Fumetti/Cartoni americani > Looney Tunes
Segui la storia  |       
Autore: Watashiwa    23/10/2016    5 recensioni
[Bugs Bunny & Taz: In viaggio nel tempo]
Raccolta di situazioni imprevedibili con protagonisti Bugs Bunny e Taz che durante il loro viaggio nel tempo imparano diversi potenziamenti per poter terminare quanto prima la loro improvvisa avventura.
Ma considerando i caratteri opposti dei due viaggiatori, non andrà sempre tutto tranquillamente e pacatamente...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bugs Bunny, Taz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Non appena la nonna notò dei cambiamenti repentini nel localizzatore della gemma del tempo, non esitò un minuto di più ad avvertire i suoi due avventurieri preferiti delle novità.
Forte della discreta quantità d'ingranaggi recuperati, liberare l'imponente e ornata porta dell'era vichinga fu un gioco da ragazzi.
Quanto adorava trafficare con i suoi macchinari quando avevano bisogno di numerose modifiche!
Riuscivano a metterla alla prova ma al tempo stesso a spezzare la pesante catena della noia che regnava a Granwich, era tutto così elettrizzante e magico e in un certo senso adorava il ruolo cui era relegata, si sentiva così adatta e saggia, come un'insegnante amorevole che deve istruire genuinamente i suoi alunni.
E i suoi prediletti non tardarono - come immaginava - ad arrivare in città e poi varcare la soglia dell'era vichinga e a rendersi conto del marasma che Daffy, dall'alto del suo egoismo, stava combinando nella torre più alta della zona centrale del luogo.
In realtà Bugs e Taz erano piuttosto stanchi, specie per la quantità di metri – se non chilometri – percorsi per andare ad affrontare Sam, il temibile ma iracondo sovrano azteco che li aveva messi non poco alla prova.
Al coniglio facevano male i piedi e non appena arrivò all’entrata del villaggio, non fece nient’altro che sedersi scomodamente a terra, per concedere una tregua alle sue fragili zampe doloranti.
«Uff, che sollievo, ragazzi!» sentenziò il roditore tirando un enorme sospiro di sollievo, sfregandosi poi gli avambracci con insistenza, per via della temperatura gelida, almeno nei confronti della torrida area azteca.
Era distrutto anche dalle temperature dell’antica America centrale, in quanto lui era abituato al tempo più mite e temperato, a parte nel suo luogo preferito in assoluto dove ronfare e rilassarsi in estate, la sua spiaggia preferita che era quasi diventata quasi la sua seconda casa.
«Quanto avrei voluto che questa raccolta si fosse svolta vicino a Pismo Beach! La tranquillità, il mare e un po’ di succo di carota accanto, lontano da tutto e tutti… non posso fare a meno di pensarci…» sbuffò a vanvera, perdendosi nel suo vaneggiare che risultava essere come un discorso a vuoto, dato che Taz non avrebbe comunque capito e – in quel preciso istante – era come in un’altra dimensione.
Difatti, nonostante fosse indubbiamente il più forte tra i due, il fatto di non aver mangiare da più di mezza giornata lo rendeva inquieto più del dovuto e completamente folle, in procinto d’esplodere da un momento all’altro.
Non potendo soddisfare le sue voglie istintuali col suo compagno d’avventura, si guardò intorno, sopra, sotto, praticamente dovunque: ma niente, non sembrava esserci nulla d’interessante.
Poi vide un qualcosa di luccicante alla sua destra, in un isolotto non raggiungibile a piedi per via del ponte incompleto che troneggiava sull’oceano che bagnava le coste della cittadina vichinga tutta da esplorare.
Taz era così stralunato e confuso che non fece altro che fiondarcisi a capofitto per capire cosa fosse, correndo in maniera scoordinata e selvaggia e facendo versi pazzi che riportarono Bugs alla realtà, vedendo appena in tempo come il suo “collega”  non riuscì ad arrivare al suo obiettivo entrando in contatto con la freddissima acqua nordica.
Sobbalzò urlando, cercando d’evitare di diventare quanto prima un gran ghiacciolo, causando l’ilarità di Bugs nel vederlo così patetico nell’arrancare a riva e massaggiandosi il sedere per lo smacco ricevuto, dato dalla troppa fretta.
«Gneh, amico…» fece Bugs cercando di soffocare una risata che – se troppo sguaiata – lo avrebbe condannato ad un’altra corsa perditempo «…prima di diventare carne da frigorifero per questi barbari, perché non chiamiamo la nonna tramite Titti? Guarda, sta lì».
Taz non disse niente e si limitò ad annuire, massaggiando dolorante il suo piccolo didietro ancora infreddolito dalle varie gocce con le quali era entrato in contatto: da piccolo aveva una tremenda fobia verso l’acqua che però non poteva rendere nota a tutti, se no i suoi amici-nemici ne avrebbero approfittato per fargli dispetti e scherzi di dubbio gusto.
Fortunatamente per lui la nonna non tardò ad arrivare.
Raggiante come sempre, si mise davanti ai due eroi e porse loro due piccole barrette energetiche impacchettate in un cartoncino di colori diversi, uno arancione e uno marroncino.
«Salve!» trillò lei improvvisamente guardando entrambi in volto «Immagino che sia dura per voi mangiare le poche cose che trovate in giro per i vari mondi. Ecco, prendete queste e mangiatene un po’ ogni qual volta avrete fa--»
Taz prese d’improvviso il regalo della donna e lo trangugiò in un baleno, ritrovando l’energia perduta che mostrò esibendosi in una giravolta che si protrasse per diversi, interminabili secondi.
La nonna ridacchiò, felice che il suo Tazzy fosse pronto a non mollare di fronte a prime avversità, così peculiari rispetto al luogo dove abitava solitamente.
Si rivolse poi a Bugs con fare serio e più eloquente, che aveva preso la sua ricompensa in una maniera più…pacata e signorile.
«Prima di tutto, voglio dirti che state facendo un ottimo lavoro, siete sulla pista giusta! Di questo passo, aggiusterò il regolatore molto in fretta» continuò la nonna con sincerità, muovendo armoniosamente la sua mano destra su e giù per confermare le buone nuove.
«Questo è lo spirito, nonna» disse il coniglio con fierezza, sereno della giornata che nonostante tutto volgeva lieta e per lui positiva.
Che cosa sarebbe mai potuto andare storto?
 
Non gli balenò il dubbio in mente nemmeno quando la nonna chiamò Taz a sé, affinché ascoltasse il resto delle cose che aveva da dire loro.
«Penso che dobbiate imparare una nuova combinazione per arrivare lì, non so se ve ne siete accorti» disse la nonna con fare schietto «Taz, perché non usi la tua forza erculea per lanciare Bugs dall’altra parte e recuperare il congegno? Potremmo chiamarla…»
A Taz l’idea piacque fin da subito e manifestò un’ilarità simile a quella che aveva esplicitato Bugs poco prima.
«Sì sì, Taz piace lanciare Bugs» parlottò il marsupiale battendo festoso le mani, causando l’ennesima risata di gioia della signora, che trovò subito l’idea per il nome ufficiale della combinazione.
«È deciso, allora! La combo si chiamerà “Lancia Bugs”. Sei contento, mio piccolo Tazzy
«NON MI PIACE IL SUONO DI QUESTA PAROLA!» berciò il coniglio come segno di protesta ma la nonna non la stava più ad ascoltare, oramai.
«Mi raccomando Taz, sollevalo a modo e modera la tua forza, specie ora che sei in piena forma e potresti fare danni. E non pensare di fare come vuoi perché tanto lo specchio mi dice tutto su di voi…» concluse leggermente più tetra l’anziana signora bluffando ma cercando di intimare un po’ di terrore a Taz, riuscendoci.
Bugs sarebbe voluto sprofondare in una tana più che volentieri: arrotolarsi e fare capriole a mezz'aria senza alcuna protezione sotto di lui?
Ah, quanto avrebbe voluto volentieri una controfigura!
Ma per il bene della missione e della tranquillità di quei mondi, capì subito che sarebbe stato costretto a far parte di quella mossa e adempiere al suo compito.
Taz – ancora scosso dalle parole finali della sua tutrice – lo sollevò a modo, prese una piccola rincorsa e lanciò perfettamente il compagno nell’isolotto dove poté recuperare il piccolo congegno argentato e continuare così la missione.
Si esibì in un’ulteriore capriola – stavolta precipitosa - per tornare nel bagnasciuga ma il suo errore gli fu fatale: non poggiò le sue zampe posteriori esattamente in terra ma nell’acqua, schizzando lievemente verso il fazzoletto che Taz aveva subito occupato dopo il lancio sul ponte.
Fu un attimo che Bugs non poté evitare; Taz impazzì per via della sua fobia e per fargliela pagare si avventò sul coniglio che, nonostante cercò di divincolarsi in tutti i modi possibili, si ritrovò nuovamente catapultato, stavolta però contro la sporgenza del terreno opposta all’oceano, sbattendo la testa non troppo violentemente ma abbastanza per sentire un po’ di dolore.
In un baleno, Taz s’impaurì ricordando le parole che la nonna gli aveva rivolto truce, convinto che da un momento all’altro sarebbe sbucata con la sua scopa o – peggio – col suo ombrello a pois a prenderlo a sculacciate.
Si precipitò accanto al compagno di sventure che con un’espressione corrucciata e teatralmente distrutta sembrava moribondo e sul punto di svenire. Quasi piangeva.
«Oh addio mondo crudele, che possa la nonna riparare la macchina del tempo senza il mio aiuto. Oh che tragedia, oh che doloooore!» recitò con tono solenne e drammatico e con tutto il fiato che riusciva a racimolare in quel momento, ingannando Taz come un pesce lesso.
Girò la faccia esanime, causando il panico più totale nel cuore nel diavolo della Tasmania che temeva d’averla combinata grossa e di subire presto o tardi le ire dell’anziana signora che si era occupata di lui, l’aveva coccolato, vezzeggiato e gli aveva insegnato tutti i rudimenti di una buona e sana educazione…con modesti risultati.
Rabbrividì quando sentì un “Oh giusto cielo!” provenire alle sue spalle: una voce dentro la sua testolina gli imponeva di non girarsi per non affrontare lo sguardo offeso della nonna, ma non poté non girarsi col fiato sul collo e con il groppo in gola, pronto a subire una dolorosa punizione che avrebbe meritato.
Ma con grande sua sorpresa davanti a lui c'era solo il mare e una delicata brezza marina che gli accarezzava il pelo e faceva lievitare qualche foglia vagante da alberi che non riusciva al momento a scorgere.
Si ritrovò tempestivamente a terra secondi più avanti, ululante di un dolore fastidioso e fulmineo, al quale tutti i maschi di qualunque specie – umana e animale non aveva effettiva importanza – sottostanno contro ogni volontà, specie se colpiti in quel punto preciso.
Era Bugs che, approfittando delle sue abilità da perfetto imitatore, aveva preso in giro Taz per dargli un calcio ben assestato rendendogli bellamente pan per focaccia, senza alcun rimpianto o paura.
«Senti, amico» si limitò a dire quasi scocciato Bugs Bunny, con fare deciso e non più infastidito «sarebbe meglio che in questo viaggio cercassimo di andare più d’accordo e d’abbandonare per un attimo le nostre divergenze. La verità…» sgranocchiò una carota, scandendo bene una pausa in modo da far capire totalmente il concetto al suo compare «…è che così potremmo conoscerci meglio lasciando star dispetti e scaramucce».
Taz non disse niente, rimanendo a terra col suo dolore e la brutta figura fatta fino a quel momento, a nemmeno un terzo dell’intero cammino.
Però sentì che il coniglio aveva ragione e che doveva smettere di fare il bullo per via del suo status da predatore, non era corretto, per la nonna e per se stesso.
In fondo quel roditore che faceva svolazzare le orecchie di qua e di là con fare nevrotico e quasi compulsivo non era così male.

(1764 parole)  
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Looney Tunes / Vai alla pagina dell'autore: Watashiwa