Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: musicislife17    21/10/2016    1 recensioni
In una New York confusa ed elettrizzante come sempre, le vite di tre ragazze cresciute insieme si mescolano e si confondono: Jackie, una giornalista in gamba, ambiziosa e indomabile, in lotta con il proprio caporedattore e con i suoi sentimenti; Autumn, innamorata della musica e dei musicisti, in fuga costante dalla paura di vivere, alla ricerca di tutto e di niente; Annie, innocente per definizione, attratta allo stesso tempo dall’acqua santa, uno studente diligente e amorevole, e dal diavolo, un tatuatore senza tatuaggi, con cui deve fare i conti per la prima volta nella sua vita.
Storie di amore e di amicizia si susseguono nella anormale quotidianità di una famiglia senza precedenti, mentre il passato dei protagonisti sfuma in un presente avvincente e in un futuro indeterminabile. E in mezzo a loro musica, arte, lavoro, sogni e desideri, paure e gelosie, in un crescendo infinito...
-ANCHE SU WATTPAD-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N.d.A.
Ritorno sulle scene dopo un prolungato periodo di latitanza. Non avrei mai pensato che fosse difficile a tal punto scrivere e portare avanti tutti gli impegni sospesi durante l'estate. Questa storia mi sta insegnando parecchie cose, vedo.
A tutti coloro che seguono la storia, scusate per il ritardo ed eccovi servito il nuovo capitolo. Lasciare una recensione è sempre cosa gradita dalla sottoscritta, ma mi basta anche sapere che leggerete soltanto.
Un'informazione: questo capitolo tratterà delgli argomenti delicati e alcune scene sono abbastanza visive (ve ne accorgerete al punto giusto), perciò mi scuso in anticipo se questo possa aver turbato qualcuno. Purtroppo questo capitolo, molto difficile da scrivere (causa anche computer che decide di cancellarlo interamente all'improvviso, argh), è essenziale per il resto della storia.
Grazie a tutti coloro che leggeranno,

musicislife17


 

La serata era proseguita senza altri alterchi fra Jackie e Autumn. Al momento dei saluti Milo aveva brevemente abbracciato Autumn ed aveva avuto la sensazione che lei si fosse irrigidita al suo tocco. Autumn poi si era separata da lui e aveva annunciato che avrebbe preso la metropolitana per tornare a casa e che loro potevano tranquillamente far ritorno al loro appartamento. Li salutò con un sorriso tirato e voltò loro le spalle, andandosene.

Il tragitto verso casa per i due fu breve, dato che abitavano non molto lontano da lì. Ognuno perso nei propri pensieri, non parlarono per niente. Si erano scambiati una fugace occhiata di intesa e quella bastò ad entrambi per capire. Si sarebbero chiariti una volta tornati a casa, era quella la promessa nei loro sguardi.

Raggiunsero il palazzo, salirono al quinto piano ed entrarono nel loro appartamento. Non era molto grande ma era arredato in uno stile moderno e sofisticato, come piaceva a Jackie. Oltre l’ingresso si accedeva ad un open space che fungeva da salotto e cucina. Un corridoio sulla destra conduceva alla camera da letto, al bagno e ad una stanza adibita a contenere tutti gli strumenti di Milo. Appena arrivati a casa Jackie abbandonò borsa, scarpe e giacca all’ingresso con poca cura e si diresse senza indugio sul terrazzo su cui affacciava il salotto. Milo capì che doveva essere tesa e prima di raggiungerla fece una sosta in cucina. Prese dalla cantinetta di Jackie una bottiglia di Chardonnay. La stappò abilmente e versò il vino in due calici. Quindi si tolse anche lui le scarpe e uscì nel terrazzo. Era un piccolo angolo di verde che lui e Jackie si erano ritagliati nella selva di grattacieli che li circondava. C’erano delle piante in vaso, un alberello nell’angolo e soprattutto due lettini da sole separati da un tavolino. Stesa su uno di questi, Jackie fumava. Un braccio stretto intorno alla vita, l’altro sollevato a reggere la sigaretta abbandonata fra l’indice e il medio si bruciava quasi senza che Jackie avesse preso una boccata. Era nervosa in modo evidente, dato che si mordicchiava una fastidiosa pellicina sul pollice. La fronte corrugata era un altro chiaro segno. Guardava il cielo, ma non si vedeva nessuna stella, tutte oscurate dalle luci della città.

Milo allora le si stese accanto e senza dire nulla le passò uno dei bicchieri, che Jackie accettò in silenzio. Poi prese una sigaretta dal pacchetto abbandonato da Jackie sul tavolino. La trattenne con le labbra e accese la fiammella.

-Se non vuoi parlarne non fa niente- le disse, le parole distorte per via della sigaretta appena accesa.

Jackie scosse la testa con un unico movimento secco. Anche lei aspirò una boccata, trattenendo il fumo per qualche istante.

-Non è quello il problema. Stavo pensando ad Autumn- confessò, espirando il fumo verso il cielo notturno.

-È una ragazza simpatica. Molto timida, riservata- disse cauto.

Jackie sbuffò una risata senza allegria e lo guardò in tralice. Si sporse a spegnere la sigaretta nel posacenere, era inutile tenerla in mano visto che le era passata la voglia di fumarla.

-Timida e riservata?- ripeté Jackie ironica. Milo rispose con un ghigno divertito.

-Non saprei come altro definirla-

Jackie allora sospirò profondamente e lasciò ricadere la testa sul lettino.

-Ti chiedo scusa da parte sua. Ti giuro che di solito non è così snervante, ma stasera aveva proprio qualcosa che non andava- meditò Jackie.

Milo alzò le spalle, poi si rese conto che Jackie non avrebbe potuto vederlo. Fece un verso di assenso.

-Sta tranquilla, è tutto a posto. Tutto sommato Autumn mi piace. Ci sarà solo bisogno di più tempo per conoscerci. Poteva andare peggio, potevo non piacere io a lei-

-La conosco da abbastanza tempo per dirti che anche a lei piaci, fidati. È sempre quel dannato motivo che la rende così… apatica, indifferente-

Milo sapeva che c’era qualcosa nel passato della loro famiglia che aveva segnato in modo profondo Jackie e gli altri. In genere aveva preferito non indagare su cosa fosse successo, aspettando che fosse Jackie a fare il primo passo. Quella volta, però, capì che doveva essere lui a chiederle con chiarezza a cosa si riferisse.

-Jackie, c’entra qualcosa il fatto che Autumn non voglia più dedicarsi alla musica con questo “motivo” di cui parli?- chiese conferma lui.

Jackie accolse la domanda in silenzio. Prese un sorso dal calice, per poi abbassarlo e pensare. Milo sapeva che in quei momenti la concentrazione di Jackie era sulla ricerca dei sapori che avvertiva al palato, diceva che le veniva spontaneo farlo.

-Milo, ti sei mai chiesto perché non ti ho mai parlato di mia madre?- chiese infine.

Milo trattenne il respiro, il fumo appena aspirato fermo nei polmoni. Effettivamente se l’era chiesto più di una volta. Sapeva la storia travagliata di Jackie, che l’aveva condotta per un caso fortuito da Ray Carter e sua moglie, Emma se non ricordava male. Ma da quando lui aveva conosciuto Jackie, pochissime volte aveva sentito pronunciare il nome di Emma da Ray o da Annie, mai da Jackie. Aveva pensato che fosse scomparsa, più che divorziata, perché quando il padre di Jackie ne parlava lo faceva con grande dolcezza.

-Sì, l’ho fatto. Però ho aspettato che me lo volessi dire tu per prima- espirò il fumo Milo, rispondendo alla domanda. Jackie attese ancora un attimo.

-Io, Autumn ed Annie non siamo sorelle di sangue, questo lo sai già ed è piuttosto evidente. Siamo state adottate dai Carter nell’arco di una decina d’anni, più o meno. Hanno adottato me, poi arrivò Autumn e infine Annie. Siamo cresciute insieme, per questo le considero a tutti gli effetti mie sorelle, così come considero i Carter i miei veri genitori. E per loro è lo stesso. Abbiamo avuto alti e bassi, è vero, ma siamo sempre rimasti una famiglia unita. Per la prima volta nelle nostre miserabili esistenze, noi tre ragazzine eravamo felici. Per circostanze e situazioni tutte diverse le une dalle altre, ognuna di noi è stata presa in affidamento da delle persone di buon cuore e ha avuto modo di ricominciare. Autumn viene dal Brasile, Annie dal Canada. Io sono stata salvata da una casa famiglia del Bronx. Tutte noi dobbiamo la nostra vita ai Carter, in un modo o nell’altro. Forse non saremmo neanche sopravvissute se le cose non fossero andate così- cominciò Jackie, la voce bassa e incolore.

Milo sapeva già quelle cose. In modo vago, Jackie gli aveva già raccontato alcuni stralci del suo passato doloroso. Era una storia che lo aveva lasciato amaramente triste per lei. Alcuni episodi dell’infanzia di Jackie avevano dell’assurdo in loro. Perciò comprendeva quanto Jackie fosse riconoscente verso i genitori adottivi.

-I Carter sono sempre stati fantastici con noi. Ray è un uomo buono, dal cuore enorme. È generoso e paziente, ha saputo sopportare tre mocciose disadattate senza mai lamentarsi. Penso di averlo sempre visto con il sorriso sulle labbra, in ogni situazione. Anche quando le cose non andavano bene, si sforzava di essere positivo per noi, di convincerci che la vita presentava delle difficoltà a volte, ma con la fiducia nel futuro si sarebbero potute affrontare tutte le avversità. Ci ha cresciute preparandoci al domani e, per quanto possibile, cancellando i brutti ricordi delle nostre vite precedenti. Gli dobbiamo tutto- proseguì Jackie e sorrideva nel parlare del padre. Anche Milo sorrise, personalmente ammirava già Ray, ma sentirne il ritratto della figlia aumentò la stima verso di lui.

-Ray ha lasciato un grande segno in ognuna di noi, ma forse ancora più di lui fu mia madre che ci sconvolse davvero la vita. Era una donna vulcanica, piena di gioia di vivere. Bella come nessun’altra, elegante, raffinata. Ma anche divertente, scherzosa, intelligente. Piena di talenti, sapeva fare tutto e ce lo insegnava con impegno e passione. Era tutto ciò che si può chiedere ad una donna e ad una madre. Era il vero centro della nostra famiglia, il sole intorno a cui ruotavamo noialtri, incluso Ray-

Jackie si fermò un attimo per riordinare i pensieri. Il vento si alzò e fece scrosciare le foglie delle piante intorno a loro. Dalla strada provenivano i rumori delle auto. Milo ascoltava.

-Mi hai chiesto quale fosse il motivo per cui Autumn non suona più. Bene, come ogni cosa nella nostra vita, anche questo ha a che fare con nostra madre. Sai che i bambini tendono a nutrire una predilezione per l’uno o l’altro genitore? Beh, anche per Annie e Autumn fu così. Mentre io sono stata sempre piuttosto equilibrata negli affetti in famiglia, Annie è stata da subito la cocca di Ray, invece Autumn era legata profondamente a nostra madre. E con profondamente intendo davvero molto. Era pazza di lei, l’adorava più di ogni altro. Tra loro c’era un legame speciale, indistruttibile. E uno dei più grandi regali che mia madre fece ad Autumn fu l’amore per la musica-

Jackie parlava con un tono più intenso adesso, più preso dal contenuto delle sue parole. Mentre con due dita accarezzava il collo sottile del calice che aveva in mano, si mise a sedere a gambe incrociate, fissando gli occhi davanti a sé.

-Mia madre cantava benissimo e quando Autumn venne a vivere da noi rimase da subito colpita della sua voce. Autumn cantava come un angelo, non ho mai sentito nessuno al suo livello. È un talento naturale, ma poiché nessuno se n’era mai curato aveva imparato solo poche cose da autodidatta. Fu nostra madre a spingerla a coltivare il suo talento, la iscrisse a corsi di canto e di pianoforte, e anche qui si distinse per la bravura. Era destinata a dedicarsi alla musica, non ci potevano essere altre strade per lei. Mi ricordo ancora quando si sedevano insieme al piano, suonando e cantando in perfetta sintonia. Avresti dovuto sentirle, Milo. Era qualcosa... di indescrivibile, era… era magia…-

Jackie sospirò, chiudendo gli occhi.

-E poi successe il disastro-

Milo la osservò mentre lasciava il calice sul tavolino e ritornava nella posizione di prima, questa volta incrociando le mani di fronte a sé.

-Devi sapere che Autumn ha un’abitudine bizzarra. Ogni volta che qualcosa la turba in modo particolare, Autumn scompare. Prendimi alla lettera, Milo, Autumn scompare nel vero senso della parola. Scappa via, si nasconde in qualche posto sconosciuto e non ritorna prima di aver del tutto superato la sua crisi. Cerca la più completa solitudine per qualche ora, si stacca completamente dal mondo e solo quando è lei a deciderlo torna indietro. Non ti dico neanche come reagirono i nostri genitori le prime volte che successe questo fatto. Erano bianchi dalla paura. Immagina due adulti sguinzagliati alla ricerca di una bambina di undici anni in giro per New York. Crescendo le sue fughe si fecero più rare, probabilmente perché stava imparando a vivere la sua nuova situazione con serenità. Perciò con il tempo la preoccupazione dei miei genitori diminuì quando succedeva altre volte. Ma ci fu un episodio in particolare qualche anno fa che sancì l’inizio della fine-

Una folata di vento più forte delle altre si alzò e li investì in pieno. Jackie non fece una piega. Milo rabbrividì in previsione di quello che avrebbe detto.

-Autumn frequentava un ragazzo, un poco di buono secondo mia madre, che voleva fare di tutto per convincere Autumn a lasciarlo. Quando finalmente si lasciarono, lei ed Autumn ebbero una discussione violenta, forse la più aspra che avessero mai avuto fino a quel momento. Autumn la riteneva colpevole di aver fomentato la loro separazione, mia madre la accusava di non essersi resa conto che quel ragazzo la stava solo usando. Io ero lì quando successe tutto questo. Litigarono come mai le avevo viste prima. Alla fine, Autumn se ne andò sbattendosi la porta di casa alle spalle. Credo che quella fu la prima e unica volta in cui vidi mia madre piangere. Fu terribile. Come previsto, inoltre, Autumn scomparve ancora. Ma questa volta fu diverso. Non si fece sentire per una settimana. La cercammo ovunque, in tutta New York prima e poi addirittura in New Jersey-

Si fermò per riprendere fiato e per scegliere le parole con cura.

-La settimana più lunga della mia vita- sussurrò poco dopo -Sembrava di vivere in un incubo nero, senza fine, senza la famosa luce alla fine del tunnel. Solo buio totale per una fottuta settimana intera. La cercammo ovunque, in tutta New York. Chiedemmo aiuto a chiunque potesse aiutarci. Anche io ed Annie abbandonammo lavoro e scuola per cercarla. Fu tutto inutile, non si riusciva in nessun modo. Per la prima volta contattammo la polizia per trovarla. Mi ricordo le notti insonni passate a consolare Annie, che non faceva che piangere. Mi ricordo mia madre, seduta tutta la notte accanto al telefono, in attesa di una telefonata che non arrivava mai. Mi ricordo Ray, continuamente alla ricerca di Autumn, si fermava solo per mangiare e poi partiva di nuovo nella sua caccia disperata. Fin quando un giorno, alle due e mezza di notte, finalmente arrivò la chiamata che aspettavamo. La polizia aveva ritrovato Autumn. Si trovava poco fuori New York, in un piccolo paese sul mare. Stava bene, era solo scossa, ma non aveva segni di violenza o altro addosso. Avrebbero potuto portarla subito a casa, ci sarebbe voluto un paio d’ore. Due misere ore per riaverla con noi, sana e salva, e per chiudere la questione. Ma no, due ore erano ancora troppe per mia madre. Appena arrivata la telefonata saltò in macchina senza neanche darci il tempo di fermarla. Partì da sola, diretta lei stessa verso Autumn. In quei giorni era stata così divorata dal senso di colpa, dalla paura, dall’ansia che non era riuscita ad aspettare oltre. Mia madre non poteva sapere che quella stessa notte, intorno alle tre del mattino, un gruppo di amici tra i diciannove e i ventiquattro anni, di ritorno da una festa, era salito in macchina, incurante dello stato di ebbrezza del guidatore, e si era avventurato a velocità preoccupante sull’autostrada che anche lei stava percorrendo in quel momento-

Milo sapeva dove voleva arrivare Jackie, lo sapeva così bene che una morsa di dolore lo prese alla bocca dello stomaco. La sigaretta che aveva in mano era ormai ridotta a un mozzicone la cui fiamma lambiva già le sue dita, ma lui non ci fece caso. Jackie si era voltata nella sua direzione, gli occhi vitrei, il viso senza la minima espressione.

-L’impatto fu tremendo. Le auto furono sbalzate via a metri di distanza. Non rimase altro se non degli ammassi di ferraglia informi, accartocciati come fogli di carta. Secondo le indagini fatte dalla polizia in seguito, il ragazzo alla guida era sotto effetto di alcol e droghe. Probabilmente aveva perso il controllo della macchina. Fu il primo a morire. Lo seguì poco dopo il ragazzo seduto al suo fianco. Altri due non fecero in tempo ad essere trasportati in ospedale. L’ultima, una ragazza di diciannove anni, la più giovane, morì dopo tre giorni di coma. Mostrarono le sue foto in televisione. Era bionda, aveva occhi neri e guance rosse. Mi sembrava di vedere Annie. Ho pianto per lei come se fosse stata mia sorella-

Jackie si fermò un attimo. Cercò le parole giuste, quindi riprese.

-Mia madre, Emma Sullivan, ricordata da tutti come Emma Carter, anni cinquantatré, a causa del terribile impatto rimase intrappolata fra i resti dell’auto rivoltata, senza riuscire a muoversi. La ferita più profonda era alla testa, il sangue scorreva copioso sull’asfalto caldo. Rimase cosciente per tutti i dodici minuti che l’ambulanza impiegò per raggiungere il luogo. Quando arrivarono i soccorsi, ci volle altro tempo per distruggere la prigione di metallo in cui era rinchiusa prima di poterla salvare. Non so se quegli altri minuti preziosi avrebbero potuto salvarla o se la sua vita era già troppo compromessa. Fatto sta che quando la tirarono fuori, ventisette minuti dopo l’impatto, l’unica cosa che riuscì a fare una volta caricata sulla barella fu sussurrare poche parole. “Dite a mio marito e alle mie figlie che li amo”-

Jackie puntò gli occhi in quelli di Milo, dritti nelle pupille dell’altro.

-Mia madre, Emma Sullivan, ricordata da tutti come Emma Carter, anni cinquantatré, morì alle tre e venticinque del mattino, tre anni, undici mesi e dieci giorni fa. L’ultima volta che aveva visto Autumn avevano litigato. L’ultima cosa che fece prima di morire fu perdonarla-

La voce di Jackie si incrinò impercettibilmente, ma abbastanza perché Milo lo notasse. La raggiunse sulla sdraio, sedendosi dietro di lei, e la strinse forte a sé. Jackie si lasciò confortare dalla presenza familiare dell’altro, seguendo il suo respiro calmo e ritmato, tentando di trovare la voce per proseguire.

-Quando ci giunse la notizia ne fummo devastati. Ci era stata sottratta in un momento la persona più importante per tutti noi, così, all’improvviso. Non abbiamo potuto fare nulla, solo ascoltare mentre ci veniva comunicato che c’era stato un incidente e non ce l’aveva fatta. Per la prima volta abbiamo davvero corso il rischio che la famiglia si sgretolasse. Non ti so dire cosa ci mantenne uniti, sinceramente, dato che il cardine della nostra famiglia era ormai scomparso. Inutile dire che fu Autumn a reagire nel modo peggiore. Appena tornò a casa, la polizia ci avvertì della tragedia. Per noi fu come veder morire anche lei. Smise di mangiare, di dormire, di parlare. Si rinchiuse in camera e non ci fu verso di farla uscire dalla stanza, fatta eccezione per il funerale. Autumn non reagiva più. Non so se fosse semplicemente il dolore a farla comportare così o anche il senso di colpa. So solo che per più di un mese non ci fu segno di cambiamento in lei. Alla fine fu Ray a prendere in mano la situazione. Per il nostro bene voleva che riprendessimo la solita vita, in modo da ricominciare. Annie frequentava il liceo, io avevo cominciato a lavorare da poco, Autumn era stata appena ammessa alla Juilliard. Ray non sapeva ancora se ritornare all’insegnamento o no, date le circostanze. Ne discutemmo una sera e decidemmo tutti di provare a ricominciare come al solito. Ma quella notte, in silenzio mentre tutti dormivamo, Autumn prese le sue cose e i suoi risparmi e se ne andò, lasciandosi alle spalle una breve lettera in cui ci spiegava che non riusciva a rimanere lì e in cui prometteva di farsi sentire. Partì senza una meta e mantenne la sua promessa, circa una volta al mese ci faceva avere sue notizie o ci mandava delle foto dai vari luoghi in cui viaggiava. Una sola volta le ho chiesto se stesse continuando a cantare. Mi rispose che per lei non aveva più senso cantare, ora che l’unica ragione per farlo era morta. Continuò a viaggiare fino a quando il mese scorso ci annunciò che sarebbe tornata. Il resto è storia-

Jackie si voltò nella stretta di Milo, guardandolo negli occhi.

-Non credo che fosse sicura di tornare a casa. Lei dice di essere convinta della sua scelta, di aver ritrovato la pace con se stessa. Io non le credo. Mi basta guardare come si comporta, lo hai visto anche tu stasera. C’è qualcosa che la turba, che la divora da dentro. Lo sa il cielo se riuscirà mai a sconfiggere il suo demone. Per ora tutto ciò che vedo è una ragazza a pezzi, sul punto di cedere da un momento all’altro. Ma non so cosa fare, non so neanche se ci sia qualcosa che si possa fare-

Milo sospirò a lungo. Posò le labbra sulla fronte di Jackie, rimanendo in quella posizione per alcuni istanti. Le accarezzò i capelli, mentre lei si abbandonava all’abbraccio, posando la testa sulla spalla dell’altro. Era da molto tempo che non raccontava tutta la storia e ora si sentiva sfinita.

Milo, dal canto suo, rifletteva profondamente sul senso di ciò che aveva appena sentito. Una storia drammatica, senz’altro, ma ciò che più lo addolorava era proprio la reazione di Autumn. Adesso cominciava a capire il perché nei suoi occhi ci fosse così tanta paura, perché fossero così spenti. Provò sincera compassione per lei. E poi Jackie aveva ragione, era possibile fare qualcosa per salvarla da quel baratro? Probabilmente il trauma che aveva subito era stato così grande da rendere impossibile ogni tipo di soluzione per farla tornare come prima.

Eppure, Milo pensò, se c’era anche una minima possibilità di farlo, lui avrebbe voluto tentare. Sentiva una strana forza che lo legava ad Autumn, un senso di necessario sostegno verso quella ragazza distrutta. Lo voleva fare anche per Jackie, certo, che così tanto ci teneva a lei e alla sua famiglia. Ma lo voleva fare anche per se stesso, per riuscire ad aprirsi un varco nel freddo muro di difesa di Autumn. Forse aiutandola, o almeno tentando di aiutarla a superare il suo passato, quel muro sarebbe crollato e loro avrebbero potuto stringere un buon rapporto.

-Per la cronaca, ti odio-

Le parole di Jackie giunsero inattese alle orecchie di Milo. Abbassò lo sguardo su di lei interrogativo.

-Come mai?-

-Perché mi hai fatto raccontare storie strappalacrime fino a notte inoltrata e domani devo svegliarmi presto- disse lei, fintamente arrabbiata.

Milo capì e sorrise. Jackie voleva cambiare discorso, non voleva più pensare a quei brutti ricordi. Doveva essere difficile anche per lei ricostruire quella vicenda. Decise di darle corda, per alleggerire la pressione.

-E perché devi? Domani è domenica- le chiese.

-Devo lavorare. Ho alcuni conti in sospeso-

Milo strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.

-Lavorare? Ma domani è domenica!- ripeté meravigliato.

Jackie sbuffò una risata e alzò la testa dalla sua spalla per fronteggiarlo.

-E questo lo avevamo già assodato. Te l’ho detto, ho alcune importanti cose da fare-

Vedendo che Milo metteva su un piccolo e ridicolo broncio, Jackie ridacchiò.

-Ti prometto che ci vorrà poco. Vado e torno entro la mattinata. Il resto del giorno lo dedico a te, d’accordo?- propose conciliante.

Milo ghignò, escogitando un piano. Si alzò in fretta e prima che Jackie avesse il tempo anche solo di elaborare cosa stesse facendo si ritrovò tra le sue braccia e dovette aggrapparsi alle spalle di lui per non cadere.

-Il resto del giorno? No, non mi basta. Dammi anche il resto di questa notte- mormorò sensuale, le labbra ad un soffio dall’orecchio di Jackie.

Lei capì e sorrise complice, abbandonandosi alle attenzioni di Milo, lasciandosi i brutti ricordi alle spalle.

Almeno per una notte poteva farlo.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: musicislife17