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Autore: manubibi    11/05/2009    2 recensioni
Prima fic sui Beatles, con riferimenti alla leggenda secondo cui Paul sarebbe morto in un incidente d'auto. E sul rapporto umano che può nascere fra una semplice infermiera e una star del pop. "Era successo tutto così in fretta che le uniche cose che riusciva a ricordare erano il rumore di quella frenata violenta, e l'immagine degli abbaglianti sul tronco dell'albero. Oltre a questo solo vaghe immagini grigiastre e polverose."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daisy lavorava come al solito, nei giorni seguenti tutto andò come da copione, ormai ogni azione era diventata una routine. Paul cominciava ad abituarcisi, anche se in un paio di giorni sarebbe uscito dall’ospedale. Ormai era come nuovo, e quei giorni di degenza in più erano solo una precauzione formale.
Stavano chiacchierando come sempre, e commentavano il telegiornale che riportava insistentemente la tesi della sostituzione di Paul nei Beatles con un sosia.
-Se è vero mi deve una percentuale-, commentò il ragazzo mostrando davvero poco interesse.
Prima che Daisy potesse bofonchiare qualcosa si congelò all’improvviso, sentendo una voce provenire dal fondo del corridoio, sbiancò del tutto e cominciò a tremare visibilmente, fino a far cadere la tazza che teneva in mano, senza per altro accorgersene.
-Dov’è?-, abbaiò furiosa e aggressiva la voce maschile di un uomo.
-Signore, chi sta cercando?-, provò educatamente una voce femminile, ma non ottenne risposta.
Daisy rimase immobile dov’era, fissando la porta come se sapesse cosa sarebbe successo, senza però reagire. Paul non capiva la situazione, si sollevò sui gomiti.
Dopo qualche secondo sentirono dei passi decisi avvicinarsi sempre di più, Daisy indietreggiò terrorizzata finché non vide la fonte di tutto quel fracasso.
Sulla porta era apparsa la figura tozza e rude di un uomo, presumibilmente quarantenne, quasi calvo e con la figura trasfigurata dalla rabbia e dall’ebbrezza causata dalla bottiglia di whisky che stringeva nel pugno. Con un guizzo degli occhi cercò e individuò la figura di Daisy, ignorando completamente l’esistenza di Paul, che lo fissava ancora stordito.
-Puttana!-, sbraitò l’uomo. –Sgualdrina ingrata-, aggiunse avvicinandosi a grandi passi all’infermiera.
-No!-, strillò lei quando si sentì afferrare per i polsi e sbattere contro il muro. –Lou! Ti prego…-, cominciò, ma lui non la lasciò nemmeno finire, sbattendola più forte contro i mattoni.
-Ingrata, piccola stronza-, urlò inondandola dell’odore di alcol, sottolineando con uno schiaffo che la mandò a terra rovinosamente. Stava per urlarle qualcos’altro e forse per spezzarle una gamba, ma arrivò prima un pugno diretto al naso. Bastò a stenderlo.
Paul si ritrovò col pugno per aria, con l’adrenalina che pompava nelle vene, il viso livido e gli occhi infuocati. Ansimò a lungo prima di riprendere il controllo, ed assestò un calcio in pieno ventre all’essere che rantolava a terra, ancora in preda allo stordimento.
Daisy era a terra, apparentemente priva di sensi, con un grosso livido sulla guancia. Paul si chinò per prestarle soccorso, ma lei lo bloccò di colpo fissandolo negli occhi con quel velo insensibile che aveva imparato ad indossare per coprire i propri sentimenti col resto del mondo.
-Daisy…-, cominciò lui aiutandola ad alzarsi.
-Torna nel tuo lettino-, gracchiò lei.
-No, posso…
-Paul. Torna-nel-tuo-lettino-, ripeté lei fulminandolo.
-Cazzo, hai bisogno di aiuto!-, protestò lui alzando la voce.
-Ragazzo, non ho bisogno né di te né di qualcun altro. Ora fammi un favore e torna su quel dannato coso-, tagliò corto lei, prendendo uno straccio bagnato e appoggiandoselo alla guancia con una smorfia di dolore.
-Certo che hai bisogno di qualcuno! Se non ci fossi stato io quel tizio ti avrebbe…ma chi era? Che…-, rispose Paul ammutolendo per la rabbia e lo shock.
Daisy lo fissò e decise che aveva ragione. L’aveva aiutata e meritava di sapere.
-E’ mio padre.
Paul spalancò gli occhi e impallidì come il lenzuolo che strinse convulsamente.
-Che…cosa?
La ragazza guardò il corpo riverso a terra con un misto di terrore e rassegnazione. Cominciò a camminare attorno alla stanza come faceva sempre quando era nervosa.
-Lui è mio padre-, sbottò. Non aggiunse altro. Non gli spiegò il motivo di tanto odio di quell'uomo nei suoi confronti, non si sarebbe mai sbottonata sul suo passato con il cosiddetto padre.
Paul boccheggiò senza riuscire ad emettere suoni. Quella realtà, qualsiasi fosse, era troppo distante da lui per comprenderla. Non capiva come fosse possibile trattare così una figlia, non lo concepiva. Eppure l'aveva visto coi suoi occhi e non riusciva a non provare empatia per quella ragazza fragile che tentava ancora disperatamente di dimostrarsi una donna forte. E libera.

Ma, lo capì da solo, non si sarebbe mai permessa lei stessa di essere libera, e questo lo intristì ulteriormente.


[Eccomi di nuovo con un altro pezzettino xD e ancora non so come continuarla né tantomeno come finirla. Si, sto un pò sperimentando, scrivendo di getto...
Allora, rispondo xD
WhereIsMyMind: Ciao caVa *___* grazie mille di aver letto la mia orribile ficcina <3 comunque è vero, sono tutte operazioni nostalgiche...non ci possiamo proprio fare a meno xD uffi, dobbiamo metterci d'accordo per QUELLA scena *ç* devo farmi venire in mente idee...(Dom e Matt Dom e Matt Dom e Matt!! Pensa pensa pensa manuuuu >.<)
PrinzexKikka:
1) Scussha ç.ç non lo fasshio più amoVeeee
2) Grassie teso *____________* <33 tivube anch'ioooo
(si si, faccio sempre così XD)
Marty_Youchi: Ovvio che non ci credo u.u scemi come Paul non ce ne sono...dove altro lo trovi un bassista mancino con evidenti problemi mentali e un talento fuori dal comune? u.u  Comunque...oddio O.O cioè, il fatto è che non so se cicciano o non cicciano, è il dubbio amletico degli ultimi mesi "Paul e Daisy o non Paul e Daisy?" XD comunque adesso ho paura, seriamente O.O'']

   
 
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