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Autore: Yuki Delleran    27/10/2016    1 recensioni
"La tranquillità e la pace, si sa, non avevano mai condotto a nessun rinnovamento. Per giungere ad un cambiamento di qualunque tipo era necessario passare attraverso il conflitto,[...] eppure anche nel disordine stesso c'era un equilibrio e come tale andava mantenuto: se le forze che governavano l'universo si fossero sbilanciate, ad essere in pericolo sarebbe stata la stabilità stessa del mondo. Per questo, paradossalmente, un andamento placido era sempre il meno consigliabile."
(Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest)
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 8

 

C'era davvero qualcosa che non andava, ormai era chiaro come il sole. Era passata una settimana dallo scontro con i demoni eppure le ferite di Iwaizumi non guarivano, o meglio, quella provocata dalla freccia si era rimarginata grazie agli incantesimi di Kenma, ma a quanto sembrava era il minore dei mali. Disseminate in diversi punti del suo braccio destro, le punture dei rovi dovevano essersi infettate in modo strano, al punto che né la medicina tradizionale né gli incantesimi curativi riuscivano ad essere d'aiuto. Forse il problema era che si trattava di piante della Brughiera, intrise di magia. In ogni caso, nonostante tutti glissassero sull'argomento, Iwaizumi aveva capito che la situazione stava precipitando. Il suo corpo non reagiva alle cure, anzi s'indeboliva sempre di più, al punto che in alcuni momenti faticava ad alzarsi dal letto ed a reggere la spada, e questo poteva significare una cosa sola: gli restava poco tempo.
In generale tutta quella situazione lo innervosiva parecchio: si era sempre immaginato di finire i suoi giorni su un campo di battaglia, non certo per colpa di una stupida pianta e di sicuro non così presto. Senza contare che aveva lasciato in sospeso troppe cose per potersi permettere di andarsene in quel modo, prima tra tutte la questione con Oikawa. Iwaizumi lo amava ancora, come il giorno in cui era partito, e se proprio doveva morire, a questo punto tanto valeva farlo per mano sua e guardandolo negli occhi piuttosto che languire a letto. Se poi fosse anche riuscito a capire che cosa avesse scatenato l'odio dello spirito, allora forse avrebbe potuto accettare quella punizione più serenamente.
Per questo aspettò un momento in cui i compagni erano distratti, mentre erano a pranzo, e scivolò non visto fuori dalla sua stanza. Non indossò l'armatura, troppo pesante e fastidiosa per il suo fisico debilitato, ma si premurò di portare con sé la spada. Non fu difficile raggiungere l'ingresso sul retro della locanda, e da lì la piccola stalla dove erano alloggiati i cavalli degli avventori. Iwaizumi sellò il proprio e lo indirizzò a passo spedito verso il confine della Brughiera dove avevano incontrato i demoni la volta precedente.
Mille pensieri gli ronzavano in testa mentre tentava di mantenere salda la presa sulle redini: Oikawa aveva agito consapevolmente quando lo aveva avvolto in quei rovi? Sapeva che le ferite così  provocate non sarebbero guarite? Era a conoscenza del fatto che l'avrebbero condotto alla morte ed aveva scelto appositamente quel metodo lento e doloroso? A giudicare dal ricordo che aveva di quel giorno, dell'espressione furiosa dello spirito e dell'enfasi con cui lo aveva attaccato, dubitava che fosse così. Oikawa era rimasto sconvolto, non si aspettava certo di vederlo, ed era anche stato trascinato via a forza da Bokuto, quindi non era possibile che avesse premeditato quell'evoluzione degli eventi. Ma del resto in quella vicenda c'erano talmente tante stranezze che l'unico modo per venirne a capo era parlare, e questa volta davvero, con il diretto interessato.
Quando raggiunse il luogo stabilito, smontò da cavallo e si avvicinò il più possibile alla barriera di alberi e cespugli.
« OOOOIII! STUPIKAWA!! FATTI VEDERE! »
Avrebbe voluto che la sua voce risuonasse con più forza, invece aveva l'impressione che avesse perso parte del suo vigore. Il deja-vu che quella situazione gli provocava era straniante: quante volte da bambino aveva ripetuto quel richiamo? Quante volte si era visto spuntare Oikawa alle spalle che ridacchiava per essere riuscito a coglierlo di sorpresa? Quel giorno non sarebbe stato così, lo spirito non aveva più le ali che gli consentivano di arrivare dall'alto non visto e, a quanto sembrava, la colpa era di Hajime stesso. Doveva sapere perché.
Un fruscio di fronde attirò la sua attenzione ma a venirgli incontro attraverso la vegetazione non fu Oikawa, bensì i suoi due compagni. Kuroo zampettò tra l'erba fino ad arrivare a pochi metri da lui, uno sbuffo di fumo rossastro lo avvolse e le sue sembianze feline lasciarono il posto a quelle umane. Bokuto planò al suo fianco e seguì il suo esempio in un vortice di piume.
I due non avevano un'aria amichevole ed Iwaizumi si chiese se non avrebbe dovuto combattere contro di loro per arrivare a Oikawa.
« Per il tuo bene, vattene. » esordì Kuroo in tono freddo, lontano anni luce da quello ironico e scherzoso che era solito usare nei suoi ricordi.
I due si ergevano a barriera per impedirgli il passaggio, probabilmente con le migliori intenzioni, si disse Hajime, ma ora non aveva davvero il tempo di ascoltarle.
« Devo vedere Oikawa, devo parlargli. » rispose dunque, per nulla intenzionato ad indietreggiare di un solo passo.
Anche Bokuto si fece avanti, le sopracciglia corrucciate in un'espressione tempestosa.
« Tooru invece non vuole vederti. Faresti bene a sparire e non tornare mai più da queste parti. »
Iwaizumi sospirò: di quel passo non sarebbero andati da nessuna parte.
« Sentite... » iniziò, e nel farlo lasciò cadere a terra la spada. « Non ho intenzione di combattere contro di voi, non voglio fare del male a Oikawa, voglio solo capire. Fino a pochi giorni fa non ricordavo nulla di voi e di tutto questo, e ora mi ritrovo odiato senza un motivo. Non me ne andrò da qui fino a quando non avrò delle spiegazioni! »
Si sentiva stanco, ma non poteva gettare la spugna adesso, avrebbe significato finire i suoi giorni nel letto di quella locanda.
Vide Kuroo distogliere lo sguardo e Bokuto stringere i pugni fremendo leggermente. Non ci volle molto perché il gufo esplodesse.
« Non vuoi fare del male a Tooru?! » gli gridò contro. « Come se non gliene avessi già fatto abbastanza! Sai quanto ha sofferto? Sai quanto ha pianto, dannazione a te?! Odio vedere Tooru piangere!! »
« Bokuto... »
« No, Kuroo! Dice di volere delle spiegazioni, ma prima deve essere lui a darne! Come hai potuto farlo? Hai distrutto la sua vita! Eravamo tutti convinti che lo amassi, invece ti sei rivelato un mostro come tutti gli altri esseri umani! Prima di venire qui a pretendere spiegazioni, dicci che cosa ne hai fatto delle sue ali! Per che cosa ti servivano? Soldi? Potere? Sei un miserabile! »
Quel torrente di parole si riversò su Iwaizumi lasciandolo a bocca aperta: erano davvero convinti che lui...
Qualcuno aveva rubato – strappato – le ali ad Oikawa e tutti, Tooru compreso, erano convinti che fosse stato lui? Era talmente assurdo da essere incredibile. Da ragazzo aveva una sorta di venerazione per le ali dello spirito dei boschi, al punto che non aveva nemmeno osato toccarle, non avrebbe mai potuto fare una cosa tanto orribile. Così come non avrebbe nemmeno potuto immaginare di ferire Tooru in modo tanto atroce.
Scosse la testa, incredulo che il suo amato avesse creduto per cinque anni che fosse un mostro di tale portata, e che lui stesso gliel'avesse lasciato credere facendolo soffrire tanto senza fare nulla.
« Sulla mia vita, non ho mai toccato le sue ali. » rispose, sperando che i due spiriti animali gli credessero. «Quella notte di cinque anni fa, mi sono addormentato tra le sue braccia e mi sono risvegliato nel mio letto, per partire subito dopo. Non ricordavo nemmeno cosa fosse successo, non ho ricordato nulla finché non l'ho rivisto.»
Ora che la sua mente era tornata lucida, le immagini del rituale e dei momenti magici che avevano condiviso riaffioravano spontaneamente, riportando alla luce un desiderio che non si era mai davvero sopito. I sentimenti di Iwaizumi non erano cambiati, erano solo rimasti nascosti in un angolo del suo cuore per tutti quegli anni.
« L'incantesimo che ha distorto la memoria è solo una scusa! » tornò alla carica Bokuto. « Se non sei stato tu, chi altri può averlo fatto? »
« Non è una scusa! Amo quell'idiota adesso come allora! Mi sarei tagliato un braccio prima di alzare un dito su di lui e lo farei tuttora! »
« Parli sul serio? »
Al suono di quella voce, tutti e tre si voltarono di scatto e Iwaizumi riconobbe all'istante la figura di Oikawa che emergeva dalla vegetazione, gli occhi fissi su di lui e un'espressione indescrivibile: un misto di incredulità e speranza, ma anche di malcelata paura che rendeva ancora più netto il contrasto tra il nero dei suoi vestiti e il pallore delle sue guance.

Quando il richiamo di Iwaizumi era riecheggiato nel bosco, Oikawa si era irrigidito sul posto, sbiancando come un lenzuolo. Aveva appena realizzato il fato atroce a cui aveva condannato l'amico d'infanzia di un tempo senza averne davvero l'intenzione e l'idea di doverlo incontrare in quel momento lo atterriva. Fino ad un attimo prima l'aveva odiato con tutte le sue forze pregustandone la morte per propria mano, ma ora che quell'ipotesi si era effettivamente realizzata non era più certo che fosse esattamente quello che desiderava.
« É sir Iwaizumi! » aveva esclamato Hinata, ancora accanto a lui. « É venuto sicuramente per parlare con te! Tooru, vai da lui! É l'occasione giusta! »
Ma il demone aveva scosso la testa senza riuscire a dire una parola. Un brivido gelido gli era corso lungo la schiena e aveva dovuto fare appello a tutto il suo autocontrollo per non coprirsi il volto con le mani, come un bambino spaventato.
Era stato in quel momento che Kuroo era giunto in suo soccorso, seguito da Bokuto e Yachi.
« Non preoccuparti, ci pensiamo noi. » aveva detto. « Lo manderemo via, non sei obbligato a vederlo se non vuoi, Tooru. »
Oikawa era veramente grato allo spirito felino in momenti come quello, sembrava capire al volo il suo stato d'animo ed agire in modo da risparmiargli più disagio possibile. Kuroo e Bokuto si erano presi cura di lui per tutti quegli anni assecondando ogni suo capriccio, depressione o scatto d'ira, e anche adesso che non aveva più idea di come muoversi, loro stavano prendendo in mano la situazione per risparmiargli altra sofferenza.
« Sì... » era riuscito a mormorare prima che i due si allontanassero lasciandolo con Hinata e Yachi.
Il giovane spadaccino non sembrava per nulla soddisfatto e lo aveva fissato intensamente, mentre la fatina aveva l'aria di chi avrebbe fatto di tutto per andarsene da quel luogo carico di tensione.
Oikawa avrebbe voluto rifugiarsi nel suo angolo di bosco in solitudine, ma la consapevolezza della presenza di Iwaizumi gli aveva impedito di allontanarsi definitivamente, così come la muta insistenza di Hinata che, anche solo con lo sguardo, lo spingeva a cogliere quell'opportunità. Se la sua ipotesi era veritiera, quella avrebbe potuto essere l'ultima volta che vedeva Iwaizumi, l'ultima possibilità di chiedergli il motivo di un tradimento tanto crudele.
Erano stati proprio quei pensieri incoerenti a spingerlo infine nella direzione da cui era giunta la voce ed a fare quindi in modo che sentisse l'intera conversazione tra il cavaliere e i due spiriti animali.
« Amo quell'idiota adesso come allora! Mi sarei tagliato un braccio prima di alzare un dito su di lui e lo farei tuttora! »
« Parli sul serio? »
Oikawa uscì allo scoperto nonostante sulle prime non fosse affatto sua intenzione farlo. Avrebbe voluto vedere come si evolveva la situazione, cosa aveva Iwaizumi da dire, anche se Hinata, al suo fianco, lo strattonava per il mantello per indurlo ad agire. Invece aveva finito per muoversi istintivamente, come se anni di odio e rancore fossero stati messi in dubbio da quella sola frase. Era impossibile, non poteva accettarlo, eppure ora Iwaizumi lo stava fissando con gli occhi spalancati e Oikawa poteva vedere chiaramente quando pallido fosse il suo volto, quanto sofferente la postura.
Hajime mosse un passo nella sua direzione ma, contemporaneamente, anche Kuroo e Bokuto si spostarono per fargli da scudo.
« Non è necessario. » disse Oikawa alzando una mano. Era chiaro che il cavaliere non avesse intenzioni ostili e in ogni caso la sua spada giaceva miseramente nell'erba.
Tooru avrebbe voluto afferrarlo, scuoterlo, gridargli contro e chiedergli perché, ma non riusciva a muovere un muscolo. Rimase semplicemente immobile, gli occhi fissi in quelli di Hajime, mentre l'altro si avvicinava e lentamente sollevava una mano.
Non seppe mai quali fossero le sue intenzioni, se quella mano gli avrebbe regalato uno schiaffo o una carezza, perché in quell'istante un dolore bruciante gli esplose in tutto il corpo e un coro di voci contrastanti che urlavano tutto attorno lo stordì. Ebbe a malapena il tempo di abbassare lo sguardo e vedere l'asta di una freccia che spuntava dalla sua spalla prima che le sue ginocchia cedessero e venisse afferrato al volo da qualcuno appena prima di finire a terra.
Kuroo stava urlando il suo nome, stringendolo tra le braccia, ma altre voci rimbombavano attorno a lui: riconobbe quella di Bokuto, minacciosa come un rombo di tuono, quella di Hinata, al suo fianco, acuta e terrorizzata, e quella di Iwaizumi che intimava a qualcuno di fermarsi.
« Kageyama! » fu il nome che uscì dalla sue labbra, reso stridulo per lo spavento improvviso.
Oikawa lo vide voltarsi di scatto per fronteggiare l'arciere, ma la sua spada non era a portata di mano e il cavaliere poté solo tentare di calmarlo a gesti.
« Che diavolo stai facendo?! Non è in corso uno scontro! Perché hai attaccato per primo?! »
Ma soprattutto, si chiese Oikawa con la mente annebbiata dalla sofferenza, se Iwaizumi si era recato nella Brughiera da solo per parlare con lui, perché i suoi compagni lo avevano raggiunto e li stavano attaccando? Era una trappola? Un modo per farlo uscire allo scoperto?
Prima che la rabbia montasse e spazzasse via la confusione, notò però che anche il mago e lo sciamano alle spalle di Kageyama si muovevano come per tentare di frenarlo. Non aveva l'aria di essere un gesto premeditato, quanto piuttosto di uno sconsiderato colpo di testa.
« Ha rapito Hinata! Perché lo difendi? Abbiamo l'occasione di liberarlo, non metterti in mezzo! » urlò l'arciere, superandolo di slancio e afferrando la spada che giaceva a terra.
Hinata stesso balzò indietro, più istintivamente che altro, quando lo vide gettarsi sulla figura prostrata di Oikawa.
Lo spirito si rese conto del pericolo incombente e fece appena in tempo ad allontanare Kuroo prima che l'assalto li raggiungesse. Il fendente calò nello spazio tra di loro e la lama si conficcò nel terreno.
« Lascia andare Hinata, immondo essere! » ringhiò il loro assalitore, furibondo.
Accadde tutto fin troppo velocemente.
Oikawa lo vide avventarsi su di lui e sollevò istintivamente un braccio per ripararsi o per tentare una qualunque magia protettiva. Kuroo e Bokuto erano troppo lontani, così come il mago e lo sciamano. Hinata gridò il nome dell'arciere, ma a quel punto sarebbe stato impossibile bloccarne l'impeto. Tooru ebbe a malapena il tempo di vedere un'ombra pararsi tra lui e la lama e uno schizzo rosso macchiargli i vestiti, poi si ritrovò Hajime tra le braccia.
In quell'istante fu come se il tempo si fosse fermato.
Impietrito, abbassò lo sguardo su Iwaizumi, completamente dimentico del dolore bruciante che gli stava straziando la spalla. Non sentì nulla, né il tonfo della spada che cadeva a terra, né le urla di Hinata e nemmeno il caos che si scatenò attorno a loro. Tutto quello che riusciva a vedere era Hajime e il suo sangue che gli macchiava le mani.
« Iwa... chan... perché...? » riuscì a malapena a mormorare, sconvolto.
« Non farmi ripetere cose che sai già. » brontolò il giovane cavaliere con una smorfia di dolore, sforzandosi di portare goffamente una mano alla ferita, nel vano tentativo di arginare l'emorragia.
Uno squarcio gli attraversava il petto, in diagonale, e la stoffa era ormai completamente imbrattata.
Oikawa scosse la testa, incapace di pronunciare una sola parola.
« Ero venuto qui pronto a farmi uccidere da te, ma anche morire proteggendoti non è male. Meglio che tirare le cuoia per uno stupido veleno. » continuò Iwaizumi a fatica, sollevando l'altra mano fino a posargli una leggera carezza che lasciò due strisce rosse sulla sua guancia pallida.
Quindi sapeva del veleno, sapeva tutto ed era comunque andato a cercarlo.
« L'unica cosa di cui mi pento è non averti protetto anche cinque anni fa. » aggiunse con voce sempre più flebile. « Scemo che non sei altro, non piangere. Adesso sai che ti amo, quindi lascia che l'ultima cosa che veda sia il tuo sorriso. »
Solo in quel momento Oikawa si rese conto delle grosse lacrime che gli stavano effettivamente scivolando lungo le guance e tra le dita del cavaliere, e quando quelle dita ricaddero inerti si sentì gelare.
« Iwa... chan... Iwa-chan... IWA-CHAN!! »
Un grido straziante proruppe dal fondo della sua gola, poi tutto piombò nel buio.

Quando Oikawa riaprì gli occhi, la prima cosa che vide furono i rami frondosi sopra di lui, attraverso i quali filtrava una luce pallida e grigiastra. Poteva essere l'alba.
Mosse piano la testa e si rese conto di essere sdraiato a terra. Non indossava più gli abiti scuri e il mantello che era solito portare, e la sua pelle era direttamente a contatto con il terreno. Eppure non sentiva freddo, un tepore morbido e confortevole si irradiava dalla sua schiena attraverso tutto il suo corpo.
Man mano che la sua mente si schiariva e tornava la consapevolezza delle proprie membra distese, giunse anche quella di non essere solo.
« Non muoverti. » gli suggerì una voce conosciuta, alla sua destra, non appena accennò a tendere i muscoli per mettersi seduto.
Oikawa riconobbe Kuroo e, poco lontano da lui, mise a fuoco anche Bokuto. Voltando lentamente la testa, individuò Yachi alla sua sinistra, seduta a gambe incrociate, le mani strette in grembo e l'espressione concentrata. Dalle loro posizioni, tutto attorno a lui, sembrava quasi fosse in corso un rituale.
« Cosa sta succedendo, Kuroo-chan? » chiese in tono stranito.
Per essersi svegliato nudo e nel bel mezzo di un cerchio magico che evocava il potere della terra, la situazione doveva essere piuttosto seria, eppure la sua mente ancora annebbiata faticava a trovare risposte.
« Sssh, non parlare o farai perdere la concentrazione a Yachi. » rispose tuttavia Kuroo a voce bassa, per non turbare il flusso della magia.
Oikawa si zittì e chiuse gli occhi assaporando l'energia della terra che fluiva nel suo corpo rafforzandolo e nella sua mente rendendola più lucida. Uno dopo l'altro tornarono anche i ricordi che avevano preceduto il suo collasso e dietro le palpebre chiuse si stagliò con crudele nitidezza l'immagine di Iwaizumi riverso al suolo e del sangue sulle sue mani. Con quelle immagini tornò, cocente e improvviso, anche il dolore.
« Iwa-chan! » esclamò balzando a sedere di scatto, ignorando completamente il tentativo di Kuroo di calmarlo e guardandosi attorno freneticamente. « Dov'è Iwa-chan?! Kuroo! Dove l'avete portato?»
A quella reazione improvvisa, Yachi sobbalzò come se si fosse scottata e si ritrasse istintivamente dal cerchio, Bokuto si lasciò sfuggire un lamento infastidito e Kuroo stesso s'irrigidì prima di venire afferrato per le spalle e scosso bruscamente.
« Tooru, smettila! Stai peggiorando le cose. » lo ammonì, ma il lampo di disperazione nello sguardo dello spirito era tale che persino il demone gatto si trovò a capitolare. « Va bene, ti spiegheremo tutto, ora calmati. Agitandoti in questo modo fai del male a te stesso e a Yachi. »
Oikawa si voltò brevemente verso la fata e notò che stringeva le mani tra loro e aveva un'espressione sofferente: doveva aver subito il contraccolpo dell'interruzione del flusso magico dovuto ai suoi movimenti improvvisi. In un angolo della sua mente se ne dispiacque, ma ora tutta la sua attenzione era volta solo a sapere cos'era successo dopo che aveva perso i sensi e a dare un senso al dolore bruciante che provava. Aveva perso Iwaizumi, l'aveva perso seppur fosse riuscito a stringerlo tra le braccia. Era accaduto nell'esatto momento in cui si era reso conto di aver sprecato tutti quegli anni ad odiare qualcuno che non aveva colpa, ed era mostruoso che fino ad un attimo prima avesse desiderato lui stesso infliggergli quella fine. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Di fronte alla sua espressione disperata, Kuroo sospirò e si accinse finalmente a parlare.
« Ora cerca di mantenere la calma e ascolta. Hajime... »
« Hajime non è morto! » lo interruppe Bokuto recuperando il tono vivace e attirandosi un'occhiataccia dell'amico.
Quelle poche parole bastarono a togliere un peso immenso dal cuore di Oikawa: Iwaizumi era ancora vivo! Se era sopravvissuto alla ferita, allora avrebbe potuto rivederlo, scusarsi con lui per tutto quello che gli aveva fatto passare, dirgli che anche lui lo amava come allora e... E magari sarebbero anche riusciti a trovare un rimedio al veleno della Brughiera che altrimenti lo avrebbe consumato lentamente.
« Dov'è? Devo andare da lui! Io... »
« Tu devi stare qui e smetterla di agitarti tanto. » lo ammonì di nuovo Kuroo. « Proprio non capisci?»
« Sei stato tu quello che ha rischiato seriamente di rimetterci le penne. » continuò Bokuto. « Quella che ti ha colpito era una freccia con la punta di ferro, è stato un disastro estrarla e curarti. Sembrava che bruciasse la carne dall'interno, hai perso un sacco di sangue. »
Ora il demone gufo sembrava tranquillo, ma dal ritmo accelerato della sua parlantina era chiaro quanto fosse stato in ansia fino a poco prima.
« Eravamo davvero preoccupati che non ti svegliassi. »
A quelle parole lo spirito dei boschi abbassò lo sguardo verso la propria spalla e vi notò una cicatrice rossastra. Era stato colpito all'incirca nello stesso punto dove aveva indirizzato la freccia contro Iwaizumi nel loro precedente incontro, la si poteva quasi considerare una contropartita.
« Dopo che hai perso i sensi è scoppiato il finimondo. » continuò a spiegare Kuroo. « Quel ragazzo, l'arciere, quando si è reso conto di quello che aveva fatto, ha perso la testa. Il piccoletto ha avuto il suo bel da fare per tentare di calmarlo. Noi eravamo già pronti a dare battaglia perché eravamo convinti di avervi persi entrambi, ma il mago si è accorto che Hajime era ancora vivo e abbiamo fatto una sorta di patto, una tregua che permettesse a noi di curarti e a loro di tentare di salvarlo. L'hanno riportato a Shiratorizawa, dove pare ci sia qualcuno che potrebbe usare la magia per risanare le sue ferite meglio di quanto possano fare il mago e lo sciamano. Dopodiché ti abbiamo portato qui e stiamo mantenendo questo cerchio da un giorno intero per permetterti di recuperare energie e risanare quella brutta ferita. Ringrazia Yachi, senza l'aiuto di una fata della luce non ce l'avremmo mai fatta. »
Oikawa spostò lo sguardo sulla biondina, che subito agitò le mani davanti a sé.
« Ah... No... Non dovete ringraziarmi, Grande Re! L'ho fatto con piacere! Era mio dovere! »
Tooru accennò un sorriso e annuì, prima di tornare a voltarsi verso i due amici.
« Iwa-chan è vivo ed è a Shiratorizawa, giusto? Cosa stiamo aspettando? » esclamò pronto a balzare in piedi e a partire anche subito.
« É vivo ma non sappiamo per quanto, magari non arriverà nemmeno in città. » obiettò Kuroo. « E poi, Tooru, andiamo, il re dei demoni nella capitale del regno. Sai cosa significa? Non varcheresti neanche le porte prima che ti lancino contro l'esercito. »
Oikawa sapeva che quella era la voce della ragione, ma nonostante questo non poteva pensare di rimanere senza far nulla solo un minuto di più.
« Ma io... » iniziò, prima di venir interrotto da Bokuto, che gli afferrò una mano.
« Andiamo! » esclamò il demone gufo. « Andiamo da Hajime, ti porto io, non dovrai preoccuparti di niente. Mi fa un baffo il loro stupido esercito, sono una massa di buoni a nulla. Noi li teniamo a bada e tu vai a parlare con lui. Facciamolo prima che sia tardi! »
Se Kuroo era la ragione, Bokuto era il cuore, che agiva impulsivamente spinto dalle emozioni, e Oikawa sapeva che se non li avesse avuti accanto entrambi non sarebbe mai riuscito ad arrivare dov'era ora. Rivolse l'attenzione al demone gatto e quello, suo malgrado, sospirò.
« Siete completamente pazzi, tutti e due. E smettetela di guardarmi in quel modo, lo sapete benissimo che ho ragione. Vi aiuterò solo perché senza di me vi fareste ammazzare. »
Con la mano libera Tooru strinse una delle sue, grato più che mai ad entrambi.
« Lo so, lo so, sei felice che esista. » disse Kuroo prevenendo ogni sua possibile parola ed esibendo il suo consueto sorrisetto ironico. « Ora vediamo di finire questo rituale prima di lanciarci nella più folle e assurda delle imprese suicide. »

 

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