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Autore: Mistral    11/05/2009    6 recensioni
YULLEN SAGA - PART 2
In questo mondo bianco e nero, fatto di tante menzogne e di qualche parola sincera, ogni piccola verità rivelata è una luce che illumina il cammino. Una luce preziosa, che bisogna tenere ben stretta, al riparo dagli sguardi rapaci di chi ci circonda.
Conservare e proteggere la luce della verità è un incarico scomodo e gravoso.
C'è chi pensa di potersi liberare della sua presenza semplicemente ignorandola. C'è chi prova a nasconderla alla vista, camuffandola per non vederla.
Ma la verità, quando meno te l'aspetti, torna e ti tocca nel profondo, brillando sicura davanti agli occhi del cuore. Perché una volta scoperta, una volta che viene a galla… è impossibile fare affondare la verità.
[Sequel di "Moonlight Midnight Dream"][Ambientata tra le Night 169-170]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Yullen Saga'
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Come promesso

Come promesso, sono tornata con il seguito di "Moonlight Midnight Dream". La differenza rispetto all'altra è che questa storia non l'ho scritta da sola, ma a quattro mani con la mia beta-moyashi; nello specifico, io ho scritto le parti di Kanda e lei quelle di Allen e devo dire che sono contentissima di aver lavorato con lei e del risultato che ne è uscito. Anche in questa seconda puntata, come nell'altra fic, ci sono i vari livelli di pensiero (le parti in corsivo tra parentesi), con la differenza che stavolta abbiamo aggiunto anche il "pensiero nel pensiero" tra parentesi quadre XD giusto per non complicarsi troppo la vita...

Da ultimo, vorei dedicare questa seconda yullen alle persone che hanno seguito e recensito la prima, in particolare a Shichan, Makotochan, BloodberryJam e Anansy90 - grazie mille per il vostro sostegno ragazze!

Spero che questa fic vi piaccia, come e più della prima. Aspetto recensioni!

Un bacio,

Mistral

 

L'aveva detto, e Mistral (o, come l'ho ribattezzata io, la "baKandAutrice") mantiene sempre le sue promesse...
Ed eccovi quindi il sequel di "Moonlight Midnight Dream", un altro missing moment (ormai riempire gli spazi sta diventando sport nazionale, per noi XD) da collocare nella Night 169, durante la missione di Londra. Si ricollega direttamente con "Moonlight Midnight Dream", quindi se per caso non l'avete letta... vi conviene farlo ora (sennò non assicuriamo che ciò che leggerete sarà comprensibile al 100% ^_^ comunque il link è questo --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=306712&i=1 )

Stavolta la cara Mistral ha ulteriormente tirato in mezzo la sottoscritta (che finora si era semplicemente limitata a fare il suo bravo lavoro di beta), blaterando qualcosa riguardo fantomatiche difficoltà nel gestire due personaggi del genere (così agli antipodi, a volte).

Per ovvi motivi (ovvi per noi, ok... e per chi ci conosce XD) ha pensato bene di lasciarmi le pare... ehm, volevo dire, le parti di Allen... Insomma, tutto il casino che passa nella bianca testolina del giovane Walker è esclusivamente colpa mia (e no, non odio Allen, anche se rileggendo a volte penso che potrebbe sembrare così... anzi, è il contrario! *Lo cosplayo spesso e volentieri, nonostante tutto XD*)

Premetto comunque che l'idea di base (e tutto ciò che riguarda Kanda) resta sua, quindi se volete prendervela con qualcuno guardate lei, non me...

Un abbraccio a tutti! *fugge rincorsa dalla baKandAutrice armata di Mugen*
Lety - la vostra betaMoyashi (^_^)/
 

 

 

 

Mirror Mirror, Black and White

 

- 1 -

Uno specchio, un nastro e un déjà-vu

 

Sospiro e mi rigiro per l’ennesima volta nel letto, provando a far finta di non essere ormai completamente sveglio già da un pezzo. Serve a poco: sono più di due settimane, da quando siamo tornati dall’Arca, che non riesco a dormire come si deve e ormai i risvegli notturni mi danno ogni volta una sgradevole sensazione di déjà-vu…

Ho caldo. Allungo un braccio fino a farlo spuntare fuori dal lenzuolo e sento con piacere il fresco della camera, poi scosto almeno un po’ le coperte, cercando ulteriore refrigerio. Lo so che è assurdo: fuori probabilmente piove (come quasi sempre da queste parti, almeno così dicono) e oggi nel primo giro di perlustrazione della città ci siamo gelati fino alle ossa tutti e tre – sì, anche Kanda, benché facesse di tutto per nasconderlo! – eppure io sono completamente madido di sudore.

Ok, ci rinuncio: non ho la minima speranza di poter tornare a dormire. Butto indietro del tutto le coperte e mi metto seduto sul bordo del letto, indeciso sul da farsi. Nel letto a fianco al mio, Link dorme come un sasso, quindi l’idea di fare un salto fino alle cucine per uno spuntino è da escludersi… (finiremmo male entrambi se mi allontanassi senza di lui e poi si venisse a sapere la cosa. È frustrante). Sospiro di nuovo.

 

Socchiudo appena gli occhi, infastidito dal continuo fruscio di lenzuola che viene dal letto di Walker. Cosa accidenti ci fa sveglio a quest’ora, quella mammoletta?! Lo sento alzarsi e decido di rimanere immobile, continuando a fingere di dormire, tanto sono sicuro che non se ne accorgerà che invece sono perfettamente sveglio. Voglio proprio

 

(capire cosa lo rende

così inquieto da non riuscire a dormire.

Non so perché,

ma dopo l’altra sera

non riesco a non tenerlo d’occhio)

 

vedere cosa fa. Agitato com’è non riuscirà di certo a riaddormentarsi, ma d’altro canto non avrà neanche il coraggio di uscire da questa stanza, non senza il biondino almeno… ma vallo a svegliare quello!

Oh, se mi capita a tiro l'idiota che ha prenotato una stanza sola per tutti e tre! È colpa sua se devo sorbirmi l’ispettorino che russa e il moyashi esagitato…

 

Ora che sono un po’ più lucido, mi accorgo di un’altra cosa che prima era solo un fastidio inconscio: questa stanza è troppo luminosa. Ieri sera non abbiamo accostato del tutto le tende e ora dai vetri filtra una sciabola di luce che colpisce in pieno il cuscino di Kanda, tranquillamente addormentato nel letto appoggiato alla parete, proprio sotto la finestra. Com’è possibile che lui non si sia ancora svegliato?

Cautamente mi alzo per andare a chiudere bene i tendaggi, cercando di non fare troppo rumore. Solo adesso, però, noto che quasi non riesco a vederlo: ecco perché la luce non gli dà fastidio, ha le coperte tirate su fin sopra il mento! La frangia poi fa il resto, nascondendogli buona parte del viso. Invece i suoi capelli lunghissimi (chissà quanti anni avrà impiegato per averli così… e chissà perché non li ha più tagliati…), che si allargano serpeggiando sul cuscino come pece liquida, spiccano subito a contrasto con le lenzuola candide. Sorrido, ma mi accorgo di essermi avvicinato forse un po’ troppo solo quando le mie ginocchia toccano la sponda del letto. Lui si muove appena e non riesco a fare a meno di sussultare e ritrarmi in fretta, dimenticandomi completamente delle tende. Poi un riflesso che balena all’improvviso al limite del mio campo visivo mi fa voltare la testa di scatto.

 

Si è avvicinato al letto, non capisco con l’intenzione di fare cosa, e poi è scattato indietro appena mi sono mosso. Non ho certo problemi ad ammetterlo, l’ho fatto apposta per spaventarlo. Che mi si dia pure dello stronzo, ma mi diverto a prenderlo in giro… alle volte riesco a strappargli delle reazioni assurde!

Adesso però non lo sento più qui vicino e non capisco cosa diamine stia facendo. Vorrei girarmi, ma si accorgerebbe che sono sveglio e poi il suo comportamento ne sarebbe falsato, non mi divertirei più. Meglio aspettare ancora un po’.

 

Lo specchio. È stato il riflesso sullo specchio ad attrarre la mia attenzione. Mi faccio ridere da solo a pensare di essermi spaventato per una cosa così stupida. Mi avvicino all’ovale argentato che implacabile riflette il mio viso assonnato - e il suo. Come sempre, il Quattordicesimo appare a fianco a me, un’ombra che non va via nemmeno quando non c’è alcuna luce che la possa generare. Ormai posso dire di averci fatto l’abitudine (per quanto sia possibile abituarsi all’idea che dentro di te vive un’altra persona, la quale non aspetta altro che di poterti sopraffare…), sono preparato a vedere ogni volta alla mia sinistra quella sagoma sempre uguale, avvolta nel solito, impeccabile cappotto bianco, che porta al collo il solito, impeccabile nastro di raso scuro.

 

(Ricordo che fu una delle prime cose che notai.

Come me, anche lui portava

un nastro stretto al collo da un fiocco.

Decisi di non metterlo più,

non volevo avere niente in comune con lui.

Ma poi cambiai idea:

non dovevo permettere a quel mostro

di trasformare nemmeno una virgola della mia vita)

 

Io invece non sono impeccabile per niente, con gli occhi gonfi di sonno, il colorito più pallido del solito e la cicatrice che, nel chiarore incerto della stanza, sembra quasi nera.

Allungo esitante una mano, come a voler incontrare la sua, disegnata nel vetro, ma lui rimane immobile: e non so perché, ma ne sono felice. È stato solo nell’Arca che la sua immagine si è mossa di riflesso alla mia, ma la situazione lì era ben diversa… allora forse il processo non è ancora così avanzato…

 

“…forse…”

 

Lo sento mormorare qualcosa sottovoce e decido di rischiare: molto probabilmente è talmente perso nei suoi pensieri che non si accorgerà nemmeno di me. Mi muovo con attenzione e alla fine mi tiro addirittura seduto, senza che dia il minimo cenno di aver sentito alcunché.

Quando alzo gli occhi su di lui, rimango perplesso: è di fronte allo specchio, una mano che sfiora il vetro e un’espressione sul viso che mi ricorda molto quella dell’altra notte (…e la cosa non mi piace per niente. Quindi sono ancora quei pensieri a non lasciarti dormire?).

 

“Stai guardando lui, moyashi?”

 

Al sentire la mia voce, sobbalza e si volta: no, decisamente non si era accorto di me. Anche se forse la situazione non è così grave come (temevo) pensavo, perché riesce quasi subito a ricomporsi e a nascondere l’imbarazzo dietro il suo solito sorriso. Ma ormai non mi freghi più, Walker, ho capito che c’è sotto qualcosa…

Infatti, quando lo incalzo a rispondermi con un cenno del capo, allora sfugge il mio sguardo e china la testa, nascondendo gli occhi sotto la frangia, come se avesse paura di parlare.

 

“Io… Kanda tu…”

 

Alla fine gli esce una risposta assolutamente incoerente, che sembra più il tentativo di un bambino di dire le sue prima parole. Poi smette addirittura di provarci e ritorna a girarsi verso lo specchio, stringendosi tra le braccia e continuando a fissare il pavimento. Odio quando faccio una domanda e la gente non mi risponde.

Devo valutare la situazione, per capire fin dove posso arrivare. Ascolto per un attimo il respiro regolare di Link: dorme profondamente, per cui per ora non devo curarmi di lui, quindi scivolo fuori dal letto e mi porto alle spalle di Walker.

 

Il comportamento di Kanda mi confonde. Quella domanda sul Quattordicesimo, quell’interesse per me… mi sembra di ritornare all’altra sera, sulla torre del quartier generale. E non so se sono pronto. Forse per lui sarà stato facile, la mattina dopo, incontrarmi come sempre in caffetteria e lanciarmi il solito sguardo glaciale, ma io non ci riesco… gliel’ho promesso e quindi mi impegnerò per continuare a comportarmi come prima, questo però non vuol dire che davvero per me sia tutto come prima.

 

“Ma che cosa vedi nello specchio?”

 

Il mio cuore salta un battito quando sento la sua voce parlarmi nell’orecchio. Mi accorgo solo adesso che, non so quando, è sceso dal letto e mi è arrivato dietro. Ora sta chinato in avanti a guardare lo specchio con la testa sopra la mia spalla, ma senza appoggiarsi, una delle sue ciocche corvine che scivola giù lungo il mio petto.

Ho capito che non ha nessuna intenzione di lasciarmi scappare, non importa quel che provo o quanto soffro, (come l’altra notte… ma in fondo mi fa piacere) per cui mi arrendo: prendo un respiro profondo e fisso il viso di Kanda riflesso nel vetro a fianco al mio - e al suo.

 

“Vedo un uomo… un uomo con un cappotto bianco, che sta sempre fermo alle mie spalle, proprio accanto a me…”

 

Mi scappa un sorriso malinconico, notando nel vetro ovale che ora la figura del mostro non è più dov’era prima ma si è spostata, per non sovrapporsi a quella di Kanda. Evidentemente quel maledetto è troppo egocentrico per farsi nascondere da chiunque altro… Ma lo specchio è troppo piccolo per tutti e tre e ora lui è costretto quasi all’angolo.

 

“Prima lo vedevo proprio dove ora si riflette la tua immagine… invece adesso è lì, dall’altra parte…”

 

Alle mie parole, ho notato Kanda spalancare gli occhi per un istante e osservare il proprio riflesso con un’espressione indecifrabile. Poi, quando col dito gli indico il mostro, volta di scatto la testa, fissando quello che per lui è solo uno spicchio di vetro.

 

Non riesco a capire se mi ha dato fastidio o piacere aver preso il posto di quel Noah nel riflesso alle sue spalle. Non che sia importante o che io possa farci qualcosa, peraltro… è solo che non mi va giù non riuscire ad interpretare le mie reazioni. Bah, meglio accantonare la questione per ora, anche perché, a quanto pare, Walker ha altro da dire. Riporto lo sguardo su di lui, e continuiamo a guardarci negli occhi attraverso lo specchio.

 

“Lui è sempre immobile e sempre uguale, fin dalla prima volta che l’ho visto. Però non sono mai riuscito a scorgere i suoi lineamenti: il suo volto mi appare sempre uniformemente nero… quasi come se lui un volto non ce l’avesse, ma stesse solo aspettando… di prendere il mio…”

 

Sentendo le mie parole mi blocco: come è successo l’altra notte sulla torre, parlando con Kanda sono arrivato con facilità alla conclusione di un ragionamento che avevo in sospeso da tempo e non di cui riuscivo a tirare le fila e, come l’altra notte, questa conclusione mi fa sentire estraneo a me stesso.

Spalanco gli occhi, attonito, e apro la bocca per dire qualcosa, ma la voce non vuole uscire.

 

Mentre parlava mi sono raddrizzato, ma senza staccare gli occhi dai suoi riflessi nello specchio.

La sua frase mi lascia interdetto. Non sono ancora riuscito a capire del tutto quel che pensa e prova rispetto a questa faccenda, ma ad essere sincero non credevo che arrivasse a dire una cosa del genere: suona pericolosamente come una resa (e io non voglio che tu ti arrenda, Walker).

Non mi piace la piega che sta prendendo la situazione. Non voglio (vederlo soffrire ancora) che crolli come è successo l’altra sera. C’è anche quel Link qui con noi stavolta e

 

(con lui presente non posso permettermi

di lasciarmi andare.

Ce lo siamo promessi, no?

Tutto come sempre…

…e io non ti ho mai aiutato…)

 

se si svegliasse all’improvviso, vedendo Walker in quello stato farebbe troppe domande scomode. Non ho intenzione di avere seccature inutili, quindi devo trovare un modo di calmarlo.

 

“Smettila di fissare quello specchio come un idiota e vieni con me, moyashi”

 

 

PREVIEW

Capitolo 2: Sulla terrazza, il cuore in mille pezzi

Perché sento il cuore andare in mille pezzi? Lui non ha mai detto di voler sapere...

 

   
 
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