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Autore: sam_di_angelo    25/10/2016    1 recensioni
Quando gli occhi di un ragazzo dalle cattive abitudini incontrano per puro caso lo sguardo dell'altro, inchiodato in un letto d'ospedale, tutto cambia, tutto assume un aspetto differente.
Due mondi a sé stanti, due personalità troppo simili eppure così puramente diverse.
casa[cà-sa] s.f.
1 Edificio a uno o più piani, di dimensioni e aspetto vari, adibito ad abitazione dell'uomo.
Qual è la vera casa di Cole Blaze? La sua piccola dimora numero 251 affacciata sulla strada più vecchia e consumata del suo quartiere, oppure quegli occhi a mandorla color caffè che continuano imperterritamente a tormentarlo?
"It's their loss. Not yours."
CAST:
Park Chanyeol - Cole Blaze
Byun Baek-hyun - Boyce Hanks
© Sam Di Angelo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Kai, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1

La ragazza, in piedi davanti a Cole, tremava. 

Era carina: aveva dei lunghi capelli corvini, la pelle chiara, liscia. Gli occhi a mandorla era serrati, e la bocca carnosa stretta in una linea sottile. Si nascondeva lasciando che i capelli le cadessero davanti al viso. 

«Ti prego, prendila!» esclamò. Le sue guance si tinsero di rosso, sembrava così imbarazzata... 

Continuava a tenera stretta una lettera fra le mani tremolanti, all'altezza del viso, con le braccia dritte e protese verso Cole.

«P-prendila... Questi sono... I sentimenti che provo per te!» aggiunse.

Non era la prima volta che Cole assisteva ad una scena del genere. Non appena il ragazzo ebbe afferrato la lettera dalla busta bianca, la piccoletta fece un piccolo inchino e si dileguò. Il suo zaino rosa era pieno di ciondoli scintillanti, che tintinnavano: Cole poté sentire la sua ammiratrice continuare a correre lungo il corridoio dopo aver svoltato l'angolo, con le campanelle che suonavano.

Il gigante restò un attimo a fissare la lettera, poi aprì il suo armadietto e la poggiò fra i libri.

«Un'altra?» chiese una voce alle sue spalle. «Già...» rispose Cole, chiudendo l'anta metallica. Si voltò verso Louis, che continuava ad osservarlo con il solito sorrisetto stampato sulla sua faccia furba. Si era tinto i capelli, adesso erano castani e spuntavano scomposti da un capello nero. 

«Non la leggi?» Cole fece spallucce. «Non mi interessa.» Louis aggrottò le sopracciglia, visibilmente perplesso.

«C, è crudele!» il ragazzo con le orecchie a sventola lo guardò male. «Preferisco non illuderla e non darle false speranze, è la cosa più matura che possa fare.» Lou fece un cenno del capo. «Cole Blaze che parla di maturità? Cosa ti sei fumato? E perché non hai condiviso?» Cole rise.

«Piantala Lou.» 

«Avresti potuto rifiutarla... C'avrei pensato io a consolarla!» fece un occhiolino, e Cole gli rispose assestandogli uno scappellotto sulla nuca. «Non sono così subdolo!» Lou ridacchiò, massaggiandosi il punto in cui era stato colpito. «Mai che si faccia un favore ad un amico...» 

Cole e Louis continuarono a parlare del più e del meno, camminando per i corridoi lentamente. Tutte le attenzioni smielate che Cole riceveva da parte delle studentesse iniziavano ad infastidirlo. Louis invece sembrava trovarsi a suo agio sotto gli sguardi ammiccanti delle ragazze, e addirittura sorrideva - sfoggiando la sua bellissima fossetta che considerava come suo cavallo di battaglia - quando ne beccava qualcuna intenta a fotografarlo di nascosto con il cellulare.

«Lou... Posso chiederti un consiglio?» il più basso annuì, infilando nella tasca dei jeans scuri il suo smartphone.

«Secondo te, se... Una persona, ecco... Volesse aprirsi con ad un'altra, e raccontargli qualcosa di profondo e di intimo che la riguarda, ma non vedesse quel qualcuno da giorni, perché aveva evitato di incontrarlo, cosa dovrebbe fare?» chiese tutto d'un fiato, continuando a guardarsi le punte consumate delle sue Converse.

«A mio parere, quella "persona" saresti tu, e vorresti parlare con qualcuno, no? Ma ti sei comportato da solito fifone e sei scappato, ho ragione?»

Scappato.

Cole non ci aveva pensato fino a quel momento. 

Perché scappare da Boyce? Non aveva di certo un aspetto terribile o spaventoso, anzi... E allora, come mai Cole non era più andato a trovarlo? 

Avrebbe dovuto chiamare Kellin, e parlargli.

Sì, avrebbe proprio dovuto chiamarlo.

 

2

Cole salì i gradini - gradoni - che lo separavano da quell'edificio. Passò veloce sotto il portico, con i neon che gli ronzavano sulla testa - almeno non era incappato in nessuna malata inquietante -.

Kellin non aveva risposto al telefono, magari era impegnato a studiare o con quelle faccende che riguardano il lavoro. Ma il tempo di Cole Blaze stringeva. Con Chanette fuori casa e tutti gli amici impegnati a studiare - aveva escluso Tani a priori, non si fidava ancora abbastanza di lei - l'unica persona a cui avrebbe potuto chiedere consiglio era nonna Georgia.

 

3

Cole aveva appena serrato la presa attorno alla maniglia della porta numero 303, quando sentì qualcuno urlare nel corridoio. 

«Marcus! Nostro figlio sta morendo, dannazione!» strillò una voce femminile. Rumore di tacchi e passi veloci. Un brivido corse giù per la schiena di Cole.

«Viviane, ne abbiamo già parlato.» rispose l'interlocutore, freddo e deciso. «No, tu hai parlato! E io ti ho solo ascoltato in silenzio!» ribatté lei, in un'esplosione di rabbia.

Un uomo sbucò da dietro l'angolo. Indossava un completo gessato ed elegante. La pelle olivastra tesa sul viso, gli occhi allungati, felini e neri come la pece, i capelli tagliati con cura, corti, ordinati. 

Le spalle di Cole si rilassarono. Quell'uomo risultò essere un estraneo.

La donna che lo seguì poco dopo invece era molto più bassa di lui, arrancava per tenere il suo passo in bilico su dei tacchi neri di vernice che le regalavano dieci centimetri di altezza in più e un bel paio di calli dolorosi sulle dita. Il suo abbigliamento era classico, semplice. Consisteva in un completo da lavoro, gonna nera a tubino e camicia abbinata. I capelli raccolti in una morbida crocchia la rendevano ancora più bella, i lineamenti addolciti da alcune ciocche corvine che le ricadevano ai lati del volto. A Cole parve di averla già vista prima.

Avrà avuto una quarantina d'anni, se proprio si voleva essere abbondanti. Il viso era pulito, acqua e sapone, se non per il filo leggero di rossetto rosso sulle labbra. Gli occhi, per quanto fossero a mandorla, erano comunque grandi, il suo sguardo profondo e liquido. 

«Marcus, non puoi chiedermi di fare questo.» disse, la voce rotta. Calde lacrime presero a scenderle sul volto, ma la donna continuava a mantenere lo sguardo fisso sulla schiena dell'uomo, come volesse perforarlo.

Lui arrestò la sua camminata decisa, e si voltò a guardarla. Cole si nascose dietro un angolo, continuando ad osservare la scena. Era molto dispiaciuto per donna, furiosa e ferita, e intimorito dall'autorità che avvolgeva quell'uomo.

«Non te lo sto chiedendo, Viviane. Te lo sto ordinando. Ci saranno delle conseguenze, per tutti noi.» le lanciò un'ultima occhiata glaciale e ripartì, camminando spedito sulle sue scarpe lucide e allungate. 

La donna restò immobile, le lacrime scendevano copiose. Il suo sguardo si era spento, fisso nel vuoto. 

Il cuore di Cole venne strizzato da una mano invisibile, che gli fece davvero un gran male e gli mozzò il fiato. Spinto dalla pietà che provava nei confronti della signora, le si avvicinò.

«Mi scusi, signora... Si sente bene? Ha bisogno di aiuto?» lei sembrò scuotersi, guardò Cole e tirò su col naso. 

«Avrebbe per caso un fazzoletto?»

«Oh, sì, certo...» Cole frugò nel suo zaino e ne tirò fuori un pacchetto di plastica blu, che porse alla donna. Lei lo afferrò e prese un fazzoletto, si asciugò gli occhi, e soffiò il naso. Guardò Cole con occhi fermi, stabili e restituì il pacchetto. Sembrava aver ritrovato il contegno. Aveva raddrizzato la schiena e in un lampo aveva smesso di piangere.

«La ringrazio.» 

«Mi dia del tu.» rispose Cole, sorridendole. Non sembrava essere una persona cattiva. «Ho da poco compiuto diciotto anni, non sono ancora così vecchio...» la donna ricambiò il sorriso. Il suo volto sembrò brillare di luce propria, tanto era bello. Il naso piccolo, sottile, e le guance rosee, senza neanche l'accenno di una ruga. Per non parlare dei denti... Cole non ne aveva mai visti di più dritti, o di più brillanti.

«Non ti ho mai notato da queste parti, sei in visita?» la signora sembrò concentrarsi sulla loro conversazione, in modo da riuscire a distrarsi da tutto il resto.

«Sì, mi chiamo Cole Blaze, sto andando a trovare mia nonna.» il voltò della donna si addolcì.

«Che bel nome che hai, Cole, io mi chiamo Viviane Cho, ma tutti mi chiamano e mi conoscono come la Signora Hanks.» 

Cole spalancò gli occhi e restò pietrificato, suscitando un'espressione perplessa da parte di Viviane.

«Qualcosa non va?» il ragazzo ci mise un po' a riprendersi, e ignorò la domanda.

«Lei per caso è la madre di Boyce Hanks?» il cuore prese a battergli a mille, rimbombandogli nel petto come se si stesse scatenando una tempesta di tuoni ed enormi boati. Sudò freddo.

La donna corrugò la fronte, e sembrò pensare per un momento a cosa rispondere.

«Sì, sono io. Conosci mio figlio?» 

«Sono un suo amico.» rispose Cole.

In quel momento una miriade di pensieri vorticarono nella mente di Cole, con la forza di una mandria di bufali impazziti. Domande, orribili sensazioni e brutti presentimenti.

Fra tutti, però, si accese una luminosa lampadina. La luce della genialità di quell'idea scoppiò nella testa di Cole, che iniziò a credere nella legge del Carpe Diem.

 

«Signora Hanks.» iniziò, catturando l'attenzione di Viviane. «Ho una proposta da farle.»

 

 

 

Angolo Autrice: COSA? Due capitoli nel giro di due giorni? Sam, sarai mica impazzita? 
No, cari lettori, sono solo riuscita a ritagliare un angolo del mio tempo per trascrivere questo capitolo che avevo scritto su un figlio mentre la professoressa di italiano torturav... Ehm, interrogava i miei compagni. Siete felici? Sì, lo so, vi amo anche io.
Lasciatemi un commento se vi va, piccoli bignè alla crema. Aspetto i vostri consigli e, lo sapete, sono sempre disponibile per fare una chiacchierata, amo fare amicizia con i miei lettori! Volevo avvisarvi che potete trovare questa storia anche su EFP, con il medesimo titolo, se vi è più comodo leggerla da lì. E niente, questo schifoso Angolo Autrice si è concluso... Vi voglio bene, e grazie di tutto, al prossimo capitolo! -Sam ♥

 

   
 
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