Libri > Hyperversum
Segui la storia  |       
Autore: DryJ    20/10/2016    1 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo VII
 

Città: Parigi
Venerdì 4 Febbraio 1235
Ora terza

Erano arrivati alla corte del Re a Parigi ormai da due giorni.
Bard si aggirava per i corridoi mantenendo alto il suo travestimento, poco più lontano Rickard faceva lo stesso. Avevano avuto modo di studiare gli angoli a loro accessibili del castello, indisturbati. Si guardarono stando nei capi opposti del corridoio dove risiedevano i Ponthieu, i Montmayeur e i Sancerre. Il piano era già stato studiato nei minimi dettagli. Quella notte avrebbero attaccato, ucciso le ragazze, e si sarebbero dileguati nella notte approfittando del caos della festa e di quello creato dal loro diversivo.
La mattinata si svolse tranquilla, tutti erano ignari di quello che di lì a poche ore si sarebbe scatenato.
Nel pomeriggio alcune serve entrarono per iniziare a preparare le ragazze, Cassandra era radiosa e felicissima, sua sorella si faceva vestire a malavoglia e quando furono pronte scesero nel grande salone con i veli calati sul volto e i capi coperti.
Sèlene era vestita totalmente di nero con qualche punto luce dato dai ricami in fili argentati, aveva quasi pestato i piedi in terra ma era riuscita ad ottenere quello che desiderava con un piccolo compromesso, se doveva indossare un abito quello doveva essere principalmente nero. Dentro il suo vestito aderente si accostò ad un cameriere prendendo due coppe di vino entrambe per lei e con forzata eleganza si allontanò restando in disparte e lontano da quello che detestava di più: le relazioni sociali.
Cassandra invece, più esaltata che mai, andò alla ricerca di Noelle e Michel facendosi largo tra la miriade di nobili presenti nel castello, euforici per l’attesa apparizione del Re Luigi IX.
In quei due giorni Michel fremeva come un animale costretto in una gabbia troppo piccola, non poteva più aspettare. I Grandprè ancora non erano giunti a Parigi a causa di complicazioni avvenute prima della partenza che avevano portato loro via parecchio tempo, ritardando così la loro venuta. Ma sarebbero arrivati giusto in tempo per la festa quella notte. "L'attesa aumenta il desiderio" gli ripeteva spesso Marc, e lui era certo che il fratello avesse ragione. Erano passati parecchi mesi da quando lui e Célèste si erano visti l'ultima volta, aveva pensato che lo scambio epistolare tra loro sarebbe bastato per tamponare la mancanza ma si sbagliava. A momenti sarebbero arrivati e lui avrebbe ammirato la sua amata in uno dei suoi meravigliosi abiti.
Ma la voce di Cassandra in quel momento riuscì a distorcere l'immagine di Célèste. Si voltò verso di lei e si stupì del suo stesso pensiero, "È bella anche col capo coperto" e lei non poté fare a meno di notare la sua espressione sbalordita nel vederla vestita in quel modo tanto elegante. La ragazzina si fece largo tra la folla agitando la mano e sbilanciando il peso su una gamba issandosi sulla punta del piede nella sua direzione per farsi vedere dal giovane cercando di aggiungere qualche centimetro in più alla sua altezza, gli si avvicinò dopo aver aggirato non pochi nobili e nobildonne. Gli sorrise candida scostando di poco il velo per farsi vedere in viso dal ragazzo << È tutto così incredibile, non ho mai visto in vita mia il castello di un vero Re e mai mi sarei aspettata di partecipare ad una festa come questa >> disse con voce squillante e carica d’emozione.
Aveva un grazioso abito rosso e blu con gigli d'oro finemente ricamati, ampie maniche si aprivano sotto e sopra il gomito arrivando fino a terra, permettendo così di mostrare altre maniche aderenti, puntellate di bottoncini, che terminavano con una punta sul dorso delle mani; indossava una collana, forse troppo lunga per il suo collo minuto dato che aveva dovuto far fare più giri alla corda per far sì che le stesse bene, al termine di questa vi era un ciondolo color amarena che le ricadeva sulla morbida scollatura.
Continuò a sorridere, questa volta arrossendo dopo aver guardato tutta la figura di Michel.
Questo indossava una preziosa tunica bordeaux impreziosita sul colletto e sulle maniche da foglie nere e dorate, abilmente cucite dalle migliori sarte della Francia in modo da ricreare un sottile gioco di tridimensionalità e ombreggiatura; lo stesso era per le morbide brache che terminavano all’interno di preziosi stivali neri.
<< Siete davvero bellissimo mio signore >> aggiunse lei, intrecciandosi le mani davanti alla vita.
Lui si esibì in un elegante inchino, sollevò il capo e rispose << Anche voi siete bellissima madame >>. Le si accostò porgendole il braccio << Non bevete troppo, vi vedo già su di giri e non voglio immaginare cosa potreste fare dopo! >> aggiunse in tono scherzoso, guardandola ammirato.
"Perché il mio cuore batte così forte?" si chiese lui, non appena lei poggiò la mano delicata sulla stoffa della sua manica. Poteva sentire il dolce calore e il profumo di lei di fiori d’arancio che arrivava delizioso al suo naso, inebriandolo. La testa gli giocava brutti scherzi e lui doveva cercare di resistere.
La risata cristallina della fanciulla gli arrivò immediatamente alle orecchie << Non berrò più di un bicchiere ve lo prometto! >> rispose lei ancora con un grande sorriso, arricciò il piccolo naso evidenziando così anche le sue lentiggini << Sèlene me l'ha proibito prima di voi, e non voglio farla arrabbiare dato che è più nervosa del solito >> aggiunse poi guardandolo. "Vorrei restare così per sempre" pensò lei.
In quel momento arrivò Noelle a infrangere i sogni amorosi di Cassandra, esordì con una riverenza per poi prendere a braccetto la ragazza << Vieni con me, ti faccio conoscere alcune persone!- disse all’amica - La porto via ma non odiarmi >> concluse infine con una risatina, rivolgendosi a Michel. Lui ricambiò il sorriso con un cenno del capo.
La giovane Sancerre la portò verso un gruppo di giovani nobildonne presentandola come protetta del Falco e sua grande amica.
Li Cassandra fece la conoscenza di Elodie De Ponthieu, figlia di Guillaume, il fratello maggiore del Falco, Eugenie De Courtenay e tante altre. Passarono del tempo a parlare quando l'attenzione di Noelle fu attirata da una giovane ragazza dagli occhi scuri e i capelli castano chiaro, un sontuoso abito blu e bianco e un elegante portamento. Alla sua destra vi era un uomo molto simile a lei, alla sinistra un’altra ragazza minuta e dall’aria altezzosa << Quella è Célèste de Grandprè, figlia di Henri de Grandprè mentre l’altra è sua sorella Bèatrice- sussurrò a Cassandra- Ho sentito girare delle voci a Chatel-Argent, alcune serve dicevano che i suoi genitori e quelli di Michel stanno organizzando loro un matrimonio! Però non so se crederci, a volte son solo voci di corridoio infondate >>.
Gli occhi di Cassandra si dilatarono, il cuore le cadde dentro lo stomaco e avrebbe giurato di averlo sentito rompersi in mille frammenti al suono di quelle parole, ma forse Noelle aveva ragione, forse erano solo insignificanti pettegolezzi. Strinse forte la presa sul braccio dell'amica e seguì con lo sguardo la giovane Grandprè che camminava leggiadra come una fata, pregando con tutto il cuore che non si fermasse vicino al suo amato Michel. Quando però li vide avvicinarsi l'uno all'altra, emozionati di essersi rivisti, felici di poter stare insieme, innamorati l'uno dell'altra, li, si sentì morire.
Lui, dopo un profondo inchino ricambiato dalla giovane dama con un'elegante riverenza, le porse il braccio e la portò al centro della sala in cui le danze erano già state avviate da un pezzo.
Célèste lo guardava come se fosse lui il vero Re del castello, così bello ed energico, così solare e prestante e lui, dal canto suo, la stringeva e la guardava come non volesse più farla andare via, sorridendole amabile. Ma qualcosa si muoveva inesorabile dentro la sua testa, qualcosa che poi scese lentamente sul cuore. Mentre la guardava nei suoi ricordi si insinuava lo sguardo ingenuo e brillante di Cassandra. Uno sguardo che più volte gli aveva scaldato l'anima e che l'avrebbe portato a stringerla tra le sue braccia per un tempo infinito. "Non può andare così, lei se ne andrà e io sono già promesso ad un'altra".
Sèlene aveva ragione, si era illusa come una stupida solo perché lui era stato gentile, si allontanò da Noelle trattenendo a stento le lacrime. Si affrettò per uscire fuori dalla marmaglia urtando uomini e calpestando gli abiti ad altre donne ma a lei non interessava ed ignorava i richiami che le mandavano dietro, il corsetto le sembrava così stretto da toglierle il fiato e il petto le doleva come se fosse stato trafitto da mille pugnali. Uscì e si gettò di corsa su per le scale.
Sèlene la vide e si affrettò a seguirla allarmata. La raggiunse fin dentro la loro camera, lei seduta sul letto piangeva sommessamente, l’altra la guardò con dispiacere "Quanto stai soffrendo ora, nessuno lo sa" pensò prima di sedersi accanto a lei per stringerla forte al petto. Le accarezzò dolcemente la testa i suoi lunghi capelli ancora raccolti in una crocchia per essere nascosti dal velo. Li liberò con delicatezza. << Vedrai, presto torneremo a casa e vivremo in pace tu ed io, ne sono sicura >> le disse, senza credere nemmeno lei alle sue parole. Rimasero li, in quel buio rischiarato solo dalla fredda luce della luna, sole, incomprese, con un passato da dimenticare, un presente incerto e doloroso e senza futuro.
Bard e Rickard erano ai lati della sala e osservavano silenziosi la scena. Era il momento di agire, le ragazze si erano isolate. Si guardarono con intesa, lentamente si allontanarono dalle loro postazioni, nessuno badava a loro. Si incontrarono sulle scale e salirono ai piani superiori, approfittando del chiasso e dalle distrazioni della festa. Raggiunsero l'ala est del castello, uccisero le guardie che incontrarono tappando loro la bocca per soffocare i lamenti ed eventuali grida d’allarme.
Entrarono nella torre, Bard si chinò per disegnare qualcosa sul pavimento di pietra con un gessetto rosso. Una Volta che ebbe terminato pronunciò delle parole a bassa voce tenendo la mano poggiata sopra il sigillo e un vivace fuoco rosso sangue iniziò a spargersi per tutte le mura della torre.
Si allontanarono rapidi, il fuoco ci avrebbe messo poco per arrivare a bruciare tutta l'ala est e l'ala ovest.
Imboccarono rapidamente il corridoio per dirigersi nell'ala sud, dove stavano i Ponthieu, identificarono la camera delle ragazze e senza indugi sfondarono la porta.

Noelle si aggirava tra i nobili intenti a chiacchierare e quelli che avevano preso parte alle danze, cercava Cassandra timorosa si fosse persa o messa nei guai in quel castello così grande e caotico. Temeva soprattutto che qualcuno potesse vedere il suo vero aspetto creando ulteriore scompiglio o, nel peggiore dei casi, facendole del male. Raggiunse i corridoi quando un forte odore di bruciato le attanagliò i polmoni mozzandole il fiato. << Cassandra! Cassandra dove sei?! >> gridò in preda al panico.
Qualcosa stava bruciando e lei e altre persone potevano essere in pericolo, ebbe la conferma ai suoi pensieri quando dei servi e dei nobili sbucarono da un corridoio quasi investendola. Il terrore era troppo e nessuno aveva badato a lei. Udì un grido poco più lontano, "Cassandra!" pensò rabbrividendo, si mise a correre in quella direzione sentendo una seconda volta il grido ma trovò solo una giovane nobildonna nel totale panico. In quel punto il fuoco era alto e avanzava velocemente. Noelle si trascinò dietro di peso la giovane strattonandola più volte per farla reagire finché non trovò Nicolas che correva verso di loro << Ti ho vista correre da questa parte è ho pensato volessi morire! Andiamo via! >> gridò lui.
<< Non trovo Cassandra! >> rispose lei disperata, ma lui non rispose prendendo entrambe per i polsi e trascinandole via con se.

Cassandra urlò per lo spavento, scese dal letto per allontanarsi il più possibile << Tana per voi sgualdrine, adesso chiuderemo i conti una volta per tutte >> disse Rickard con un macabro sorriso mentre lentamente sguainava una lunga spada su cui incise vi erano numerose rune nere.
Bard afferrò il suo grande martello, entrambi erano pronti ad attaccarle.
Sèlene si mise davanti a sua sorella per difenderla << Non abbiamo paura di voi, luridi maiali >> disse questa con astio cercando di tenere testa ai due.
Gli uomini risero grottescamente e con uno scatto si lanciarono su di loro, Sèlene spinse lontano Cassandra sperando di darle la possibilità di arrivare alla porta ma questa fu afferrata da Bard che le menò un forte schiaffo di rovescio facendole sbattere il lato della fronte contro lo spigolo del comodino accanto al letto, alzò il braccio per colpirla con il martello ma questo si scontrò contro la barriera che lei era riuscita ad evocare.
<< Lasciala stare bastardo, non toccarla, non toccarla!! >> strillò sua sorella nonostante Richard dietro di lei la tenesse saldamente bloccata con una corda sottile intorno alla gola. Lei si dimenava come una furia, ferendosi con lo stesso filo che le procurò un lungo taglio rosso dalla quale iniziò a colare lento un rivolo di sangue.
Cassandra era a terra, sovrastata da Bard che cercava di distruggere la sottile barriera cristallina della ragazza menando pesanti colpi con il suo martello. Non ci mise molto, la protezione si frantumò con un'esplosione di schegge rendendola vulnerabile, l'urlo di lei fu la goccia che fece traboccare il vaso ormai stracolmo di Sèlene. Nelle sue braccia, rapide e veloci, le vene si tinsero di nero, risalendo fino al collo per poi raggiungere il viso e i lati degli occhi, ormai completamente neri. Le bastò poco, divenne fumo nero e sgusciò via dalla presa di Rickard che iniziò a guardarsi intorno imprecando.
<< Dov'è andata?! Dov'è andata?! >> gridò Bard contro di lui su tutte le furie.
Sèlene apparve dietro il suo aguzzino, lo afferrò per il collo standogli alle spalle, quello iniziò a tremare, il sangue gli sgorgò rapido dalla bocca, dalle narici e dagli occhi. Lo sollevò in alto godendo di quella atroce sofferenza. Stava assorbendo la sua linfa vitale e quando la prosciugò sino all'ultima goccia, dalla mano della ragazza fluì veloce una fiamma nera che si attaccò al corpo dell'uomo bruciandolo e rendendolo cenere in pochi minuti.
Bard si allontanò dal suo raggio d'azione ma lei ormai era fuori di se, tornò fumo e si piazzò davanti a questo, ad un soffio dal viso. << Io sento che tu puzzi di paura adesso >> disse Sèlene con una voce infernale e roca. Gli mise una mano in faccia conficcando le unghie dentro la sua carne, la vita scorreva rapida tra le sue dita e più scorreva più lei si sentiva forte e viva. Aprì gli occhi prima di gettarlo in terra coperto di fiamme.
Cassandra era terrorizzata e stava rannicchiata dietro un mobile, Sèlene annusò l'aria come un’animale. Altra vita, ne voleva altra.

Ian corse nuovamente dentro cercando Sèlene e la sorella che mancavano all'appello. Aveva portato tutta la sua famiglia nel cortile esterno quando Noelle si era messa a correre verso di lui accompagnata dal fratello e l'aveva supplicato di cercare Cassandra.
Il cuore batteva nel petto quanto un martello sull'incudine, aveva l'impressione potesse uscirgli fuori dal petto. Cercava le due giovani gridando i loro nomi, uno per volta.
Giunse in un corridoio che si affacciava per una parte all'esterno destro del castello quando l'immagine che gli si presentò davanti gli mozzò il fiato e la paura s'impossessò di lui.
La neve entrava dalle imposte spalancate spinta dalla bufera che da poche ore aveva sorpreso Parigi. Il fuoco era soffocante e con crudeltà mangiava pareti e persone, le poche che riuscivano a correre si gettavano a terra rotolando o direttamente dalla finestra per porre fine al loro efferato supplizio.
"La visione" pensò lui con gli occhi che lacrimavano per il fumo.
La visione di Cassandra si era avverata, ma non a Chatel-Argent come lui aveva pensato, bensì li alla corte del re.
<< Cassandra! >> gridò ancora, ma un esplosione di fiamme davanti a lui lo costrinse a indietreggiare e poi a fuggire. Percorse altri corridoi finché poté ma alla fine fu costretto a tornare indietro, amareggiato.
Tornò fuori con la speranza di vederle ma incontrò Michel e Marc, il secondo chiese << Le hai trovate? >>. Il padre scosse la testa voltandosi nuovamente verso il macabro spettacolo di fuoco alle sue spalle.

Sèlene si avvicinò alla sorella puntando il volto trasfigurato davanti al suo. << Guarda! Ho trovato un topolino >> disse in tono inquietante.
La piccola cercò di scappare ma fu tutto inutile, l’altra l'afferrò saldamente per il collo sollevandola come aveva fatto con Rickard. Cassandra urlava forte e cercava di dimenarsi, strinse la mano della sorella con le sue, supplicandola di tornare presente a se stessa, ma lei non sentiva. La giovane le stava portando via la vita esattamente come aveva fatto pochi istanti prima con quegli assassini, Solo quando ne fu quasi totalmente priva, qualcosa in Sèlene si riaccese. Sbatté più volte le palpebre, vide il viso pallido e smorto di Cassandra solcato dal sangue che le fuoriusciva dal sopracciglio spaccato, dagli occhi, dal naso e dalla bocca. Mollò la presa urlando con terrore e lasciandola cadere a terra come un sacco vuoto, si buttò su di lei tremando per il panico che dilagava nella sua testa e nel suo cuore. "Che cosa ho fatto? Sono un'assassina!" si disse disperata, chiamò aiuto ma la voce le morì in gola. Si alzò prendendola in braccio, la piccola era apparentemente senza vita. Uscì dalla stanza cercando di evitare le fiamme.
Una mano le si posò sulla spalla facendola trasalire, si voltò per trovarsi davanti una delle serve del Falco. L'aveva vista nelle cucine di Chatel-Argent.
Aveva lunghi capelli neri, il volto ornato da alcune cicatrici sparse qua e là, un occhio nero come la notte e uno bianco come la neve che la fissavano impassibili << Presto da questa parte, seguimi se vuoi salvarle la vita >> disse e senza aspettare risposta l’afferrò per le spalle conducendola in un'uscita segreta che portava al retro del castello.
Il vento freddo le punse il viso facendola tremare il doppio. Ancora sul suo corpo erano evidenti i segni di quello che era stata. Accompagnata dalla serva raggiunse Ian e tutto il suo convoglio.
<< Mio signore la ragazzina ha bisogno d'aiuto immediato >> disse la serva toccando Ian sulla spalla, che aveva guardato la scena con un tuffo al cuore.
Sèlene si avvicinò barcollando, continuava a tenere stretta a se la sorella, uno sguardo folle e disperato aleggiava sul suo viso facendolo vagare su Ian, Isabeau, Etienne e i suoi figli, su Michel e infine su Marc, le parole del ragazzo le riecheggiarono vivide dentro la testa "Entrerai in un baratro e ci trascinerai coloro che ami". << Sono sono stata io, le ho fatto male, le ho fatto male, sono stata io >> si ripeteva incessantemente mentre Marc la prendeva di peso per le spalle allontanandola. Donna si mise le mani davanti alla bocca, allucinata, si voltò verso delle sue guardie intimando loro di prendere Cassandra e una volta ubbidito si allontanarono insieme alla contessa.
Sèlene cadde sulle ginocchia scossa dai singhiozzi mentre si guardava le mani che con estrema lentezza tornavano normali.
Marc scivolò assieme a lei seguendo il movimento per attutire la sua caduta, le fissava il volto e le braccia. Aveva visto. Erano vere le sciocchezze che dicevano le serve e Nicolas de Sancerre? Era certo che non fosse l'effetto del fumo e tutta la situazione era abbastanza equivoca. Continuando a tenerla per le spalle la scosse e le chiese a bassa voce e a denti stretti << Cosa le hai fatto? Come è accaduto? >>.
Lei continuava a piangere imperterrita, si portò le mani al viso cercando in qualche modo di nascondersi. Era estremamente fragile, così diversa dalla Sèlene che tutti avevano sempre visto. << Io.....io le ho fatto male- ripeté con voce rotta dai singhiozzi- Le ho fatto male, se dovesse morire sarebbe tutta colpa mia, come accadde a Tom >> continuò a parlare tenendo le mani premute sul viso.
Lui le prese prese il volto tra le mani costringendola prima a scoprirlo e chiese ancora << Chi è Tom? Come le hai fatto del male? Dimmelo Sèlene, ho visto quei segni sul tuo volto e sulle braccia, ora parla! >> temeva davvero potesse essere ciò di cui tutti parlavano, una strega. Non sapeva se stesse mentendo in quel momento, mettendo così in scena una tragedia o se avesse in qualche modo perso il controllo di sé stessa.
Lei chiuse gli occhi piangendo ancora, portò le mani sulle braccia del ragazzo, stringendo il tessuto delle maniche con disperazione e a bassa voce rispose, sperando che solo lui potesse sentirla << Ci hanno attaccate, due uomini, insieme ad altri ci inseguono dall'Irlanda e sono giunti sino a qui. Vogliono ucciderci, io...io dovevo proteggere Cassy, così...così ho ceduto! Marc ho ceduto. Li ho uccisi tutti e ancora sento la loro vita scorrere dentro le mie vene. È questo che sono, è questo che faccio >> posò la testa sul petto del giovane, cercando conforto nonostante sapesse che l'avrebbe mandata via o uccisa per la confessione rilasciata.
Invece lui d'istinto la strinse a se, una mano intrecciata tra i suoi capelli, l'altra sulla schiena. Sentiva il bisogno di proteggerla nonostante quella rivelazione così terribile, nonostante la paura si fosse impossessata di lui facendolo rabbrividire.
Sèlene lo strinse forte con tutta la disperazione che aveva, sentiva il bisogno di quel contatto, sentiva il necessario bisogno che qualcuno la stringesse e che fosse lui quel qualcuno, poiché era l'unico in grado di tranquillizzarla e lei lo sapeva bene.
Michel intanto aveva provato a seguire Donna ma la madre l'aveva bloccato << È meglio che madame De Sancerre stia tranquilla per ora, dirà lei quando sarà il caso di visitare Cassandra >>.
"Sempre che sia ancora viva" pensò il giovane carico d'angoscia. Era maledettamente preoccupato e pregò il Signore affinché potesse rivederla. Ancora un volta sentì qualcosa dentro di lui crescere e quel qualcosa aveva le sembianze e il profumo di Cassandra.
Ian ed Etienne intanto si erano allontanati per raggiungere Luigi IX che fortunatamente era illeso, così come la moglie Margherita di Provenza e il piccolo principe.
<< Cosa è accaduto? >> chiese rabbioso il re.
<< Al momento nessuno ha visto nulla di sospetto, Vostra Maestà >> rispose Ian.
<< Ma state certo che troveremo il colpevole e lo faremo impiccare! >> continuò rabbioso Etienne.
<< Una parte del mio castello è ancora agibile, non appena l'incendio verrà spento rientreremo e ci riuniremo >> ordinò Luigi. Era stato intaccato il suo onore e i colpevoli non potevano passarla liscia.

Ancora un minuto più tardi e Cassandra sarebbe morta tra le braccia di sua sorella. Donna si recò verso il suo gruppo e disse, tra il fiato sospeso dei presenti << La ragazza è viva, per miracolo ma è ancora viva. Purtroppo non sappiamo quando si risveglierà ma l'importante è che ora sia al sicuro >> sorrise stancamente.
Etienne la strinse forte, fiero della grande abilità della moglie. "Senza Donna molti di noi sarebbero spacciati" pensò grato.
Michel e Noelle si sorrisero mentre quest'ultima cercava di ricacciare indietro i brividi della tensione.
Sèlene chiuse gli occhi felice di apprendere quella notizia.
Donna le si accostò, la prese per le spalle facendola alzare << Ora devo curare anche te, il taglio che hai sul collo ha preso anche fin troppa polvere e deve essere medicato >> concluse intimandole di seguirla.
La giovane annuì e a testa bassa procedette dietro di lei.

Malessere, caldo, angoscia, immagini confuse si susseguivano una dietro l'altra, la testa sembrava volesse esploderle da un momento all'altro. Altre immagini, questa volta più vivide, sangue, paura, gli occhi di sua sorella fissi sui suoi, morte.
Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, mettendosi seduta, stava sudando, il respiro era veloce, le mancava l'aria. Si guardò le mani, si toccò il viso madido di sudore "Sono viva?!" si chiese incredula. Sèlene era riuscita a fermarsi in tempo e questo la sollevò. Chiuse gli occhi tornando a coricarsi sul letto posando la testa sul morbido cuscino.
Si trovava in una stanza che non aveva mai visto prima. Il caminetto era accesso per riscaldare il vano e illuminarlo dolcemente, l'arredamento sembrava quello del castello del re, simile a Chatel-Argent ma molto più prezioso e costoso. Le imposte erano chiuse e Cassandra non poté dire con precisione in quale momento della giornata si fosse risvegliata, ne quando. Di tanto in tanto qualcuno passava davanti alla porta della stanza, finché non entrò lentamente Noelle accompagnata da Nicolas che in mano teneva un mazzo di fiori. << Fa silenzio, non dobbiamo disturbarla >> mormorò la giovane al fratello mentre chiudeva la porta.
<< Noelle? Nicolas? >> disse lei piano voltandosi leggermente verso la porta. Dolorante si mise seduta poggiando la schiena alla spalliera del letto.
La giovane Sancerre le sorrise raggiante ma non fece in tempo a rispondere che Cassandra subito le domandò << Posso chiederti l'immenso favore di aprire un po' le finestre? Mi manca l'aria >>.
Una volta che lei obbedì, l’altra chiuse istintivamente gli occhi accecata da quella luce improvvisa. Lentamente li riaprì sbattendoli più volte, guardò i gemelli e notando i fiori che Nicolas teneva in mano non poté fare a meno di rivolgergli un tenero sorriso stanco.
Lui timidamente si avvicinò porgendoglieli.
<< Siamo felici che ti sia svegliata, siamo stati tutti in pensiero- disse Noelle sedendosi nel bordo del letto- A turno venivamo qui a farti visita, hai dormito per tre giorni >>.
Cassandra allungò le mani verso quelle di Nicolas, si portò i fiori sotto il naso assaporando il loro dolce profumo. << Non dovevate disturbarvi così tanto >> disse spostando lo sguardo su entrambi << Sèlene, lei...lei come sta? >> chiese visibilmente preoccupata.
<< Lei sta bene ma è terribilmente in pena per te, ora togliamo il disturbo e andiamo ad avvertirla >> rispose l'amica.
In quel momento entrò piano anche Michel, ma non appena vide gli amici e Cassandra sveglia sorrise e si chiuse la porta alle spalle. Anche lui aveva un mazzo di fiori, ma decisamente più bello e romantico di quello di Nicolas, tanto da far vergognare quest'ultimo. << Bentornata tra noi, Cassandra >> le disse avvicinandosi.
Lei di tutta risposta non riuscì a controllare il suo cuore mortalmente ferito. Gli rivolse uno sguardo deluso e inviperito << Vi ringrazio per il pensiero monsieur, non dovevate disturbarvi, sono molto belli ma trovo che siano più adatti alla vostra amata Célèste >> disse con una nota di irritazione allungando le piccole mani verso il mazzo che lui le porgeva.
Tra loro calò il gelo, Cassandra non lo guardava, anzi sembrava lo rifiutasse.
Nicolas, intimidito dalla tensione, lanciò un'occhiata alla sorella indicando la porta con il capo, questa comprese e disse << Bene, andiamo da Sèlene. Io e mio fratello togliamo il disturbo >>. E così fecero, dileguandosi piuttosto di fretta.
Michel li seguì con lo sguardo finché non scomparvero dietro la porta, poi tornò su Cassandra perplesso dal suo atteggiamento così diverso e restio << Qualcosa non va, madame? >> le chiese rimanendo fermo nello stesso punto, a debita distanza.
<< Non c'è nulla che non vada, monsieur, solo non vorrei portarvi via del tempo prezioso che potete passare con la vostra dolce promessa >> disse rimarcando il concetto mentre si sporgeva di poco per sistemare i fiori sul comodino accanto a lei. Era irritata, gelosa, triste, sofferente, si era illusa e lui con i suoi modi gentili e premurosi aveva alimentato le sue illusioni. Tornò seduta guardando un punto indefinito tra le coperte.
Lui dal canto suo la sentiva distante e ciò non gli piacque affatto. Sentì un piccolo vuoto dentro che prima non percepiva, si sarebbe voluto avvicinare per recuperarlo ma si rese conto che la ragazza provava qualcosa di profondo per lui e lui, forse, lo stesso. Si era comportato sempre bene con lei cercando di farla stare tranquilla e farla sentire a casa in un luogo sconosciuto e troppo pericoloso per una fanciulla così fragile, ma questo suo atteggiamento premuroso era stato scambiato per amore e lui non seppe nemmeno più se quello potesse essere davvero ciò che aveva sempre creduto di fare, ovvero un normale comportamento da gentiluomo, oppure interesse di un altro tipo.
<< Tolgo il disturbo anche io. Spero possiate riprendere presto la vita quotidiana con tutti noi >> detto questo uscì dalla stanza.
Cassandra scoppiò in lacrime non appena udì la porta richiudersi, le aveva trattenute per tutta la durata del loro colloquio. Era viva, ma avrebbe preferito morire pur di tornare in quella orribile realtà. Non le importava se Michel stesse udendo i suoi singhiozzi, anzi lo sperava, in modo da fargli comprendere quanto era stato crudele con lei. Si addormentò senza accorgersene.
Sèlene entrò piano nella stanza, la guardò dormire << Perdonami per quello che ti ho fatto, farò in modo che tu possa vivere felice senza di me >> sussurrò, accarezzandole i capelli. Aveva già preparato le sue cose da giorni ormai. Prese carta, calamo e piuma e vergò delle parole con rapidità, in ultimo si firmò, richiuse la lettera posandola sul tavolo davanti al letto. La guardò ancora e ancora prima di imboccare la porta e uscire. Si calò il cappuccio sul viso e si diresse veloce verso l'uscita. "È l'unico modo che ho per proteggerla e per proteggere tutti gli altri" si disse cercando di infondersi coraggio. Superò il portone principale, i giardini poi il secondo portone e infine fu fuori.

Cassandra si svegliò che la notte era già calata sul palazzo. Si mise seduta strofinandosi gli occhi con le mani. Scostò le coperte e si alzò, dovette poggiare una mano sul muro per sorreggersi e contrastare il forte capogiro. Tornò padrona di se, fece qualche passo per verificare che le sue gambe fossero in grado di sorreggerla. Si avvicinò al tavolo, il piccolo foglio ripiegato attirò la sua attenzione, lo aprì e fece scorrere la vista sulle parole.
"Mio dolce cuore di panna,
Non sono brava con le parole e nemmeno con le dimostrazioni d'affetto, ora che ci penso non sono brava in niente. Ti scrivo queste parole per dirti che ti amo più della mia stessa vita e non riesco a convivere con il fatto di averti ferita così in profondità. Vado via, non so dove ma andrò lontano, con la speranza di poterti dare una vita normale. Loro mi troveranno e, se tutto andrà come penso, non opporrò resistenza, così forse ti lasceranno libera di vivere la tua vita.
Tua Sèlene"
Si sedette di peso sulla sedia li accanto, rilesse più volte la lettera, il cuore le faceva male, non poteva vivere senza di lei, non poteva. Era tutto ciò che aveva, loro erano una famiglia. Strinse forte il pezzo di carta tra le mani convulsamente, si alzò rapida e per quanto le fosse concesso si vestì e preparò i poveri bagagli. "Moriremo insieme" si disse.
Uscì dalla stanza di corsa facendo spaventare le serve che stavano camminando in quello stesso corridoio. Scese giù nel salone, il mantello calato sul viso. Andava alla ricerca di Noelle, voleva salutarla prima di non rivederla mia più.
La giovane Sancerre stava andando in quel momento alla festa che si teneva nella grande sala che fortunatamente non era stata intaccata dal fuoco.
Dopo l'incendio erano partite tempestivamente le indagini per la ricerca del colpevole, tenendo occupati per la maggior parte del tempo i feudatari maggiori di Francia. Il re alla fine aveva deciso che per allentare la tensione di quei giorni, la festa per la nascita del principe sarebbe dovuta continuare.
<< Cassandra, sei tu? >> chiese la giovane vedendola arrivare.
Lei le fece segno di avvicinarsi, stava nascosta dietro alcune colonne e quando la ragazzina le fu abbastanza vicino, Cassandra l'abbracciò con forza e disse al suo orecchio << Sto andando via, Sèlene è scappata chissà quando e ho paura che possa essere finita nei guai, non credo ritorneremo, volevo solo dirti che ti voglio bene e che sei la mia unica amica >> si sciolse dall'abbraccio guardandola dritta negli occhi con i suoi, lucidi e commossi.
Noelle la guardava sconvolta << No!- esclamò- Non puoi! È troppo pericoloso! Aspetta che finisca la riunione tra Sua Maestà e i conti, dirai tutto a loro! >> l'afferrò disperata per le spalle << Da sola non puoi far nulla, inoltre sei ancora debole! >> si guardò intorno in cerca d'aiuto.
<< No!- fu lei questa volta a dirlo, i suoi lineamenti teneri comunicavano decisione e una forza mai vista prima- Lei è tutto ciò che ho, lei è la mia famiglia, siamo sole al mondo, non abbiamo più nessuno, capisci perché devo andare? Se aspetto ancora potrebbe essere troppo tardi! >> disse lei afferrandola a sua volta per le spalle. << Abbi cura di te >> aggiunse infine sciogliendosi dalla stretta e correndo via per uscire dal castello.
In quel momento vide Michel di spalle intento a danzare con Célèste. Assieme erano davvero belli e i loro abiti abbinati li facevano sembrare la coppia perfetta, lui vestito di nero con dei particolari di un blu intenso, lei con un abito prevalentemente blu e delle preziose rifiniture nere.
Cassandra si soffermò su di loro, interrompendo la sua fuga, li osservò a lungo. "Perfetti" pensò con amarezza, i suoi occhi si spostarono su Michel, il suo sorriso più radioso era dedicato esclusivamente a lei, deglutì e si inumidì appena le labbra con la lingua sentendole improvvisamente secche a quella vista. "Sei stato una perfetta illusione” si disse ancora, accettando quella situazione che la consumava nel profondo. Sistemò il bagaglio sulle spalle e riprese il suo cammino con passo più veloce per allontanarsi da lui e dal suo amore il prima possibile, ricacciando indietro le lacrime che pizzicavano gli occhi.
Noelle si fece prendere dal panico, si guardò intorno ma nessuno dei conti era presente a causa della riunione che il re aveva indetto il giorno prima.
In quel momento uscì Marc dalla sala in cui l'inchiesta ormai procedeva da ore, la contessina gli corse contro prendendolo in disparte in maniera decisamente poco elegante.
<< Cassandra e Sèlene sono scappate! >>.
<< Cosa?- rispose lui con uno stupore al limite dello shock- Quando è successo? >>.
<< Cassandra poco fa, Sèlene molto prima di lei perché vuole salvare la vita alla sorella minore! E lei l'ha seguita! >>.
"Stupide, si faranno ammazzare" pensò Marc in un moto rabbioso, strinse pugni e denti facendo saettare lo sguardo sui presenti, volevano cacciarsi nei guai per una colpa non loro e Sèlene stava trascinando con se anche Cassandra. Ma era certo ormai, avrebbe trascinato anche lui. Sarebbe andato a cercarle.
Si mosse verso il corridoio che portava alle stanze con Noelle che gli trottava dietro e che stentava a tenere il passo.
<< Cosa facciamo? >> chiese lei.
<< Tu nulla, io vado a cercarle e a riportarle indietro >>.
<< Ma non puoi andare da solo! >>.
<< Andare dove? >> chiese Nicolas comparso dietro di loro dopo, li aveva seguiti percependo che qualcosa stesse andando storto.
<< Le sorelle son scappate e Marc sta andando a riprenderle! >> rispose lei.
<< Non puoi andare da solo! Vengo con te, questa non me la posso perdere >> era eccitato, erano passati due anni dalla sua prima avventura e il sangue dei Sancerre, appresa la notizia, iniziò a ribollire nelle vene infervorandolo e la conferma data da Marc non fece altro che caricarlo ulteriormente.
<< D'accordo- disse infatti il giovane Falco- Ma cerca di controllarti ed obbedire >>.
Marc si cambiò indossando abiti più comodi, mise sulle spalle il mantello e allacciò la spada alla cintura. Lo stesso fece Nicolas nella propria camera.
Intanto Michel, dopo aver terminato di ballare con Célèste e averla lasciata a nobildonne sue amiche, andò a cercare suo fratello e il giovane Sancerre per proporre loro di fare un giro nei torrioni insieme a Laurent De Bar e altri compagni d’arme, aveva bisogno di prendere aria anche a causa del troppo vino ingerito.
Dopo aver setacciato la sala e l'esterno si decise a tornare dentro, li vide i due coperti dal mantello seguiti da Noelle.
<< Dove andate ragazzi? >> chiese incuriosito dall'abbigliamento comodo e le spade che era riuscito a scorgere sotto i mantelli, ma soprattutto dalle facce torve.
Un volta che Noelle spiegò tutto anche a lui, Michel riempì il petto d'orgoglio << Più siamo, meglio sarà! Verrò anche io ma dobbiamo avvertire il re, nostro padre e il conte de Sancerre >> il solo pensiero di Cassandra da sola, al freddo ed esposta a mille pericoli lo fece star male.
<< In questo momento non possiamo disturbarli- disse Marc- Ero con loro alla riunione e ne avranno davvero per molto tempo, non possiamo aspettare tanto >>.
<< Sarò io a spiegare la situazione una volta terminato- rispose Noelle- Ora andate o rischierete di far tardi >>.
Si diedero appuntamento alle scuderie e Michel corse nella sua stanza cambiandosi d'abito e preparando il necessario in fretta e furia, indossò il mantello e si diresse al punto d'incontro. Il suo cavallo era già stato nutrito da Nicolas e sellato da Marc, Noelle aveva portato loro qualche provvista, presa di nascosto dalla gigantesca dispensa del re.
Una volta pronti uscirono, il freddo era pungente ma la loro fretta li distraeva dalla temperatura. Superarono le mura senza troppi intoppi nonostante stesse per scattare il coprifuoco, liberi di farlo in quanto nobili e guidati dal giovane Falco, il cavaliere del re.

Luigi IX, che mostrava maestosità già a prima vista nonostante fosse un semplice coetaneo di Marc, uscì per primo dalla sala in cui fino a quel momento si era svolta la riunione tra il regnante e i conti per procedere con le indagini sull'incendio al castello.
Noelle aveva avvertito la madre e Isabeau su quanto accaduto due ore prima: Marc, Michel e Nicolas erano partiti a cercare Cassandra e Sèlene.
Non appena dalla sala uscirono anche Ian ed Etienne, le tre si precipitarono da loro cercando però di non sembrare troppo allarmate per evitare di attirare eccessiva attenzione su di sé. Li portarono in disparte e una volta accertatesi della tranquillità del luogo, presero a raccontare la vicenda con i particolari che Noelle di tanto in tanto aggiungeva, come per specificare la gravità della situazione e l'apprensione nei confronti dei tre ragazzi e delle due fuggitive.
Ian aveva prestato attenzione durante tutto il racconto ma la punta del piede che faceva battere ritmicamente tradiva la calma che anche lui avrebbe voluto mostrare per non destare sospetti. << Non appena sarà possibile andremo a cercarli >> disse all’amico accanto a sé.
Etienne invece era palesemente fiero dei giovani Ponthieu e del figlio tanto che, contrariato ma sorridente, rispose << Jean ti preoccupi troppo, ormai sono uomini e devono farsi le ossa per poter prendere il nostro posto quando saremo abbastanza rimbecilliti da non ricordarci nemmeno il nostro nome e da non reggerci in piedi! >>.
<< Etienne ha ragione Jean, sicuramente avranno già trovato Cassandra e in ogni caso sono guidati da Marc e con lui sono più che al sicuro >> disse Donna seria toccando un braccio del marito. "Che Dio li aiuti e vegli su di loro" pensò però tra se.
Etienne rimase sbalordito, Ian e la moglie quasi quanto lui. Donna gli aveva appena dato ragione e ciò, oltre a non capitare praticamente mai, gli riempì il petto d'orgoglio.
<< Concordo con loro due, hanno bisogno di fare esperienza. Spero solo non finiscano per cacciarsi definitivamente nei guai >> disse Isabeau, preoccupata, con una mano sulla guancia.
Ian sospirò, avevano ragione tutti e tre e lui poteva solo ammettere a sé stesso di essere stato apprensivo e per certi versi di non essere ancora entrato totalmente nella mentalità di un padre medievale. Ormai i suoi figli e Nicolas erano uomini per quell'epoca e doveva trattarli come tali.
<< D'accordo >> rispose dopo quel breve momento di riflessione, “Manderò solo una spia per accertarmi della loro situazione. Spero solo riesca a trovarli”.
Detto questo, Ian si avviò nei torrioni in cui era certo di trovare il suo sottoposto, aguzzò la vista cercandolo anche da lontano. << Karl! >> esclamò nel vederlo. << Ho bisogno del tuo aiuto, dovresti andare a cercare i miei figli e Nicolas De Sancerre in qualità di spia. Vorrei seguissi le loro mosse per intervenire solo nel momento di estremo bisogno, posso contare su di te? >> gli chiese camminando verso di lui.
Un uomo dalla corporatura pari a quella di una montagna, carnagione tipicamente mediterranea e lunghi capelli neri legati in una stretta treccia si voltò nella sua direzione e gli andò incontro
<< Mio signore permettetemi di consigliarvi qualcuno di più adatto su cui ripongo la mia totale fiducia >> disse l'uomo guardando il suo signore dritto negli occhi dopo averlo salutato con deferenza << Me lo permettete? >> aggiunse poi.
<< Sai che ripongo parecchia fiducia in te, Karl. L'importante è che costui porti a termine la missione senza mai farsi notare. Attendo tue notizie >>, detto ciò tornò indietro non prima di aver accennato col capo chino degli umili ringraziamenti. Si fidava davvero di quell'uomo, lo conosceva da meno di un decennio ma si era subito rivelato un soldato valoroso e dall'innata predisposizione per la strategia militare.
Karl annuì e si chinò in segno di rispetto e profonda gratitudine per le parole del suo signore. Si congedò dirigendosi verso gli alloggi delle serve. Entrò senza bussare o attendere una qualsiasi risposta, si guardò intorno, una camera povera e fredda, dentro apparentemente non sembrava esserci nessuno.
<< Bonjour!- una voce impastata e vivace gli arrivò alle orecchie- Ugisberta è assente in questo momento >> disse una donna sdraiata su una delle brande attaccate alle pareti.
L’uomo sorrise compiaciuto, ecco la serva che gli interessava << Avrò modo di incontrarla più tardi, ma non so perché immaginavo di trovarti qui a poltrire. Avanti alzati, ho un compito per te >> la ammonì lui lanciandole un cuscino addosso.
<< Vacci piano Karl, prima dimmi di che si tratta poi vedrò se accettare o meno, lo sai che i miei servigi costano caro >> disse quest'ultima continuando a stare coricata ignorando il cuscino e mangiando una morbida focaccina.
<< Si tratta del Falco, vuole che qualcuno vada a cercare i suoi figli e il figlio di Sancerre, penso che si siano dati all'avventura insieme a quelle due >> concluse infine.
Detto fatto, la curiosità della ragazza scattò, si alzò in piedi e disse << Benissimo andrò a cercarli >>.
<< Il conte ha anche detto che non devi farti vedere >> rispose Karl appoggiato al muro con le braccia conserte.
<< E tu da quando hai questi dubbi? Sai benissimo che non mi ha mai visto nessuno >> rispose lei togliendosi l'abito di copertura e sfoggiando un completo di cuoio nero come la notte. La sua figura non si sarebbe notata di certo. Non tanto alta, capelli neri come la pece, fisico allenato, addome piatto, gambe muscolose, segno di numerosi allenamenti. Aprì il povero armadio che era stato affidato a lei e alle sue compagne e da un doppio scomparto tirò fuori un rotolo di pelle contenente una serie di coltelli di mille dimensioni diverse, a lama grossa, fine, ricurva, smussata, seghettata e di altro tipo, dardi avvelenati e non, lacci per soffocare e molte altre armi di uso comune per un sicario esperto.
Una volta pronta mise il mantello sulle spalle e si levò un panno nero fino a coprire il naso, lasciando solo gli occhi bene in vista << Sarò di ritorno prima dei ragazzi >> disse prima di uscire rapida dalla porta.
Karl sorrise ancora soddisfatto e si affrettò per uscire dalla stanza tornando ai suoi doveri come se nulla fosse accaduto.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hyperversum / Vai alla pagina dell'autore: DryJ