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Autore: Fluke    23/10/2016    0 recensioni
Di fronte alla prospettiva dell'esistenza di infiniti universi, ne immagino uno, più gentile, dove i personaggi la cui precoce departita mi ha strappato un pezzetto di cuore, sono destinati a vivere per molto, molto tempo. Ma cosa succede quando questi personaggi sfiorano l'universo originale, quello che li ha visti vittime di un destino non meritato?
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dennis è al sicuro, Dennis è al sicuro, Dennis è al sicuro...

Colin sta correndo a perdifiato per Hogwarts, ripetendosi mentalmente quelle tre parole all'infinito.

Dennis sta bene. È al sicuro, fuori da Hogwarts, o da quello che ne rimane. Il castello è praticamente ridotto in macerie.

Colin ce la deve mettere tutta per scacciare dalla testa l'immagine del fratello, in singhiozzi mentre Colin gli ruggiva di tornare da Aberforth, di andarsene da lì. Non l'avrebbe mai lasciato, se non fosse stato per un Corvonero che, avendo intuito la situazione, l'ha afferrato per un braccio, trascinandolo via. Le urla isteriche di Dennis gli riempiono ancora le orecchie.Tenta piuttosto di concentrarsi su quello che sta succedendo ora.

Hogwarts è in piena guerra. Ovunque si giri ci sono maledizioni che volano, esplosioni che echeggiano.

Sembra tutto un enorme spettacolo pirotecnico.

E Colin...Dio. Colin sta per morire, se ne rende conto solo ora.

Corre a perdifiato, ma il Mangiamorte dietro di lui non molla.

Stava duellando su una rampa di scale con Colin, e poi...poi è intervenuto un suo compagno.

Senza riflettere, Colin l'ha Schiantato e questo si è afflosciato sulla rampa di scale su cui stava, senza poter fare niente per evitare di precipitare nel vuoto quando questa ha deciso di spostarsi.

Colin stringe i denti, corre più veloce che può, schivando tutte le maledizioni che il Mangiamorte gli sta tirando addosso.

O meglio, quasi tutte.

L'ultima cosa di cui Colin si accorge è di una botta fortissima sulla schiena. Tutto precipita, tutto scompare.

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Londra, 2007

È maggio e Adam rimpiange di essere andato a letto solo in boxer.

Il vento sibila fastidiosamente, la pioggia batte forte e le mani di Julie sui suoi fianchi gli sembrano uscite dal freezer.

Almeno i bambini stanno dormendo. Almeno i bambini dormono e stanno zitti e posso provare a riaddormentarmi e...

Un tuono esplode con un ruggito.

Adam sente dall'altra stanza Colin che scoppia in lacrime. 

Cazzo.

Come non detto.

Grazie al cielo, almeno Dennis continua a dormire con un ghiro, e una volta tanto non imita il fratello maggiore.

Nel sentire Julie svegliarsi, muovendosi tra le coperte e sbuffando, Adam cerca disperatamente di far finta di dormire. 

-Adam?

Adam si sforza di non emettere il minimo rumore. È immobile. Come pietrificato.

-Adam, lo so che sei sveglio.

-Julie, no. No.

-Tocca a te.

-Chi è che ha cambiato Dennis nei suoi attacchi di diarrea tutto il pomeriggio? Tu?

-Abbiamo fatto i turni per i pianti notturni. Tocca a te.

-Mi rifiuto.

Colin piange più forte di prima. Inizia a chiamare i genitori.

Julie sbuffa di nuovo, irritata.

-Adam, se non ti muovi subito, io ti giuro...

Lui si tira la coperta fin sopra la testa, raggomitolandosi cercando un briciolo di calore corporeo.

-Va da tuo figlio e lasciami in pace, donna.

Julie sta stranamente zitta, e per un istante Adam pensa che sua moglie si sia arresa e sia sul punto di alzarsi.

Ovviamente, si sbaglia. Julie si limita a spostare le coperte, a tirargli su maglietta e canottiera e a piantargli per bene i piedi sulla schiena.

Adam sussulta e trattiene a stento un urlo (non devo svegliare Dennis, non devo svegliare Dennis): sono congelati..

Si alza con quanta più violenza possibile, fulminando con lo sguardo la moglie, sorridente e trionfante.

-Voglio il divorzio.

-Va da tuo figlio e lasciami in pace, uomo.

Adam, che si sente all'improvviso molti più anni addosso dei trentaquattro che ha compiuto due giorni prima, strascica i piedi fino alla camera del figlio maggiore e la apre piano. Tutto d'un tratto è caduto un silenzio perfetto.

-Colin?

Suo figlio è una massa indistina, tutta raggomitolata sotto la trapunta del letto: Adam nota come, al sentire la voce del padre, il bambino abbia smesso di tremare, quasi come se si fosse messo sull'attenti.

-Papà?

-Cole, sono qui. Dai, esci fuori.

Colin tira giù le coperte con uno scatto secco e fissa il padre per un secondo, con gli occhioni spalancati e il visetto pallido.

-Papà!

Piagnucola nell'allungare disperatamente le braccine verso il padre, che non riesce a trattenere un sorriso: si avvicina al letto e se lo prende in braccio.

-Va tutto bene, ometto.

Colin gli si aggrappa con tutta la forza che ha, nascondendo la faccia nell'incavo tra la spalla e il collo del padre.

Adam si alza in piedi e cammina avanti e indietro per la stanza, cullando lentamente il figlio.

-Cole, è solo un temporale...

-N-non è per quello...

-Incubo?

La testa di Colin, ancora seppellita nella sua spalla, fa segno di sì. Ultimamente fa un sacco di incubi.

Adam si siede sul letto minuscolo del bambino, senza staccarlo dalla propria spalla.

-Dev'essere stato davvero brutto, eh?

Il bambino tira su col naso prima di iniziare a raccontare.

-Ero in un brutto palazzo, tutto vecchio e rotto. C'erano i fuochi dentifricio...

-..d'artificio, amore.

-...e c'erano delle scale altissime che se cadevi morivi...e un cattivo mi inseguiva, e poi qualcosa mi ha picchiato sulla schiena e sono caduto anche io...

L'ultima parte della storia è un piagnucolio non troppo comprensibile che si trasforma in un pianto stanco, e Adam non può fare altro che appoggiare il mento sulla testolina del figlio e lasciarlo sfogare: sente i pugnetti del bambino contrarsi, stringendogli la maglietta tanto forte da poterla strappare.

Quando Colin si calma e la sua presa è più rilassata, suo padre gli picchietta una spalla.

-Va un po' meglio?

Colin annuisce senza staccarsi: Adam lo separa da sé con dolcezza, facendolo sedere sul letto.

-Era solo un incubo, Cole. Non è successo niente..stai bene. Tu sei sul tuo letto e io sono qui accanto...e mamma e Den sono di là che dormono...è tutto okay.

Colin guarda il padre con gli occi acquosi, minacciando di rimettersi a piangere presto.

-Faceva paura, però...

-Lo so, tesoro...faceva paura perché papà e mamma non erano lì accanto e non ti hanno potuto dare una mano con il cattivo...però è finita!

Adam tocca con la punta dell'indice la tempia del figlio.

-Il brutto sogno nasce qui, e qui ci deve rimanere. Okay?

Colin si mette a tirare il cordino della felpa, senza staccare gli occhi di dosso dal padre. Annuisce piano, con attenzione.

Adam lo guarda e qualcosa dentro di lui gli impedisce anche solo di pensare di lasciare Cole dormire solo nella sua stanza.

È così grande...

-Ti va di dormire nel lettone stanotte, Colin?

Cole continua a giocherellare con il cordino della felpa, ma i suoi occhi si illuminano. Accenna un sorrisetto.

-Ah ha!

-A una condizione, però. Le mani fredde non le devi riscaldare sulle mie guance, okay?

Il bambino aggrotta leggermente le sopracciglia.

-Ma ce le ho fredde già ora.

-Tienile pronte per la Mamma, allora.

Colin lo guarda sempre più confuso. Sembra stia dubitando della sanità mentale del padre.

-Ma non le piace quando lo faccio!

Adam ridacchia allegro, riprendendosi in braccio il figlio.

-Lo so bene, ometto.

  
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