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Autore: Antonio Militari    25/10/2016    0 recensioni
«I miei informatori non mentono mai»
«Nutre fiducia, nella sua rete» lo stuzzicò Frank, per divertirsi.
«Non conosco il significato di questa parola!» Fece stizzito l'altro.

Una giovane donna viene assassinata a sangue freddo, e nel caso sembra implicata la nobiltà. Il giovane Granduca di Verdebosco accompagnerà nuovamente il Tenente Frank nel cercare di fare luce su un mistero mistero sempre più strano.
P.s.: I fatti sono ambientati dopo quelli narrati nella One-shot Duke Master, ed è quindi presente un piccolo spoiler...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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III
Erano tornati sul luogo del delitto, nonostante la notte stesse scendendo lentamente, perché dopo il momento di apertura del duca, Frank non era riuscito a dirgli di no. Sulla carrozza, per spezzare l'imbarazzante silenzio, cercò di fare qualche domanda «Dunque come vuole procedere, nelle indagini?»
«Non ne ho ancora idea. L'assassino disponeva probabilmente di una carrozza, e non era la prima volta che uccideva; le conclusioni più probabili sono che sia un nobile che abbia affrontato la guerra o un assassino di professione pagato da qualche nobile. In ogni caso credo che la nostra indagine si sposterà nei salotti dell'alta nobiltà, prima di procedere ho bisogno di conferme»
«Capisco» Frank guardò fuori dal finestrino, da quando aveva conosciuto il Gran Duca era stato un continuo stupirsi per tutto ciò che quel ragazzino poteva fare. A volte si scordava della giovane età del nobile che aveva di fronte.
«Per quanto riguarda quello che è successo ieri» la voce del giovane era pacata e serena, il che spaventò molto il tenente «Dica all'ispettore Levitsky che le sfere alte dell'arma verranno presto a sapere del suo piccolo segreto» e schiacciò la schiena contro il sedile, con un'espressione soddisfatta sul volto
«Sta scherzando, spero» ma ormai il ragazzo aveva chiuso gli occhi, immerso nei suoi pensieri.

La scientifica non c'era più e l'intera strada era deserta, limitata dai nastri della polizia. Il ragazzo lasciò mantello e bastone al maggiordomo e si recò versò il centro della strada. Al posto del corpo c'era una sagoma tracciata con un gessetto, che già iniziava a scolorirsi. Il Duca si mise in piedi nel punto dove doveva trovarsi l'assassino e chiuse gli occhi.

Frank lo aveva già visto immedesimarsi nell'assassino in quella maniera, ma non poté fare a meno di stupirsi nuovamente per come il ragazzo sapeva fare il proprio lavoro. Sapeva che prima di arrivare sulla scena il giovane la studiava attentamente, in modo da poter tenere gli occhi chiusi per tutto il tempo, ma quando lo vide spostarsi per evitare uno dei lastroni della strada leggermente  incrinato, e girare l'angolo con naturalezza, fece fatica a credere che tenesse veramente gli occhi chiusi.
Lo seguì cercando di non far rumore, ritrovandosi in una piccola stradina secondaria; il duca era chino a terra, analizzando il terreno con un'espressione assorta sul viso «riconosce queste tracce?» chiese senza alzare lo sguardo
Al tenente bastò uno sguardo veloce «Una carrozza, ruote sottili, poco peso, probabilmente un piccolo Coupé»
«Esattamente. In una strada stretta come questa direi che è una stranezza, non crede?»
«Ma perché nascosta qui? Più avanti c'è una strada più larga, con molte carrozze, si sarebbe confusa meglio, qui avrebbe dato nell'occhio»
Il conte, dopo aver rimesso il mantello, indicò il fondo della strada con la punta del bastone «Dove porta questa strada?»
«Villa Marshall» I due si voltarono stupiti ad osservare il giovane garzone che aveva appena svoltato l'angolo. Frank mise istintivamente la mano sulla spalla del duca per trattenerlo.
«Tu» Si limitò a dire il ragazzino, senza nascondere un espressione di profondo disgusto.
«Butta bene, Mon chere?» Il giovane monello dai capelli indefiniti si avvicinò sorridendo, senza risparmiarsi una pacca sulla spalla del nobile coetaneo «Ti vedo scuro in volto... Non avrai mica le tue cose!»
Frank impallidì alla pessima battuta, e dovette trattenersi dal dargli un ceffone. Come risposta, il duca si limitò a fissare la mano del giovane finché l'altro, con un sorrisetto ironico, la tolse, simulando un profondo inchino togliendosi il berretto «Va meglio, ora?» chiese, con il naso che quasi toccava terra.
«Che diavolo ci fai tu qui?» chiese con aria infastidita il ragazzino
«Se ti do fastidio me ne vado» fece l'altro, iniziando a girarsi
«Non ho detto che puoi andartene» Il tono autoritario sorprese anche Frank
«Perché, ho bisogno del tuo permesso per andarmene?» Il duca si trattenne in maniera vistosa dall'urlare, mentre l'altro, alzando le mani in segno di resa ritornò al proprio posto «Ok, ok, non agitarti. Caspita, prima o poi la testa ti esploderà davvero...»
«Vuoi dirmi, di grazia, cosa sei venuto a fare?» Probabilmente il duca stava sfiorando una crisi nervosa
«Ho con me il tuo articolo preferito» sorrise il ragazzino «informazioni».

«Non dovreste verificare le informazioni, prima di procedere?» stava praticamente correndo per stare dietro al duca, che a sua volta arrancava dietro il ragazzino col berretto, che evidentemente si divertiva a correre per lasciarli indietro.
«Non disponiamo di tempo per verificarle, ma non ce ne sarà bisogno»
«Come?»
«Boka è un mercante di prima qualità, non mi è mai successo di scoprire falsa una sua informazione»
«Boka?»
«è il suo nome d'arte... Credo che sia il personaggio di un qualche libro»

Arrivarono in fretta in un quartiere povero, che il tenente conosceva bene per l'alto tasso di crimini minori che si svolgevano: contrabbando, furti, prostituzione...
Boka li portò davanti ad una piccola baracca malmessa e isolata dalle altre «La mia informazione è qui dentro» sorrise, con un sorriso che non piacque per niente a Frank, ma non avevano scelta. Il Duca entrò nella casa seguito dal tenente e, solo dopo, dal giovane monello. La casa era buia e spoglia, salvo un tavolo in un angolo, un paio di sedie buttate a terra e una piccola credenza poco riempita e con uno sportello aperto; in fondo a destra, una porta semiaperta lasciava trapelare un raggio di luce, che illuminava un piccolo sgabello vuoto. Se l'atmosfera non fosse stata tanto inquietante, Frank avrebbe trovato l'effetto quasi artistico.
Si spostarono lentamente verso l'altra stanza, quasi in processione, finché non arrivarono davanti alla porta. Il Duca, quasi a voler tenere le distanze, usò il bastone per spingere il legno verso l'interno della camera, allargando il fascio di luce e rivelando, al contempo, la seconda stanza; passarono un paio di secondi prima che, realizzato cosa stesse succedendo, il corpo del Duca cadesse a terra, esanime.
   
 
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