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Autore: Darth Ploly    24/10/2016    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Octavia, sono io … sono Derpy”
Da dietro la porta d’ingresso  giunge la voce della mia dolce amica. Ho passato tre giorni di inferno chiedendomi se non fosse il caso di andare di corsa da lei nonostante i consigli di Rarity. Alla fine però è arrivata, è qui. Dallo spioncino vedo che è da sola, il suo sguardo è basso e timoroso. Ha paura della mia reazione oppure di quello che vuole dirmi? E se volesse …?
No … no, non può essere così!
Apro la porta e ci ritroviamo una davanti all’altra. Dentro me si agitano preoccupazione e dubbi di ogni tipo.
“Non hai usato le tue chiavi”
“Volevo … volevo essere sicura che ci fossi”
No, non è così: voleva accertarsi che io volessi farla entrare. Questa in realtà è tanto casa sua quanto mia, ma a volte non sembra ancora rendersene conto.
La invito a entrare e a sedersi in salone mentre vado a preparare un tè. Non credevo che si sarebbe presentata così improvvisamente, mi ha colto di sorpresa. Ogni minuto che passa, sento diminuire di più il mio sangue freddo. Quando è pronto, le porto il tè e lo beviamo senza parlare.
“Sei venuta sola?” Le chiedo quando finiamo.
“Rarity mi ha accompagnata dal Jolly ma mi ha lasciata davanti al portone. Dovevo essere io a parlarti. Io e nessun altro”
Sento un brivido salirmi lungo il collo. La situazione sembra fin troppo seria.
“Ascolta, Derpy … riguardo quella sera …”
“No!” Mi interrompe “Ti prego, fai cominciare me”
Colpita da una tale richiesta, riesco solo ad annuire lentamente. Lei mi sorride scaldandomi il cuore per un attimo, poi ritorna seria.
“Ho ripensato molto alla nostra discussione. Quella sera avevi bisogno di qualcuno che ti sostenesse. Eri triste, senza speranza, e io ho cercato di offrirti il mio aiuto e i miei consigli”
“E io, come una stupida, non sono riuscita a capirti”
“No, non tu” Dice scuotendo il capo “La stupida ero io”
“Cosa …?” No, non è così che deve andare. Cosa succede? Perché si sta incolpando? Dopo tutto quel che le ho detto, dopo averla fatta scappare via in lacrime …
“Sei stata via per tre giorni! Ti ho ferita, Derpy, so di averlo fatto! E sono stata male per questo! Dovrei essere io a scusarmi, non tu!” Urlo dando sfogo a tutta la mia angoscia.
Lei attende tranquilla che io finisca. Quando ricomincia a parlare, il tono della sua voce si è addolcito.
“Sono felice di sentirtelo dire. Però questo non cambia il fatto che anche io ho commesso degli errori: non ho provato neppure per un momento a immaginare quel che stavi sentendo. Ho pensato a Ponyville e ai compiti della Melodia, ma non ho badato ai sentimenti di Octavia Melody. Questi tre giorni mi hanno aiutata a riflettere molto sulla nostra amicizia, Octavia, ai nostri sentimenti e al nostro lavoro. Ho preso una decisione: devo crescere e voglio farlo al tuo fianco. Il nostro litigio mi ha fatto capire che voglio conoscerti meglio e, nel frattempo, voglio aiutarti con tutti i mezzi. Guarda” Si alza e apre una borsa che ha con sé e di cui mi accorgo solo ora. Ne tira fuori un fascicolo di fogli e me lo passa. Su ognuno c’è una lunga lista di nomi ed è impresso il timbro del Comune.
“Che cosa sono?” Le domando sfogliando le pagine.
“Sono tutti i pony contrari al ritorno di Trixie e alla nomina di Rich a sindaco. Sono tutti pronti ad andare in massa alle urne per votare un altro candidato e per combattere pacificamente contro quel che reputano un pericolo. Io e Rarity abbiamo parlato a moltissimi pony in questi giorni e, sebbene non tutti abbiano firmato, abbiamo comunque ottenuto molti consensi e speriamo di andare oltre”
È vero, sono tanti. Ogni nome è un pony che vive in città, un muso che potrei aver visto senza nemmeno prestargli attenzione. Alcuni però li riconosco: i signori Cake, Tree Hugger, Lyra Heartstring e …
“Derpy … questi perché sono qui?” Chiedo mostrandole i nomi dei Quattro e di molti altri che riconosco essere loro sottoposti.
“Oh sì, giusto! Lascia che ti spieghi”
E la sua spiegazione è quanto di più sconvolgente io possa immaginare. Mi racconta della sua prima serata al Jolly, dell’alleanza stipulata con Pinkmane e della riunione dei Quattro da lui organizzata la notte successiva.
“Certo, l’idea di combattere contro Trixie in questo modo non li convinceva all’inizio, non sono abituati a risolvere le cose per vie legali. Pinkmane però li ha convinti e mi ha anche presentata a loro”
“Hai incontrato i Quattro?” Urlo sobbalzando. Maledizione, che significato ha per Spike la parola “pericolo”?
“Sì, ma non hai di che preoccuparti: mi hanno trattata bene. Sicuramente deve essere stato per via della vicinanza a Pinkmane e Rarity all’inizio, ma poi mi hanno considerata davvero come un’alleata. Certo, ero spaventata, soprattutto per il Sibilante, ma alla fine sono riuscita a convincerli”
Come ho potuto non accorgermene in tutto questo tempo? Derpy non è più la stessa pegaso smarrita che dormiva fuori la porta di casa in cerca di conforto. Per sei mesi è stata non solo mia amica, ma anche mia socia: le ho mostrato il lato oscuro di Ponyville. Certo, non è mai stata in pericolo, ma ha aperto gli occhi più di quanto io non mi sia resa conto.
È diventata coraggiosa.
“Ascolta, Octavia, questo è il massimo a cui sia riuscita a pensare. Lo so, non sono Vinyl e probabilmente lei avrebbe agito diversamente, però …”
Con uno scatto mi lancio verso di lei e la abbraccio. Con il muso dietro le sue spalle, inizio a singhiozzare commossa.
“Octavia … stai piangendo?” Domanda lei incredula.
“Non parlare di Vinyl. È vero, non sei lei, ma non voglio che tu lo divenga: tu sei tu e nessun’altra. Quel che hai fatto è straordinario, tu sei straordinaria! Io invece ti ho detto cose orribili … Ti prego, Derpy, perdonami. Non lasciarmi! Io ho bisogno di te, Derpy. Non lasciarmi”
Per tutta risposta, lei mi abbraccia a sua volta battendomi delicatamente uno zoccolo sulla schiena.
“Non vado da nessuna parte” Sussurra “Il mio posto è qui”
Ne avevo bisogno. Oh, quanto ne avevo bisogno!
Restiamo così a lungo, finché i miei occhi non diventano secchi. Le ali di Derpy mi fanno il solletico sul muso e sul collo; è una sensazione stupenda. Lo stress e il malessere di tre giorni scompaiono e io torno a sentirmi viva.

 Quando raggiungo la panchina, lui è già lì e sta giocando con alcuni scoiattoli. Stavolta questa zona del parco è deserta, nonostante io abbia visto altri pony venendo qui. Quando si accorge di me, sorride e mi saluta agitando uno zoccolo.
“Sei venuta davvero” Mi dice felice.
“Dubitavi di me?” Domando facendogli un occhiolino.
“No, per niente. Però non credevo che ti avrei convinta così facilmente: non mi è mai stato facile comunicare con gli altri pony”
“Strano, la sera scorsa non mi sei sembrato in difficoltà”
“Hey, piangevi da sola in un parco: avrei cercato in ogni modo di tirarti su di morale”
Sembra che la prima impressione che ho avuto su di lui fosse corretta e questo mi rende felice.
“Hai risolto il problema con la tua amica?” Mi chiede.
“Oh, sì! In realtà abbiamo fatto pace solo oggi. Non ce l’avrei fatta senza l’aiuto di alcuni amici e … senza di te. In fondo sei stato tu a darmi il consiglio giusto quando ne avevo più bisogno”
“Felice di aver fatto la mia parte, allora” Risponde sorridendo.
La serata passa più in fretta di quanto vorrei. Passeggiamo allegramente per il parco e io dimentico tutti i guai e le difficoltà di questi giorni.
Whooves sa essere di compagnia. Non è particolarmente chiacchierone, ma è gentile ed educato e sa come trattare gli altri con dolcezza. Un po’ assomiglia a Octavia e questo mi diverte: sembra che il destino si burli di me.
In compenso, io parlo abbastanza per due. Per mia fortuna lui non sembra annoiarsi, tutt’altro. Gli racconto un po’ di me e della mia vita a Ponyville tralasciando gli eventi che mi hanno spinta a trasferirmi qui. In realtà è da tempo che non penso a mia madre e quelle poche volte che succede non soffro tanto quanto in passato. Immagino che anche di questo debba essere grata a Octavia.
È quasi orario di chiusura quando mi vien voglia di sapere qualcosa in più su Whooves.
“Raccontami un po’ di te ora” Gli dico “Chi sei, cosa fai per vivere, cose del genere”
“Beh, nemmeno io sono di Ponyville. Sono nato a Ponyfrey, una piccola cittadina della regione orientale di Equestria. È un piccolo gioiellino incastonato tra i monti, ma non ho mai amato i suoi abitanti. Così, alla prima occasione, ho deciso di mettermi in viaggio per esplorare il mondo”
“Wow, devi essere un tipo avventuroso!” Esclamo ammirata.
“Non esattamente: sono molto curioso. Equestria ha tanti segreti, più di quanti tu riesca a immaginare, e io non ce la facevo più a leggere delle brevi e imprecise informazione dalla biblioteca della mia città”
“E cosa ti ha portato qui? Hai sentito parlare di un qualche particolare mistero?”
“No, stavolta è per una questione personale. Volevo incontrare un … vecchio conoscente”
“Un tuo amico? Magari lo conosco”
“È un tipo un po’ particolare. Lo incontrai anni fa e per un po’ fummo compagni di viaggio, finché alcuni eventi sfortunati non ci hanno separati”
La sua voce è incrinata. Devo aver toccato un tasto dolente.
“La sera in cui ci siamo incontrati parlavi di questo evento, vero? Dicesti che sapevi quel che provavo perché ci eri già passato”
“Già. Tu però sei stata più brava” Replica allegro “Ne sono contento”
Dice il vero, non sta recitando. È davvero felice per me.
“Risolverai tutto anche tu, ne sono certa”
Non parliamo più del suo amico. Usciamo dal parco e raggiungiamo un bar vicino. Seduti a bere una granita, mi racconta alcune storie dei suoi viaggi. Sorprendentemente, scopro che ha una grande abilità da narratore; mi sento quasi come se avessi vissuto con lui tutte quelle avventure. Quanto mi sarebbe piaciuto!
Quando mi rendo conto che è ora di tornare a casa, lui mi accompagna fin sotto la palazzina di Maner Street.
“Grazie per la splendida serata, Whooves” Gli dico al momento dei saluti “Sono stata davvero bene”
“Sono contento. Anche per me è stato straordinario”
Ci salutiamo ma, quando sto per entrare nel palazzo, mi rigiro verso di lui e chiedo un po’ imbarazzata: “Quanto a lungo rimarrai qui? Mi pare di aver capito che non ti trattieni mai a lungo in uno stesso posto”
Lui sorride e risponde: “A volte trovo dei motivi che mi spingano a restare”
Dentro il mio petto sento il cuore battermi più forte. Alla fine riesco solo ad arrossire.

“Derpy è innamorata! Derpy è innamorata!”
“Dai, stai zitta” Sussurro dando un calcio a Berry da sotto il tavolo a cui siamo sedute. È tarda mattinata e le sto facendo compagnia mentre fa colazione al negozio dei Cake. Come mi aspettavo, però, l’unico suo scopo era ficcanasare nel mio appuntamento di ieri.
“E dopo? Vi siete baciati?”
“Ma che dici? Lo conosco appena!” Replico ormai completamente rossa.
“Eeeh? Ma dai! Sul serio?” Sbuffa un po’ indispettita “Però ti piace, no? È evidente!”
È davvero così facile per gli altri capire come mi sento? O forse è questa occasione a essere tanto diversa dalle altre?
“Sì … un pochino …” Ammetto cercando di non incrociare il suo sguardo.
“Ah! Lo sapevo! Lo sapevo!” Urla quasi alzandosi dalla sedia, per poi bere un sorso del suo succo d’arancia con atteggiamento trionfante.
Nonostante un enorme imbarazzo, sono felice di stare con Berry. È una ragazza vivace e solare e sprizza energia da tutti i pori. In questi tre giorni di permanenza al Jolly Roger non ci siamo mai separate e abbiamo finito presto per diventare amiche. Sta anche aiutando me e Rarity con la nostra raccolta firme impegnandosi davvero molto.
Mentre continua a parlare, il tono della sua voce si alza troppo e la invito a non esagerare: una coppia di pony anziani al tavolo di fianco ci guarda sdegnata, ma Berry non ci fa caso. A parte noi e loro, non ci sono molti clienti e la seconda sala è totalmente vuota. Anche l’unicorno seduto al tavolo di fronte si alza e va a pagare il suo conto alla cassa. Mentre lo fa, si sistema un’ampia giacca a collo alto decisamente non adatta alla calda giornata di oggi. Lasciato il denaro alla cassa, si dirige velocemente all’uscita senza nemmeno prendere il resto. Incuriosita da tanta fretta, lo seguo con gli occhi mentre Berry ancora parla. Lui se ne accorge e, prima di uscire, si volta verso di me incrociando il mio sguardo.
E allora succede qualcosa.
La mia mente è come attraversata da una scarica, un flusso rapido di immagini, suoni, pensieri. Dura un attimo ma, qualunque cosa sia, non sono l’unica ad avvertirla: l’unicorno all’uscita vacilla e si porta uno zoccolo alla testa. Appoggiato alla parete mi guarda spaventato per poi andare via. Io rimango con gli occhi fissi nel vuoto.
“Derpy … Derpy!” Mi richiama Berry scuotendomi una zampa “Mi stavi ascoltando? Va tutto bene? Sei … sei pallida”
Guardo in direzione del tavolo dove era seduto l’unicorno e vedo una valigetta sotto una sedia.
“È la stessa …” Sussurro.
“Come?”
Di scatto afferro con due zoccoli la zampa di Berry e le dico: “Fai riparare tutti dietro il bancone dei Cake! Sbrigati!”
Mi alzo e corro verso la valigetta mentre lei mi domanda qualcosa che non capisco. La valigetta è chiusa con un lucchetto ma so cosa c’è dentro.
“Ho meno di quindici secondi”
La afferro e sto per gettarla fuori dalla pasticceria, quando penso ai tanti passanti inconsapevoli. Mi rigiro e vedo Berry aiutare i due anziani; gli altri sono già dietro il bancone. Faccio una corsa in avanti, lancio la valigetta nell’altra sala vuota e infine mi nascondo vicino a Berry.
“Tappati le orecchie” Le consiglio prima di abbassare la testa e chiudere gli occhi.
L’esplosione arriva dopo pochi secondi. Non è eccessivamente potente e non provoca danni alla parete che ci separa dalla stanza, ma sento vetri frantumarsi, tavoli e mobili venire devastati e gente in strada urlare spaventata; se fosse successo qui avrebbe potuto fare dei feriti, o peggio.
Tutto termina presto. I clienti dello Sugarcube si agitano e i proprietari li indirizzano cautamente verso l’uscita.
“Derpy, cosa … cosa è successo?” Domanda Berry tremante. Sta bene, questo è l’importante.
Non riesco a rispondere, le forze mi vengono meno. Tutto diventa buio mentre la voce di Berry si fa sempre più lontana e indistinta.
   
 
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