Capitolo
3: Cerimonia di
Apertura (Parte II)
“Ciao…
Sono
Cyrus.”
Julian alzò
lo sguardo,
trovandosi davanti un ragazzo dai capelli scuri che gli stava porgendo
la mano,
sorridendogli affabilmente. Senza esitare la strinse, sforzandosi di
ricambiare
il sorriso mentre Cyrus sedeva accanto a lui, sul divanetto di pelle.
“Julian.”
Non si era aspettato alcuna
presentazione cordiale in effetti, sicuro che tutti sarebbero stati
troppo
occupati ad auto-commiserarsi e chiedersi come sarebbero sopravvissuti
all’Arena… il suo compagno di alloggio temporaneo
invece non sembrava
esageratamente preoccupato, come se stessero andando in campeggio
invece che al
patibolo.
“Secondo te
ci
metteranno molto? Non vedo l’ora che questa serata
finisca… conoscendomi sarei capacissimo
di rotolare giù dal carro e fare una bella figuraccia
già dalla prima sera.”
Cyrus
incrociò le
braccia al petto, sbuffando debolmente e lanciando alla porta di vetro
scorrevole un’occhiata carica d’impazienza: non gli
importava poi molto del vestito
che gli avrebbero fatto indossare… sperava solo che quella
serata passasse in
fretta.
“Immagino
che Tiberius
stia arrivando, o almeno lo spero… come spero di non dover
indossare niente di
esageratamente ridicolo.”
“Hai
ragione, dopo
la mucca che prendeva fuoco dell’anno scorso, non si sa
mai.”
Le parole di Cyrus
fecero sorridere Julian in un modo spontaneo che gli era nuovo da
quando si era
svegliato: ricordava benissimo la Sfilata della terza Edizione della
Memoria…
esattamente come alcuni abiti decisamente ridicoli che
l’avevano fatto ridere
parecchio, insieme ad Aaron mentre la guardavano comodamente seduti sul
divano
nel salotto di casa loro.
Nel ricordare quei
momenti passati con madre e fratello il sorriso svanì in
fretta dal bel volto
del ragazzo, cedendo il posto ad un’espressione malinconica
che non sfuggì a
Cyrus, che gli rivolse un sorriso amaro mentre annuiva con un debole
cenno del
capo:
“Lo
so… è dura.
Mancheranno anche a me.”
Julian aprì
la
bocca per dire qualcosa ma non ne ebbe il tempo: la porta di vetro si
aprì
senza fare rumore, permettendo al loro Stilista di entrare con aria
allegra:
“Scusate il
ritardo ragazzi, ho avuto un piccolo diverbio con un
collega… ma ora sono tutto
vostro, quindi potete provarvi i vestiti così in caso
potrò fare le dovute
modifiche.”
Alle spalle
dell’uomo alto e dalla pelle olivastra, nessuno dei due
ragazzi seppe dire se
era naturale o meno, erano entrate due ragazze di pochi anni
più grandi di
loro, trascinandosi dietro qualche custodia lucida e scura con la lampo
per gli
abiti.
Mentre si alzavano
dal divano Cyrus e Julian si scambiarono un’occhiata quasi
dubbiosa: quello era
il momento in cui avrebbero scoperto se avrebbero fatto una figuraccia
davanti
a tutta Panem o meno.
*
“Ciao…
Sean,
vero?”
Sean si
fermò,
voltandosi istintivamente verso la fonte della voce. Si
trovò davanti ad un
ragazzo che aveva l’aria decisamente familiare, che gli
rivolse un debole
sorriso.
Ricordava di
averlo già visto prima della Mietitura, forse a
scuola… ma ricordava anche che
fosse praticamente sparito nel nulla per un nel po’.
“Si…
Wilhelm?” Sean
inarcò un sopracciglio,
parlando con tono leggermente scettico come se sperasse di azzeccare.
Il biondo
annuì mentre camminava verso di lui lungo il corridoio,
sistemandosi il bavero
della lucida giacca color crema.
“So a cosa
stai
pensando… non ci vediamo da un po’, negli ultimi
anni non sono venuto a scuola.”
“Non ti sei
perso granché,
fidati. Con chi ti hanno sistemato?”
“Aaron
Bradshaw…
tu?”
“Kalem.
Purtroppo
ci hanno sistemati in base all’età, e lui oltre a
me è l’unico ad avere 18 anni…
che felice coincidenza.”
Sean sbuffò
sommessamente, facendo comparire un sorrisetto divertito sul volto di
Wilhelm,
guardandolo come se lo compatisse:
“Non ci ho
mai
parlato, ma ne ho sentite parecchie su di lui…
c’è da chiedersi se sia tutto
vero o meno.”
“Non lo so,
e
forse non voglio saperlo… preferisco farmi gli affari miei,
anche quando si
tratta di pettegolezzi del genere.”
Sean si strinse
nelle spalle prima di riprendere a percorrere il corridoio insieme a
Wilhelm,
entrambi diretti agli ascensori per raggiungere gli altri e prepararsi
ad
iniziare la Sfilata. Wilhelm in effetti sperava di riuscire a salutare
David e
Carly prima che venissero portati nei loro alloggi al Centro di
Addestramento,
altrimenti non li avrebbe potuti vedere fino al giorno dopo.
Sean se
l’era
quasi filata dalla sua stanza dopo essersi cambiato, non avendo molta
voglia di
chiacchierare con l’enigmatico ed eccentrico Kalem Schweinson
e indossando in
fretta e un po’ di malavoglia il completo blu che gli avevano
rifilato: non aveva
mai amato molto vestirsi elegantemente… anzi, non gli
piaceva in generale stare
sotto i riflettori. Non prendeva spesso parte alle feste che
pupullavano
Capitol City, preferendo passeggiare, salire sul tetto a godersi il
panorama o
rilassarsi… Sorrise amaramente, pensando a quanto sua madre
avesse sempre
insistito per vederlo vestito elegante: alla fine era successo davvero,
anche
se non nella condizione da lei sperata.
*
“Ehy,
piccoletto…
eccoti qui.”
David ruotò
su se
stesso, fulminando con lo sguardo Wilhelm Grace. Il ragazzo lo guardava
invece
con aria divertita, sorridendogli e tenendo le mani sprofondate nelle
tasche
dei pantaloni chiari:
“Piantala
una
buona volta di chiamarmi così Grace, non ho più
otto anni!”
“Vero, ma ne
hai
12. Sei comunque ancora un piccoletto.”
David
sbuffò,
borbottando qualcosa di incomprensibile mentre si passava una mano tra
i
capelli scuri, rifiutandosi categoricamente di tenerli belli e
ordinati: non lo
erano mai stati, e mai lo sarebbero stati per quanto lo riguardava.
“Sei strano
vestito così, Grace… sembri quasi
un’altra persona.”
David inarcò un sopracciglio, studiando
l’amico
con aria scettica e quasi critica: non l’aveva mai visto
vestito bene, in
effetti… e solo ora che erano entrambi perfettamente
ripuliti si rendeva conto
di come avessero passato i precedenti quattro anni.
Il biondo si
strinse nelle spalle, parlando quasi con una nota di amarezza nella
voce:
“Se mi
avessi
conosciuto prima che mia madre mi sbattesse fuori di casa…
beh, mi avresti
visto così molto spesso. Tu sembri una sottospecie di
bambolotto.”
Un lieve sorriso
divertito increspò le labbra di Wilhelm, guadagnandosi
un’occhiata truce da
parte del giovane David, che gli passò accanto per
raggiungere il suo carro con
un muso lungo stampato in faccia, borbottando al contempo qualcosa che
suonò
molto come “guardati allo specchio, Grace”.
Ridacchiando
Wilhelm girò sui tacchi, imitando il ragazzino che ormai
aveva adottato come
fratello minore e avvicinandosi al suo carro, al quale Aaron era
appoggiato con
aria annoiata dopo aver salutato suo fratello minore.
“Che gran
perdita
di tempo… Siamo tutti di Capitol, no? Che cosa mai dovremmo
mostrare alla
Cerimonia di Apertura?”
“Non ne ho
idea…
forse che nonostante tutto, Capitol mantiene ancora il primato di
città più
sfarzosa del continente.”
Wilhelm fece
spallucce come se la situazione non gli facesse né caldo
né freddo: non gli
importava molto della Sfilata in sé, a preoccuparlo era
l’Addestramento… e
naturalmente, l’Arena che li attendeva.
Aaron per tutta
risposta sbuffò, guardandosi intorno con cipiglio
leggermente torvo mentre
scrutava i loro compagni-avversari, cercando di riuscire ad inquadrare
specialmente i ragazzi: le ragazze erano quasi tutte più
piccole di lui e non
le reputava un possibile ostacolo… Sembravano tutte
piuttosto tranquille e
quasi intimorite dalla situazione, eccezion fatta per una ragazza dai
lunghi
capelli rossi che sembrava avere la sua età o forse anche un
anno di più, che
si muoveva con gran naturalezza e l’aria rilassata di chi non
è affatto in
ansia.
Aveva visto
milioni di edizioni dei Giochi, sapeva che spesso le persone meno
temibili
risultavano più letali di altre… ma quella non
era un’Edizione come tutte le
altre: nessuno di loro era mai stato addestrato in alcun modo, e anche
se a
differenza degli abitanti di molti Distretti erano sani e perfettamente
nutriti, nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di finire
nell’Arena… ergo,
nessuno era allenato, quindi l’arma di cui potevano fare
maggiore uso nei
Giochi era semplicemente il proprio cervello.
Peccato che, tra
tutte, la psiche sia l’arma più complessa e
difficile da sfruttare.
*
Avvicinandosi al
suo carro, che scoprì con disappunto essere il primo della
fila, David
raggiunse Louis, il suo futuro compagno di alloggio al Centro di
Addestramento.
Il biondo gli
rivolse un’occhiata molto poco allegra, come se avrebbe
preferito trovarsi in qualunque
altro luogo al mondo… In effetti non sembrava molto a suo
agio, con i capelli
leggermente più ordinasti rispetto al solito e un vestito
color carta da
zucchero addosso.
“Anche tu ti
senti
una specie di pinguino? Non vedo l’ora di togliermi questo
stupido vestito…”
David
sbuffò,
tirandosi il colletto della camicia bianca mentre il compagno annuiva
con aria
torva, imitandolo e salendo sul carro.
“Anche
io… questa
Sfilata è una stupidaggine, completamente inutile in questa
Edizione.”
“Probabile…
Ma i
Vincitori avranno insistito per far fare le cose come si
deve.” Louis
sbuffò, maledicendo mentalmente
chiunque avesse deciso di metterli per primi della fila… e
anche chi aveva
inventato quella stupida tradizione della Cerimonia di Apertura, che
aveva
trovato noiosa persino quando guardava i Giochi in tv.
David
probabilmente avrebbe replicato ma si zittì
all’improvviso, distratto dalle
porte che si stavano aprendo.
Immediatamente le
luci e un boato li inondarono e entrambi si resero conto che i
Capitolini non
sembravano più particolarmente tristi per
quell’inaspettata Edizione dei
Giochi: il pubblico teneva gli occhi fissi su di loro e a parte le
famiglie dei
Tributi i Capitolini sembravano essere tornati un po’ quelli
di sempre…
emozionati all’idea di assistere agli Hunger Games.
“Cattivo sangue
non mente mai.”
Il borbottio sommesso
di Louis non arrivò alle orecchie di David mentre il loro
carro iniziava a
muoversi, trascinandoli nella mischia.
*
Salendo sul carro,
Caius capì per la prima volta come si fossero sentiti per
quasi un secolo i
Tributi degli Hunger Games: mentre le porte infondo alla galleria si
aprivano e
le luci improvvise quasi li accecavano, il ragazzo si sentì
più che mai come un
oggetto messo in esposizione… o ancor peggio, un animale che
veniva venduto al
miglior offerente, messo in mostra davanti ai possibili acquirenti.
I due cavalli dal
mano palomino che spingevano il carro si mossero e si
aggrappò alla ringhiera
scura per evitare di cadere, guardandosi intorno con un leggero senso
di
disagio: il fatto che fossero tutti meticolosamente agghindati non
aiutava a
farlo sentire tranquillo… no, gli abiti eleganti
contribuivano solo a farlo
sentire un animale messo in mostra e tirato a lucido prima della sua
dipartita.
Forse non era il
modo migliore per iniziare i Giochi, ma non poteva fare a meno di
pensarci.
Accanto a lui,
anche Black si stava guardando intorno senza nessuna particolare
espressione
dipinta in volto… un po’ perché non
voleva far capire al pubblico e a tutta
Panem cosa stesse provando e un po’ perché infondo
nemmeno lui sapeva davvero
cosa pensava: era strano essere l’, in piedi sul carro
traballante e davanti a
tutta Panem.
Poteva quasi
percepire la mera soddisfazione che stavano provando tutti gli abitanti
dei
Distretti in quel momento, guardando forse per la prima volta i Giochi
con
sincero piacere e divertimento: ciò per anni era stata la
loro tortura, ora era
diventata la loro rivincita.
Meritata? Con gran
probabilità si, anche se a parere del ragazzo se la stavano
prendendo con le persone
sbagliate… infondo erano tutti adolescenti, non avevano
colpa diretta per
quello che avevano passato. Forse avrebbero dovuto indire
un’Edizione per i
politici sopravvissuti alla rivolta, non per i figli dei cittadini di
Capitol…
Tuttavia ormai era
decisamente tardi per pensarci: il danno era stato fatto, e piangere
sul latte
versato non serviva a nulla, come diceva sempre suo fratello.
Pensando a White
Black piegò le labbra in una smorfia, chiedendosi se stesse
guardando la
Sfilata… l’avevano sempre fatto insieme fin da
bambini, era quasi triste
pensare che non l’avrebbero mai potuto rifare…
quella era l’ultima Cerimonia di
Apertura, ma sperava almeno di riuscire a fare altre cose insieme al
fratello
in futuro.
*
Kalem teneva lo
sguardo
fisso davanti a sé, lanciando di tanto in tanto qualche
occhiata in direzione
del pubblico, sorridendo con aria quasi beffarda.
Sapeva di attirare
moltissima attenzione, un po’ per i suoi capelli chiarissimi
risalati ancora di
più dal vestito chiaro che indossava, e un po’
perché molti lo conoscevano anche
solo di vista a Capitol City…
Il ragazzo
alzò
una mano, sorridendo amabilmente e salutando con l’aria
più innocente che
riuscì a trovare, conscio dell’occhiata incerta
che gli lanciò Sean, in piedi
sul carro accanto a lui: sapeva che il ragazzo lo trovava
“strano”, ma non gli
importava poi molto… in fin dei conti c’erano un
mucchio di altri pesci in
quell’acquario.
Sfortunatamente
Sean Thorn era abbastanza sveglio da non lasciarsi fregare da lui,
Kalem lo
sapeva benissimo… ma non se ne dispiaceva: in fin dei conti
forse era troppo
sveglio, non l’avrebbe voluto comunque come alleato
nell’Arena.
No, a lui serviva
qualcuno da poter manipolare facilmente e da sfruttare a proprio
piacimento una
volta nell’azione dei Giochi… nessuno dei ragazzi
gli sembrava un completo sprovveduto
a primo impatto, ma sapeva già che l’Addestramento
gli sarebbe stato
infinitamente utile per osservare e conoscere meglio i suoi
compagni… e chissà,
magari sarebbe stata anche l’occasione per gettare qualche
amo.
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Angolo Autrice:
Chiedo umilmente
scusa per il ritardo, ma la settimana scorsa è stata
piuttosto piena e per una
serie di motivi non sono riuscita ad aggiornare ieri… mi
spiace, per il
prossimo dovrete aspettare molto meno, arriverà di sicuro
nel weekend.
Anche se non molto
lungo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che siate riusciti ad
inquadrare
un po’ meglio i ragazzi… nel prossimo
inizierà ovviamente l’Addestramento,
perciò vi chiedo:
Che cosa farebbe
il vostro OC durante l’Addestramento? Osserverebbe gli altri,
si allenerebbe in
qualcosa di specifico?
In più, se
volete
potete anche cominciare a dirmi con chi vi piacerebbe che si alleasse
il vostro
OC… Ma vi avverto che non accetterò tutte le
vostre richieste, posso benissimo
fare di testa mia.
Vedete voi se
dirmelo ora o aspettare di leggere dell’Addestramento,
insomma.
Scusate, ma non sono riuscita a mettere le immagini dei vestiti... Per farlo dovrei usare il PC ma al momento non mi è possibile, quindi le inserirò alla fine del prossimo capitolo.
Ci sentiamo
presto, spero, con il seguito… e grazie come sempre per le
recensioni, siete
piuttosto puntuali, quindi grazie davvero perché non succede
spesso!
Ps. Se a qualcuno dovesse piacere il Fandom di Harry Potter, ho da poco iniziato una nuova storia… se volete, passate a dare un’occhiata!
A presto!
Signorina Granger