinato uno dei tuoi soliti disastri-.
Il Conte riprese a mangiare, sospirando rassegnato all'idea che quella ragazza non sarebbe mai riuscita a farne una buona. Poi, lo sguardo gli si posò sulla fasciatura improvvisata attorno alla sua mano.
-Cosa ti sei fatta?-, chiese, guardandola.
-Ah, questo ... -, rispose la ragazza esaminandosi la mano. -Non è niente, mi sono tagliata con i piatti rotti-, aggiunse, imbarazzata.
-Sei un disastro-, mormorò Ciel esasperato, per poi alzarsi e andare verso di lei, cogliendo alla sprovvista la ragazza che sgranò gli occhi iniziando a indietreggiare.
-C-cosa stai facendo?...-.
Il Conte non diede segno di ascoltarla e una volta fermatosi davanti a lei, le sollevò delicatamente la mano, sfilando piano la fasciatura per poter esaminare meglio la ferita sul palmo, provocando un visibile arrossamento sulle gote della ragazza.
-E' una ferita superficiale-, disse il ragazzo sorreggendole la mano. -Però vatti a medicare, potrebbe fare infezione-.
-S-si-, balbettò lei arrossendo, ma senza ritrarre la mano dalla presa così delicata del giovane Conte.
-Ah, padroncino-.
La voce di Sebastian colse alla sprovvista i due ragazzi, che ritrassero le mani allo stesso tempo.
-Cosa c'è?-, chiese Ciel guardandolo.
-Sono le ore 14.00, è ora della lezione di violino-, spiegò il maggiordomo entrando nello studio. -E visto che oggi l'istruttrice non sarà disponibile, io fungerò da vostro tutore-.
Così dicendo, il maggiordomo tirò fuori dal nulla un arco di violino, per poi assumere una forma che Maia avrebbe tranquillamente potuto definire "tutor mode    "...
-Violino?-, chiese la ragazza sorridendo. -Posso assistere?-.
-Mh?-, fece Sebastian guardandola.
-Per favoreeee... -,implorò lei con sguardo supplicante.
-Se al padroncino non dispiace...-.
-No, nessun problema-, tirò corto il ragazzo avviandosi fuori. -Però sbrighiamoci-.
Raggiunsero così un'ampia sala spaziosa, adornata con un grande camino e due grandi finestre luminose.
-Allora-, disse Sebastian piazzandosi davanti al giovane Conte. -Iniziamo con un pezzo per violino solo di Bach-.
Ciel diede un'occhiata alle note riportate sul foglio davanti a lui, e assunse un'espressione perplessa.
-Con un brano così complicato non riuscirò mai a---
Ma non fece in tempo a terminare  frase che il maggiordomo gli puntellò l'archetto del violino sulla testa, con aria alquanto maligna.
-Diventare in grado di eseguire qualcosa di difficile migliora la sicurezza in se stessi-, disse. -Qui è il professore che fa le regole, eheh-.
Maia assistì alla scena seduta su una sedia a poca distanza. Certo che Sebastian doveva essere fedele ai metodi di educazione spartani ...
-Avete qualcosa da obbiettare riguardo i miei principi educativi?-, chiese nuovamente il maggiordomo sfoggiando un sorriso.
Ciel non disse niente, e si limitò a lanciargli un'occhiata scocciata.
"Silenzio assenso",pensò Maia divertita, tornando a osservare i due.
-Su, posizionate l'archetto-, riprese Sebastian. -La cosa fondamentale durante lo svolgimento di questo pezzo è dare importanza al timbro-.
Il giovane Conte iniziò a sfregare l'archetto sulle corde del violino, creando una melodia soave ma ben definita, che Maia ascoltò molto volentieri, beandosi di quei suoni, mente le ore passavano senza che se ne rendesse conto.
   
 
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