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Autore: Erina91    23/10/2016    4 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Strani sentimenti



Anche il banchetto a Parigi era andato bene. Sicuramente era stato tra i banqueting più eleganti a cui aveva partecipato da quando era entrato nell'Adashino C.B. Quei dieci giorni lontano da Megumi e vicino a Nakiri_senza Suzuki_gli erano serviti per capire cosa provava per Nakiri e gli avevano permesso di fare una scelta, seppur dolorosa, tra lei e Megumi. Certo.. la situazione economica della famiglia di Megumi era abbastanza grave e gli sarebbe rimasto accanto finché non avessero risolto perché glielo aveva praticamente promesso, dovendo per forza ritardare la rottura con lei.
Era molto legato alla famiglia di Megumi, i genitori di lei lo trattavano proprio come se fosse un figlio acquisito poiché erano di per sé gente accogliente e affabile; dunque, soprattutto per Megumi, aveva deciso di aspettare a lasciarla. Separarsi da lei ora che era in difficoltà non sarebbe stato lui: voleva bene a Megumi e non poteva cancellare quei quattro anni nel quale avevano condiviso tanto con uno schiocco di dita, glielo doveva per essergli rimasto accanto ed averlo amato profondamente. Lui, a differenza di Megumi, era stato scorretto nei suoi confronti: credendo di amarla, capendo troppo tardi che non era amore, l'aveva presa in giro tutti quegli anni. Anche per rispetto dei suoi sentimenti, per gratitudine, gli sembrava giusto aiutarla e restarle vicino in quel momento difficile.
Atterrati a Tokyo a 12.00, un'ora dopo era arrivato al suo appartamento trovando Megumi ad aspettarlo.
Quest'ultima gli aprì la porta e lo abbracciò forte, unendo le labbra con le sue.
-mi sei mancato, Soma-kun.- sorrise con dolcezza.
Lui ricambiò il sorriso e le rispose:
-anche te, Megumi.-
Da una parte era la verità, dall'altra no, perché ciò che gli mancava di più era poter stare liberamente con Nakiri_sebbene ora non potesse a causa della situazione di Megumi_.
Tra i pensieri, posò la valigia da svuotare sul letto matrimoniale.
Megumi l'aveva seguito in camera e lui l'afferrò per la vita, carezzandole il viso con l'altra mano, chiedendole premuroso:
-come stai Megumi? La situazione al ristorante è sempre la solita?-
Lei portò gli occhi a terra.
-purtroppo non è cambiata da qualche giorno fa. Immagino che ci vorrà del tempo. Spero si risolva.
Sono un po' spaventata, perché vedo che anche i miei genitori sono stressati.-
Strinse la sua mano con delicatezza e adottò un sorriso di circostanza:
-però non voglio parlare di questo. Non ci siamo visti per diversi giorni e vorrei godermi il tuo ritorno.-
Lui si intenerì di fronte a quel commento e declinò dispiaciuto:
-domani sera andiamo a cena fuori insieme. Te l'avevo promesso e così festeggiamo il mio ritorno per bene.
Devo abituarmi al fuso orario di Tokyo e non ci vedo più dal sonno. Ti dispiace?-
-nessun problema, Soma-kun.- fece lei, comprensiva. -ti capisco.-
-grazie della comprensione.- riprese lui:
-però parlare posso parlare, ce la faccio benissimo!- alzò il pollice ridacchiando. -quindi stai tranquilla.-
Anche lei si unì alla risata e iniziò a chiedergli di Parigi. -com'è andata? È una bella città? E il banchetto?-
Soma cominciò a raccontarle tutto, evitando intenzionalmente di parlare di quello che aveva capito in quei dieci giorni e che giornate aveva passato con Nakiri. Era difficile mentirle perché si sentiva orribile; però, se non voleva incrementarle l'ansia che già aveva per i problemi finanziari del suo ristorante, non poteva fare altrimenti per proteggerla dal dolore.
Lei, tuttavia, sembrò dubbiosa e pensierosa mentre spiegava com'era Parigi, com'era andato il banchetto e cosa gli era piaciuto di più della città. Cercò di nascondergli cosa stava pensando intanto che parlava, ascoltò solo in silenzio, facendogli qualche domanda più approfondita sul paese e sulla cultura francese quando le interessava un argomento in particolare, specialmente se si trattava di trucchi alimentari o ricette culinarie.
-..per cui, se ne hai la possibilità, dovresti proprio andarci!- concluse.
-potremmo tornarci insieme, Soma-kun, mi faresti da guida.- replicò lei.
Lui rimase un attimo spiazzato dalla domanda inaspettata e inizialmente non seppe cosa rispondere, poi abbozzò un sorriso. -magari potremmo.- disse in tono vago e in qualche modo disinteressato.
Megumi si era accorta della sua risposta sbrigativa e non si trattenne:
-tutto bene? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
Soma allora, accortasi dell'errore, cercò di rimediare come poteva:
-no, no. Non hai detto nulla di sbagliato. Sono solo stanco e a volte finisco per sembrare assente per questo.
Mi dispiace Megumi.- mentì ancora.
-ok..- accettò lei, con poca convinzione, ma non continuò il discorso.
Avvicinò le labbra fini verso le sue posandogli le mani sulle spalle e lo baciò cercando di farsi spazio all'interno della sua bocca. Lui infine, trascinato dalla sua dolcezza, rispose al bacio.

Quando si staccò da lui, sembrò ricordare qualcosa di importante:
-ah! Dimenticavo Soma-kun!- esclamò infatti, -tra poco è Natale! Lo sai che i miei genitori ti vogliono da noi, in quel periodo, per qualche giorno: ci tengono a vederti e ora più che mai, perché sono sicura che saresti in grado di farli sorridere e di dargli qualche consiglio utile.- avrebbe preferito non passare anche quell'anno il Natale con la famiglia di Megumi, soprattutto adesso che sapeva di non amarla. Illudersi o prendersi gioco delle persone non lo sopportava; per cui, continuare a stare con lei finché non fossero migliorate le “entrate” al ristorante, significava anche mentire ai suoi familiari sui suoi sentimenti. Sarebbe stato insopportabile da digerire, ma non poteva farci niente e neanche rifiutare l'invito a casa dei suoi genitori  perché Megumi ci sarebbe rimasta male.
Così, dopo essersi lasciato andare ad lungo sospiro, rispose:
-tranquilla Megumi! Non me lo sono dimenticato.-
Le strizzò l'occhiolino cercando di mascherare il fastidio che sentiva nel fingere con lei.
-verrò sicuramente dai tuoi genitori, come tutti gli anni.-
Megumi fu felice e sollevata dalla risposta. -grazie Soma-kun.- accompagnò tali parole con un bacio a fior di labbra.
-bene! Ora ti lascio riposare e intanto vado a fare la spesa per stasera.-
Pensò pure che, visto che era quasi Natale, doveva comprarle un regalo e che presto doveva iniziare la ricerca di esso. Spinto dai sentimenti per Nakiri, poi, desiderò comprare un regalo anche a lei e sapeva che, a differenza della scelta del regalo per Megumi, trovare un regalo adeguato a Nakiri sarebbe stato molto più difficile: era decisamente più complessa di Megumi in fatto di gusti e sicuramente non sapeva cosa potesse piacerle.
Si rese conto che, in quei pochi secondi, la sua mente era stata nuovamente invasa dai sentimenti per Nakiri, dimenticandosi di rispondere a Megumi. -ti ringrazio. Che ne dici se stasera preparo io la cena?-
-amo la tua cucina, Soma-kun, quindi sì.-
Detto questo, lo salutò lasciandolo da solo.
Al momento che fu sicuro fosse uscita di casa, imprecò adirato:
-maledizione!- “Perdonami Megumi..” pensò fra sé e sé.
A quel punto crollò distrutto dal fuso orario.



 
****


Megumi lo sospettava: Soma non era sincero e neppure tranquillo come cercava di farle credere, era tormentato.
La sua non era solo stanchezza, era sofferenza.
Aveva raggiunto la definitiva conclusione che le stava nascondendo qualcosa, che mentiva. Avvertì un dolore atroce al petto quando le soggiunse la forte sensazione che a Parigi fosse successo qualcosa tra Nakiri e Soma, e che quest'ultimo non le avesse detto come si sentiva veramente proprio perché sapeva che la situazione finanziaria del ristorante della sua famiglia era critica. Fu dolorosa l'idea che Soma non provasse più niente per lei e avesse deciso di restarle accanto solamente per pietà e commiserazione. Se ci rifletteva le veniva da piangere e sinceramente voleva credere di starsi sbagliando e soprattutto che fossero solo paranoie insinuate dalla gelosia provata per Nakiri. Preferiva credere alla seconda opzione piuttosto che pensare che Soma stesse con lei unicamente per compassione perché era riprovevole. Ed era meschino nei suoi confronti avere tutti questi dubbi sulla loro relazione, non fidarsi di lui, ma era più forte di lei: c'era qualcosa che non la convinceva nel comportamento di Soma e questo da quando era ricomparsa Nakiri.
Megumi scosse la testa cercando di scacciare quelle moleste supposizioni. Anche così, però, non riusciva a cancellare la dura realtà che da diversi mesi non era più come prima con lui. Era cambiato praticamente tutto. Lui era cambiato.
Cercò di bloccare tali pensieri quando finalmente entrò nel supermarket. Doveva smetterla di essere tanto sfiduciata e insicura. Doveva farsi forza e fu proprio l'ennesima immagine del volto di Takumi a tirarle su il morale e anche il suo cuore ebbe un sussulto di gioia. Perché? Bella domanda. Prima o poi doveva anche capire perché si sentiva in quel modo quando si trattava di pensare a Takumi_visto che era innamorata di Soma e soffriva per lui_.
Per ora, benché la forte convinzione di amare Soma, c'era qualcosa che le impediva di rinunciare al consolante e allegro volto di Takumi poiché era stato come una "medicina" contro la sofferenza.



 

****


Erina chiuse la telefonata dopo aver acquistato l'ennesimo cliente per il prossimo evento: sarebbero andati a Nagano i primi di gennaio, sulle montagne giapponesi. Aveva prenotato l'hotel per una settimana. L'organizzazione del banchetto si sarebbe svolta interamente là e anche l'appuntamento con i clienti con cui avrebbero collaborato nella direzione di esso. Sarebbe stato interessate: avevano la possibilità di sciare per qualche giorno e soprattutto sia Marika che Naoki si sarebbero divertiti molto sulla neve. Marika sciava da quando aveva 4 anni e aveva fatto i corsi per due anni di fila e più volte all'anno, seguita molto da Alice. Aveva deciso di informare i suoi colleghi del nuovo programma il giorno seguente in riunione. Tra l'altro Alice si era fissata di voler organizzare una festa di Natale prima di salutarsi per le vacanze natalizie (non avevano banchetti in quel periodo e dunque l'Adashino C.B chiudeva per una settimana dal 23 dicembre in poi). Inizialmente Erina era stata contraria a quella proposta, ma poi anche Hisako l'aveva convinta e alla fine aveva accettato.
Ora che ci pensava, visto che la festa sarebbe stata tra una decina di giorni_da quanto avevano stabilito_era il caso di iniziare ad avvisare i colleghi dell'evento e prima che prendessero altri impegni. Visto che ormai mancava poco alla fine dell'orario lavorativo e tutte la sua burocrazia della giornata l'aveva completata in anticipo, decise che poteva iniziare ad avvisare i colleghi. Passò da gran parte degli uffici per avvertire, raccogliendo diversi invitati, quando si ritrovò davanti a quello di Yukihira. Doveva dirlo anche a quest'ultimo, però dopo Parigi la situazione tra loro si era complicata ulteriormente facendosi più pericolosa e limitativa di prima. Avrebbero dovuto allontanarsi e invece si erano solamente avvicinati di più passando gran parte delle giornate insieme e lontano dagli attuali e rispettivi compagni.
Yukihira aveva salito un altro “scalino” dentro al cuore di Marika, sempre di più, e purtroppo anche dentro il suo. 
Temeva di entrare dentro al suo ufficio e farsi travolgere dai suoi sentimenti per lui, perché sapeva benissimo come si sarebbe sentita. Come lui l'avrebbe fatta sentire e come purtroppo le riscaldasse l'animo con un solo sorriso.
Doveva solo controllarsi, essere indifferente, e rispettare le dovute distanze.
Raccolse un profondo respiro per farsi coraggio e alla fine bussò.
La calda e armoniosa voce di Yukihira la accolse e si ritrovò dentro allo studio senza neanche accorgersene.
-Nakiri!- le sorrise solare. Vide che gli occhi di Yukihira si posarono sul suo completo da lavoro: camicetta bianca un po' sbottonata in cima e gonna nera accompagnata da tacchi a spillo.
-certo che questa divisa ti dona davvero!- si complimentò esplicito -da quando siamo diventati colleghi l'ho sempre pensato, però non te l'ho mai detto.- aggiunse, come se fosse il comportamento più naturale del mondo.
Lei avvampò. -potevi continuare a non dirlo.-
-scusa Nakiri, lo sai che a volte non mi trattengo.- ridacchiò divertito.
La guardò negli occhi, studiandola, immergendosi in essi.
Si sentì a disagio di fronte quello sguardo, per quanto intenso e penetrante fosse. Assai appassionante.
Per l'imbarazzo suscitato dalla piacevolezza di essere guardata così da lui, cercò di essere la prima a distogliere l'attenzione in modo da mantenere il dovuto distacco; per farlo socchiuse gli occhi.
Sentì solo la poltrona del ufficio spostarsi e i passi di Yukihira farsi sempre più vicini a lei, finché non avvertì il suo respiro sul volto e il profumo speziato misto a tabacco che tanto la attraeva invaderla.
Prima che potesse fare qualcosa, fu lui a parlare:
-cos'è che ti porta nel mio ufficio? È per qualche comunicazione?-
-sì, solamente per una comunicazione.- precisò puntigliosa, sfuggendo ai suoi occhi un'altra volta.
-cercherò di essere il più breve possibile perché non ho intenzione di perdurare questo incontro con te.
E anche adesso sarebbe meglio tornassi a sedere.-
Yukihira ignorò la sua asserzione e rimase davanti a lei.
-quale sarebbe questa comunicazione?-
Alla fine raccolse la forza per sostenere il suo volto.
-Alice vuole organizzare una festa di Natale. Ci saresti?-
Deglutì tesa, appena lui le sfiorò le dita con leggerezza.
-tu ci andrai Nakiri?- le domandò ad un passo dalle sue labbra.
La guardò nelle iridi e indugiò nuovamente verso i suoi labbri.
-sei troppo vicino, Yukihira.- riuscì solo a farfugliare. -mi dà fastidio.-
Le dava fastidio non perché le facesse schifo, affatto purtroppo, bensì perché presto sarebbe finita per essere irrimediabilmente attratta dalle labbra di Yukihira lasciandosi guidare dall'istinto_come sempre_vista la vicinanza eccessiva tra le loro bocche e non poteva succedere, eppure lui sembrava tentarla apposta. Sapeva benissimo cosa lei sentiva e quello che lui voleva, glielo aveva chiaramente confessato, e come sfruttare le sue debolezze e i suoi sentimenti per lui in uno sfizioso e sottile gioco di seduzione. -non hai risposto alla mia domanda, Nakiri?-
-non lo faccio finché non ti allontani.- replicò a fatica.
Lui allontanò le labbra delle sue, sorprendendola, e portò gli occhi di lato. Il suo volto si fece improvvisamente cupo:
-tranquilla Nakiri, volevo solo stuzzicarti un po' per divertirmi con le tue reazioni.- asserì rivolgendole un sorriso tutt'altro che divertito, piuttosto amareggiato e falso; infatti era stato imprevedibile.
-non pensavo che ti saresti tirato indietro subito. E cos'era questa pessima risposta? Non è da te, Yukihira.-
-Nakiri.. non avevi detto che avresti stringato il nostro incontro? Perché invece di farlo ti stai preoccupando per me?-
-hai ragione! Non dovrei preoccuparmi per te, visto come ti stai comportando.- ribatté offesa. -quindi, invece di chiedermi cosa farò io, perché non mi confermi la tua presenza alla festa o meno?-
-verrò alla festa. Ci tengo a salutare anche gli altri.-
-non mi chiedi più se ci sarò anch'io?- prima di fermare quella domanda, essa era uscita di bocca d'impulso e maledì la sua mancanza di autocontrollo. Arrossì di botto. -lascia stare, Yukihira.- borbottò, ritirando tali parole.
-vuoi che te lo chieda, Nakiri?- domandò provocatorio.
-si può sapere perché fai così? Certo che sei proprio lunatico!-
-non farci caso. In questi giorni non sono me stesso.- decretò schivo.
Abbozzò un sorriso dolce e glielo regalò. -non ce l'ho con te, Nakiri. Spero che tu ci sia alla festa.-
Lo strano atteggiamento di Yukihira stava iniziando ad incuriosirla e moriva dalla voglia di sapere cosa c'era che non andava e perché gli sembrava più triste del solito e circondato da un'ala di sofferenza.
Yukihira solitamente non era tipo da far vedere i suoi punti deboli, ciò che lo preoccupava, in qualsiasi caso era avvolto da un'aura di ottimismo e altruismo verso gli altri. Soprattutto con le persone a cui teneva.
Quel giorno sembrava essere angosciato e l'aveva notato subito. Qualcosa lo preoccupava e pensò di essere lei il problema. Non poteva mostrarsi troppo agitata per causa sua, preoccupata nel vederlo diverso_perché questo avrebbe comportato un avvicinamento emotivo ulteriore_e, visto che non poteva permetterselo, non insisté con le domande cambiamendo completamente discorso. -è invitata anche Todokoro.-
Non sopportava di dovergli dire di portare la sua ragazza dato che egoisticamente avrebbe preferito non ci fosse; però, non chiederle di lei, sarebbe stato ingiusto e sospettoso. Si era perciò sforzata di invitarla.
-certo, glielo dirò.- disse lui. Non negò di aver sperato in una risposta diversa_anche questo era sbagliato_.
Sbaglio o Yukihira le aveva detto avrebbe lasciato Todokoro perché non era innamorato di lei?
Perché continuava a starci insieme e a fingere che il loro rapporto fosse tornato come prima?
Per caso aveva deciso di proseguire la loro relazione?

Quella possibilità la ferì: avvertì un groppo doloroso e fastidioso allo stomaco al pensiero che lui avesse mentito su ciò che le aveva detto o ripensato alla decisione di lasciarla per lei. Voleva chiedergli spiegazioni sul perché fingesse di non averle detto quelle parole a Parigi o perché si sentisse tanto nervoso quel giorno.
Era doloroso sapere di non poterlo fare se voleva allontanarlo e dimenticarlo una volta per tutte.
Si stupì di trovare la forza di non entrare in quel discorso.
-d'accordo.- affermò piatta. -fammi sapere se verrà. Sto contando chi c'è.-
Calò il silenzio tra loro ed Erina, che faticava a trattenere le domande su Todokoro, decise che era il momento di uscire prima che la sua curiosità esplodesse di lì a poco.
-non andartene subito, Nakiri.- la richiamò, fermandola per la spalla. -non voglio che tu te ne vada. Che tu vada da Suzuki.-
Lei continuò a dargli le spalle e Yukihira seguì:
-dopo la festa di Natale non ci vedremo fino a gennaio perché andrò dai genitori di Megumi. Quindi resta.-
Si stizzì sentendo che nemmeno prima del periodo natalizio aveva intenzione di lasciare Todokoro e la teoria di un suo ripensamento diventava sempre più probabile. Cosa stava facendo, allora? Cosa voleva?
-non stiamo insieme, Yukihira, smettila di comportanti come se fossi una tua proprietà. Secondo.. non parlarmi di Todokoro con tanta leggerezza. Non sopporto di averti sentito dire parole tanto forti sul lasciarla, a Parigi, e poi sentirti parlare dei tuoi amorosi programmi con lei durante le vacanze di natale. Come sai, odio essere presa in giro.
Non avrei comunque lasciato Rokuro per te..- deglutì davanti all'ennesima mezza bugia a se stessa -..ma neanche accetto di lasciarmi sedurre dalle tue parole per poi sentire che sembri aver ritirato tutto ciò che mi hai detto.-

Era arrabbiata. Frustrata. Invidiosa.
Si faceva schifo per essere così gelosa di Todokoro e per non riuscire a nasconderlo a Yukihira.
Le braccia di Yukihira la avvolsero da dietro in un abbraccio pieno di sentimento e ricco d'amore, di passione e dolcezza. Non riuscì a scappare da quel contatto tanto prezioso, rassicurante, capace di frenare la sensazione di abbandono e spaesamento che l'aveva travolta appena lui aveva annunciato che avrebbe passato il natale dai familiari di Todokoro.
Sapeva benissimo cosa provava per lui. Ora più che mai. Ascoltare cosa le stava trasmettendo quell'abbraccio di un impatto emotivo ricolmo di significati, che racchiudeva tutti i veri sentimenti di Yukihira per lei, le aveva solo schiarito di più le idee. Sapeva quel era il significato di quel sentimento. Lo sapeva chiaramente. Lei amava Yukihira.
In ogni caso, nonostante la consapevolezza e l'accettazione di quei sentimenti, continuare a stare con Rokuro era la soluzione migliore per proteggere il segreto che nascondeva a Yukihira. Quel segreto non doveva uscire dalla sua bocca.
Sperava solo che, accontentandosi del rapporto con Rokuro, pian piano anche i suoi sentimenti per Yukihira si sarebbero placati e magari spinti nell'angolino più profondo della sua coscienza.
-ci sono dei motivi seri, che non ti posso dire, per cui continuo a stare con Megumi.
Non lo faccio per amore, Nakiri, credimi. Non ho dimenticato quello che ti ho detto a Parigi.
Quello che provo per te non è cambiato.-
Non smise di abbracciarla stretta.


 

****


Era arrivato al limite: non riusciva più a mentire a Megumi, ogni giorno che passava accanto a lei era sempre più difficile recitare; eppure non poteva lasciarla e per conseguenza aveva sempre più fretta di farlo, di interrompere quella stressante messinscena. Ogni volta che parlava con Megumi e lei si mostrava carina e sincera con lui, era sul punto di chiuderla definitamente perché si sentiva orribile. Allo stesso tempo aveva fretta di stare con Nakiri perché, vedendola ogni giorno, la forte attrazione e i profondi sentimenti per lei crescevano a dismisura facendosi inarrestabili e irresistibili.
Tutto ciò lo rendeva irrequieto, impulsivo, emotivamente instabile e decisamente lunatico.
Anche in quel momento, mentre la abbracciava e cercava di non allontanarla pur sapendo che questo inconveniente con Megumi gli avrebbe impedito di dedicarsi del tutto alla conquista di Nakiri, voleva tanto non se andasse.
Voleva unirsi a lei e dare sfogo ai suoi sentimenti, ma era vincolato a Megumi e di fatto non poteva farlo. Di fatto era ancora fidanzato con Megumi. Non poteva semplicemente cancellare la situazione in cui era. Era sbagliato.
-Yukihira.. qualsiasi cosa tu dica non mi interessa.- tentò di allontanarlo ancora lei.
-non possiamo fare quello che stiamo facendo. Basta.-
Sentiva distintamente che per Nakiri era difficile respingerlo, ma c'era sempre qualcosa che le dava una forza in più di lui per farlo. Yukihira voleva tanto sapere cosa fosse e perché si ostinasse ad ignorare i suoi sentimenti per lui.
-se dopo la festa di natale saremo distanti per me sarà la cosa migliore, Yukihira: io sarò con Rokuro, Marika e Alice_e famiglia_da mio nonno e tu sarai da Todokoro come è giusto che sia.
Non lascerò Rokuro per te e a maggior ragione se so di non potermi fidare di quello che dici.-
Si staccò bruscamente dalla sua presa e lui si portò una mano tra i capelli.
-non mi tirerò indietro comunque, Nakiri.- ribadì serio. -lo sai che non lo farò.-
Lei lo guardò ancora negli occhi. Soma colse in Nakiri un'espressione malinconica: non era felice di quello che aveva detto, però continuava ad esserci qualcosa che le impediva di ammettere completamente quello che pensava e ciò che desiderava davvero. Voleva scoprirlo. Voleva capirla di più. Perché si costringeva a stare con una persona che non amava davvero?
-quello che dovevo dirti l'ho detto. Me ne vado.- cercò di usare un tono freddo, ma a lui parse più che altro tremante ed ebbe l'istinto di accarezzarle una guancia: alzò lentamente la mano verso il suo volto, ma qualcosa negli occhi determinati di Nakiri_convinti di andarsene_lo bloccò dal concludere il movimento e di conseguenza abbassò la mano lungo il suo fianco, dispiaciuto, portando le iridi di lato. Ripensò alla frase che gli aveva detto:

Non lascerò Rokuro per te, a maggior ragione se so di non potermi fidare di quello che dici.”

Frase che ovviamente alludeva alla dichiarazione che le aveva fatto a Parigi.
Era vero tutto quello che le aveva detto: voleva lasciare Megumi ed era sottinteso che lo facesse perché amava Nakiri. Perché l'aveva scelta. Questo, tuttavia, lo sapeva solo lui e non poteva aspettarsi che Nakiri gli credesse sulla parola_non era tipo da farlo_ e soprattutto se era comunque ostinata a stare con Rokuro. Come aveva immaginato: se restava legato a Megumi per amore o per altro, Nakiri non avrebbe mai aperto il suo cuore a lui. Adesso non poteva e in questo modo non sarebbe riuscito a conquistarla. La situazione in cui era finito era schifosa, complessa e priva di scelta purtroppo, lo sarebbe stata fintantoché il problema della famiglia di Megumi non si fosse risolto oppure migliorato anche solo un po'.
-per oggi ti lascerò andare, Nakiri.- le sorrise, allora, con tenerezza. -ti ho stuzzicato abbastanza.- ridacchiò cercando di sciogliere la tensione creatosi tra loro. Non poteva fermarla di nuovo. Non ora. Non era il momento.
Capiva i motivi di Nakiri e doveva rispettarli per adesso e, se era una persona matura, doveva anche essere capace di riuscirci. Lei lo guardò negli occhi. -mi aspetto che tu ci sia alla festa.- confessò vergognosa:
-se mancherai non ti perdonerò!- puntualizzò paonazza e per la prima volta spontanea da quando le aveva detto di “lasciar perdere”, segno che sciogliere la tensione con il suo atteggiamento sbarazzino era servito ad appianare la conversazione.
-a domani, Yukihira.- lo salutò, in seguito, sottovoce.
-a domani, Nakiri.- le sorrise lui.
A quel punto si salutarono definitamente e lei lasciò il suo studio.
Lui sospirò stancamente: sapeva di aver fatto i suoi errori e scegliere di rimanere accanto a Megumi ancora un po' l'avrebbe frenato dall'essere più esplicito e diretto con Nakiri, ma anche quest'ultima era davvero testarda e lui sapeva che sarebbe stato arduo riuscire a stare finalmente con lei. Insieme come una vera coppia.


 

****


Megumi stava girando per negozi alla ricerca dei regali di Natale. Non aveva idea di cosa regalare a Soma perché sembrava avere già tutto, ma non voleva presentarsi a Natale senza un regalo_poiché lui glielo avrebbe fatto_.
Da quando era tornato da Parigi, la distanza tra loro sembrava essersi fatta più ampia di prima e anche a lavoro non riusciva a pensare ad altro che alla loro precaria relazione, incapace di riuscire a recuperare il rapporto che avevano in passato. Tuttavia, non poteva farci nulla perché la rottura del loro rapporto non dipendeva da incomprensioni, anche forse, ma soprattutto dalla mancanza dei sentimenti che condividevano in passato. Non era più come prima e non potevano tornare indietro. Ormai la loro relazione si era raffreddata, ma anche così Megumi sperava che andando con lui dai suoi genitori per Natale e stando diversi giorni a stretto contatto, in un paesino sperduto e Soma lontano dall'Adashino C.B e specialmente da Nakiri, potesse aiutarli a recuperare quello che avevano perso negli ultimi mesi.
Era consapevole fosse una vana speranza, ma fino alla fine voleva tentare e tornare ad essere quelli che erano prima.
Nel mentre rifletteva, passò accanto ad una vetrina nella quale era esposta_attorno al collo di un manichino_ una sciarpa a righe bianche e blu. Restò diverso tempo ad osservare incantata quella sciarpa sportiva ed invernale, di marca, e quello che la sorprese fu che non collegò tale oggetto ad un possibile regalo da fare a Soma, bensì a Takumi; infatti, un immagine di Takumi con quella sciarpa al collo e vestito con Jeans, golf e scarpe da ginnastica comparse nella sua testa: dentro alla sua mente gli calzava a pennello apparendogli come un modello occidentale di discreta bellezza.
Scosse la testa confusa da quel pensiero: quell'appuntamento al bar sembrava averle fatto il lavaggio del cervello e difatti non riuscì a controllare i suoi movimenti che, istintuali, procedettero all'interno del negozio di capi maschili.
Mezz'ora dopo uscì con in mano il sacchetto e la sciarpa scelta per Takumi, ancora perplessa dalle sue reazioni.
Non aveva mai fatto un regalo a Takumi, questa era la prima volta. In effetti gli era grata per il sostegno e l'appoggio che lui le aveva dato ogni volta che stava male per Soma, ma sapeva altrettanto che non era esattamente un gesto di gratitudine quello che aveva appena fatto. Era stato spontaneo. Non riusciva a capire cosa sentiva per Takumi, poiché i sentimenti per Soma non erano affatto svaniti. Continuò a pensare a cosa stava succedendo al suo cuore e seduta in un piccolo locale gli scrisse addirittura un biglietto di auguri, in cui vi riportò anche i ringraziamenti per esserle stata vicina negli ultimi mesi di sofferenza. Pensando a quello che stava facendo si sentiva imbarazzata, visto che era anche la prima volta che gli scriveva un biglietto. Le sembrava di essere una ragazzina alla prima cotta e arrossì di botto di fronte a quel pensiero, maledicendo il suo adulterio mentale. Che stava facendo? Ora ne aveva la certezza: nonostante i radicati sentimenti per Soma, era evidente che in qualche modo si sentisse attratta dalla gentilezza di Takumi e ultimamente anche dal suo aspetto fisico. Come se non bastasse, il destino volle che proprio andando verso la metro per tornare al suo piccolo paesino di campagna, attraversò davanti al ristorante di proprietà degli Aldini. Si bloccò senza riflettere, guardò prima l'entrata del locale con il suo elegante gazebo e poi la strada davanti a sé, indecisa se entrare a salutare i gemelli o meno e alla fine, spinta molto dall'irrazionalità, fece la prima scelta trovando alla cassa_impegnato a contare gli incassi del pranzo_proprio Takumi che, vedendola, si aprì in un espressione sorpresa:
-Megumi! Che ci fai qui?-
Megumi, prontamente, nascose dietro la schiena il sacchetto con dentro la sciarpa per Takumi.
Perché era entrata? Chi glielo aveva fatto fare?
-scusa l'improvvisata, Takumi-kun..- iniziò timidamente e provò a giustificarsi:
-..è che stavo andando verso la metro per tornare nel mio paesino e passavo di qui e alla fine sono entrata.
Sicuramente sarete occupati. Scusate!- si stuzzicò le mani dietro la schiena, intente anche a stringere più che potevano il sacchetto della sciarpa, nervosa e devastata dal tumulto di emozioni che la stavano assalendo.
Takumi le sorrise con dolcezza e lei non riuscì a controllare il subbuglio del suo cuore davanti a quel sorriso.
-non preoccuparti.- la rassicurò gentilmente:
-avevo appena finito di contare gli incassi del pranzo. Mi fa piacere che hai pensato di entrare.-
Lei distolse lo sguardo e si sentì leggermente arrossire.
-spero di non averti disturbato, Takumi-kun.-
-no, affatto. Sono sincero.- ribadì ancora, con naturalezza. -come stai? Soma è tornato, vero?- chiese, avvicinandosi a lei.
Megumi si trovò il volto di Takumi abbastanza vicino al suo, sussultando a quella vicinanza, nel frattempo che si specchiò nei suoi occhi color cioccolato per scambiarsi un'occhiata intensa ed attrattiva.
-sì, è tornato.- rispose infine, dopo una pausa in cui era rimasta ad osservare i delicati contorni del viso di Takumi sentendosi per un attimo mancare il respiro. -sto abbastanza bene, a parte i problemi al ristorante.-
-che tipo di problemi?- chiese con aria preoccupata, Takumi, portando una mano sopra la sua guancia per accarezzargliela in un gesto che sembrò essere stato inconscio, che la mandò in confusione.
-sono gravi?- rincasò ancora. Megumi era ancora scioccata dal contatto con la calda mano del ragazzo e non rispose immediatamente. Arrossendo un po', ancora impacciata per la carezza, piegò lievemente le labbra in un sorriso e rispose:
-un po', ma non voglio deprimermi subito. Voglio essere ottimista.-
Anche Takumi le sorrise e sembrò accorgersi solo in quel momento di aver posato la mano sulla guancia di Megumi e la scostò quasi scottato; dunque, imbarazzato quanto lei, volse lo sguardo altrove e si grattò la nuca intimidito:
-scusa Megumi, ho l'abitudine a prendermi troppe libertà a volte.-
-nessun problema, Takumi-kun.- farfugliò lei, -anzi.. è meglio che vada, altrimenti la metro per il mio paesino nel tardo pomeriggio inizia a passare ogni mezz'ora e arrivo troppo tardi a casa.- aggiunse frettolosa, dandogli le spalle a causa della tensione che si era nuovamente creata tra loro_come succedeva ultimamente dopo quell'appuntamento_.
Lui si schiarì la voce proseguendo:
-ammiro molto come cerchi di affrontare i momenti difficili e provi a nascondere le tue paure, ma si vede che non stai affatto bene. Sembri stressata e spossata, per cui se hai bisogno di consigli_anche per il ristorante dei tuoi genitori_non farti problemi a chiedermi aiuto, ok?-
Megumi nascose un sorriso, commossa dalle premure di Takumi e dalle curate attenzioni che le riservava.
Su questo aspetto_soprattutto quello emotivo_ anche se le dispiaceva ammetterlo, la stava incoraggiando molto più di Soma. Non sapeva se fosse colpa della distacco che sentiva da parte di quest'ultimo o proprio una questione di differenti caratteri, ma era più sul rispondersi con la prima opzione perché di fatto Soma si faceva in quattro per tutti, soltanto non era bravo a mentire sui suoi sentimenti se sapeva di far soffrire qualcuno e finiva involontariamente per allontanarsi. Anche se le aveva detto che le sarebbe rimasto accanto in questo periodo buio, aveva l'impressione che cercasse di non crearle più aspettative o di non illuderla, solo limitarsi a sostenerla in questo momento difficile e tale atteggiamento di certo non la faceva sentire positiva sul recupero del loro rapporto. Ora come ora sembrava una causa persa.
Doveva trattenere le lacrime, non voleva che Takumi la vedesse piangere e fosse poi costretto a consolarla come al solito; gli sarebbe sembrato di approfittarsi della sua disponibilità e non era passata da lui per quello. Ancora non sapeva cosa l'avesse convinta ad entrare al suo ristorante, ma era certa non fosse per ricercare un conforto o della misera compassione. Voleva farlo e basta. -grazie Takumi-kun.- gli disse solo.
Tornò vicino a lui e guidata da un istinto magnetico gli spostò un ciuffo ribelle dalla fronte, sorprendendosi lei stessa per quello che aveva fatto e lasciandolo conseguentemente di stucco. -perché sei così gentile con me?-
Perché gli aveva fatto una domanda tanto ardita dopo averlo nuovamente sfiorato?
In questi giorni doveva essere emotivamente instabile, perché non era possibile che in presenza di Takumi la sua testa viaggiasse per conto proprio senza riflettere sulle ripercussioni dei suoi comportamenti.
Takumi portò gli occhi a terra, celò l'imbarazzo come reazione al suo gesto, e poi tornò ad esplorare il suo volto.
-non lo so perché lo faccio. Ti sembrerà strano, ma non riesco a capirlo. Mi viene spontaneo con te.
Mi dispiace non poterti rispondere con certezza, Megumi.-
Lei si fece vergognosa e fece due passi indietro da lui:
-no Takumi-kun, scusami tu per la domanda indiscreta. Non dovevo fartela e basta. In questi giorni non sono in me, quindi non fare troppo caso ai miei atteggiamenti. È l'ultima cosa che vorrei.- provò a rimediare.
Nemmeno lei capiva cosa le stava succedendo, in quei giorni, e forse la sua situazione familiare l'aveva sconvolta a tal punto che finiva per commettere azioni che, se invece fosse stata tranquilla e rilassata, non avrebbe commesso.
Come quello che le scatenava Takumi: magari era solo un eccesso di gratitudine per il suo sostegno, vista che sentiva di amare ancora Soma. Non era possibile che le piacessero due persone contemporaneamente, giusto?
-non è successo niente di strano. Non ti devi scusare.- la tranquillizzò lui.
Lei rimase in silenzio, lo guardò ancora negli occhi e annuì:
-bene.. adesso è meglio che vada davvero. Devi lavorare.-
-sono contento che sei passata, Megumi.- confessò lui, sinceramente.
-ha fatto piacere anche a me.- ammise lei.
Lo salutò e si avviò rapidamente verso l'uscita del ristorante.
A causa della camminata cadenzata e frettolosa, saltò fuori della sua borsa un piccola busta che non produsse nessun suono nel piombare a terra e prima che potesse raccoglierla e rendergliela, lei era già uscita.


 

****


Takumi raccolse quella piccola busta, provò a rincorrere Megumi ma lei era già scomparsa dalla sua vista e mentre se la rigirò tra le mani vide che dalla parte opposta vi era scritto “per Takumi-kun”. Sgranò gli occhi colpito e travolto dalla curiosità la aprì e strappò la carta della busta per tirar fuori un foglio dove vi erano scritte delle parole:
 
Ciao Takumi-kun, so che non ci siamo mai fatti regali di Natale e forse ti sembrerà strano, ma ho voluto fartelo lo stesso per ringraziarti di essermi rimasto accanto nei momenti difficili negli ultimi mesi.
Mi sembrava giusto ringraziarti in qualche modo e così ho comprato il regalo.
Questo anche per dirti che non voglio che tu faccia la stessa cosa, per cui non preoccuparti di farmi un regalo per cortesia.
Spero ti piaccia!

Buon Natale, Takumi-kun!


Takumi era senza parole. Quel biglietto, seppur semplice, gli aveva fatto battere il cuore a mille e non era sicuro gli sarebbe successo con qualsiasi altra ragazza, anzi.. non era per niente convinto: era felice. Era emozionato. Ricevere un biglietto tanto dolce da lei, gli aveva solamente aperto di più quello che sentiva: aveva la certezza che Megumi gli piacesse.
Già lo aveva capito quel giorno che si erano visti per un caffè, ma l'emozione che sentiva dopo aver letto un misero biglietto gli aveva confermato i suoi sentimenti e questo era un grosso problema dato che Megumi era la ragazza del suo migliore amico. Aveva provato a lungo ad ignorare i suoi sentimenti per Megumi, ma adesso il suo cuore non ce la faceva più a nasconderli. Voleva ammetterli. Voleva accettarli completamente. Non poteva più mentire a se stesso.
E adesso cosa doveva fare? Sapeva di doversi tirare indietro, di non potersi intromettere nella relazione tra Megumi e Soma perché avrebbe perso l'amicizia del suo amico e probabilmente anche la ragazza che gli piaceva.
Era consapevole che Megumi amasse Soma e anche se sembrava essersi accorta di lui in qualche modo, non poteva certo aspettarsi che un semplice interesse per lui potesse sostituire o prendere il posto dei suoi sentimenti per Soma.
L'aveva amato per tanto tempo e anche se si fossero lasciati non l'avrebbe dimenticato facilmente.
Erano stati insieme quattro anni, più due di quasi totale convivenza: non era una relazione da poco.
No.. non poteva intromettersi nel loro rapporto, non finché continuavano a stare insieme.
La soluzione migliore per evitare che i sentimenti per Megumi crescessero ancora, era eliminare qualsiasi tipo di contatto con lei e questo anche se sapeva che Soma non provava più le stesse emozioni di un tempo per Megumi.
Non poteva mettersi in mezzo e basta. Crearsi delle speranze con lei, tra l'altro, non lo aiutava a non pensarci.
Quindi sì, sebbene volesse restarle accanto, aiutarla in questo periodo storto, buio, non poteva permettersi di rovinare i rapporti con Soma e Megumi. Sì, se non fosse stata lei a cercarlo, lui non l'avrebbe fatto. Doveva resistere dal farlo, almeno finché la situazione tra lei e Soma non fosse stata chiara. A questo proposito, voleva sentire Soma com'era andata a Parigi e se aveva capito cosa voleva e con chi desiderava stare. Sapeva che adesso non era il momento di chiederlo: se lo avesse chiamato per parlare solo della sua situazione con le due ragazze, l'avrebbe fatto solamente per un suo egoistico interesse e non voleva “vendere” o sfruttare così la loro amicizia. Sarebbe stato meschino da parte sua e in ogni caso doveva essere Soma a decidere di parlargliene. Comunque, pensò anche che gli avrebbe fatto piacere sentirlo visto che era da quando era partito per Parigi che non si parlavano e ancora di più che non si vedevano dato che erano stati entrambi molto indaffarati. Deciso questo, infatti, compose il suo numero per chiamarlo stabilendo che avrebbe evitato del tutto il discorso Megumi/Nakiri. -pronto Soma! Come stai?-


 

****


Un ora prima..
Le vacanze di Natale si avvicinavo e Soma era andato a cercare un regalo per Megumi, visto che lei sicuramente glielo avrebbe fatto. Non aveva idea di cosa farle e alla fine, passando davanti ad una gioielleria, le comprò un paio di orecchini in oro bianco. Stava pensando da diversi giorni, inoltre, di prendere anche un regalo a Nakiri.
Non conosceva i suoi gusti in fatto di regali, dunque stava girando a vuoto; tuttavia, appena attraversò una vetrina di un pittoresco negozio di soprammobili, notò esposto quello che sembrava un antico carillon con sopra una figura di una bambolina vestita con un lungo abito perlato, bionda, che gli ricordò Nakiri. Oltre a questo, di non poco spessore, tale bambolina aveva tra le mani una torta di fragole. Estasiato da quel carillon, entrò dentro al negozio e aprì il cofanetto da dove si innescò una dolce melodia che ricordava molto il sottofondo di un valzer. Pensò subito che fosse adatto a Nakiri: elegante e grazioso al punto giusto, difatti sembrava anche caro, ma non gli importò; infatti decise di comprarlo immediatamente perché pareva essere rimasto l'ultimo in vendita. Non sapeva quando glielo avrebbe dato visto che per il resto delle vacanze natalizie non si sarebbero frequentati, purtroppo, e anche durante la festa di natale che aveva in mente di organizzare Alice sarebbe stato impossibile, dato che pure Megumi e Suzuki sarebbero stati presenti e non aveva nessuna intenzione di far soffrire la sua ragazza_almeno finché continuavano a stare insieme voleva proteggerla dalla sofferenza_. La commessa del negozio impacchettò il carillon con la maggior cura possibile.
-faccia attenzione..- lo avvisò -..è un oggetto delicato, cerchi di non fare movimenti troppo bruschi.-
Gli passò il pacco e gli sorrise. -la ringrazio. Starò attento.-
Salutò la commessa ed uscì dal negozio. Era soddisfatto degli acquisti che aveva fatto ed era sicuro che, sebbene non conoscesse pienamente i gusti di Nakiri, quel carillon le sarebbe piaciuto. Pensò anche a Marika e stupendosi lui stesso, desiderò fare un regalo anche a lei. Voleva davvero dare alla bambina qualcosa di suo, speso con il suo stipendio e questo anche perché i bambini amavano il natale e Marika non sarebbe stata da meno. Tempo fa non si sarebbe mai immaginato di pensare di fare un regalo ad una bambina e invece adesso ci teneva a farle una sorpresa. Aveva veramente iniziato a volerle un gran bene. Appunto per questo, mentre procedeva a guardare altri negozi alla ricerca di un regalo per Takumi, passò di fronte ad un negozio di scarpe da bambini e fu attirato da un paio di piccole ballerine con un delizioso fiocchetto in cima, di un rosso acceso: sembravano delle ballerine adatte ad una piccola principessa e visto che a Marika piaceva sentirsi tale e lo riteneva il suo eroe delle favole, pensò che le sarebbero state benissimo.
Intanto che guardava i delicati e sottili contorni, la punta rotonda delle scarpette, si immaginò la piccola Marika con indosso quelle ballerine e sorrise affettuosamente. Convinto della sua impressione, sorridendo fra sé e sé, entrò nel negozio di scarpe e comprò le ballerine alla bambina. Sperava gli piacessero e che Nakiri non si sarebbe arrabbiata per la sua decisione di fare un regalo a sua figlia: aveva ampi dubbi su quest'ultimo pensiero, ma lui si era sentito di farlo.
Di sicuro Suzuki avrebbe fatto un regalo alla bambina e lui non voleva essere da meno: non era solo questo il punto, ci teneva davvero a fare un regalo a Marika e trovò quelle ballerine perfette per lei.
Ora che aveva comprato tutto, poteva andare diretto a casa dato che si era fatta quasi sera e moriva già di fame.
Nel frattempo che procedeva verso la macchina, partì la suoneria del suo cellulare e rispose subito quando lesse che era Takumi. -pronto Soma! Come stai?- chiese il suo amico.
-ciao Takumi! Ti avrei chiamato anch'io stasera!-
-ti ho anticipato!- esclamò compiaciuto. -che mi racconti? A Parigi?-
-a Parigi tutto bene. È una città molto bella: il mio vecchio l'aveva detto.-
-già! Tuo padre deve esserci andato spesso nel corso dei suoi viaggi.-
-sì, anche se non mi ha mai raccontato molto.- ridacchiò divertito.
-tipico di tuo padre.- si unì alla risata, Takumi.
-chiaramente deve essere una delle capitali dove sono i nati i migliori chef. Vero?-
-oh sì!- concordò lui, -anche durante il catering ho imparato diversi trucchi dal gruppo di catering francese che ha collaborato con noi. È stato un lavoro di squadra.- raccontò entusiasta -per non parlare della finezza dei cibi e le ricercate tecniche di condimento e come gli ingredienti venivano uniti dagli chef e li incastravano l'uno con l'altro creando un sapore raffinato, in maniera assai diversa dal nostro modo di cucinare. Insomma.. adesso capisco come sei riuscito a trovare il modo di preparare piatti italo-giapponesi trovando il giusto incontro tra le due culture: viaggiare oltreoceano aiuta molto a migliorare la propria tecnica di cucina.
Lo sapevo già, ma sperimentare questa esperienza di persona è molto diverso, credo. Tu che dici?-
-dovremmo presto fare una sfida e voglio sapere molto di più sulle tecniche di cucina francese: trova un giorno per farla.-
Soma scoppiò a ridere davanti all'impetuosità e alla determinazione di Takumi. -sarà difficile perché lavoriamo entrambi durante la settimana, ma penso che prima di andare al paesino di Megumi un giorno lo trovo.-
-anch'io in effetti ho molto da fare con la gestione del ristorante, ma se sapere di più sulle tecniche francesi mi aiuterà a migliore ancora la mia cucina penso che sarà utile trovarci un giorno. Anche per gli auguri di natale.-
-certo!- esultò Soma, -non vedo l'ora!-
-cambiando discorso..- riprese Takumi -..a natale vai dai genitori di Megumi?-
-sì, come ogni anno e hanno bisogno di qualche consiglio.-
-ti riferisci ai problemi finanziari del loro ristorante?-
Soma si fece perplesso. -come sai dei suoi problemi, Takumi?-
Calò il silenzio tra i due e Soma lo richiamò visto che non rispondeva:
-Takumi.. ci sei ancora? Tutto bene..?-
-sì, sì, scusa Soma!- rispose finalmente, lui, sbrigativo. -dicevi?-
-dicevo..- ricominciò allora lui -..come sai dei problemi del suo ristorante?-
-beh, ecco..- iniziò incerto -..Isami l'ha incontrata per caso l'altro giorno, l'ha vista un po' giù e lei gli ha accennato dei suoi problemi. Ecco tutto. Però non sappiamo i dettagli della situazione.- puntualizzò rapido.
-penso che gli darai consigli utili perché tu stesso hai gestito un ristorante e sai le complicanze.-
-vedrò quello che posso fare, ma sono positivo: si risolleveranno.-
-invidio davvero il tuo ottimismo.- dichiarò sincero, Takumi:
-quindi mi fido di te e anche Megumi si fida. Sarai in grado di sostenerla.-
-lo spero. Non voglio che perda il lavoro. Dovrebbe ricominciare tutto daccapo e con le sue capacità non se lo merita.-
-sono d'accordo.- la voce di Takumi sembrò acuirsi all'improvviso, ma lui ignorò quella sensazione pensando fosse stato solo un problema di linea. Ci fu un'altra piccola pausa dalla conversazione, poi Soma riprese a parlare:
-te e Isami invece? Andrete dai parenti italiani per natale?-
-molto probabilmente, ma non abbiamo ancora deciso del tutto.-
-capisco.- sorrise solare, -allora ci sentiamo per vederci per gli auguri!-
-ovvio!- affermò Takumi. -quando vuoi.-
-in settimana sicuramente.- ribadì Soma. -grazie della chiamata!-
-di niente! A presto!-
-a presto!-
Detto questo, Takumi fu il primo a riattaccare e Soma cercò di evitare di pensare che gli era apparso strano: sembrava che Takumi volesse dirgli qualcosa e che non fosse rilassato come al solito.
Sperò solo non fosse niente di grave, ma non poteva saperlo finché non gliene avrebbe parlato.
Sospirò stancamente e decise che avrebbe aspettato fosse Takumi a scegliere quando parlargli, perché era giusto così. Takumi aveva sempre rispettato i suoi tempi quando si trattava di parlare di argomenti seri o meno.




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Angolo autrice: buonasera ragazzi! ecco a voi il nuovo cap! ;D anche in questo cap ho dato molto spazio a Megumi e Takumi (UmiUmi, come chiamano la coppia nel fandom XD) e questo perché dovevo far vedere i cambiamenti nei sentimenti di Megumi per Takumi (anche se ama ancora Soma e spera di recuperare il rapporto con lui, ha capito di provare qualcosa per Takumi). Cosa avete pensato delle scene UmiUmi e soprattutto di quelle Sorina? (Erina vorrebbe tanto sapere perché Soma non ha lasciato Megumi, ma fa di tutto per trattenersi dal chiederlo e Soma non parla ad Erina della situazione di Megumi perché non vuole farla passare male agli occhi di Erina, ma ce la farà a nasconderle ancora i motivi? beh.. lo vedrete nel prossimo cap! XD ). Il prossimo cap sarà dedicato alla festa di natale e vedrete nuovamente anche AkiHisa :P e ovviamente non mancheranno le scene Sorina, come al solito! *-* spero che questo cap non vi abbia deluso.. >.< cosa pensate del regalo di Soma ad Erina? come avrete visto, tra l'altro, non vi ho mostrato com'è andato il banquenting a Parigi, ma vi ho un po' riassunto attraverso la conversazione tra Soma e Takumi come si è svolto e com'è andato. La fanfic non è molto incentrata sulla cucina (fa da sfondo), però mi auguro che questo non vi disturbi troppo.
Intanto.. ringrazio tantissimo chi ha lasciato le recensioni! *____* grazie davvero! <3 cercherò di rispondervi il prima possibile, promesso, abbiate pazienza D: e chi ha messo la fanfic a preferite/seguite. Attendo le vostre recensioni! ;D
A presto!! *____*

Un bacione grande a tutti!! <3 Erina91

 
  
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