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Autore: Elsinor    23/10/2016    5 recensioni
La vita non ti sorride quando sei un Magonò, e il giovane e irriverente Silas lo sa bene, tra Burrobirre, lavori ingrati ed elfi domestici più ricchi di te. Ma se sei un Magonò e ti ritrovi con il soffio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sul collo?
È ora di scoprire cosa si può fare senza magia e cosa si può fare con, cosa si può fare da soli e cosa si può fare insieme a qualcuno, specie se quel qualcuno è un mago brillante e vanitoso come Alec Kingsman.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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L'indirizzo era scritto nelle utilissime (chi l'avrebbe detto) pagine del Settimanale delle Streghe, comunque, vaffanculo, raggiungerlo fu una pena. Intendiamoci, anche se Guzzle per miracolo fosse venuto con me, non avrei mai tentato una Materializzazione Congiunta, col rischio probabilissimo di diventare carne alla tartara.

E a proposito, Burrobirra a parte non avevo ancora mandato giù nulla dopo la colazione misera e lo scazzo della mattina. Morivo di fame, così pranzai con un buono stropicciato che avevo nello zaino: un panino e una coca.
Tra i Babbani non avevo fatto il minimo scalpore (la ragazza alla cassa mi aveva persino regalato la sorpresina del menu bambini dopo aver riso a una mia battuta sui cetrioli sott'aceto), ma appena varcata la soglia del Mondo Magico cominciarono tutti a gettarmi occhiate storte. Persino un Crup tese il guinzaglio del padrone per cercare di annusarmi, sospettoso.
In effetti era una zona da riccastri, come si evinceva dal livello di eleganza e puzza sotto il naso dei passanti, nonché dai prezzi dei negozi, che avrebbero fatto sbiancare un goblin. Io non avevo messo la divisa Pinkerton, ma in compenso avevo su jeans e maglietta e masticavo ancora la cannuccia della coca (un bicchiere esagerato, ma sul buono era così). Certo non ero il massimo della classe di fronte alla bottega Kingsman's Maghi di Classe, ma del resto non ero nemmeno un mago.
Dalla facciata il posto sembrava proprio identico al Molliccio di Alec, giusto gli abiti sui manichini erano diversi. Le farfalle di stoffa a quanto pare andavano forte: la vetrina era tutta un palpitare d'ali, persino su un modello da uomo c'erano delle specie di falene. Fiori e foglie disposti studiatamente facevano da cornice.
Mi specchiai sul vetro perfettamente pulito (chissà quanti gufi ci si suicidavano contro) e cercai di appiattirmi i capelli. Inutile, perché appena entrai mi fissarono tutti lo stesso come se avessi il vaiolo di drago.
Una strega con un fisico molto diverso da quella della pubblicità stava provando uno degli abiti con le farfalle davanti a un'immensa specchiera scintillante, assistita da una commessa vestita di verde. Un'altra commessa riempiva calici di vino elfico ad altre due streghe con l'aspetto di acciughe sbracate su un divanetto di fronte alla pedana di prova.
Un'altra commessa ancora lottava con un retino pieno di farfalle di stoffa che cercava di trasferire in un grosso barattolo, un commesso invece faceva provare a un mago una veste con una fantasia cangiante, nel senso che proprio i disegni non stavano fermi.
Sì, si voltarono tutti, compresa la strega strizzata nell'abito con le farfalle.
A me venne un po' la pelle d'oca, non per la situazione, ma perché sotto il profumo dei fiori mi sembrò di sentire una traccia del profumo di Alec. Ma era solo un'impressione, ovvio.
Una commessa mi si avvicinò con un furioso ticchettìo di tacchi:
«Non possono entrare gli ambulanti, qui» mi informò a denti stretti «c'è un'ordinanza del Ministero della Magia che ci dà ragione, quindi è meglio che te ne vai.»
«Wow, ci diamo anche del tu?» protestai, alzando un sopracciglio in modo -credo- abbastanza snob «Pensavo fosse un posto di classe, questo. Sennò che lo scrivete a fare sull'insegna?»
La commessa sembrò sul punto di esplodere, ma una voce femminile più matura e posata la richiamò «Alanna, cosa vuole quel ragazzo?» era una donna con indosso una versione elaborata della divisa verde della sartoria che le cadeva perfettamente sul corpo da schianto. Era pallida, coi capelli neri e aveva le braccia incrociate con distratta disinvolt...feci due più due.
«Me ne occupo io.» rispose gelida Alanna, che dietro gli occhiali rettangolari e la crocchia da zia aveva gli stessi occhi azzurri e capelli neri di un certo mago, sembrava molto giovane e sì, carina. A ben guardarla somigliava alla strega Scopalinda della pubblicità, probabile che fosse sempre lei in versione modella.
«Conosco Alec» mi affrettai a dire prima che le venisse in mente di affatturarmi «Non vendo niente. Volevo solo un'informazione.»
Alanna (Alec e Alanna? Il cattivo gusto a mille, e dire che erano snob) spalancò gli occhi e un attimo dopo sembrò pronta a scagliarmi davvero un'Orcovolante...invece mi ordinò di seguirla. Mi portò lontano dai clienti, nello spazio tra un espositore di cappelli da strega e una rella di mantelli già pronti che spostò con un colpo di bacchetta in modo che ci tagliasse fuori da eventuali occhiate esterne.
Gettai un'occhiata ai cappelli «Soiez misterieus?!» esclamai leggendo un'etichetta a caso sotto un modello con la veletta «Avete articoli in goblinese?»
«Soyez mystérieuse» ripeté Alanna correggendomi con ferocia francese la pronuncia «Esalta la conformazione del viso attraverso un gioco di ombre proiettate magicamente.» prese il cappello dallo scaffale e lo indossò. In effetti una penombra ovattata parve spandersi in corrispondenza del viso, lasciando un triangolo di luce soffusa dagli occhi al mento «Per te ci vorrebbe il buio pesto.» concluse, voltando il capo a destra e sinistra per lasciarmi ammirare l'effetto dalle varie angolazioni. Ci somigliava proprio, ad Alec.
«Chi le fa queste magie?»
Lei si tolse bruscamente il cappello e lo risistemò al suo posto «Io» rispose caricando la sillaba di altezzosità e disprezzo per l'indegno che le stava davanti «è la mia collezione. Di altre si occupa mio padre, è un mago brillante. Sei fortunato che oggi non ci sia, ti avrebbe scagliato contro un Orcovolante al solo nominare mio fratello.»
«Be', meno male che ci sei tu, allora.» ne ero così poco convinto che mi uscì un po' sarcastica.
«Wow, ci diamo anche del tu?» replicò velenosissima lei, rifacendomi il verso «Se riguarda mio fratello potrei aiutarti...»
«Riguarda moltissimo tuo fratello.»
«...a patto che si tratti di studiare un modo per ucciderlo o fargli molto male.»
«Non c'entra niente con tuo fratello. L'ho detto solo per attirare la tua attenzione e non farmi buttare fuori. In realtà sto cercando una cosa...»
«Immagino sia un cervello.»
«Nah, quello non credo tu ce l'abbia» schizzò bile dagli occhi «credo invece che potresti avere una sfera di cristallo, grossa come un pugno. Forse uno dei vostri clienti ve l'ha portata, restituita, eccetera?»
«Ci occupiamo di sartoria, non di Divinazione. Vai a cercare i ricettatori di calderoni per queste cose, a occhio e croce sarai anche più nel tuo ambiente.»
«Non è una sfera da Divinazione, è una specie di Specchio...potrebbe comparirci qualcuno di molto arrabbiato. Magari l'avete usata come fermacarte, o come uovo da rammendo.»
«Non siamo Telami e Tarlatane o Madama McClan e non ci servono cianfrusaglie! Non ti trovo divertente, ragazzo!» io trovavo divertente che chiamasse ragazzo uno che non pareva più giovane di lei «Se sei un truffatore, un maniaco o disadattato mentale, in ogni caso sei nel posto sbagliato e mi fai perdere tempo. Vattene.»
Malgrado avesse un'inconfondibile aria di famiglia, non aveva la distratta disinvoltura della madre, almeno non fuori dalle foto. Era più come se avesse davvero una Scopalinda nel culo, cosa che, siccome ne avevo piene le staffe, le feci notare.
Mi aspettavo che estraesse la bacchetta, invece scoppiò in una risata maligna:
«Mi sa che sei tu a cavalcare le scope in verticale, almeno quando tu e mio fratello giocate a Quidditch senza palle! È bello vedere che è caduto così in basso da doversi accontentare di uno come te. Ma tranquillo: ti pentirai anche tu di esserti preso lui!»
«Già fatto, grazie» conclusi, voltandomi per andarmene (nello spostamento urtai con lo zaino l'espositore dei cappelli e diedi un calcio per allontanare la rella, tutto casuale, ovvio) «ma non ne faccio una malattia, degli stronzi è meglio liberarsi subito, come immagino abbia fatto lui andandosene da qui.»
«Ha detto che preferiva crepare che tornare qui» mi informò lei con una strana soddisfazione «spero proprio che lo faccia, sarebbe un peccato se crepasse lontano dove non posso godermelo.»
«Perché ce l'hai tanto con lui?» non mi trattenni dal chiedere, voltandomi di nuovo.
«Tieni la tua sacca lercia lontana dagli scaffali! Vari motivi, tra cui la trovata di rubarmi il ragazzo facendomi fare la figura della stupida con tutta la mia Casa!»
Era chiaro che la figuraccia le premeva molto di più del ragazzo, e avrei scommesso mille galeoni (che non avevo) sul fatto che la Casa in questione era Serpeverde.
Mi tolsi lo zaino dalle spalle e lo tenni per una bretella facendogli fare un mezzo giro contro gli scaffali, poi di fronte agli strilli di indignazione di Alanna presi la rella e le diedi una bella spinta in modo che si interponesse tra me e lei, schiantandosi tra l'altro proprio in pieno espositore. Appena in tempo, perché la rella venne colpita al posto mio da una fattura che cambiò colore a tutti i mantelli e li fece sfrigolare. Presi la fuga, parzialmente coperto dal fumo (chissà che cacchio mi sarebbe successo se mi avesse colpito), gridando «Adios, bastardi! È francese.» tra le esclamazioni di sgomento degli astanti.
Fu un grande momento, proprio il genere di cazzata che in genere mi tirava sempre su di morale. Infatti ebbi il morale di nuovo alle stelle per circa due-tre isolati, poi mi fermai e mi accorsi che si era aperto lo zaino, probabilmente mentre lo usavo come arma impropria.
Avevo perso la sorpresina del fast food, e mi chiesi col cuore in gola se non avessi perso pure l'Avversaspecchio. Sì, me lo portavo dietro.
Smisi di frugare, mi sedetti su una panchina ai margini di uno spiazzo deserto e svuotai direttamente lo zaino.
Trovai l'Avversaspecchio intatto in una piega della mia tuta da lavoro, ma non feci in tempo a provare sollievo che sentii una voce concitata provenire da sotto un'altra piega della tuta.




















Angolo dell'autrice: un altro capitolo senza Alec, ma con molto Kingsman. Che ne pensate di Alanna? Stupitemi commentando che vi è simpatica. Che fine avrà fatto la sfera? Si scoprirà il senso dei cetrioli sottaceto nei panini? Spero non vi siate ancora stancati di questa storia, perché questo non è un adios ma un arrivederci al prossimo capitolo!
   
 
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