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Autore: KiarettaScrittrice92    27/10/2016    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Lo scandalo

«Marinette!» si sentì chiamare dal piano di sotto, da una voce parecchio riconoscibile.
Ebbe appena il tempo di guardare un'attimo verso la scala che portava al soppalco e al balcone, che dalla botola di sotto sbucò il volto della sua migliore amica e subito dopo la sua mano che sventolava qualcosa.
«Guarda un po' cos'ho?» disse ancora Alya, cantilenando la frase, mettendole la rivista che teneva in mano sotto il naso, nel vederla la ragazza rimase sconvolta: sulla copertina, in bella vista, c'era una foto di lei e Adrien vestiti da Satine e Christian davanti al Moulin Rouge e, con un enorme titolo in giallo, vi era scritto Il giovane Agreste ha trovato l'amore.
Marinette diventò paonazza. Era sulla copertina di Closer, era seriamente sulla copertina di una rivista. Non solo, la rivista parlava della sua relazione con Adrien.
«Vai a pagina venti.» le suggerì l'amica occhialuta, ridendo dell'imbarazzo dell'amica.
Lei iniziò a sfogliare lentamente le pagine, come se avesse seriamente paura di cosa avrebbe visto. Arrivata a pagina venti lanciò un gridolino, tra lo stupito e l'indignato: assieme all'articolo, campeggiavano altre due foto, una con lo stesso soggetto di quella in copertina, sebbene con un'altra inquadratura e un'altra posa, l'altra con loro due che si baciavano nel set dello spot televisivo che avevano girato Adrien e Angelie.
Care fan, follemente innamorate del giovane modello parigino Adrien Agreste, rassegnatevi. Il vostro idolo ha finalmente trovato l'anima gemella...
La ragazza chiuse la rivista di colpo, paonazza, non volendo più leggere una parola. Sapeva già cosa avrebbe letto, i giornalisti sapevano essere crudeli delle volte. Sicuramente c'era scritto che era una ragazza comune, sconosciuta, che Adrien sul set già la tradiva con Angelie per via dei baci appassionati che doveva darle e magari si chiedevano pure come lei sopportasse questa cosa, o se ne fosse davvero al corrente e così via.
«Guarda che non è così terribile l'articolo.» la rassicurò l'amica, come se le avesse letto nel pensiero.
«Non importa... Però... Sono su una rivista!» disse mentre realizzava e le si illuminavano gli occhi.
«Con il tuo principe azzurro! Ora tutto il mondo saprà che lui è tuo!» la incoraggiò la mora facendole l'occhiolino.

 

«Plagg non so se è una buona idea...» sussurrò il biondo nervosamente.
«Andiamo, andrà tutto bene. Insomma non vi eravate messi d'accordo che avresti dovuto recuperarlo per accertarsi che fosse quello vero?»
«Sì, però...» non ebbe il tempo di ribattere che il piccolo kwami nero sparì per un'attimo attraverso la parete di metallo, per poi aprire da dentro la cassaforte e mostrando il suo contenuto ad Adrien. 
Era di nuovo lì, dopo poco più tre mesi dall'ultima volta. Considerato che suo padre non aveva parlato nemmeno una volta della sparizione del libro, forse non l'aveva più riaperta.
Quello scaffale, lo stesso in cui aveva trovato il libro, era qualcosa di arcano e incomprensibile, che allo stesso tempo sembrava attirarlo come una calamita, soprattutto per la foto di sua madre che lo guardava con quegli occhi molto simili ai suoi e con quel sorriso rassicurante che ormai riusciva a vedere e riconoscere solo in Marinette. Di fianco ad essa c'era una guida del Tibet e anche quella si chiese perché fosse lì e non i libreria, come mai proprio il Tibet. Spostò lo sguardo sull'oggetto di suo interesse, quello per cui era entrato nell'ufficio di suo padre. 
Il giorno prima ne aveva parlato alle ragazze, dicendo che non ne era sicuro, ma che era possibile che il Miraculous perduto del pavone fosse proprio quello, e subito Lila gli aveva detto che doveva recuperarlo.
Afferrò la spilla e se la mise in tasca e mentre lo faceva, lo sguardo gli cadde su un'altro oggetto su quello scaffale: un foglio di carta piegato in due. Stava per allungare la mano, quando sentì la voce di suo padre urlare dal corridoio.
«Non m'importa come, ma fallo. Voglio parlare con quel giornalista e con chi ha scattato le foto. Si pentiranno di aver fatto di testa loro.»
A quegli urli che si avvicinavano Plagg si lanciò sotto la camicia del suo portatore, mentre il ragazzo chiudeva di colpo la cassaforte, poco prima che Gabriel Agreste entrò nella stanza.
«Adrien... – disse scrutandolo per un attimo, come se cercasse di capire dal suo sguardo cosa ci facesse lì, poi si rassegnò da quel sondaggio – Proprio te stavo cercando.»
«Perché?» chiese Adrien nervoso, pregando che non avesse capito qualcosa.
L'uomo lanciò sulla scrivania una rivista e il ragazzo si avvicinò per vederla, appena arrivò abbastanza vicino da vedere i soggetti in copertina sgranò gli occhi, sconvolto.
«Quando pensavi di dirmi una cosa del genere?» chiese con aria quasi irritata.
«Ma papà, sai come sono i giornalisti... Quelle foto le abbiamo fatte per il pro...» non ebbe il tempo di finire di formulare quella scusa, che suo padre aprì la rivista, mostrando la pagina dell'articolo in cui campeggiava la foto di lui e Marinette che si baciavano.
Rassegnato dal non poter negare nulla, fece un sospiro e rispose al padre.
«Non stiamo insieme da molto, poco più di una settimana.»
Suo padre continuava a guardarlo con aria severa, attraverso gli occhiali dalla montatura rossa. Per un attimo ebbe paura della sua reazione: se si era irritato il giorno del suo compleanno, criticando le sue compagnie alla sfacciataggine di Nino, cos'avrebbe detto di Marinette?
«Ricordati che il lavoro viene prima di tutto.» disse solamente, per poi sedersi alla scrivania e non calcolarlo più.
«Sì, papà...» rispose lui con un sospiro, per poi uscire dall'ufficio.

 

Appena entrata in aula in compagnia di Alya, le sembrò quasi di essere a uno spettacolo con lei come attrazione principale: all'improvviso si erano zittiti tutti e la stavano fissando.
«Ho paura che abbiano visto tutti quell'articolo su Closer, sai?» le disse Alya.
Abbassò lo sguardo e tirò dritta verso il suo posto. Maledizione, lo sapeva che sarebbe finita male. Anche quando si sedette continuava a sentire gli sguardi incombenti di tutta la classe, finché, come si aspettava, accadde la solita storia. Quella mano, smaltata di giallo, ormai conosciuta, sbatté prepotente sul suo banco.
«Sei patetica!» le disse la voce irritante della bionda facendole alzare lo sguardo, con aria scocciata e superiore.
«Non m'interessano le tue scenate di gelosia Chloé, non sono stata io a cercare questo.» le rispose con tono pacato e quasi annoiato.
«Ah no? Chi ha baciato Adrien davanti a tutta la classe? Chi ha scelto un tema così volgare per il progetto di cinema? Non so neanche come abbiate fatto a vincere con quelle foto oscene.»
A quelle ultime parole, la sua compagna di banco si alzò furibonda.
«Ora basta, piccola bionda viziata, hai superato il limite...!» ma lei la bloccò con un semplice gesto della mano, continuando ad essere tranquilla e pacata, lasciando per qualche secondo l'aula in completo silenzio, proprio mentre l'altro diretto interessato entrava nell'aula e rimaneva stupito dalla situazione.
Marinette lo vide con la coda dell'occhio, ma né lei né Chloé sembravano curarsi effettivamente di lui in quel momento, tanto che la bionda riprese a protestare, con quella sua voce stridula.
«Tu non hai nessuno diritto di stare con lui! Non lo conosci per niente! Fino all'inizio dell'anno scorso non sapevi nemmeno chi fosse, mentre io gli sono stata vicino fino ad allora, io ero la sua migliore amica, io so cose di lui che tu non conosci.»
«Probabilmente sì, ma una persona si conosce man mano che la si frequenta ed io conosco abbastanza di lui da volergli stare accanto.» disse tranquillamente continuando a seguire con la coda dell'occhio il biondo che stava salendo il primo scalone.
«La stessa cosa vale per me.» disse lui, facendo girare di scatto la bionda che lo guardò sconvolta, ma lui non aveva occhi se non per Marinette.
Posò la tracolla grigia sul banco e si rivolse a tutta la classe.
«Sì stiamo assieme. È successo proprio dopo quel bacio qui a scuola. Abbiamo tante cose in comune e ci troviamo bene l'uno con l'altra. Vi abituerete a noi, come vi siete abituati ad Alya e Nino. Non sono un'automa solo perché sono un modello. Qui in classe con voi sono solo Adrien, lo stesso Adrien che conoscevi tu Chloé... – continuò volgendosi finalmente alla bionda e incrociando i suoi occhi di ghiaccio – e mi stupisce che tu non capisca quanto mi sento bene ora. Proprio tu, che mi conosci più di chiunque altro qui dentro.»
Per un'attimo Marinette provò una fitta di gelosia, nel vedere con quale trasporto diceva quelle ultime parole alla figlia del sindaco, mentre lei si zittì e se ne tornò al suo posto, proprio mentre la professoressa Bustier entrava in aula.
Adrien ebbe appena il tempo di voltarsi nuovamente verso di lei per lasciarle un dolcissimo sorriso che lei ricambiò con uno appena accennato, per poi darle la schiena e sedersi al banco. 
Perché si sentiva così? Per quale motivo sentiva quell'orribile sensazione di gelosia? Non era stata gelosa di Angelie che l'aveva baciato ed era gelosa di Chloé. Era perché semplicemente era Chloé o perché era seriamente gelosa del loro rapporto? Un rapporto che riguardava la loro infanzia, momenti e ricordi di cui lei non faceva parte e non avrebbe potuto intervenire mai.

 

Balzò come suo solito nella stanza con una certa eleganza, ormai la ragazza aveva imparato a tenere la finestra aperta apposta per lui, a meno che non facesse relativamente freddo, ma vista la stagione era un po' impossibile.
«Ciao Chat...» lo salutò lei, senza neanche voltarsi o semplicemente alzare lo sguardo da ciò che stava facendo.
Offeso il ragazzo si diresse verso di lei, per poi cingerle le spalle.
«È così che si saluta il proprio fidanzato?» chiese, con il solito tono malizioso, sperando di ottenere un certo effetto sulla ragazza.
Lei arrossì vistosamente e lui sorrise compiaciuto, ma nonostante quel rossore continuava a non distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo e solo in quel momento Adrien posò lo sguardo sul suo lavoro.
Era il disegno di un vestito, o meglio di un out-fit molto casual che comprendeva un paio di shorts a palloncino un crop-top incrociato all'altezza del petto e una giacca a chiodo, che sicuramente sarebbe stata di pelle.
«Non è da te questo vestiario coccinellina...» commentò il ragazzo, mentre lei si mangiucchiava la matita, intenta a pensare come migliorare il disegno.
«Chi ha detto che è per me?» rispose lei con ancora quel tono freddo.
Questa volta non ci sarebbe passato sopra, si staccò da lei e con una spinta, fece girare la sedia, in modo che si trovasse di fronte a lui.
«Mi dici che ti prende?» chiese.
«Niente... Perché?» chiese lei, sembrava seriamente stupita da quella domanda.
«Non lo so... A malapena mi saluti, rispondi come se fossi un automa.» rispose lui irritato.
«Perdonami... È che questa cosa della guardia mi snerva... Insomma è proprio necessaria?»
«My lady, – disse l'eroe nero prendendole la mano, inginocchiandosi e baciandogliela delicatamente – lo sai che è per la tua sicurezza. Angelie sa della tua identità e non è stata deakumatizzata, quindi è possibile che l'abbia rivelato a Papillon e se è così...»
«Sì lo so... Sono in pericolo... Ma ho sempre Tikki, no? Insomma posso trasformarmi, non posso certo cascare nello stesso trucco due volte.»
Lui la fissò per qualche secondo, era stupenda quando assumeva quell'aria coraggiosa.
«Io mi fido di te stellina, – disse prendendola un po' in giro – ma fallo per me ok?» concluse lasciandole la mano e facendole l'occhiolino.
Sospirò e si girò nuovamente verso la scrivania.
«E poi... C'è un'altra cosa...» disse a mezza voce, come se sperasse che lui non la sentisse, senza ricordarsi che il suo udito da trasformato era molto più sviluppato.
«Sarebbe?» chiese poggiando semplicemente le mani sulle sue spalle e iniziando a massaggiarle lentamente.
Lei buttò la testa all'indietro, incontrando il suo petto e facendo in modo d'incrociare gli occhi con i suoi, ma appena accadde li chiuse.
«Riguarda quello che ha detto Chloé... Sta mattina... – il ragazzo rimase zitto, continuando a muovere le mani e aspettando che lei continuasse – Non so perché, ma... Quello che mi ha detto mi ha fatto male... Insomma di solito i suoi insulti non mi toccano, non mi hanno mai toccato, ma stamattina... – fece un'altra pausa, sempre tenendo gli occhi chiusi – È vero, io non conosco nulla di te. Insomma so del tuo segreto da supereroe, ma poi sono soltanto una fan sfegatata che appende tue foto al muro, come se fossi il suo idolo.»
Si sporse verso di lei e le baciò la fronte.
«My lady, tu sai cose di me che nessuno sa, ti assicuro che Adrien è davvero lui solo quando sta con te. Sì, forse io e Chloé abbiamo vissuto l'infanzia assieme, ma io con il tempo sono cresciuto e se c'è una cosa che so è che non ho bisogno di nasconderti nulla.»
«Cioè?» chiese lei, aprendo gli occhi di colpo e per un attimo fu folgorato da quel blu oceano, poi rispose.
«Puoi farmi tutte le domande che vuoi coccinellina, se mi prometti che io potrò fare altrettanto, così potremo conoscerci meglio, seriamente.» sorrise divertito.
Lei alzò di nuovo la testa e si voltò verso di lui con tutta la sedia.
«Ok... Allora da domani in poi abbiamo una domanda a testa al giorno, a cui l'altro deve rispondere... Che ne dici?» chiese felice lei, sembrava quasi una bambina davanti a un negozio pieno di dolci.
«Occhio coccinellina, potrei chiederti cose piccanti a cui dovresti rispondermi...» le disse alzandole il mento con il dito artigliato.
«Ma io non ho segreti di quel genere, gattino...» lo provocò lei.

  
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