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Autore: ffuumei    22/10/2016    1 recensioni
ChanBaek, HunHan, KaiSoo, TaoRis, SuLay, XiuChen
"Come faccio a crederti?"
Si era chinato su di lui, ad un soffio dalle sue labbra.
"Ciò che ci unisce va oltre la logica, oltre la concezione umana. È qualcosa di più profondo persino di un legame di sangue. Lo senti."
Non era una domanda. Non aveva ragione di esserlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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T h e  S e c r e t
「 A c t  T h i r d 」
 
 
 
 
 
 
Si incanta a fissarlo. Ha gli occhi dal taglio felino e profondi più dell'oceano.
Yifan si è appena buttato da un grattacielo ed è ancora vivo, respira, non ha un graffio. Questo è puramente folle, per cui, il fatto che stia pensando a quanto dolce possa essere la morte annegando in quegli occhi, non è affatto da biasimare.
Il ragazzo sorride e Yifan sente ancora quel brivido, un brivido intenso. Sente la vita che scorre nelle sue vene come sangue.
"È complicato, non mi crederai, ma sarai costretto a farlo."
Le sue dita pallide carezzano il profilo della guancia di Yifan, con la naturalezza di chi compie quel gesto da anni. Ma Yifan non ha mai incontrato prima quel ragazzo. Non lo ha mai visto. Non sa neppure il suo nome.
"Puoi chiamarmi Zitao."
 
"Sei sempre stato come il vento, Sehun. Ti percepivo, ma non potevo vederti."
Luhan sussurra contro il petto caldo dell'altro, gli occhi lucidi, il cuore scosso da un tumulto di emozioni differenti.
"Puoi farlo adesso. Puoi guardarmi. Puoi toccarmi. Puoi farmi tutto quello che desideri."
Contro la pelle del viso, lo percepisce. Il cuore di Sehun, travolto dallo stesso, identico, medesimo uragano di sentimenti.
"Dobbiamo andarcene," rompe il silenzio. "Dobbiamo andare via, Luhan. È pericoloso restare qui."
"Lo so."
In realtà, non sa ancora nulla. Eppure, nonostante ciò, la cieca fiducia che sente nei confronti di quel ragazzo lo spingerebbe a seguirlo in capo al mondo, all'universo, persino in un'altra galassia, se ciò fosse possibile.
 
"Concentrati."
"Non ce la faccio, Yixing," biascica lamentosamente Junmyeon, sbuffando con esasperazione. "Non riesco."
Yixing lo guarda attentamente e poi gli sorride. È un sorriso dolce, un sorriso sereno e rassicurante.
"Lascia che ti aiuti."
"Forse ti sbagli. Forse tutto questo è solo uno di quei sogni assurdi. Forse-" ma Yixing si è seduto alle sue spalle e si è sporto in avanti, il suo petto che gli tocca la schiena e gli causa un tremore quasi convulso alle mani.
"Forse... forse ti sbagli, forse io non ho nessuno di quei doni di cui parli."
"È impossibile," sussurra l'altro contro la pelle delicata del suo collo, prendendogli le mani e stringendole tra le sue. "Lo sento. Sei come me. Anche tu ce l'hai."
Junmyeon respira profondamente e cerca la massima concentrazione mentre Yixing guida i movimenti delle sue dita.
"Devi solo..." e da queste ultime, dopo vani tentativi, scaturisce un sottile filo azzurro fatto d'acqua sospesa nel nulla, che si dirama all'infinito nell'aria al di sopra delle aiuole del giardino.
 
Quando il buio si dirama in luce e cessa di avvolgere il suo campo visivo, davanti agli occhi di Kyungsoo c'è un piccolo appartamento arredato con stile minimale e pulito. Lui è steso su quello che sembra un divanetto in pelle, lucido.
Sbatte le palpebre e tutte quelle domande a cui non aveva dato voce, ora urlano e strepitano per uscire da dentro di lui.
"Jongin," Conosco il suo nome pur non avendolo mai incontrato prima d'ora. "Jongin, dove sei?"
Il cigolio della porta alle sue spalle attira la sua attenzione e si volta di scatto, pronto a tutto. Sfortunatamente non alla vista di Jongin appena uscito da quella che sembra una doccia bollente, con l'acqua che ancora scorre in gocce roventi lungo il suo fisico scolpito, coperto solo da un asciugamano, e i capelli tutti bagnati.
Kyungsoo deglutisce a vuoto.
"Sono qui, Kyungsoo," risponde lui con tutta la nonchalance del mondo, mentre l'altro sta lentamente andando in autocombustione per l'imbarazzo. "Immagino tu voglia delle spiegazioni."
Cerca di darsi un contegno, un minimo. "G-Già-"
"È questo l'effetto che ho su di te?" domanda Jongin e avanza, lento, verso il divano su cui Kyungsoo si è seduto, ora completamente spalmato contro lo schienale. Jongin si avvicina e poggia il ginocchio contro il divano, esattamente tra le gambe dell'altro, e Kyungsoo trema, sentendo le ginocchia farsi sempre più deboli e la testa vorticare dolorosamente.
"Credevo che la mia presenza ti avrebbe provocato brividi lungo tutto il corpo."
"È successo," si affretta a precisare. "È successo anche quello."
"Oh," Jongin gli sorride, sembra più un ghigno carico di sfida e malizia.
"Jongin."
Abbiamo giocato abbastanza. È arrivato il momento di fare chiarezza in tutto questo.
"Kyungsoo?"
"Come abbiamo fatto ad arrivare qui?"
Il ghigno di Jongin svanisce e lascia spazio ad un sorriso neutro.
 
"Sai il mio nome."
"Non ti conosco comunque."
"Ci sarà tempo," Baekhyun gli stringe le mani con le proprie e si morde le labbra. Chanyeol ha lo strano e assurdo desiderio di chinarsi e baciarlo fino a togliergli il respiro. "Adesso ascoltami."
Sbatte le palpebre e scaccia lontano quel pensiero non adatto alla situazione.
 
"Che cos'è questo posto?"
Minseok si guardò intorno, con la testa poggiata sul petto di Jongdae e il nasino all'insù, coperto di neve.
"Siamo in un punto impreciso tra la vita e la morte," gli rispose. "Siamo in un punto impreciso tra la veglia e il sonno," continuò. "Siamo in un punto impreciso tra la realtà e la fantasia."
"Com'è possibile?"
Jongdae carezzava dolcemente i capelli color grano di Minseok, sentendosi sempre più confuso.
"C'è un segreto che ci unisce," sussurrò lui. "Un segreto che non va assolutamente rivelato, per nessuna ragione al mondo."
Non era la risposta alla sua domanda, ma si era accontentato comunque. Non avrebbe dovuto?
Forse le cose avrebbero preso una piega diversa, se avesse fatto una scelta differente.
In quel momento, però, non ci pensava. Era troppo impegnato ad osservare con meraviglia e stupore come le dita abili di Minseok generassero fiocchi di neve e li modellassero ad arte, con uno scultore modella la sua opera.
"Sei bellissimo."
 
"Anche io volevo scappare. Anche io cercavo una via d'uscita."
Jongin si siede accanto a lui, sul divano.
"Londra è sempre stata troppo soffocante per me. Ma poi, ho notato che in ogni posto era sempre così."
Jongin si volta e Kyungsoo incontra il suo sguardo, mentre l'altro gli prende la mano e questa volta lui non reagisce in alcun modo. Quel semplice contatto non lo mette in imbarazzo, nonostante non gli sia mai capitato di stringere la mano di qualcuno che non siano i suoi genitori. Ma con Jongin è diverso. Il semplice incastro delle loro dita lo fa sentire ad un passo dal paradiso, in un'altra dimensione.
"È così che ho scoperto di avere il dono," lo sguardo di Jongin è troppo intenso.
"Teletrasporto," la mente di Kyungsoo è un groviglio confusionario di sensazioni e tasselli che, lentamente, si ricongiungono.
"È così che ti ho portato qui."
 
"Non farti più vedere. Nessuno deve sapere."
Baekhyun gli stringe le mani e Chanyeol si sente profondamente diviso tra la bellezza eterea di quelle dita sottili e delicate, e le parole cariche di apprensione che il possessore di esse sta pronunciando.
"Non possiamo permettere che sappiano di noi, Chanyeol."
Il vago ricordo dell'armadietto bruciato dalla forza del suo pugno si fa strada nella sua mente e un lampo di consapevolezza lo colpisce a cielo aperto, senza previsioni.
"Se scoprissero che i doni sono sopravvissuti e si sono trasmessi ad altri soggetti, per noi sarebbe la fine."
Baekhyun continua a parlare, ma Chanyeol non lo ascolta più. Lo tira a sè e lo stringe in un abbraccio caldo, bollente, facendolo ammutolire in un secondo.
Il più piccolo continua a borbottare cose che Chanyeol, potrebbe giurarlo, sono riconducibili alla sua testardaggine, alla sua stupidità, alla sua mancanza di tatto e senso del pericolo. Tutti insulti che sa, lo sente, Baekhyun non pensa davvero.
Nel giro di pochi secondi, il suo corpo si rilassa con un sospiro contro quello di Chanyeol e le sue braccia gli avvolgono la vita, il suo viso dai tratti dolci affonda nel suo petto ampio.
"Lo capisci, vero?"
Chanyeol annuisce, il naso immerso nei capelli profumati dell'altro.
"Non possiamo permettere che ci trovino."
Annuisce ancora, ripetutamente.
"Mi ascolterai, vero?"
Si stacca un po', crea lo spazio necessario per guardare Baekhyun negli occhi, per scostargli una ciocca di capelli dalla fronte, per sorridergli e vedere le sue guance arrossarsi in modo adorabile, così in contrasto con la situazione in cui si trovano.
Ma a Chanyeol non importa -non gli importa più di nulla, ora che si sente così, come se fosse finalmente completo- e quando decide di parlare, lo fa con voce bassa e profonda, il tono deciso e controllato, un sorriso sicuro dipinto sul viso, la calma che da tempo non faceva più parte di lui.
"Ti fidi di me?"







 
Oddio, mi dispice tantissimo di essere in ritardo di un giorno con la pubblicazione ma vi giuro che proprio non potevo evitarlo- purtroppo il mio pc sta avendo dei problemi e ho dovuto mandarlo per la seconda volta in riparazione, dal cellulare inserire l'HTML è un suicidio e quindi mi sono ridotta ad oggi. Mi dispiace tantissimo, spero non capiti più. ;--;
Su questo capitolo non ho molto da dire, se non che dovrebbero iniziavi ad essere più chiare molte cose, almeno in parte. In ogni caso, se avete domande o curiosità, come al solito, just ask. Spero di star facendo un buon lavoro, se vi va fatemi sapere anche questo- ricevere pareri sulla propria storia è sempre gratificante, siano essi positivi o negativi. Per ora, vi saluto :3
  
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