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Autore: Cara_Sconosciuta    10/05/2009    11 recensioni
“Nome.”
“Kevin Jonas. Dove sono i miei fratelli?”
“Età.”
“Ventisei. Mi dice dove cazzo sono finiti i miei fratelli?”
“Non si agiti, il suo braccio è fratturato.”
“Me ne fotto del mio braccio! Voglio vedere i miei fratelli!”
“Potrà vederlo quando arriveremo in ospedale.”
“Vederlo?”
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, eccoci qui al penultimo capitolo!!!

Come prima cosa, vedo di rispondere a tutte le vostre recensioni perché non lo faccio da un numero di capitoli vergognosamente alto, quindi ora mi porto avanti col lavoro e lo faccio prima ancora di aver scritto il capitolo! xD

 

Maggie_Lullaby: intanto ti ringrazio per aver tolto la storia e ti ringrazio anche per la mail alla quale, per motivi di tempo, non ho risposto. Eh sì, come hai letto sopra, il prossimo sarà l’ultimo capitolo... ma sto scrivendo altre storie che spero seguirai con lo stesso entusiasmo!!! Non preoccuparti, però: ho in mente ancora un piccolo grande colpo di scena finale...

 

Tay_: guarda, leggendo le recensioni ho visto che a tanti questo capitolo è parso un po’strano... chissà, forse a causa dell’impostazione particolare o forse per i due eventi negativi, uno atteso e l’altro un po’meno... comunque sono contenta che continui a piacerti, nonostante tutto!

 

Alexya379: guarda, per la nonna non posso fare niente... ma a Christian non dire addio!!! Da quando è nata la coppia Christian/Monique la mia mente ha iniziato a macinare a tutta velocità su di loro e, oltre alle shot chrimon, ci sarà anche la long Family Affairs e un’altra sorpresina che dovrà aspettare un po’. Quindi seguimi anche nella sezione originali, mi raccomando!

 

Melmon: Liz e Joe finalmente ce l’hanno fatta...ed era pure ora, penso!!! Per quanto riguarda Chris, leggi la risposta ad Alexya...e perché è andato via... beh, per quello temo che ti toccherà leggere il capitolo!!!

 

_giadina_: hehe per la nonna dispiace a tutti, temo...tranne che a Nick, forse, chissà...

 

Sweet_Doll: Guarda, finché le parole sono queste, ti prego, ripetile all’infinito che fastidio non danno mai!!!

 

Brotherina: devo ammettere che non avevo pensato di scrivere le lettere di Christian, ma, ora che mi ci hai fatto pensare, ho deciso che è un’idea stupenda!!! In quanto a Martha e Kevin, non so se ci andranno sull’altare, visto che la vera Martha è atea convinta e praticante, nonché eretica miscredente come la sottoscritta... forse in comune, bisogna chiedere a lei XD

 

Smemo92: beh, in questo commentino hai riassunto alla perfezione tutto il capitolo..  non oso immaginare cosa faresti con qualche riga in più! XD Mi piace, comunque, davvero tanto che tu abbia colto il contrasto tra la felicità di Liz e Joe e le malinconie, piccole e grandi, che li circondano... è proprio per questo che ho voluto tenere loro due separati dal resto, come isolati in una dimensione a se stante... Complimenti! XD

 

Jeeeeee: Scandalizzata, addirittura!!! Wow!!! Non pensavo di poter fare effetti del genere! Intanto ti ringrazio per i commenti alle varie Chrimon che si sentono un po’ignorate.... ma passando alla storia qui....we we we chris ti sta simpaticissimo ed è un grande!!! Non è morto!!! Non ditegli addio, tutti quanti!!! Joe ha i suoi tempi, ma poi come vedi fa le cose in grande, o no? Ma a Martha è morta la nonna, non la sorella! XD

 

Lyan: Eh, Derek è un po’stordito, ma dopotutto è un ragazzo, non si può pretendere poi molto, no? Ma quante domande in una sola recensione!! Spero che questo capitolo risponda a tutte!!!

 

Dollyvally: No che chris non sparirà! Ti segnalo “Best Friends” e “Quel che non si dice”, oltre a “Family Affairs”, per stare ancora un po’con lui! Non ti preoccupare per il commento breve... me ne farai uno lungo lungo all’epilogo!!!

 

Selphie: *porge fazzoletto per lacrimuccia* Chris munito di pistola è un’immagine che mi fa rotolare letteralmente XD Non ce lo vedo proprio!!!*immagina Chris modello rambo con fascia di proiettili e mitra* comuuuunque... hehe, la proposta è molto danger! Lui non è il tipo da chiedere di sposarti, no no... lui ti informa che lo sposerai e punto. Parlare di Nick ha di certo aiutato Kevin, per lo meno a sentirsi più vicino a Martha... e non ti preoccupare, in questi capitoli finali avranno un ruolo un po’più attivo, i due fidanzatini d’America. La ragazza che il professor Prato ha incontrato in aereo... beh, chi è penso si scoprirà nell’epilogo, anche se non ne sono sicura... e comunque ha un nome e, da poco, anche un cognome, non ti preoccupare: il sipario non si chiude per Chris!

 

3: mamma mia che fatica rispondere a tutti questi commenti! Eppure ne vorrei ancora di più, se possibile tutti come il tuo!!! Ai commenti tuoi e della 1, però, non riesco mai a rispondere come si deve, perché sarebbe come scrivere un altro capitolo! Ma tu lo sai che apprezzo... però qui una cosa devo dirla. Tu sai quanto io ami il personaggio di Christian e non sai quanto mi è piaciuto vederlo paragonato a Mary Poppins! È un’immagine talmente romantica e bambina che anche lui l’amerebbe! Grazie, 3, perché anche nelle recensioni mi regali sempre queste piccole perle, cose in apparenza insignificanti, a cui nessuno pensa, ma che per un autore fanno la differenza, perché lo fanno sentire apprezzato.

 

1: un commento che si fa attendere, ma che vale sempre la pena di leggere! Ti ringrazio prima ancora che tu abbia iniziato a scriverlo, perché, anche quando non hai tempo, qualche minuto per me lo tiri sempre fuori e spero che sarà sempre così, anche per cose più serie di una recensione ad un racconto. Tu, come la 3, sei in grado di farmi sentire fiera davvero di quello che scrivo... ed è per questo che posso dirti grazie senza aver ancora letto il tuo commento. Perché sono sicura che l’amerò.

 

Temperance

 

-Capitolo Trentadue-

 

Puoi alzare barriere

Litigare con Dio

Cambiare famiglia e città

Strappare anche foto e radici

Ma tra amici

Non c’è mai un addio

(i Pooh, Amici per sempre)

 

Buongiorno buongiorno professor Jonas!

              Sinceramente, non ho idea di quanto veloci siano le poste del New Jersey, per cui non so nemmeno quando riceverai questa lettera, né quando lo faranno Joe o mia sorella, però io sicuramente sarò già lontano. In Francia, presumibilmente, nel monolocale che sono riuscito per miracolo ad affittare e che spero che presto, con un miracolo ancora più grande, si trasformerà in un appartamento nel quale possa voltarmi senza picchiare i gomiti contro le pareti.

              Bene, immagino che a questo punto dovrei dirti perché sono partito e magari hai anche un sacco di aspettative nei confronti di questa lettera... che ne so, parole strappa lacrime che spiegano come io non sopportassi più il mio schifo di vita. Mi dispiace deluderti, professore, hai sbagliato indirizzo. Perché io la mia vita a Princeton la adoro e mi mancherà.

Me ne vado perché sono stanco.

Semplice.

Banale.

Per nulla da me, lo so, però ho passato decisamente troppo tempo a fare le cose nel mio stile.

Ora si cambia rotta e lo si fa alla grande.

              Ho scritto anche a Joe, non stare a spiegargli tutto... a meno che, ovviamente, la mia lettera non si perda e, conoscendo il servizio postale, tutto può essere. Se te lo chiede, però, digli che non è colpa sua se me ne vado, ripetiglielo all’infinito, perché non deve pensarlo nemmeno per scherzo.

              In quanto a noi, Kevin, ti scrivo perché, malgrado la tua testaccia dura da fare invidia a un macigno, devo ammetterlo: mi mancherai. Mi mancherai perché un amico come te non l’ho mai avuto, vuoi perché ho sempre avuto più che altro amiche, vuoi che ci siamo proprio trovati.

Ti voglio bene, per quanto poco virile questa frase possa apparire e mi piacerebbe che continuassimo a sentirci, perché l’amicizia ha questo di bello: non è la distanza a cancellarla, se è vera e sincera.

              Bene, credo che sia meglio chiuderla qui, prima che le carie imperversino nella tua bocca... ti allego l’indirizzo della mia mini casa...e un grosso in bocca al lupo per la tua storia con Martha, perché è la miglior cosa che ti potesse capitare, fidati di uno che di amori ne ha vissuti un po’... tutti sbagliati, certo...chissà, forse in Francia troverò anche io la mia Martha.

              Per ora ti lascio... ci sentiamo presto.

Christian

 

Per chi merita di più

Per chi ha vent’anni e un giorno

Per chi pensa ai primi amori di vent’anni fa

Possa il tempo darci tempo di volare piano

Per chi siede su un domani che non si sa mai

Per chi è grande e non lo sa

Per chi oggi nascerà

E per te

(i Pooh, Per chi merita di più)

 

Bella giornata.

Prato verde.

Cimitero affollato da gente che vorrebbe essere ovunque ma non lì.

Tanta gente.

Tutti con le lacrime agli occhi.

Era un funerale strano, un funerale senza prete e senza pastore e pieno zeppo di tante persone tutte diverse ed era commuovente vederle tutte lì insieme a salutare una donna speciale come quella che ora siede qui accanto a me.

C’era mio fratello, vestito di nero, con la cravatta troppo lenta che svolazzava nel vento, perdendosi in mezzo ai capelli di Martha, gli occhi verdi persi chissà dove, su un qualche punto indefinito dell’orizzonte o forse sul ricordo di un giorno troppo simile vissuto quasi cinque anni prima.

C’era Martha, appunto, in piedi davanti a lui che si lasciava abbracciare e che pareva quasi incredula di quante lacrime fossero state in grado, in quei giorni, di lasciare i suoi occhi. Guardava fissamente la bara di sua nonna scendere nella terra davanti a lei, stringendo forte tra le piccole mani una borsetta simile ad una grossa perla, candida come il resto del suo abbigliamento, giovane sposa in un mare di giacche color della notte.

Hanno tutta una vita da vivere, loro, e hanno capito che di buttarla via non è davvero il caso.

C’è Daniel, poi, e la sua Jaqueline un poco discosta da lui.

Si tengono per mano, senza guardarsi, gli occhi di entrambi rivolti verso quella figlia che sembrava essersi allontanata da loro definitivamente. Avrebbero dato qualsiasi cosa, in quel momento, perché Martha fosse lì vicino a loro, come era stata per tutta la vita.

Però, signori Sheperd, Martha ora ha la sua di vita e voi avete scelto di non farne parte, ma non è mai troppo tardi per cambiare le cose.

Avete amato anche voi per la prima volta, di certo sapete che cosa vuol dire la speranza che quella storia così emozionante, così speciale, non finisca mai. Pensateci, Daniel e Martha, pensateci ogni volta che vi viene in mente che Kevin potrebbe farle male, che potrebbe non essere quello giusto per lei.

E non odiatelo... è un brav’uomo, mio fratello, anche se non se ne rende conto.

Sì, c’erano davvero tante persone, quel giorno... amici di Daniel, amici di Martha, vecchie signore e anche qualche antico spasimante di Jean, tutti con una storia diversa, tutti uniti nel dolore e nell’amore.

Come un’ultima festa, il settantesimo compleanno che la mia nonna nuova di zecca festeggerà solo con me, vegliando dall’alto su chi ci ha voluto bene e ancora ce ne vuole, su chi è rimasto laggiù, in un mondo più difficile del nostro ad affrontare la sfida più dura di tutte, su chi merita una vita migliore di quella che ha avuto finora.

Noi da quassù non possiamo fare niente per fare del mondo un posto più piacevole... ma tentare non costa nulla, no?

 

Io posso dire la mia sugli uomini

Qualcuno l’ho conosciuto

Qualcuno mi è solo sembrato

Qualcuno l’ho proprio sbagliato

E qualcuno lo sbaglierò

Ma posso dire la mia sugli uomini

(Fiorella Mannoia, Io posso dire la mia sugli uomini)

 

Caro Joe,

              Non sto a farti lo sproloquio su come, quando e dove scrivo questa lettera e su dove sarò quando la riceverai. Ho già detto tutto a Kevin, puoi farti raccontare con calma da lui. In realtà potrei passare pagine e pagine a cercare di spiegarti perché ho preferito scriverti, scrivere a tutti voi, piuttosto che salutarvi di persona, occupare tante righe e tanti fogli dicendoti tutto e niente, perché, ad essere sincero, non so davvero che parole usare per comunicarti ciò che più mi preme.

              Io ti amo, Joe. Sono seduto su un aereo, sto partendo per l’Europa e ho praticamente la certezza che non ti vedrò mai più, eppure io ti amo ancora con tutta la forza che il mio cuore possiede. Io non credo in Dio, né a un disegno di qualsivoglia essere superiore, per cui non penso che tutto accada per un motivo. Non so se tu sei capitato nella mia vita per sbaglio, per errore o per chissà che cos’altro e sono certo che nessuno ti ci ha mandato per darmi una lezione di vita o per mettermi alla prova. Non ho bisogno di prove di questo genere, io: ne ho già avute fin troppe e ne faccio volentieri a meno.

Perché il mal d’amore ti sfianca, non ti lascia dormire la notte e mangiare il giorno. In effetti, penso sia la malattia più grave che abbia mai afflitto il genere umano, anche perché è presente in ogni tempo e luogo e non smette mai di mietere vittime.

Ma sono convinto che tu queste cose le sai già, perché anche tu ne hai sofferto molto, non è vero?

              Non voglio essere ipocrita, Joe: non sono felice per te e Liz e non ho nemmeno intenzione di esserlo in futuro. Sono arrabbiato, deluso e amareggiato perché per un momento, un momento solo, anche se sapevo che era un’idea pazza, anche se ero cosciente che non si trattasse di nulla più di un’illusione, per un momento ho pensato che potessi essere tu quello che cerco, tu quello disposto a stare con me per quel che resta di questa vita.

Mi sono sbagliato.

E dire che io gli uomini li conosco e non solo perché faccio, mio malgrado, parte di questa scanchignata categoria. Io gli uomini li conosco perché ne ho incontrati tantissimi, di tutte le età e tutti, immancabilmente, mi hanno deluso, a partire dai primi che io abbia mai conosciuto: mio padre e mio fratello maggiore. Non ho un buon rapporto, io, con gli uomini, però, come stavo dicendo, li conosco fin troppo bene, eppure ogni volta riesco ad ingannare me stesso, a farmi credere che c’è da qualche parte la persona giusta per me, quella che saprà farmi sognare e battere il cuore per il resto dei miei giorni.

Questa volta, però, l’errore è stato madornale, eppure non me ne pento.

              Non me ne pento, caro il mio Big, perché aiutarti a sconfiggere quella specie di bestia nera che viveva dentro di te ha aiutato anche me a capire che cosa voglio veramente dalla vita, a rendermi conto che apparire carino e simpatico davanti agli altri non serve a nulla, se prima si riesce davvero a conoscere se stessi. Tu e tuo fratello, ognuno a suo modo, mi avete fatto ritrovare un Christian che non vedevo da tanto tempo, della cui esistenza nemmeno mi ricordavo più. Un Christian che ha bisogno di staccare dal mondo e ricominciare da zero.

Un po’come formattare l’hard disc.

              Per questo me ne vado, anche se sono certo che mi mancherai terribilmente, così come sono sicuro che non cesserò mai di ripetermi che forse non lottare per te è stato un errore, forse il più grande della mia vita. Ma oramai quel che è fatto è fatto, tornare indietro non si può e forse, dall’altra parte dell’oceano, c’è veramente quel qualcuno che sogno da trent’anni. Qualcuno seduto su uno scoglio a guardare l’orizzonte, gettando ogni tanto un’occhiata all’orologio, chiedendosi perché sono così in ritardo. Romantico, non è vero?

              Bene, con quest’immagine degna dell’arte di William Turner finisco di angosciarti e ti dico arrivederci, perché addio è una parola troppo triste. Anche se il senso, alla fine, è lo stesso. Perché qui cala il sipario sul primo atto della mia vita... e del secondo tu non fai parte. Mi dispiace.

Ti auguro tutto il bene possibile, perché Eliza ti ama almeno quanto il sottoscritto, puoi metterci la mano sul fuoco.

Sarai sempre speciale per me.

Sempre unico.

Sempre Joe.

Christian

(o Carrie, se preferisci)

 

I could stay awake just to hear you breathing

Watch your smile while you are sleeping

When you’re following your dreams

I could spend my life in this sweet surrender

I could stay lost in this moment forever

When a moment spent with you

Is a moment a treasure

(Aerosmith, I don’t want to miss a thing)

 

Joe aprì gli occhi, maledicendo in silenzio il malefico e traditore mal di schiena che sembrava aver preso pieno possesso della sua zona lombare senza alcun motivo apparente.

Poi, però, mio fratello iniziò a prendere coscienza di dove si trovava e il suddetto motivo apparentemente inesistente si materializzò davanti ai suoi occhi in una cascata di ricci rossi abbandonati sulla stoffa della sua maglia colorata.

Ora, avrebbe voluto poter dire che il mal di schiena scomparve nel nulla non appena si rese conto della presenza di Eliza tra le sue braccia, ma questa non è una favola, è la vita vera e, purtroppo, i dolori non spariscono semplicemente perché ci si sente molto, molto felici.

Immensamente felici, a dire il vero.

Talmente felici da essere convinti di poter spiccare il volo.

Beh, in ogni caso, forse il male non sparì, ma ciò che apparve ad illuminare il viso di Joe in sostituzione della smorfia che lo aveva sfigurato fu un tenerissimo sorriso che da anni non ne voleva sapere di farsi vedere su quelle labbra.

Piano piano, prese ad accarezzare con una mano i capelli ramati di lei, districandone a fatica le ciocche scompigliate.

Liz si mosse appena, borbottando qualcosa si incomprensibile e rafforzando la prese dalle sue dita sulla maglietta di lui, per poi sospirare e sorridere, persa in chissà quale sogno che a lui non era dato conoscere.

Con una fitta al cuore, Joe si rese conto che erano almeno cinque anni che non stava così vicino a lei... cinque anni in cui non aveva smesso un secondo di amarla ma in cui era stato troppo preso ad autodistruggersi per prestare attenzione ad un sentimento così sciocco e frivolo.

Così positivo.

Per questo aveva deciso che Eliza non doveva più fare parte della sua vita: lei era bellezza, lei era felicità... e dentro di lui non c’era più posto per niente di bello e felice.

O, almeno, questo era ciò di cui aveva voluto così ardentemente convincersi.

Stupido Joe... ora ti rendi conto dell’errore che hai fatto vero? Da quanto potreste stare insieme, a quest’ora... magari avere già una famiglia.

Certo, ma piangere sul latte versato è inutile, fratellone... quindi va bene così, va bene che tu ti sia reso conto in tempo di ciò che stavi perdendo e abbia deciso, magari con qualche piccola spinta da parte di altri, di porvi rimedio.

Sei stato bravo, tutto sommato, non posso dire di no.

Ora lo sai che non mi hai ucciso, vero?

 Sì che lo sai... lo hai sempre saputo, in realtà.

Distratto da non ricordo che pensieri, forse dagli stessi miei, Joe continuò a lasciar vagare la mano tra i capelli di Liz, finché le sue dita incapparono in un nodo che non riuscì a sciogliere al primo colpo e finì per darle un leggero strattone alla testa che, ovviamente, la portò ad aprire gli occhi.

Tipicamente da Danger.

“Che bel risveglio...” Mormorò, stiracchiandosi, senza, però, allontanarsi da lui.

“Scusa...” Rispose Joe, con un sorriso persino troppo timido per appartenere a lui.

“Non ti preoccupare... non saresti tu se non facessi di queste cose.” Replicò lei, chinandosi a depositargli un bacio a stampo sulle labbra socchiuse.

“Beh... non è che io mi sia svegliato meglio, sai? Pesi...” Mormorò mio fratello, tentando di essere fintamente seducente, ma risultando solo profondamente ridicolo.

“Cretino!” Esclamò Liz, picchiandolo piano sulla spalla sinistra.

“Va bene, va bene, come vuoi... dove eravamo rimasti ieri sera?” Domandò, mentre Liz rotolava di lato, appoggiando finalmente la schiena sul materasso e lasciando lui libero di compiere qualche movimento in più.

Non fu piacevole come si sarebbe aspettato...

“Mi hai chiesto di sposarti.”

“Non te l’ho chiesto.” Chiarì Joe, tornando a cercare un po’di contatto con lei nel sistemarsi a gattoni sopra di lei, le mani accanto al suo viso, le ginocchia a lato dei suoi fianchi. “Era una comunicazione di servizio.”

“Oh... ora capisco la mancanza del punto di domanda.”

“Non mi hai risposto.”

“Non mi hai fatto nessuna domanda, l’hai detto tu. Come avrei potuto risponderti?”

“Doolittle...”

“Jonas.” Ribatté lei con una linguaccia.

“Ti odio...”

“Anche io, ma, ciononostante, penso che acconsentirò alla tua richiesta non richiesta...” Il viso di Joe non fece in tempo ad assumere un’espressione di lieto stupore, che lei subito arrivò a tarpargli le ali, prima che potesse salire sul primo volo diretto in direzione luna. “...però prima devi fare una cosa per me. Anzi... una cosa per la tua famiglia.”

 

Notte di giovani attori, di pizze fredde e di calzoni

Notte di sogni, di coppe e di campioni

Notte di lacrime e preghiere

La matematica non sarà mai il mio mestiere

E gli aerei volano in alto tra New York e Mosca

Ma questa notte è ancora nostra

(Antonello Venditti, La notte prima degli esami)

 

Beatrix chiuse di scatto il libro di storia dell’arte, accasciandosi contro il petto di Derek che, seduto dietro di lei, aveva già rinunciato da parecchi minuti al ripasso dell’ultimo secondo.

“Ragazzi, è la notte prima degli esami: dovremmo essere in giro a fare casino invece di stare rinchiusi in camera con questi dannatissimi libri!” Esclamò la ragazza con aria più che scocciata.

“Non dire scemenze, Bex, solo nei film si passa questa notte a fare baldoria. Dobbiamo studiare!” Esclamò Francie, buttando giù la terza tazzina di caffè in un sol sorso.

“Come se avessimo fatto altro da due mesi a questa parte! Sto iniziando ad essere esaurita, sapete?! Il mio cervello non è in grado di assorbire più nemmeno una virgola e non faccio sesso da tre settimane perché questo qui non fa altro che provare la sua stupidissima canzone per il suo stupidissimo ballo!”

“Ehi, suonare con Jonas è un’occasione unica!” Si giustificò Derek.

“E allora scopati lui la prossima volta che lo vedi!”

“Bex, datti una calmata.” La redarguì il ragazzo, scostandosi un poco da lei, per poi ripensarci ed abbracciarla ancora più forte.

“Dai, ragazzi...” Intervenne Lex, ravviandosi i capelli scuri. “Siamo tutti un po’nervosi e forse dovremmo fare davvero una pausa...”

“No!” Protestò vivacemente Francie, scribacchiando furiosamente un paio di appunti sul margine del libro.

“Scusate, è colpa mia...” Intervenne Beatrix. “È che sono agitata... ho paura di non passare... e poi sono preoccupata per Martha, avrebbe già dovuto essere qui.”

“Sarà da Kevin, piccola...” Disse Derek, accarezzandole i capelli. “Stai tranquilla...se lo passo io, quell’esame lo passano tutti. Tu per prima.”

Con un verso sommesso, la ragazza affondò il viso nella maglia di lui.

In quel momento suonò il campanello.

“Apro io.” Esclamò Lex, saltando in piedi e dirigendosi verso la porta.

“Ciao!” Salutò Kevin con un sorriso triste, mentre Martha faceva un moscio ciao con la mano.

“Vieni qui, tu...” Mormorò il ragazzo, abbracciandola forte, mentre Kevin entrava in casa a sua volta e si chiudeva la porta alle spalle.

“Vi preparo qualcosa da mangiare, andate di là, dai... e cercate di dormire un po’, che dovete essere lucidi, domani.”

“Dormire?” Domandò Lex, ironico. “Dormire questa sera? Ma tu te la ricordi la tua notte prima degli esami?”

Kevin parve riflettere per qualche istante, perso nei ricordi di quei momenti magici che la nostra carriera gli aveva impedito di vivere.

E poi sorrise.

“Hai ragione... è la vostra notte... godetevela.”

“Per quel che si può godere una notte di studio...” Ironizzò Martha, tirando su col naso.

“Dai, andate.” Ripetè, chiudendosi nella piccola cucina dell’appartamento di Beatrix.

“Che facciamo, obbediamo?” Propose Lex, stringendo la mano di Martha. “Le fanciulle e Derek ci aspettano...”

Lei annuì, asciugandosi un’ultima lacrima.

Aveva ragione, Kevin.

Non importava il resto del mondo, quella notte. Perché quella notte era la loro ultima da compagni di classe, la loro ultima da liceali... la notte prima degli esami.

Ed era solo loro.

 

Continua....

   
 
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