Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: EvrenAll    21/10/2016    3 recensioni
Risi.
Risi forte quando seppi che Lui aveva chiesto di me.
Soddisfatta, ma non incredula: non avrebbe potuto non precipitare anche Lui e non desiderarmi.
Lui...
Sarebbe stato capace di riempire la mia vita di Rosso?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Intermezzo -








-A cosa pensi?-

-A niente, ti capita mai?-

-Sì-

-È proprio Niente? Con la N maiuscola?-

-Perchè secondo te esiste davvero Elizabeth?-

Alzai la mano verso il soffitto, provando a stringere tra le dita l’aria inconsistente.

-No, probabilmente non esiste il Niente, c’è sempre Qualcosa-

-Voglio comprare un pianoforte-

Sorrisi e girai la testa per guardarlo.

Aveva le braccia incrociate sotto la nuca e, steso, guardava verso l’alto.

I miei piedi, coperti da un paio di calzini chiari erano incastrati tra il suo petto e lo schienale del divano, i suoi pendevano oltre il bordo dei cuscini. Riportai la mano sul suo polpaccio, solleticandolo piano con le unghie.

-Ah sì?-

-Ho una voglia di suonare che nemmeno ti immagini-

Chiuse per un attimo gli occhi e si alzò di scatto.

-Dove nascondi la carta in questa casa?-

-Scrivania in camera-

Mi misi a pancia in giù, seguendolo con lo sguardo e soffermandomi sulle sue gambe, fasciate dai jeans, prima che sparissero, nascoste dal muro del corridoio.

-Non c’è niente qui- si lamentò con urgenza.

-Cassetti?-

Inclinai la testa, in ascolto: scorrere delle ruote sulla corsia, fruscio e chiusura.

Ticchettio di plastica.

Legno che cadeva per terra, sottile, e uno sbuffo, il tutto accompagnato dal coro delle gocce di pioggia che cadevano fuori dal nostro nido.

Sorrisi.

Che bella la pioggia.

Il grattare dei piedi della sedia sul pavimento.

-Lizzie, ma una penna che funzioni mai, vero?-

Trattenni una risata.

-E una matita con la punta?-

Un tonfo più disordinato.

Probabilmente aveva rovesciato l’intero portapenne sulla scrivania.

-Finalmente! Dolcezza, sei patologica-

Silenzio.

Appoggiai la fronte al bracciolo del divano chiudendo gli occhi e continuai a rilassarmi, come prima che si alzasse. Sospirai, cercando di cogliere il rumore della penna sul foglio ed allungai una mano verso il tavolino prendendo il pacco delle sue Malboro Rosse.

Il mio amore iperattivo stava scrivendo una canzone in camera mia.

Aveva talmente tanta fretta da non tornare in sala, oppure era solo bisogno di privacy.

Mi misi seduta ed incrociai le gambe sul cuscino mentre stiracchiavo le braccia verso l’alto.

Sbadigliando mi sporsi per afferrare lo zippo, quindi sfilai una sigaretta dalla confezione quasi vuota e la accesi.

Ne rimanevano tre dentro.

Fumavamo così tanto?

Inspirai prestando ascolto al sottile crepitio del tabacco bruciato e chiusi gli occhi.

Le sue sigarette.

Un piccolo piacere che mi concedevo quando capitava.

Non avevamo ancora abbastanza soldi per un pianoforte, ma probabilmente con il successo crescente dei Guns avrebbe avuto presto l’occasione di prenderne uno tutto suo.

Il pensiero che sarebbe stato il suo primo acquisto mi faceva sorridere come una deficiente, però mi tornava in mente anche il pianoforte che ci aveva fatto conoscere.

Quel vecchio pianoforte al locale.

Chissà come aveva fatto a capitare proprio lì Axl quella sera, a suonare e dare il colpo di grazia al mio cuore.

-Anch’io ho voglia di sentirti suonare- dissi ad occhi chiusi.

-Ma non hai neanche un minimo strumento musicale in questa casa. Sei una persona triste-

Spalancai le palpebre sentendolo troppo vicino. Alzai il viso ed era lì: i suoi capelli mi solleticavano la pelle e le spalle. Si chinò ancora di più fino a baciarmi.

Un bacio storto, a testa in giù, ma non meno bello degli altri.

Sorrise accarezzandomi una guancia.

-Smettila di rubarmi le sigarette-

Mi morse leggero un orecchio ed immerse una mano oltre la scollatura della mia maglia, appoggiandola alla mia pelle.

Era meraviglioso stare così, pelle contro pelle.

-Mi spiace, non credo lo farò-

La fece scorrere tra i miei seni e quindi fino al collo e sulle spalle.

-Sono le tue sigarette-

Specificai mentre abbozzava un massaggio sulla mia schiena rovinata.

-È quasi come respirare un po’ di te, o ricordare che sapore hai-

-Sai cosa sarà divertente, in studio?-

Si fermò, appoggiando i gomiti allo schienale e dovetti girarmi di lato per guardarlo.

-Che volente o nolente, per quanto le abbia scritte in momenti diversi, non potrò fare a meno di pensare almeno un pochino a te cantando.-

Affilò lo sguardo sulla mia figura mentre soffocavo un sorriso.

-Ah si? Anche con Michelle? O Sweet Child?-

Scavalcò il divano e tornò a sedersi vicino a me.

-Un pochino penso a te comunque, sciocchina-

Mi avvicinai di più fino a sedermi in braccio a lui.

-Che tesoro-

Gli scoccai un bacio sulla guancia.

-Pensi un pochino a me oltre che alle tue ex. Dolce, davvero-

Ridacchiai prendendolo in giro.

Incrociò le braccia al petto facendo l’offeso e mi feci avanti per spostare i ciuffi che nascondevano anche se di poco la sua espressione corrucciata.

-Se ho successo con le donne mica dobbiamo farne un dramma-

-Guarda che anch’io sono possessiva-

Inclinai la testa, appoggiai la cicca al posacenere e montai a cavalcioni su di lui.

-Perchè sei mio-

Non c’era dolcezza nelle parole che stavo dicendo.

Erano dati di fatto.

-Sei mio e basta-

E lui dimostrava di averlo capito arricciando il labbro in un’espressione sfrontata quasi quanto la mia e guardandomi dritta in viso.

Posai le mani sulle sue braccia, sciogliendo il loro intreccio lentamente e mi avvicinai affondando il viso nell’incavo del suo collo.

Il rombo di un tuono gli fece stringere le mani su di me e ridere.

-Strega-

Leccai la pelle per rispondere al nomignolo.

-Hai idea del nome della canzone che stavo suonando la prima volta che mi hai sentito e che mi è tornata in mente oggi?-

-No-

Continuai a tormentarlo, mordicchiandolo sul collo.

-November Rain-

-Però non è novembre-

-Ma piove-

Sorrisi addosso a lui e posai un bacio sulla sua pelle.

Se non fosse stato così freddo e non fossi stata così comoda addosso a lui gli avrei chiesto di spostarci in terrazza per farci avvolgere ancora di più da quel tempo.

-November Rain- soppesai le due parole ripetendole sottovoce.

-E di che parla?-

-Ancora non ne sono sicuro-

Si appoggiò di più allo schienale e prese ad accarezzarmi la schiena ed i capelli con dolcezza.

-Me la canti?-

-Non ora, ma ti prometto che lo farò-

-Non so se sperare nel presto o nel tardi- confessai, trepidante di conoscere le parole scritte su quel pezzo di carta che sporgeva di un sottile tratto dalla tasca anteriore dei suoi pantaloni, la melodia della sua voce, il piano che l’avrebbe accompagnata.

Presto avrebbe voluto dire conoscerle subito; tardi che saremmo rimasti insieme ancora a lungo.

Chissà.

Ma non volevo pensare al futuro.

C’eravamo solo noi ed il presente.

-Diamo tempo al tempo, Elizabeth. Adesso non abbiamo fretta-

Noi e adesso.












--- --- --- --- ---

Sì, avrei dovuto aggiornare martedì prossimo, ma il capitolo era pronto quindi...
Un grazie a tutti quelli che seguono, in particolare a Tetide e Caskett_Always che continuano a recensire :3
Alla prossima settimana.
Anita


 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: EvrenAll