Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: TheStoryteller    26/10/2016    1 recensioni
Dieci anni dopo il suo arrivo a Volterra con l'intento di salvare Edward, Bella ha perso ogni memoria del proprio passato e, vampira, è divenuta parte della Guardia dei Volturi. Offuscata da una coltre di menzogne si appresta ad usare i suoi talenti per regalare ai suoi Signori la vittoria di una guerra della quale non conosce davvero le trame, che la condurrà verso i propri ricordi e alla scoperta di una verità antica che sconvolgerà l'intera Corte di Volterra.
"Fuoco ardente che divampa e divora le membra duttili.
Si ciba di sospiri spenti.
Porta con sé ricordi di dolori e gioie, di risa e pianti.
Due occhi amorevoli mi osservano e poi scompaiono nei meandri del sonno eterno.
Chi sei?
La domanda si dissolve nel buio tormentato di una notte senza ritorno"
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Demetri, Edward Cullen, Isabella Swan, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa volta è passato soltanto qualche mese e non, come di consueto, un anno intero. Sto facendo piccoli progressi... chissà che un giorno riesca ad aggiornare con regolarità. Faccio, come sempre, un grande saluto ai lettori rimasti e mi scuso ancora con loro per le mie lunghe assenze. 
All'inizio dello scorso capitolo potete trovare una breve sintesi della storia fino a quel punto. Di seguito il riassunto dello scorso capitolo.
Buona lettura

Nel capitolo precedente

Edward ed Alice si recano a Volterra con l'intento di sottrarre ad Aro il registro dei talenti e riuscire a trovare un vampiro dotato del dono della preveggenza. Mentre alla corte dei Volturi è in corso un ballo per celebrare il neonominato comandante della guardia - Demetri - i due si introducono nella vecchia corte e riescono a procurarsi il libro. Prima che possano scappare, tuttavia, Aro riesce ad indurre Edward ad un incontro nel quale gli chiede di rinunciare al proprio desiderio di vendetta e di unirsi al suo esercito. Come segno di pace gli combina un incontro con Bella, la quale è tenuta all'oscuro di tutto. Edward si reca all'incontro, ma non si convince che la vampira sia la ragazza che amava. 

Volterra, 3 giugno 2016
Demetri

 

Il dolore era ancora lanciante nonostante che il mio castigo fosse terminato almeno da un paio d’ore ormai. Ogni terminazione nervosa pulsava nello sforzo di rigenerarsi e di lenire il tormento provocato alla furia distruttiva del dono di Jane. Avevo la vista appannata e nessuna possibilità di muovermi. Non reagii quando sentii aprire il pesante portone della cella in cui ero stato malamente sbattuto dopo l’efficace trattamento rieducativo.
“Sono accorso appena ho saputo”
Mi lasciai sfuggire un mezzo sorriso che mi costò una fitta lanciante all’intero viso. “La tua catena di informatori non è più efficiente come un tempo” scherzai, tossendo sangue.
“Ti ha conciato davvero male” valutò Marcus inginocchiandosi accanto a me e studiando le mie condizioni con fare pratico. “I tuoi tessuti nervosi stanno comunque iniziando a rigenerarsi. Questo li aiuterà” mi avvicinò alla bocca una bottiglietta colma di liquido vermiglio.
Ne bevvi qualche sorso. “Grazie”
“Riesci ad alzarti?”
“Non credo proprio”
Con cautela mi passò il braccio sopra le sue spalle e mi issò sostenendomi per la vita. Trattenni un grido quando un dolore lacerante mi scosse dalla base della spina dorsale fino alla nuca.
“Ti porto a casa”
“C’è Bella a casa. Non voglio che mi veda in questo stato”
“Va bene”
Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare per i passaggi che dalle prigioni conducevano verso la vecchia corte. Marcus si sapeva orientare meglio di chiunque altro in quell’intricato groviglio di corridoi e stanze abbandonate. Nessuno ci vide. Nessuno probabilmente nemmeno si accorse che non ero più nella cella che mi era stata temporaneamente destinata.
L’odore di legno marcio e di polvere mi fecero capire che avevamo raggiunto la meta. Mi sentii adagiare su qualcosa che sembrava un vecchio e scomodo divano. Un’altra fitta atroce mi trapassò lo sterno, facendomi contorcere dolorosamente. “Tutto bene?”
“Una meraviglia”
Piano piano la puntura dolorosa si attutì, ma continuavo comunque ad avere difficoltà a ragionare lucidamente e la testa mi faceva un male atroce. Continuai a tenere gli occhi chiusi.
Marcus si allontanò per qualche minuto. Tornò poco più tardi, armato di un panno umido con cui cominciò delicatamente a ripulirmi la faccia dal sangue.
“Vuoi dirmi cosa è successo?”
“Non lo sai?”
“Lo immagino, ma vorrei conoscere i dettagli”
“Cullen era qui a Volterra la sera della cerimonia. Aro ha fatto in modo che incontrasse Bella”
“Ha dato segno di ricordare qualcosa?”
“No”
Non chiese maggiori chiarimenti né sembrò particolarmente stupito di venire a conoscenza di quell’informazione: tutti segnali che già sapeva.
“Cos’altro è successo?”
“Stamattina Aro mi ha convocato. Aveva degli ordini. La nostra spedizione in Canada è solo un pretesto… vuole che Bella si lasci catturare. In questo modo si darà l’impressione che loro tengano in ostaggio uno dei nostri e Aro otterrà una giustificazione concreta per dichiarar guerra al clan Cullen - tra l’altro con la straordinaria possibilità di sostenere che sono stati loro ad iniziarla. In previsione di un futuro scontro vuole assicurarsi che Edward non crei problemi”
“Vuole che Bella lo uccida?”
“Solo qualora non riesca a convincerlo ad unirsi alla guardia… ma questa è una prospettiva che trovo davvero improbabile”
Marcus non ebbe nuovamente alcuna particolare reazione. Sapeva anche questo. Perché non mi aveva avvertito? Alle ferite che già mi tempestavano il corpo se ne aggiunse forse un’altra, più dolorosa delle altre.
“Lo sapevi già, non è vero?”
“Avrei dovuto avvisarti, ma pensavo di avere più tempo. Stavo cercando una soluzione”
“A che punto sei arrivato?”
“Aro è irremovibile”
Sospirai. “Allora non mi rimane molta scelta”
“Ti ha dato l’ordine di lasciarla con loro e ti sei rifiutato?” chiese, avvicinandomi ancora alla bocca la bottiglietta e sorreggendomi la testa in modo che potessi bere un altro paio di sorsi.
“Più o meno. In fondo Jane ogni tanto va fatta divertire”
“Demetri, devi parlare con Bella…”
“Lo so, devo dirle la verità”
“Sì e devi farlo presto”
Marcus mi poggiò una mano sulla spalla in segno di sostegno. “Mi dispiace, infinitamente”
“Toglimi una curiosità” chiesi, cercando di cambiare discorso e di celare il turbamento che la prospettiva di raccontare a Bella la sua storia mi provocava. “Cosa diavolo ci faceva Cullen a Volterra?”
“Ha rubato un libro”
“Quale libro?”
“Il registro dei talenti”

 

 Oblast' di Arcangelo (Russia), 5 giugno 2016
Alice

 

La periferia di Arcangelo, una piccola città della Russia settentrionale affacciata sul Mar Bianco, era una distesa ghiacciata nonostante fossimo a metà giugno. Dopo una primavera temperata, in linea con la media stagionale, una gelata improvvisa aveva riportato la temperatura sotto lo zero, riconducendo tutta la zona alle porte dell’inverno. 
Il Land Rover Evoque preso a noleggio in città procedeva senza intoppi lungo la statale deserta che ci avrebbe condotti in una zona selvaggia più a nord, praticamente non civilizzata dall’uomo e sede di un paio di clan di piccole dimensioni. Ci stavamo dirigendo verso uno di questi, almeno per quanto avevo potuto carpire dall’analisi delle nostre linee temporali. Diveniva sempre più difficile riuscire a prevedere le mosse di Edward, ultimamente… I suoi propositi tendevano ad essere insondabili, schermati dall’allenamento cui si era sottoposto e da almeno un paio di abilità che aveva acquisito lungo il suo viaggio. Raramente riuscivo ormai a percepire in modo chiaro qualunque futuro lo riguardasse. 
Istintivamente volsi lo sguardo verso di lui. 
Sembrava rilassato alla guida, come era un tempo… ma era soltanto apparenza. La calma innaturale che ormai sembrava animare ogni suo movimento raccontava una tensione latente che non lo abbandonava mai e che lo teneva perennemente in guardia di fronte a qualsiasi pericolo potesse ritenere ad attenderlo. Negli ultimi giorni non aveva praticamente parlato. Eravamo andati all’aeroporto di Pisa, avevamo comprato un biglietto aereo per Stoccolma e poi per Arcangelo-Talagi, un piccolo aeroporto poco trafficato nei pressi della città. Avevamo impiegato tre giorni ad arrivare. C’era stato soltanto il tempo di una breve sosta per acquistare qualche capo di abbigliamento invernale che ci permettesse di confonderci con gli umani e di sbrigare le pratiche per il noleggio. Durante tutto ciò non aveva proferito parola sui suoi intenti, né in qualche modo aveva messo in chiaro il motivo di quella deviazione. 
Un vago senso di inquietudine aveva iniziato ad avvilupparmi fin dalla nostra partenza dall’Italia. 
Da quando aveva letto quel nome sul volume che avevamo sottratto ai Volturi – Diana – brevi flash avevano cominciato ad affollarmi la mente: Edward che parlava con una vampira dai tratti angelici e dagli occhi vuoti accanto ad un camino acceso; Edward che portava la vampira in braccio in una passeggiata al chiar di luna nello scenario di una spettrale campagna innevata, l’amplesso che li vedeva uniti nella calda luce di una candela morente… e poi il sangue nero che scendeva a fiotti dalla gola della vampira, imbrattandole il petto, e le fauci mostruose di Edward affondate nella sua carne devastata dai morsi. Voleva il suo dono, la capacità di prevedere il futuro. Non c’erano dubbi su questo… Il nostro viaggio in Italia era stato solo un modo per riuscire a trovarla. 
“Non devi restare, se non vuoi”
Provai un profondo senso gelo vedendo farsi sempre più vicina quella logora capanna che aveva fatto da sfondo alle mie macabre previsioni. Stavo per essere complice di un massacro e mai prima di adesso sentivo farsi opprimente il dubbio che non fosse rimasto nulla della creatura che era Edward. 
In lontananza, una vampira alta dai capelli color dell’ebano e la carnagione incredibilmente pallida ci stava aspettando.

 

***

Oblast' di Arcangelo (Russia), 6 giugno 2016
Alice

 

Era il secondo giorno che aveva raggiunto il rifugio di Vara e Diana e l’atmosfera era ogni momento più surreale. Edward aveva passato tutta la notte e la mattina accanto al fuoco, a parlare concitatamente con Diana della sua storia e i suoi progetti… il suo piano per annientare Volterra. Lei conosceva certamente qualunque cosa stesse per dirle, ma sembrava ascoltarlo con profonda attenzione. Lo scrutava al di là dei suoi occhi ciechi e giova o si angosciava a seconda di quanto lui stava raccontando. C’era un’atmosfera intima tra loro, qualcosa che non riuscivo davvero a capire. Col dono della preveggenza, Diana non poteva non sapere il motivo per cui eravamo venuti eppure ci aveva accolto come gli ospiti più graditi che avesse mai avuto modo di ricevere. Forse la sua condizione si era semplicemente fatta troppo gravosa e non desiderava altro che l’oblio. Riusciva a mala pena ad alzarsi da quella sedia posta davanti al camino e anche quando vi riusciva non faceva che pochi passi senza l’auto di Vara, la vampira bruna che ci aveva accolto al nostro arrivo. Vara si occupava di lei costantemente, come fosse una sorella o una figlia. Non riuscivo a fare a meno di provare un gran senso di tristezza: stava per perdere la persona alla cui cura aveva dedicato buona parte della sua esistenza. 
“Quanti anni ha?” chiesi, indicando Diana. Vara era seduta accanto a me al vecchio di legno, unico arredo oltre ad un letto e un paio di sedie davanti al camino di quella spoglia baita. Non parlava troppo bene l’inglese, ma si sforzava di farsi capire.
“Neanche lei lo sa più con precisione… Il futuro occupa la sua mente da così tanto tempo che non ricorda quasi più nulla della sua vita. Una volta mi parlò di uomo che aveva amato. Credo fosse un cavaliere diretto in Terra Santa per le crociate. Fu soltanto un momento, comunque. È raro che parli ed è raro soprattutto che parli di sé. Questa” spiegò, indicando Edward e Diana che stavano conversando a bassa voce, “è soltanto un’eccezione dettata dalle circostanze. Impegnare la propria attenzione in una conversazione le richiede uno sforzo di concentrazione sovrumano. Lo stesso che le è necessario per consentire a tuo fratello di leggerle la mente. Senza i filtri che lei pone ai suoi pensieri lui rischierebbe di perdere la via e impazzire”
Guardai Edward, sempre più angosciata. Io avevo sperimentato il trauma di risvegliarmi vampira col dono della vista… Era stato atroce. Avevo passato anni senza nemmeno essere in grado di muovermi dal letto. C’era voluto un decennio affinché fossi in grado di distogliere l’attenzione dei miei pensieri e potessi iniziare ad avere una vita al di là delle mie visioni. Lui già doveva gestire la lettura del pensiero. Se avesse acquisito anche il dono di Diana, apparentemente di una tale potenza che il mio era soltanto un gioco da bambini, la sua mente non avrebbe retto. Senza contare gli effetti a lungo termine. Diana era invalida ormai da più di un secolo. 
Edward non aveva idea a cosa stava andando incontro. Dannazione, dovevo trovare un modo per fermarlo e farlo prima possibile.  

 

Oblast' di Arcangelo (Russia), 8 giugno 2016
Edward

 

Il fuoco scoppiettava nel camino vivace e caldo, conferendo all’ambiente un’atmosfera intima. Vara si era offerta di aiutare Alice nella ricerca di qualche animale di cui saziarsi. Considerava la nostra dieta qualcosa di curioso e un’occasione per distrarsi dalla routine. Non senza esitazione mi avevano lasciato solo con Diana. Anche Alice mi aveva riservato uno sguardo angosciato prima di uscire dal rifugio, ma non aveva detto nulla. 
“Non puoi immaginare da quanto tempo ti stia aspettando, Edward Cullen”
Diana era seduta di fianco a me in una piccola poltrona di vimini e rivolgeva lo sguardo vuoto innanzi a sé. Gli occhi color del ghiaccio, incapaci alla vista, erano rivolti nella direzione del fuoco. Sembrava un angelo vestita di quel candido vestito color del cielo e i capelli tanto biondi da sembrare bianchi. Mi ricordava quelle bambole di porcellana che venivano regalate alle bambine agli inizi del secolo, nel tempo che mi aveva visto nascere. Era incredibile come quel corpo ormai esile e indebolito nei secoli conservasse una tale forza interiore da consentire al suo dono, il più prezioso di tutti, di raggiungere la sua massima espressione. Nella sua mente un vorticare infinito di percorsi disegnavano la sorte di questo mondo e di quelli che ad esso sarebbero seguiti, al di là del tempo stesso. Le sue predizioni non erano condizionate dalle decisioni altrui. Lei vedeva ciò che il fato aveva in serbo per ognuno di noi. Mi aveva spiegato che c’erano dei punti fermi nella vita di ogni essere che non sarebbero mai potuti mutare, a prescindere dalle scelte compiute e dalle strade che si era deciso di percorrere. Era il destino, nella sua forma più pura. 
“Non è stato semplice trovarti” 
Mi fece un piccolo sorriso. “Sarei venuta io, se avessi potuto”
Diana era praticamente inferma. Nei secoli la potenza del suo dono le aveva consumato il fisico e il spirito. Era troppo intenso da gestire persino per un vampiro. Da un certo momento in poi la capacità rigenerativa del suo organismo aveva iniziato a cedere. La vista non era più tornata e le forze avevano cominciato semplicemente a scemare. Non si muoveva quasi più, persa nei meandri dei suoi pensieri, spettatrice impotente delle sorti di milioni di storie di cui era solo spettatrice. Se non fosse per Vara che si occupava di lei, Diana si sarebbe semplicemente lasciata morire di fame, incapace anche solo di muovere un passo per procurarselo. “Che cosa si prova a conoscere la sorte del mondo?”
Il suo sguardo rimase fisso sul fuoco, ma intravidi che la sua espressione si era fatta grave. “Solitudine, la maggior parte delle volte, e, per il resto, impotenza. A dispetto di quello che tu credi la mia condizione è una maledizione”
“È lo strumento più potente di cui un vampiro possa disporre” 
Scosse leggermente la testa in senso di disaccordo. “Non lo è, Edward. Ti consuma in modo profondo ed irreversibile. Ti porta via ogni alito di vita che ti è rimasta dopo la morte. Finisci per diventare un involucro vuoto, un contenitore di un grande dono di cui non puoi fare assolutamente nulla”
Lei conosceva il motivo per cui ero lì, era al corrente delle mie intenzioni forse fin da prima che io stesso le ponderassi e sapeva che sarei stato io a porre fine alla sua esistenza. “Stai cercando di dissuadermi?”
“Sto cercando di avvertirti e di assicurarmi che tu sia pronto”
Stavo per assicurarle che ero pronto da anni e che niente al mondo avrebbe potuto distogliermi dai miei propositi, quando i miei pensieri mi riportarono sulla vetta di quella torre buia del luogo ove ogni cosa era iniziato. La vampira dei capelli bruni era là, stesa a terra, baciata da una pioggia rabbiosa. Sembrava avere perso i sensi. Le avevo rivolto le spalle e stavo per andarmene, lasciandola là, al proprio destino… quando il ricordo di Lei mi aveva travolto come una marea in piena, come non faceva più da anni. Senza una ragione, ero tornato indietro, l’avevo presa in braccio e condotta dabbasso, fino all’ingresso della sala da ballo. I bei boccoli scuri erano bagnati dalla pioggia, così il suo viso. Era incredibile quanto Le somigliasse… Avrei voluto rubarle un bacio, ma l’avevo considerata una stupida debolezza e avevo desistito. Con delicatezza l’avevo adagiata su un seggio e me ne ero andato, lasciandomi alle spalle Volterra e la crudeltà del suo sovrano che dopo avermi privato di ciò che più amavo si divertiva a mostrarmi quando esisteva di più simile a colei che avevo perduto. Sì, ero davvero pronto. “Lo sono” confermai, ma Diana aveva letto la mia esitazione come se fossi un libro aperto. 
La vampira accanto a me si girò nella mia direzione, come se potesse vedermi, e assunse un’espressione antica, di quelle il cui significato sia era perso all’alba dei tempi. “Non mi chiederai di colei che hai incontrato a Volterra? Non mi chiederai se quella somiglianza è soltanto coincidenza o nasconde qualcos’altro?”
Per la prima volta da quando avevo intrapreso il mio viaggio riuscii a parlare di Lei con un interlocutore diverso dai miei stessi pensieri. Parlare con Diana era come farlo con un confessore, un vecchio saggio che conosce i segreti dell’animo umano e non subisce più i suoi turbamenti. “Bella è morta dieci anni fa. Non c’era più un alito di vita in lei quando me l’hanno strappata dalle braccia. Non ho mai avuto dubbi su questo, nemmeno in quei momenti in cui la disperazione stava prendendo il sopravvento. Quella vampira le somiglia in un modo surreale, ma non può essere davvero Lei. È un modo per torturarmi, un inganno per indurmi a cedere alle loro lusinghe”
“È la paura che parla per te. Se scoprissi di esserti sbagliato, riusciresti mai a perdonarti per averla lasciata a Volterra e non essere mai tornato a prenderla?” 
Mi alzai dal panchetto in cui mi ero seduto e mi lasciai cadere in ginocchio ai piedi di Diana. Il suo sguardo era quello di una dea pagana che tutto sa e tutto può. “Mi stai forse dicendo che è Lei?”
Mi posò una mano gentile sulla guancia. “Sto dicendo che sono molte le cose di cui sei all’oscuro, Edward Cullen”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: TheStoryteller