Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    06/10/2016    14 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3: Cerimonia di Apertura (Parte I)

 

Il Centro Immagine era famoso in tutta Capitol City e non c’era un solo Capitolino che non sapesse dove fosse, o che non l’avesse mai visto dall’esterno.    Non erano però molti gli abitanti della grandissima città ad esserci mai entrarti: Stilisti, interi staff di Preparatori, Mentori e Tributi affollavano l’edificio per un solo periodo all’anno… e quei giorni erano arrivati per la 76esima volta.

 

“Ovviamente quest’anno le cose andranno diversamente… Non ci sono Distretti in gioco e ovviamente, nessun Mentore a vostra disposizione… Gli unici vintori in vita sono coloro che vi hanno condannato a tutto questo, perciò suppongo che non sia una sorpresa che nessuno di loro abbia voluto offrirsi di aiutarvi. Tutti voi però avete assistito ai Giochi per tutta la vita, quindi siamo del parere che sappiate già come andranno le cose: questa sera ci sarà la Cerimonia di Apertura, quando sfilerete davanti a tutti gli occhi di Panem… e da domani inizieranno i quattro giorni di Addestramento, al termine dei quali ci sarà la Prova di Valutazione come ogni anno.  Siete tutti cresciuti qui quindi dubito che i preparatori avranno molto lavoro da fare su di voi al Centro Immagine, ma prima di incontrare gli Stilisti dovete comunque farci un giro.”

 

Nessuno osò fiatare mentre la navetta si fermava sul ciglio della strada, accostando accanto al marciapiede proprio davanti alla grande struttura moderna dalle grandi finestre in vetro e le pareti grigie e lucide.

 

Raymond Houston, uno dei tiratori scelti della Paylor che la donna aveva mandato a “scortare” i Tributi fino al Centro Immagine fece vagare gli occhi nerissimi sui 20 adolescenti come ad assicurarsi che nessuno avrebbe detto nulla prima di aprire lo sportello della vettura con un gesto secco.

 

“Coraggio ragazzi, andiamo… ci stanno aspettando un bel po’ di persone, lì dentro.”

 

Raymond invitò con un cenno i ragazzi a scendere e tutti, chi più velocemente e chi meno, obbedirono, scendendo silenziosamente dalla navetta blu notte e fermandosi sul marciapiede.

 

Guardandosi intorno David ebbe quasi la tentazione di darsela a gambe… ma di certo c’erano un mucchio di occhi puntati su di loro, dalle finestre dei grattacieli che li circondavano o anche da dietro ogni angolo della strada.

Lanciando un’occhiata a Wilhelm, che teneva un braccio intorno alle spalle di sua sorella mentre si guardava intorno con attenzione, seppe che anche il ragazzo stava pensando la medesima cosa… ma anche lui aveva abbastanza buonsenso da sapere che non sarebbero riusciti a percorrere nemmeno metà della via, anche se da quando c’era la Paylor al comando la violenza che aveva caratterizzato Panem per anni era considerevolmente diminuita.

 

Seguendo Raymond tutti e 20 i Tributi si affrettarono ad avvicinarsi all’enorme cancello di ferro scuro che segnava l’ingresso al Centro Immagine, che si aprì non appena furono a pochi passi di stanza.

 

“Secondo te ci stanno guardando?”

 

“Mi stupirebbe il contrario, onestamente…”         Aaron inarcò un sopracciglio, guardandosi intorno con attenzione mentre camminava a fianco del fratello.  Non vedeva telecamere, a parte le due collegate ai lati della porta d’ingresso in vetro infrangibile del Centro Immagine… ma di sicuro li stavano osservando anche dai grattacieli che li circondavano.

 

Dietro di loro Amanda camminava accanto ad Astrid, guardandosi intorno con lo stomaco contorto in una morsa dolorosa: era già stata in quel posto ben più di una volta… i suoi genitori avevano lavorato a tutte le Edizioni degli ultimi 15 anni e lei fin da bambina aveva accompagnato sua madre, attirando sorrisi, attenzioni e coccole dai suoi colleghi e da interi Staff di Preparatori, osservando con ammirazione i disegni e il laboratorio della madre.

 

Triste pensare che stava tornando lì per l’ultima volta… sapeva che sua madre avrebbe lavorato anche quell’anno ai Giochi come suo padre, ma di certo Plutarch avrebbe fatto in modo che nessuno di loro fosse il suo Stilista.

 

“So a cosa stai pensando… Mi dispiace, spero che potrai almeno vederli di tanto in tanto.”  Il sussurro di Astrid la fece deglutire, annuendo con un debole cenno del capo: in realtà non sapeva nemmeno se voleva davvero incontrare di nuovo i suoi genitori… sotto una certa luce era quasi felice che nessuno dei due avrebbe creato il suo abito per la Sfilata o per l’Intervista.

 

“Sai come ci divideranno? Questa volta non ci sono Distretti…”

 

“Non hanno avuto tempo e modo di ristrutturare gli alloggi con la guerra civile… ci sistemeranno a coppie come hanno sempre fatto e due di noi avranno lo stesso Stilista, ma non so come ci divideranno.”

 

Le parole di Amanda fecero sorridere debolmente l’amica, che le strinse delicatamente la mano rivolgendole un debole sorriso, come a volerle dire che sperava di avere il suo stesso alloggio per quei pochi giorni che precedevano il loro ingresso nell’Arena.

 

Ovviamente, lo sperava anche Amanda… forse stando insieme quei giorni sarebbero stati più sopportabili.

 

                                                                            *

 

“Sei praticamente l’unico che abbiamo dovuto sistemare per bene… Mi spieghi dove hai vissuto fino ad oggi?”

 

“Qua e là.”     David si strinse nelle spalle prima di gemere sommessamente mentre Lucinda, una delle estetiste sopravvissute indenni alla guerra civile che affollavano il Centro Immagine, gli sistemava le sopracciglia armata di una pinzetta rosa pastello che in pochi minuti era diventata al peggior nemica del ragazzino.

 

“Un vero peccato, sei un bel ragazzino…”

 

“Non sono un ragazzino, sono più maturo di molti tra quegli idioti, senza cervello e viziati che stanno fuori da questa stanza.”

 

“Nervosetto, eh? D’accordo scusa, non ti chiamerò più ragazzino…”

 

David tenne gli occhi chiusi ma sentì la giovane donna ridacchiare, facendolo rilassare leggermente: Lucinda se non altro trasmetteva tranquillità, con un sorriso gentile e vivaci occhi scuri non esageratamente truccati.

 

“Finito, pupi tornare a respirare. Ora sei molto più carino David.”   David riaprì gli occhi, vedendo la donna sorridergli mentre si alzava a sedere sul lettino dove gli aveva detto di stendersi dieci minuti prima.

 

“Sembri più giovane degli altri… sei qui da molto?”

 

“No, questo è il mio primo e ultimo anno ai Giochi… un po’ mi spiace, quello è il sogno di ogni truccatore… Ma mi dispiace per voi, non vi meritate quello che vi hanno fatto.”

 

Lucinda gli rivolse un’occhiata sinceramente dispiaciuta mentre rimetteva in un cassetto le “pinzette infernali”, facendo sbuffare debolmente il ragazzino:

 

“Non credo che nemmeno i Tributi degli anni passati se lo meritassero, in realtà.”

 

                                                                             *

 

Silver, avvolta in un morbido accappatoio bianco, avanzò quasi timidamente nella stanza dalle pareti lucide e bianche che quasi si confondevano con il pavimento immacolato.  Raggiunse il divano color cremisi e ci si sedette su un angolo, sentendo poco dopo la porta scorrevole aprirsi. Non si voltò ma si chiese chi fosse appena entrato, curiosa di sapere con chi avrebbe condiviso Stilista ma soprattutto appartamento per i giorni seguenti… Raymond aveva detto che erano stati divisi in base a coppie dello stesso sesso, quindi si trattava di sicuro di una ragazza. Un po’ le dispiaceva, le sarebbe piaciuto stare di più con suo fratello… Wilhelm doveva aver pensato lo stesso perché le aveva lanciato un’occhiata malinconica, ma nessuno aveva osato protestare.

 

Una figura a piedi nudi e avvolta in un accappatoio uguale al suo si avvicinò, sedendosi accanto a lei prima di tenderle la mano:

 

“Ciao… Sei Silver, vero?”

 

“Carly.”    La ragazzina annuì, stringendo la mano che la compagna le tendeva: si somigliavano abbastanza in effetti, entrambe bionde con occhi azzurri e la carnagione chiara… Erica annuì, appuntandosi mentalmente di chiamarla con il secondo nome che la ragazzina aveva sempre preferito fin da piccola.

 

“Me lo ricorderò. Io sono Erica, comunque… Posso chiederti quanti anni hai?”

 

“13. Tu?”

 

“14. Forse ci hanno diviso in base all’età…”

 

La bionda si strinse nelle spalle, giocherellando distrattamente con la cintura dell’accappatoio mentre aspettavano l’arrivo del loro Stilista, in attesa di prepararsi per la Sfilata dopo aver fatto una doccia.

 

“Non è da escludere.”

 

La porta scorrevole si aprì di nuovo ma questa volta Carly si voltò con curiosità, imitata dalla sua compagna di sventura: nella stanza quadrata era appena entrata una donna sorridente, vestita di un azzurro Tiffany polvere e con vaporosi capelli color grano:

 

“Salve ragazze! Io mi chiamo Zelda… Silver ed Erica, giusto?”

 

“Carly…”   La ragazzina si chiese quante altre volte avrebbe dovuto correggere le persone che l’avrebbero circondata nei suoi ultimi giorni di vita ma la Stilista non sembrò offendersi dalla sua puntualizzazione, sorridendole mentre prendeva posto nella poltrona davanti al divano, accavallando le gambe mentre appoggiava sul tavolino in vetro una cartellina blu.

 

“Scusami, Carly. Ci hanno fatto iniziare a disegnare abiti già da un paio di settimane, dicendoci solo se avremmo dovuto occuparsi di ragazzi o ragazze… e sembra che a me abbiano affidato le “piccoline” dello show. Ma non preoccupatevi ragazze, nelle mie mani brillerete lo stesso. Ditemi che ne pensate.”

 

Zelda sorrise, strizzando l’occhio alle due mentre apriva la cartellina con un gesto secco, mostrando un paio di disegni.  Su uno c’era scarabocchiato “Silver” con una calligrafia elegante e piena di ghirigori, così la biondina lo prese, osservandolo quasi con ammirazione:

 

“E’ bellissimo…”

 

“Grazie, sono felice che ti piaccia… Tu che ne pensi Erica? Ho ancora tempo di fare qualche modifica, basta che me lo diciate.”

 

Erica però sorrise appena, alzando lo sguardo dal disegno al volto della donna:

 

“No, va benissimo… è il mio colore preferito, il rosso.”

 

“Allora forse dovevo fare l’indovina, non la Stilista. Visto che non avete obiezioni possiamo iniziare a farvi belle… seguitemi, non abbiamo molto tempo.”

 

Zelda si alzò, recuperando i disegni destinati alla Sfilata – sia Carly che Eruca ne avevano intravisti altri, di certo per le Interviste - prima di guidare le due fuori dalla stanza, lungo un corridoio illuminato e decisamente affollato: truccatori e Stilisti continuavano a fare avanti e indietro mentre preparavano i Tributi che gli erano stati assegnati solo un paio d’ore prima.

 

                                                                            *

 

“Beh, questi silenzi non mi piacciono… che cosa ne pensate?”

 

Nonostante tutto Africa sfoggiò un sorriso sincero, rimirando la sua immagine riflessa nello specchio: per evitare che i suoi capelli rosa facessero a botte con tutto il resto Sylvian le aveva fatto indossare un abito bianco piuttosto semplice, senza spalline e a Stile Impero, con il corpetto delimitato da due file di diamanti.

Le avevano legato elegantemente i capelli e la ragazza, che da sempre amava moltissimo la moda, non poteva che osservare con soddisfazione il risultato della preparazione:

 

“E’ molto bello… Mi piace molto.”    Africa si voltò verso il suo Stilista, rivolgendogli uno dei suoi rari sorrisi colmi di gratitudine: era sempre stata abituata ad avere tutto ciò che voleva, e di certo se avesse visto quel vestito in una qualche vetrina se ne sarebbe innamorata subito.

 

“Mi fa piacere. April?

 

“Non sono tipo da abiti come questi… però sono contenta che non sia troppo appariscente, non fanno per me cose di quel genere.”

 

April si strinse nelle spalle, sfiorandosi i capelli acconciati in una treccia a spina di pesce che le ricadeva su una spalla mentre stava in piedi davanti ad uno specchio, esattamente come Africa.

Di certo sarebbero state impossibili da non notare quando avrebbero sfilato sui carri, con entrambi i capelli tinti di colori accesi… Inoltre April indossava un lungo abito nero dalla gonna abbastanza attillata, in netta contrapposizione con il vestito di Africa così candido che sembrava quasi brillare.

 

“Ti ho visto alla Mietitura… ti vesti sempre di scuro?”

 

“Si, sempre.”

 

“Allora ho fatto una buona scelta… Ma ora venite con me ragazze, devo portarvi di sotto per raggiungere gli altri.”

 

Sylvian allungò una mano verso April, aiutandola a scendere dalla pedana senza ruzzolare sul pavimento a causa dei tracchi. Africa invece saltò giù con gran disinvoltura, come se fosse perfettamente abituata ad indossare quel genere di vestiti.

 

Forse non sarebbe mai diventata una Stilista… ma per lo meno aveva l’occasione di concludere in bellezza, indossando abiti semplicemente favolosi.

 

                                                                                 *

 

“Faye… Puoi tirarmi su la zip, per favore?”

 

“Certo, non preoccuparti.”   Faye sorrise, cercando di tranquillizzare Tonya che invece sembrava un fascio di nervi mentre stavano per scendere al piano interrato della struttura per sfilare davanti a tutta Panem fino al Centro di Addestramento.

 

Le due erano già state truccate e pettinate dalle mani esperte dei loro preparatori e a breve avrebbero dovuto sfilare davanti a tutta Panem, visione che non contribuiva affatto a rendere Tonya più tranquilla.

 

In effetti nemmeno Faye moriva dalla voglia di essere sotto gli occhi di milioni di persone, ma il bellissimo vestito che indossava e che le piaceva moltissimo l’aiutava a non pensarci e a distrarsi in qualche modo: era senza spalline e composto da un tubino color avorio lungo fin sopra le ginocchia ma da sotto il corpetto plissettato si apriva una specie di strascico di una tonalità appena più scura della gonna sottostante.

I capelli erano come sempre mossi e tenuti sciolti, mentre quelli scuri di Tonya erano stati acconciati e raccolti.

 

Faye tirò su la cerniera del vestito rosa antico con la gonna in chiffon della compagna, che le rivolse un sorriso carico di gratitudine mentre si voltava di nuovo verso di lei:

 

“Grazie. Sono felice che ci abbiano messe insieme, a volte Africa mi mette a disagio.”

 

“Diciamo pure che non è la persona più loquace che esista… Ma non dovresti lasciare che le persone ti trattino male Tonya, sono certa di non essere la prima a dirtelo.”

 

La ragazza rivolse alla coetanea uno sguardo quasi esasperato, quasi a chiederle perché lasciasse che il mondo intero la sfruttasse a suo piacimento. Sapeva che era stata abbandonata da entrambi i genitori e che la cosa doveva di certo averla segnata, ma non era nemmeno giusto sprecare la proprio vita per compiacere gli altri e attaccarsi a chiunque solo per paura di restare soli.

 

Tonya però non disse nulla, abbassando lo sguardo come se non volesse affrontare l’argomento: era consapevole di cosa pensassero tutti, non era certo stupida… ma si era sempre detta di non farci troppo caso, non riuscendo a cambiare il suo atteggiamento.

 

“No, non lo sei… Ma grazie per essere sempre gentile con me Faye, se ci fossero più persone come te Capitol sarebbe un posto migliore… e forse non ci sarebbero stati 75 anni di massacri.”

 

Tonya abbozzò un sorriso e Faye non riuscì a non ricambiare, guardandola quasi con tenerezza:

 

“Grazie… E’ un bel complimento. Su, ora però andiamo… altrimenti Africa Garrett si auto-proclamerà la più bella della serata mentre noi stiamo qui a chiacchierare.”

 

Prendendo la coetanea, nonché compagna di scuola, sottobraccio la quindicenne si avvicinò alla porta, camminando con la massima velocità che i tacchi concedevano ad entrambe.

 

“Ok, ma andiamo con calma… non voglio cadere e smaltarmi la faccia sul pavimento, preferisco arrivare viva e intera almeno all’Arena!”

 

                                                                                         *

 

Brittany si sfiorò con le dita i lunghi ricci scuri che le ricadeva morbidi e lucenti sulle spalle, lasciate nude dal vestito dalla gonna grigio scuro in chiffon e il corpetto ricoperto da del pizzo blu.

 

“Puoi stare tranquilla, se ti stai chiedendo quello… ti sta molto bene quel vestito.”  

 

La ragazza si voltò, rivolgendo a Rubinia un sorriso incerto come a volerla ringraziare, anche se non era poi tanto sicura delle parole della compagna:

 

“Ti ringrazio… Anche tu sei molto bella.”

 

La rossa si strinse nelle spalle, accarezzandosi con la punta delle dita i lunghi capelli lisci lasciati sciolti sulle spalle, messi in risalto dalla lunga tunica nera che indossava decorata con delle fiamme che sembravano quasi far prendere letteralmente fuoco anche i suoi capelli.

 

“Grazie… Mi ricorda molto “la ragazza in fiamme”.”

 

“Beh, forse non è un brutto segno… Katniss ha vinto la sua edizione dopotutto.”

 

“E’ vero, ma ha anche scatenato una guerra civile che ci ha portato a questa situazione… e ha anche votato a favore di questi Giochi, quindi in effetti è grazie a lei se siamo qui.”

 

Le parole di Rubinia, non sprezzanti ma apatice, come se verso la Ghiandaia Imitatrice provasse solo un freddo distacco, fecero riflettere Brittany per tutto il tragitto verso gli ascensori, dove incontrarono anche Astrid e Amanda perfettamente agghindate.

 

Un tempo aveva provato sincera ammirazione verso Katniss Everdeen… ma Rubinia aveva ragione dopotutto: lei aveva votato per far sì che quell’ultima edizione venisse organizzata suol serio e di certo il suo era stato un voto decisivo, vista l’influenza che aveva.

 

Tuttavia il flusso di pensieri della ragazza venne interrotto dalle due ragazze che incontrarono davanti agli ascensore, due volti noti agli occhi di Brittany: non conosceva benissimo Amanda e Astrid, ma avevano ka stessa età e anche se non erano mai state nella stessa classe si erano incrociate nei corridoi o alle riunioni innumerevoli volte.

 

“Ciao… Io sono Astrid, lei è Amanda. Ciao Brittany, bel vestito.”    Ast6rid rivolse alla ragazza un sorriso che venne ricambiato debolmente, ma la mora non proferì parole mentre entrava nella cabina metallica insieme a Rubinia e alle altre due: era sempre stata leggermente introversa e non parlava molto… solo quando faceva amicizia riusciva ad aprirsi sul serio e le ci voleva sempre un po’.

 

Rubinia invece non sembrava avere quel genere di problemi e sorrise di rimando ad Astrid ed Amanda, presentandosi a sua volta senza alcuna esitazione e facendo di rimando dei complimenti ad entrambe, che erano effettivamente molto belle quella sera.

 

“Grazie, anche i vostri sono bellissimi… li ha disegnati mia madre, in effetti.”

 

Il tono di Amanda non nascose una nota di amarezza che Astrid colse, rivolgendo all’amica un’occhiata eloquente mentre l’ascensore si muoveva velocemente verso il basso.

Brittany si guardò e si appuntò mentalmente di ringraziare la madre di Amanda per il vestito che aveva confezionato… sapeva che era una Stilista, ma non aveva pensato all’eventualità che potesse essere assegnata proprio a lei.

 

“Beh, allora è molto brava.”

 

Probabilmente in un’altra situazione Rubinia avrebbe sorriso, dicendo qualcosa sul fatto che di sicuro Amanda avesse sempre avuto abiti bellissimi da indossare… ma erano chiuse in una cabina di metallo per sfilare alla famigerata Cerimonia di Apertura degli Hunger Games, e nessuno sembrava avere molta voglia di chiacchierare su come avessero vissuto solo fino al, giorno prima, quando non erano i Tributi dell’ultima edizione dei Giochi ma delle normalissime ragazze di Capitol.

 

Quando, poco dopo, le porte metalliche dell’ascensore si aprirono le quattro si ritrovarono nel piano interrato del Centro Immagine, che somigliava ad una grande galleria di garage chiusi dalla porta a doppio battente che li separava dalla folla.

 

Intorno a loro c’erano Stilisti che andavano avanti e indietro per dare qualche consiglio o un’ultima sistematina ai capelli ai Tributi e alcuni giornalisti che si portavano dietro frotte di cameramen che avevano il compito di non farsi sfuggire neanche un singolo dettaglio della serata.

 

“Immagino che ci faranno disporre sui carri in base agli alloggi, no?”

 

Amanda inarcò un sopracciglio e Astrid si strinse nelle spalle, sostenendo che per esserne sicure dovevano chiedere agli altri o a qualcuno degli Stilisti.

 

“In tal caso, sarà meglio cercare il nostro carro… buona fortuna.”   Amanda rivolse un debole sorriso in direzione di Rubinia e Brittany, che ricambiarono prima che le due si allontanassero camminando sui tacchi alti con una sicurezza che fece provare a Brittany una punta d’invidia:

 

“Beate voi, ci siete di sicuro più abituate di me…”

 

Il borbottio quasi cupo della ragazza attirò la curiosità di Rubinia, che la guardò inarcando un sopracciglio con aria sorpresa:

 

“Mai preso parte ai famosi party di Capitol in pompa magna?”

 

“No… negli orfanotrofi non facciamo queste cose, neanche nella città del lusso più ostentato.”

 

Brittany si strinse nelle spalle, cogliendo la sorpresa che le sue parole avevano scaturito nella compagna che non replicò, probabilmente maledicendo invece la sua incapacità di tenere la bocca chiusa.

 

Nessuna delle due si fermò a chiacchierare o fare domande l’una all’altra, impegnate a cercare il loro carro mentre zigzavano tra gli altri Tributi e i loro Stilisti, tutti tirati a lucido come se stessero andando ad una delle tante feste di Capitol: i ragazzi pettinati e con addosso completi di vari colori lucidi o opachi a seconda del tessuto, le ragazze fasciate in bellissimi ed eleganti abiti da sera.

 

“In genere nella Sfilata rispecchiava i vari Distretti… immagino che quest’anno noi rappresentiamo il lusso di Capitol.”   Brittany annuì alle parole di Rubinia mentre si avvicinavano, finalmente, al loro carro, indicato alle due dallo Stilista di Africa e April, Sylvian. 

 

Brittany alzò una mano per accarezzare il pelo grigio del Dapple May Grey che avrebbe trainato il loro carro, sperando vivamente che l’animale fosse più tranquillo di quanto non lo fosse lei, perché in caso contrario probabilmente lei e Rubinia si sarebbero ritrovate alle prese con un cavallo molto irrequieto che le avrebbe fatte cadere dal carro.

 

I 10 mezzi di trasporto erano stati perfettamente allineati uno dietro l’altro, pronti a trasportare come ogni anno due dei “fortunati” prescelti per i Giochi. Tra i primi Brittany riconobbe ilo ragazzino con cui aveva scambiato qualche parola solo poche ore prima e quasi si dispiacque per David: a lei non sarebbe piaciuto affatto essere la prima a dover uscire e finire sotto gli occhi di tutti…

 

Mentre saliva sul carro Rubinia afferrò la ringhiera scura, pregando mentalmente di non scivolare e che il cavallo non sarebbe andato troppo veloce… La rossa si chiese se quell’anno i Capitolini avrebbero urlato e acclamato i Tributi come avevano sempre fatto: di certo tutta la città non aveva preso bene la scelta di fare un’ultima edizione con i ragazzi della capitale, anche se probabilmente c’era qualcuno che trovava la cosa divertente e che avrebbe comunque guardato con gioia anche quell’edizione.

 

“Ci siamo, immagino…”

 

“Si Rubinia, temo proprio che stiamo per entrare nel vivo dei Giochi… Possa la fortuna essere a nostro favore.”

 

 

  

.............................................................................................................

Angolo Autrice:

Buonasera! Mi spiace di aver dovuto dividere il capitolo in due parti ma altrimenti sarebbe venuto davvero troppo lungo e avrei fatto un gran pasticcio gestendo tutti e 20 gli OC insieme, quindi nel prossimo mi concentrerò di più sui ragazzi. 

Inserirò le immagini dei vestiti delle ragazze alla fine del prossimo capitolo, grazie a chi mi ha inviato le informazioni e a chi ha recensito lo scorso capitolo :)

A presto, spero!

Signorina Granger

 

 

   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger