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Autore: Everian Every    24/10/2016    2 recensioni
(Per capire meglio gli eventi narrati in questa ff, è necessario aver letto Over Worlds - Total War) (Forte presenza di Autori)
L'Omino di mai, la Follia, ha cacciato con un subdolo stratagemma il Mastro dal suo Mondo, prendendone il controllo. Per poterlo dominare del tutto, ha scatenato l'esercito di Rovine affinché l'Universo fosse raso al suolo, così da poterlo ricreare a suo piacimento.
Per evitare che il Mastro tornasse e lo fermasse, ha rapito una ragazza da un altro Universo ed ora la tiene in ostaggio. Il Supremo non ha tuttavia fatto i conti con un certo gruppo di eroi che faranno di tutto per salvare la loro amica.
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Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Over Worlds'
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Lelq arrancò sopra le scale di ghiaccio. Con lui c'era Shruikan, che lo aveva seguito dopo averlo visto entrare nel tempio. Il dio della follia si era fatto spiegare la situazione e lo aveva portato in volo sino all'entrata della sala delle divinità congelate. Erano corsi fino in fondo, all'organo, ma non avevano trovato nessuno. Nessuna traccia dell'Ens se non qualche fiammella violacea che ancora si ostinava a non spegnersi sulla neve, senza scioglierla.
"Dove... dov'è finito?" chiese il Kishin col fiatone, guardandosi intorno.
Lelq lo imitava, camminando lentamente in circolo con la bocca spalancata e gli occhi sgranati per lo sconforto.
"N-non capisco... Che significa? Perché non c'è?" balbettò.
"Lelq, amico, è meglio se usciamo." disse secco Shruikan, guardandosi intorno un'ultima volta per poi fissare lo sguardo sul musico che si stringeva tra le braccia come se fosse infreddolito. "Lelq?" lo prese per una spalla e lo fece voltare verso di sé, rimanendo di sasso nel trovarlo in lacrime coi denti digrignati.
"Shruikan... cosa... cosa..." singhiozzò, sollevando poi il volto stravolto dallo sconforto su di lui "COSA CAZZO VUOL DIRE TUTTO QUESTO?!"
BlackClaw restò interdetto. Lelq si mise a girare in tondo, tirando calci alla neve, al ghiaccio, all'aria.
"Perché ci sta succedendo tutto questo? Perché Blaso doveva prendere proprio Giuly? Perché doveva decidere per noi di che morte saremmo morti? Perché doveva giocare con noi?!"
"Non lo so..." mormorò Shruikan, barcollando con lo sguardo spento.
"Perché Lyram non è qui?! Perché non è qui ad aiutare le sue figlie?! Dopo i bei discorsi che mi aveva fatto, PERCHÉ CAZZO NON È QUI CON LORO?!"
"Non lo so." ripeté l'altro, stringendo i pugni e serrando gli occhi.
"Ha davvero così paura dell'Omino di mai da fuggire come  un codardo? Non gli importa proprio nulla del suo mondo e delle creature che vi ha messo? Non gli importa nulla se tutto questo va in fumo? Davvero gli basta questo?! RISPONDI, LYRAM, DAVVERO SEI DISPOSTO A VENDERE TUTTO QUESTO PER LA TUA INCOLUMITÀ?!" gridò Lelq, gettandosi in ginocchio con le guancie rigate di lacrime e alzando gli occhi al cielo.
Shruikan non rispose. Prese la carta del Bene e del Male e la osservò cupo. Guardò l'amico e si voltò verso l'uscita, mentre un alone viola iniziava ad avvolgerlo come una fiamma oscura che divorava ogni cosa toccasse. I suoi occhi divennero neri, così come la pelle. Un grande occhio verde gli si spalancò in mezzo al volto ormai privo di lineamenti. La corporatura si fece più magra ancora e molto, molto più alta e slanciata. Le dita e le braccia si allungarono fino a toccare terra dove il suo corpo si confuse con la sua ombra.
"Non lo so." disse poco prima di sparire dalla sala, con voce rauca e stridula, antica e maligna.
Lelq restò da solo, gli occhi chiusi dietro le mani e l'immagine della Lucas Force e della sua famiglia che venivano bruciate come fotografie vecchie nel focolare del camino stampata sulla retina.
 
Si riebbe dopo poco, quando uno scossone gli fece alzare debolmente la testa.
"S-shruikan?" balbettò, mettendosi a fatica in piedi. Non lo vide e pensò che fosse andato con gli altri. Gli altri. Il pensiero viaggio a fianco dei suoi amici. Dovevano combattere già da un po' con la Rovina del Mondo. Era rimasto lì per... almeno mezz'ora, incurante del freddo, preso solo da quel pesante dolore al cuore. Nemmeno Alter lo aveva fatto sentire così devastato. Il potere mentale di Blaso era ancora più grande di quello della Superbia.
Si incamminò barcollando verso l'esterno. Gli fu difficile scendere la scalinata di ghiaccio e più volte risciò di spezzarsi una gamba o peggio, ma, con l'ausilio degli artigli metallici della mano meccanica riuscì ad attutire anche le cadute peggiori perforando il duro ghiaccio. Arrancò verso la porta e la socchiuse, venendo abbagliato dalla luce dello scontro.
Parsifal aveva già messo al tappeto l'ultra antracia, troppo provata dallo scontro in singolo di poco prima e dalla battaglia contro i suoi amici di quando erano arrivati in quella specie di inferno gelido. Randor non fluttuava più e si era ridotto per lo più a creare barriere che però il colossale ciclope frantumava in pochi secondi. Johara era gravemente ferita alla spalla e all'addome, dove riportava i segni di tre artigliate, tante quante le dita del ciclope escluso il pollice. Sangue scuro e denso scendeva dalla sua pancia lacerata, ma lei continuava a rinchiudere in reti d'etere il mostro. Litios aveva perduto il braccio meccanico e Lucas non poteva volare dal momento che entrambe le sue ali erano state spaccate in due. Gwenn era svenuta poco lontano. Rubens era stanco per i recenti scontri come Gyber, ma insieme a Shruikan seguitava a combattere accanitamente. Il Kishin lo colpì particolarmente. Il suo corpo era diventato letteralmente uno scheletro tutto nero senza braccia e gambe che si sollevava come un cobra da una pozza di sangue ribollente e violaceo larga circa un metro. L'occhio verde in mezzo al volto inespressivo sparava raggi romboidali che causavano un rumore assordante e sembravano riuscire a bloccare il ciclope quando questi stava per assestare un pugno.
"Che gli è successo?" chiese allibito, mormorando più a sé stesso che a qualcuno in particolare.
"Me lo chiedo anche io." uggiolò Dz, rannicchiato poco distante, intento ad osservare la scena a sua volta. Aveva gli occhi spenti e teneva il volto semi nascosto tra le braccia e le ginocchia.
Il musico tornò a guardare il gruppo di guerrieri. La stra grande maggioranza delle azioni avvenivano così velocemente che poteva scorgerne solo pochi effetti. Vedeva i suoi amici e Parsifal in piedi immobili l'uno di fronte agli altri. Di quando in quando un nuovo taglio o una contusione spuntava sul corpo di uno dei ragazzi. Ogni tanto un'esplosione più forte delle altre scuoteva il terreno, ma niente più.
Lelq restò immobile. Poi lasciò perdere la preoccupazione e si lasciò cadere a sedere in parte al mezzo kaiju.
"Sai qual è la cosa più buffa?" bofonchiò da sotto le braccia il ragazzo coi capelli blu al musico. Lelq alzò un sopracciglio. "Che quel mostro potrebbe uccidere Shadow Blade con un dito, eppure ora è qui ad uccidere noi. Che razza di giustizia."
Una lacrima rigò il volto di Lelq, che si coprì gli occhi con due dita. Poggiò la testa contro la parete ghiacciata del tempio e si lasciò andare ad una risata isterica.
Ad un tratto, il vento si chetò. Il rumore della valanga, fino a quel momento costante sottofondo, si zittì parimenti. I due guardarono incuriositi la scena, impauriti da quanto sarebbe potuto accadere. Poi, con un potente colpo d'aria, i corpi dei ragazzi vennero sbalzati contro il tempio, frantumando la parete. Lelq si rialzò intontito. Non sentiva altro che un fischio insistente. Intorno a lui, sfocati, apparivano detriti, macerie a non finire, corpi inermi. Shruikan si alzò in parte a lui, facendolo girare appena. Tutto sembrava ovattato, tanto che nulla lo sorprendeva o intimoriva più. Vide la figura del Kishin sollevarsi a fatica e far apparire una mano dal corpo scheletrico, poggiandola a terra per sorreggersi meglio. Lucas apparve poco lontano, tenendosi la testa ferita da cui colava icore dorato. Anche gli altri si rialzarono. Gyber e Gwenn mancavano all'appello.
Lentamente, tutto tornò a farsi definito, concreto, solido. I suoni si fecero vivi, veri, sostituendo quel fischio acuto e lancinante.
"Che... che è successo?" mormorò il musico, tenendosi il capo frastornato tra le mani.
Shruikan tremolò, mentre il suo corpo si faceva più umano, acquisendo braccia, gambe, un busto magro, ma quantomeno con un po' di carne addosso, con indosso solo una tunica bianca lacerata e legata in vita da una corda. La pelle era ancora nera, ma adesso il volto aveva riconquistato lineamenti e il grande occhio verde si era chiuso, lasciando il posto a due normali occhi blu.
"G-gwenn..." balbettò Johara, cercando di sollevarsi e protendendo un braccio in avanti, verso una coltre di fumo bianco che aveva coperto la Rovina e i due portali. La donna cadde in avanti, tossendo copiosamente sangue. Litios le si avvicinò e la sorresse col braccio sano, mentre Victus compariva da sotto le macerie. Lelq si chiese per un attimo che fine avesse fatto prima, visto che non lo aveva scorto da nessuna parte prima che quel pandemonio avesse luogo.
Poi però udì un verso strozzato provenire dalla nube e il ringhiò cupo simile a fusa di Gyber. Lucas alzò una mano e lanciò una fiamma bianca che spazzò via i residui della coltre, mostrando il ciclope e i due guerrieri. L'ultra antracia era stesa a terra, sveglia e fremente, con un pesante piede del mostro stretto sulla testa. Si poteva sentire da lì il rumore di ossa che si frantumavano e si ricomponevano. Parsifal teneva alto un braccio. Nella mano stringeva per il busto Gwenn, semi svenuta ancora. Alcune fiamme rosse erano ancora accese dall'attacco del biondo serafino.
"La ucciderò. Consegnami i reietti. O la ucciderò, Johara." disse senza passione il ciclope, stringendo la presa. Gli artigli perforarono le carni della giovane. Se avesse stretto di più la presa l'avrebbe tagliata da parte a parte facendola letteralmente a pezzi.
Gyber ringhiò più forte, ricevendo solo una pressione maggiore sulla testa. Il terreno intorno al suo capo si crepò per la troppa pressione. Johara piangeva guardando la sorella, mentre i membri della Lucas Force non potevano che stare a guardare impotenti. La proposta di Parsifal non li scosse minimamente.
"J-Jo... Ha...Ha-r..." mugolò la ragazza di fuoco, mentre un rivolo di sangue le rigava il volto incantevole e gli occhi le si velavano di morte.
"No..." mormorò Lelq mentre la generalessa dell'etere cadeva in ginocchio gridando e implorando pietà ad un mostro senza più una morale o un cuore da toccare.
"No..." ripeté il musico ad occhi sgranati. Non poteva farlo. Erano dalla stessa parte, in fondo. Generali dello stesso esercito. Che senso aveva che la uccidesse? "LYRAM!" gridò alla fine. Nessuna risposta. Parsifal lo guardò con il grosso occhio cattivo luccicante. Aprì di scatto la bocca e si udì un sibilo.
"LELQ, ATTENTO!" gridò Dz, buttandosi verso l'amico. Troppo tardi, il sibilo partì. Lelq chiuse gli occhi e restò immobile. Non poteva schivare. Poi udì un botto sordo e un calore piacevole che gli si spandeva sul viso. Aprì gli occhi. Davanti a lui non c'era nulla. Solo il ciclope e... Una delle fiamme lasciate sul terreno intorno a lui si era sollevata?
No, non si stava sbagliando. Il fuoco si era stirato e si era innalzato, volteggiando in aria sopra il ciclope e avvolgendoglisi intorno al braccio con cui teneva Gwenn. Parsifal guardò il fuoco che diveniva viola. Un grosso occhio viola, la runa degli Entes, apparve sul terreno e una voce emise un urlo terribile. Poi una luce immensa accecò tutti per un istante. Gli eroi si trovarono a fluttuare sul terreno. Quando tutto fu terminato, Gyber era con loro. Davanti a loro stava un uomo vestito con una camicia viola con le maniche sollevate al gomito. Teneva tra le braccia Gwenn, svenuta.
Johara lo guardò con gli occhi colmi di pianto.
"P-padre..."
"Johara, porta Gwenn con te. Proteggi tua sorella per me. Io terrò fermo Blaso." disse secco Lyram.
Parsifal aprì la bocca ed emise un ruggito tremendo che scosse il cielo e la terra. Poi parlò, ma con la voce di Blaso, mentre la runa degli Entes gli veniva tatuata da una mano invisibile sull'occhio viola.
"Non crederai di potermi sconfiggere, vero, Lyram?" gracchio, mentre un'ombra imponente divorava l'orizzonte avvicinandosi a loro a velocità vertiginosa. "Non potrai nemmeno rallentarmi, folle! Ho già sconfitto Adreus, Unlegal, e perfino il potente Ruins, il più forte di tutti, è caduto sotto i miei colpi, non ha potuto fare altro che inginocchiarsi di fronte a me! Chi sei tu per poter sperare di fare alcunché contro di me?"
Lyram non rispose. Si voltò pacatamente e poggiò Gwenn tra le braccia di Lelq.
"Ve ne prego, aiutate le mie piccole a raggiungere un posto sicuro." disse gentilmente, per poi alzarsi e stringere i pugni, facendo scrocchiare il collo. "Blaso, anzi... Omino di mai. Chiedi chi sono io per poterti affrontare?"
Una fiammata viola si innalzò dietro il gruppo, alta quanto una montagna.
"Sono una persona molto arrabbiata." ringhiò l'Ens, scagliandosi contro il nemico, amalgamandosi contro il fuoco. Fiamme e ombre si scontrarono a mezz'aria, creando un'onda d'urto così devastante da distruggere ogni cosa nel raggio di miliardi di kilometri. Solo grazie a Randor i ragazzi non vennero spazzati via. Il portale si aprì sotto di loro e li inghiottì. Lucas e Gyber dovettero tenere ben salda la presa su Johara per evitare che uscisse dalla bolla protettiva di Randor per andare a perire insieme al padre.
 
Lyram, nella sua forma primigenia di fuoco puro e viola, osservò Blaso materializzarsi facendo sparire Parsifal in un'ombra.
"Blaso." disse gelido la Rabbia.
L'Omino fece un cenno, diventando pura ombra, la sua forma originale.
"Nel mondo esterno, la Realtà, esiste un popolo chiamato popolo delle Ombre, sai?" disse l'Omino, fluttuando sul cumulo di morte che un tempo era stato il regno dei Djin.
"Non ti perdonerò mai." sibilò ignorandolo l'altro.
"Queste ombre sono deboli al fuoco, sai? Proprio non lo possono soffrire. Bah, che patetici!" seguitò incurante l'Omino, ondeggiando mentre il calore dell'Ens nemico aumentava fino a mille miliardi di volte il calore contenuto in tutti i corpi celesti del Multiverso, annichilendo quel Mondo fino a renderlo nulla puro.
"Io sono l'ombra originale, colui che inventò il concetto stesso di ombra. Insomma, queste... queste Ombre deboli ed insignificanti mi offendono, capisci?"
"Combatti. Combatti e sta zitto!" esclamò Lyram, emettendo fiamme e centuplicando il calore e l'energia emanati, al punto da creare nuova materia dal nulla, materia che poi distruggeva in pochi secondi involontariamente.
"Per questo motivo ho inviato qualche Rovina in ricognizione là fuori, non si sa mai che dopo questo Universo non mi venga voglia di conquistarne qualche d'un altro, sai com'è..." seguitò voltandosi l'ombra originale, per nulla toccata da quel potere così incredibile. Rise infantilmente.
Lyram non attese più e lanciò il suo attacco. Immersi nel nulla, i concetti di spazio e tempo smettevano di sussistere, per questo ogni azione divenne indescrivibile. Fino a che l'Omino non si voltò di scatto, ricreando all'improvviso ogni cosa, tempio e città compresi, rendendoli come nuovi, un paradiso verde ghiacciato come una tundra. Velocissimo, un lembo della sua ombra si espanse come un braccio e bloccò Lyram, facendolo sprofondare nel nuovo terreno. La potenza che l'Omino sprigionò fu così grande che azzerò l'Essenza del nemico, rendendolo un piccolo essere insignificante.
"Non credere di poter fare alcunché, Ens primario. Io sono uno dei tre Imprescindibili! Non puoi competere con me in alcun modo. Né tu, né Adreus, né tantomeno quel patetico ammasso di muscoli di Ruins, Agonia o chiunque altro! Ricordati che io sono..."
"Nero ti fermerà." lo interruppe Lyram, divenuto serio.
L'Omino Indietreggiò, e i due tornarono in forma umana. La Follia lo guardò con gli occhi sgranati, mentre l'ombra del corvo e del terrore, molto più grande della sua, lo sovrastarono per un istante. Ringhiò e gridò al cielo.
L'altro demone ne approfittò per liberarsi e colpirlo con una fiammata che lo fece saettare nel cielo, distruggendolo al loro passaggio. Quando fu a distanza inter galattica, spezzò la fiammata e un'esplosione travolse l'Omino, arrivando fino alla Rabbia che si voltò, parando un fendente di ombra dell'avversario, apparsogli alle spalle proprio in quell'istante. I due si scambiarono qualche colpo, generando e distruggendo realtà in quantità sempre maggiori. Volteggiarono nel nulla totale, avvinghiati, una colonna nera e viola che sfrigolava e eruttava lapilli e rigurgiti d'ombra che esplodevano in pochi istanti. Si separarono per scontrarsi e cozzare l'uno contro l'altro, generando un'esplosione simile ad un big bang di mille volte più devastate, per poi separarsi di nuovo e cozzare ancora, e ancora, e ancora, fin quando non si trovarono stretti l'uno all'altro.
Lyram espanse il fuoco che lo componeva e travolse con un intero universo di fuoco essenziale l'avversario. L'Omino rispose generando uno tsunami dalle proporzioni cosmiche di pura ombra essenziale. I due materiali assoluti stridettero compattandosi, creando un intero nuovo universo dentro l'Eververse fatto per metà dell'uno e per metà dell'altro.
Quando i due attacchi cessarono e i due demoni si ritrassero in forme corporee di dimensioni più piccole, gli stessi confini che separavano l'ex-Sottomondo dagli altri Mondi dell'Eververse presentavano profonde crepe luminose che variegavano l'aspetto indescrivibile del non-esistente.
Lyram emise un verso strozzato, mentre le ferite che Blaso gli aveva inferto si rimarginavano a fatica. Lunghi e profondi squarci si aprivano interrompendo le fiamme che lo formavano, e la rimarginazione era impedita da quel liquame inconsistente e nero dell'ombra primigenia.
"Te l'ho detto, Lyram" disse l'Omino, apparendogli dietro. Anche lui era ferito, ma in proporzione lui era quasi illeso "Un Ens qualsiasi come te non ha speranze contro un primario!" gridò, travolgendolo con un getto d'ombra e creando uno strato di adamantio spesso decine di miliardi di kilometri sotto di loro. Lyram vi si schiantò, perforandolo del tutto. Le sue fiamme distrussero il materiale resistentissimo e deflagrarono, spezzando l'attacco della Follia, la quale però gli apparve davanti e fece comparire un lungo braccio d'ombra immenso con cui strinse il piccolo braciere a cui aveva ridotto la Rabbia.
"Sei mio, finalmente!" disse eccitato l'Omino, ricostruendo il Sottomondo.
Lyram emise una vibrazione simile ad un risolino. "Tanto stai combattendo contro qualcuno di molto più forte di noi due messi assieme. Arrenditi, Blaso, rassegnati al fatto che Nero ti sconfiggerà come ha fatto con Adreus millenni or sono e come ha fatto con qualsiasi altro Ens che abbia tentato di conquistare il potere assoluto."
Una piccola fiammella saettò lungo il braccio oscuro e penetrò nell'organismo del demone d'ombra, esplodendo e accecandolo momentaneamente.
L'Omino ringhiò di rabbia e lo scagliò lontano. "QUELLO SPAVENTAPASSERI E IL SUO CORVACCIO NON SARANNO UN PROBLEMA IN ETERNO! PUOI STARNE CERTO!"
Lyram sorrise. "Attento, Blaso. Nero non perdonerà tutto questo." disse e, approfittando della distrazione dell'avversario, svanì nel nulla, lasciandolo solo.
Il demone guardò il punto in cui l'altro era svanito con gli occhi iniettati di furia omicida. Gridò, e il gridò frantumò la Realtà, distruggendo di nuovo l'intero mondo infinito dei Djin.
Il nulla assoluto e inesistente avvolse l'Ombra, nascondendo al Multiverso la sua furia.
   
 
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