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Autore: destroyvhvyre    23/10/2016    0 recensioni
Frank e Gerard si incontrano per la prima volta a causa di una situazione non del tutto normale e soprattutto felice; ma è da lì che inizia qualcosa che nessuno dei due può fermare.
Perchè Frank ha bisogno della presenza di Gerard.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gerard p.o.v.

Il giorno dopo andai a scuola come facevo ogni giorno.
Controvoglia, seccato, annoiato.
Ma c'era una sensazione diversa che mi tormentava, adesso.
Continuavo a vedere nella mia mente quel ragazzo, Frank, mi chiedevo dove era, con chi era, e soprattutto come stava.
Ma era normale da parte mia, no?
Il giorno prima l'avevo visto quasi morire.
L'avevo visto mentre, senza speranza, stava buttando via la sua vita.
Aveva afferrato la mia mano.
Avevo afferrato la sua.
Pensavo che forse ero riuscito a salvarlo, ma chi lo sapeva se per lui la salvezza era smettere di esistere?
Cancellai quel pensiero dalla mente.
Esistere era la salvezza.
Così tutti dicevano, e, anche se io di mio non ci credevo, mi sembrava abbastanza ridicolo, cercavo di farlo per Frank.
Perché credevo che per lui la morte non sarebbe mai stata la salvezza.
Mi era bastato guardarlo per un secondo.
I suoi occhi mi avevano già detto tutto, anche se lui non lo sapeva.
Quel ragazzo meritava di meglio, molto di meglio, e il fatto che probabilmente non l'avrei più visto lasciava una bizzarra sensazione dentro di me.

Nella pausa pranzo girovagavo per la scuola con le cuffiette alle orecchie, gli occhi ogni volta persi altrove.
Non avevo neanche fame.
Avrei voluto prendere un foglio e disegnare qualcosa, era l'unica cosa che mi piaceva davvero fare, disegnare, dipingere, ma il mio corpo aveva uno strano bisogno di muoversi.
Ed allora eccomi lì, che camminavo tra i corridoi di quella scuola colma di studenti.
Tutti con una storia diversa, tutti differenti e allo stesso tempo uguali.
C'erano i bulli, i secchioni, le cheerleader, i capitani delle squadre di basketball, i vip, o almeno, quelli che credevano di esserlo.
Erano tutti differenti, l'unica cosa che li accomunava davvero era che erano tutti studenti, adolescenti, ognuno con i propri problemi.
La campanella di fine pausa stava per suonare, quando vidi qualcosa che mi bloccò sul posto.
O meglio, qualcuno.
Che camminava piano verso la mia direzione nello stesso corridoio.
Era Frank.
Credetti di avere delle allucinazioni.
Era possibile, visto che non faceva altro che pensare a quello che mi era successo.
Frank era quello che mi era successo.
Era probabile che io lo vedessi anche a scuola, era la mia mente che mi giocava brutti scherzi.
Ma il ragazzo continuava a camminare a testa bassa, con le mani coperte dalle maniche lunghe della felpa che indossava.
Come mai era la prima volta che lo vedevo a scuola? Alla fine però ero felice di vederlo. Sorpreso ma felice, rincuorato.
Aspettai che fu abbastanza vicino a me per parlargli, per fermarlo. Sentivo il cuore che mi batteva nel petto in modo spasmodico.
-Frank.- dissi. Lo vidi sussultare letteralmente. Alzò lo sguardo e mi guardò, con i suoi occhi color nocciola, sotto quella luce un po' più chiari.
Continuava a guardarsi intorno, come impaurito, l'aveva fatto anche il giorno prima, davanti a casa sua.
Non capivo.
-Non ti ho mai visto qui.- continuai con tono di sorpresa.
Non rispose niente, solamente abbassò di nuovo lo sguardo.
-Stai bene?- sussurrai, avvicinandomi a lui, in modo che solo lui mi sentisse.
No.
Mimò con la bocca, senza emettere alcun suono.
Notai che aveva nuovi lividi che il giorno prima non aveva visto.
O erano nuovi, o semplicemente non li avevo visti prima.
Ed ecco che la mia voglia di proteggerlo tornava a farsi sentire.
Ma non sapevo cosa dirgli, cosa fare.
-Vuoi parlarne?- gli chiesi, guardandolo dritto negli occhi.
Quest'ultimi erano incorniciati da ciglia castane abbastanza lunghe.
-No.- disse sta volta ad alta voce. Continuò a guardarsi intorno, come in allerta. -fortunatamente oggi hanno già fatto. Avevo anche i lividi di ieri che mi fanno ancora male.-borbottò a voce terribilmente bassa.
-Fatto chi che cosa?- domandai, preoccupato, portandomi dietro l'orecchio una ciocca di capelli.
Mi guardò con uno sguardo che mi diceva come "non andare oltre." E a malincuore, rispettai il suo volere. Rimasi in silenzio.
-Ci vedremo ancora.- ribatté, guardandomi e sorridendomi.
Era la prima volta che lo vedevo sorridere.
Era adorabile, un sorriso tranquillo, forse anche troppo, quasi da risultare triste.
Ci riflettei, e probabilmente, era davvero solamente triste.

All'uscita da scuola passai dal distributore automatico che era posizionato alla destra delle porte d'ingresso della scuola, fuori, per prendermi una CocaCola.
Infilai i soldi, e premetti il tastino per far uscire la bibita.
Dopo di che la presi, e mentre stavo aprendo la lattina, vidi, sdraiato a terra vicino alla panchina, qualcuno.
Ma riconobbi subito chi era.
Frank.
Lo riconobbi dalle lunghe maniche della felpa che gli coprivano parzialmente le mani.
Era buttato come uno straccio immediatamente accanto alla panchina di legno.
Rimasi a bocca aperta, non bevvi neanche un sorso della CocaCola che avevo appena comprato.
Mi diressi come in stato di ipnosi, a passo lento, senza batter ciglio, verso la panchina di legno.
Mi inginocchiai vicino Frank.
Ora ero certo che era lui.
Gli poggiai una mano sul braccio destro, era raggomitolato lì per terra, il cappuccio nero della felpa e i capelli gli coprivano il viso.
-Frank.
Scattò subito.
Si mise seduto, gli occhi color nocciola, adesso ancora più chiari di prima, tendenti al verde, erano formati dalle pupille nere dilatatissime, che lasciavano l'iride come un sottile anello colorato.
Era molto pallido.
-Ciao.- disse, e, anche se aveva pronunciato una sola parola, l'aveva detta in modo impastato, biasciando in un modo che quasi mi fece impressione.
-Che ci fai buttato qui per terra?- mi sorrise, senza un apparente motivo.  
Subito dopo tornò terribilmente serio.
-Non lo so.- rispose confusamente.
Mi sentivo davvero male.
Per lui.
Aveva un aspetto orribile.
Tralasciando il fatto che sembrava molto trascurato, con i capelli scombinati e la stessa felpa che aveva indossato il giorno prima, sembrava davvero sofferente.
E il senso di impotenza che sentivo era sopraffacente.
Si alzò improvvisamente, barcollando un po'.
Mi alzai con lui, preoccupato.
In tutta la mia vita, potrei giurare di non avere mai provato tanta preoccupazione per una sola persona, nel tempo di meno due giorni.
Anzi, non aveva mai provato preoccupazione per niente, o nessuno, che non fosse stato un mio stesso pensiero, o delle mie stesse paure.
Ma Frank.
Oh, per lui provavo così tanta preoccupazione che non avrei saputo più che farmene, ad un certo punto.
Ma alla fine quella preoccupazione mi serviva tutta, perché era lei che mi permetteva di muovermi, di scegliere cosa dovevo fare, per aiutarlo, o almeno provarci.
Ero pienamente convinto che era fatto.
C'erano tutti i sintomi.
Probabilmente cocaina.
Il giorno prima marijuana, adesso cocaina.
Come facevo a non preoccuparmi?
Certo, anche io ogni tanto facevo uso di marijuana, ma tutte le condizioni di Frank, messe assieme, avrebbero fatto venire i brividi di paura a chiunque.
-Ma stai tranquillo.- mi sorrise ancora. -come hai detto che ti chiami? Geoff...? Ge...gerald?
Sospirai. -Gerard.- rettificai all'istante.
-Oh, è vero. Gerard.- ridacchiò.
-Andiamo via di qua. La scuola è finita.- gli dissi, cercando di attirare la sua attenzione, così si girò verso di me.
Sì, proprio così, perchè guardava da tutt'altra parte, anche se io ero accanto a lui.
Annuì distrattamente. Vidi di sfuggita gli stessi lividi e gli stessi segni sul suo collo.
Era l'unica parta parzialmente visibile del suo corpo, tutto il resto, in un modo o nell'altro, era coperto.
-Oggi ho giocato un po' con degli amici.- fece per iniziare, sorridendo come un ebete. -È stato...divertente. Mi hanno chiuso dentro l'armadietto. Divertente, decisamente sì.- parlava e sembrava soddisfatto di quello che diceva. Mi concentrai di più nel farlo parlare, consapevole della stravaganza della cosa che aveva appena detto. Era un effetto possibile della droga, quindi non ci feci molto caso.
-Hai...molti amici?
-Oh, sì, abbastanza.- sorrise e annuì.
Intanto eravamo usciti da scuola.
Lui camminava un po' barcollando, ma riusciva a camminare senza bisogno di essere sostenuto.
Dove dovevo portarlo?
Riflettei un secondo, poi optai per un piccolo parco poco lontano dalla nostra attuale posizione.
Lui non faceva domande, non sembrava interessato su quello che stavamo facendo o dove stavamo andando.
Arrivammo quasi subito, e lui si sedette sull'erba verde e fresca.
Lì era un posticino gradevole e calmo.
Mi sedetti accanto a lui.
-Non ti avevo mai visto, a scuola.
-Sarà che non mi faccio vedere spesso. O semplicemente mi mescolo tra la folla.- non sorrideva o rideva più.
-Sì, può darsi. Neanche io mi faccio vedere spesso.- volevo farlo parlare il più possibile, così gli chiesi ancora: -che fai nel tuo tempo libero?
-Suono la chitarra. Mi piace tanto.- rispose, sdraiandosi sull'erba, sotto dei raggi chiari del sole.
Era una luce piacevole, perché non portava calore eccessivo.
-Davvero? Wow. Allora qualche volta devi farmi sentire come te la cavi.- gli sorrisi, il più gentilmente possibile. A dirla tutta non ero abituato per niente a farlo, a sorridere gentilmente, o semplicemente a sorridere in generale.
Mentre era sdraiato, tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette.
-Hai da accendere?- mi chiese, prendendosi una sigaretta dal pacchetto e rimettendoselo dentro la tasca dei jeans.
Cercai nelle tasche dei jeans.
Poi nelle tasche del mio chiodo nero.
Lì trovai l'accendino che avevo lasciato il giorno prima nella tasca sinistra.
Feci sprigionare la fiamma e la avvicinai alla sigaretta che Frank aveva tra le sue labbra, facendo infiammare la carta e il tabacco.
Espirò fumo, e dopo di che si sdraiò di nuovo, visto che si era messo seduto per farmi accendere la sigaretta.
-Grazie.- disse a bassa voce.
Io non avevo voglia di fumare, ero troppo perso tra i miei pensieri.
Guardai Frank, che ad occhi chiusi continuava a fumare.
I lineamenti del suo viso erano morbidi, perfetti per essere disegnati.
Se avessi avuto con me il mio bloc-notes, avrei avuto già una matita in mano e starei stato già a tracciare linee, per formare il viso del ragazzo che avevo sdraiato accanto a me.
Invece mi limitai a guardare, in modo quasi meccanico, una volta il cielo, una volta Frank.
Una volta Frank, una volta il cielo.
Finchè non mi fui completamente stancato di compiere quest'azione,
e mi concentrai solo nel guardare Frank.
   
 
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