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Autore: BeJames    27/10/2016    2 recensioni
Dopo l'incidente di cinque anni fa, cento giocatori rimangono nuovamente bloccati in Sword Art Online; l'unico modo per uscirne è completare il gioco ma, attenzione... Qui si muore per davvero.
Tra gli imprigionati ci sono Sanji, Nami, Gray e Juvia: due pirati e due maghi che si incontreranno, stringeranno legami, condivideranno dolori. Obiettivo primario: terminare il gioco e tornare al mondo reale sani e salvi...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

 

«Come abbiamo potuto non pensarci prima?», disse Gray, smettendo di andare avanti e indietro per la stanza e sedendosi sul proprio letto, in parte a Juvia.
«Juvia si trovava terribilmente a disagio con quella persona, sapeva che c'era qualcosa che non andava».
«La risposta era esattamente di fronte a noi», aggiunse Sanji. «Solo che non riuscivamo a vederla. Serviva una scossa».
«Avrei fatto volentieri a meno di una 'scossa' come quella dell'altro giorno», disse Nami, sospirando. «Però, sì, è quella che ci ha aiutato a capire. Solo un'altra persona aveva pronunciato il tuo vero cognome prima di Sebastian».
«L'eremita», annuì Sanji. «Questo spiega tutto: come faceva a sapere il mio cognome, così come poteva avere tutte quelle informazioni sulla nostra vita privata! Se è stato lui a provocare l'errore nel gioco, allora possiede tutti i database con i dati degli utenti ed ha libero accesso ai nostri pensieri e ai nostri ricordi».
«Juvia si sente tremendamente a disagio…».
«Tutto fila», continuò Nami. «Chi altro avrebbe potuto desiderare un secondo incidente se non un uomo talmente pazzo da essere rimasto di sua spontanea volontà in un inferno come questo?!».
«Maledetto...», mormorò Gray a denti stretti. «Non appena lo avremo davanti gli farò pentire di essere nato!».
«Lo prenderò a calci così forte che non si ricorderà neppure com'era fatta la sua faccia!».
«Frenate gli spiriti, voi due», li bloccò Nami, alzando una mano per farli tacere. «Non dobbiamo sottovalutarlo… Il fatto di essere colui che controlla il gioco lo rende uguale ad un Dio. Non sarà così semplice batterlo».
«Nami-san ha ragione», disse Juvia. «Dobbiamo agire con cautela».
«Però Nami-san, Juvia-chan», le interruppe Sanji. «Non importa con quanta cautela agiamo… La sua posizione di vantaggio non cambierà mai».
Gray annuì: «E' in una situazione di onnipotenza, e lo sarà sempre. Ma non dobbiamo farci spaventare, finalmente abbiamo scoperto la causa di questo incubo e dobbiamo annientarla! Ci ha anche svelato come fare quando gliel'abbiamo chiesto».
«E non hai mai pensato che possa essere una trappola?», gli chiese la navigatrice, incrociando le braccia.
«E' sicuramente una trappola», rispose Gray. «Ma quale altra scelta abbiamo? Riesci a trovare un'altra soluzione, Nami?».
Nami abbassò lo sguardo, scuotendo la testa; purtroppo c'era ben poco da fare contro una persona che aveva in mano le redini del gioco.
Una mano calda e rassicurante si posò sulla sua spalla, stringendola. «Nami-san… Mi costa ammetterlo, ma il nudista ha ragione».
«Sanji-kun?».
«Voglio tornare a casa, Nami-san», le disse, prendendole la mano. «Con te. Il prima possibile».
«Nami-san...», si intromise Juvia, mordendosi il labbro. «Anche Juvia ha paura… Ma, pensandoci bene, forse dovremmo avere fiducia in noi e nelle nostre skills».
«Il tempo stringe», disse Gray. «I nostri corpi nel mondo reale si staranno indebolendo sempre di più… E' possibile tenere in vita una persona con dei macchinari, ma il tempo è comunque limitato».
Tutti e quattro rimasero zitti, abbassando lo sguardo e pensando ai loro corpi denutriti e scarni; ormai era passato quasi un anno e mezzo, dovevano essersi ridotti in delle sottospecie di spettri.
«Bene, allora è deciso», disse Sanji. «Domani io e Gray ci teletrasporteremo nel luogo dove vive l'eremita per sfidarlo».
«Tu e Gray?!», ripeté Nami basita.
«Certo, Nami-san. E' troppo pericoloso per te e Juvia-chan, voi aspetterete qui».
«No! Verranno anche Juvia e Nami-san!», protestò Juvia.
«Ma è troppo pericoloso!».
«Sanji», lo richiamò Gray. «Hanno ragione. Dobbiamo rimanere tutti insieme e unire le forze… Il boss finale lo affronteremo io e te, ma è giusto che vengano anche le ragazze».
«Gray-sama! ~».
«Così si ragiona!».
Sanji sbuffò rumorosamente, incrociando le braccia. «Da quando la mia opinione è così superflua?!».
Nami rise divertita, scompigliandogli i capelli: «Da sempre, biondino!».

 

Gray era consapevole del fatto che dormire non era stato mai così importante come quella notte, eppure non riusciva a chiudere occhio. Continuava a rigirarsi tra le coperte senza sosta, facendo attenzione a non fare rumore; Juvia, nel letto in parte al suo, sembrava addormentata e non voleva assolutamente svegliarla.
«Gray-sama?», la sentì invece chiamarlo. «Non riesci a dormire?».
«Scusa… Ti ho svegliata?».
«No», rispose lei, stropicciandosi gli occhi. «Neanche Juvia riesce a dormire».
«Sei preoccupata?».
«Sì… Juvia ha paura di chiudere gli occhi, perché sa che farebbe un incubo terribile».
Gray sorrise appena. «Non devi stare in pensiero. Noi vinceremo, ne sono sicuro».
«Juvia lo sa… Però ha paura lo stesso, Gray-sama. Juvia ha paura che domani sia l'ultimo giorno in cui potrà vederti».
Gray si alzò e andò fino al suo letto, inginocchiandosi in parte a lei e abbracciandola stretta. «Non lo sarà. Torneremo a casa insieme, te lo prometto».
«Gray-sama...».
«E una volta che saremo a casa, Juvia… Esci con me».
«Eh?!». Juvia sciolse di scatto l'abbraccio di scatto, fissando Gray sbigottita.
Il mago del ghiaccio sorrise, visibilmente divertito: «Iniziamo a frequentarci, Juvia».
Juvia sentì le lacrime scendere senza controllo… Solo che, finalmente, erano lacrime di gioia. Abbracciò Gray con trasporto, stringendolo forte.
«Juvia accetta!», gli disse con un grosso sorriso in viso.

 

Nami sistemò le ultime cose sulla scrivania. Tolse tutti gli strumenti da cartografa che aveva raccolto nel gioco e li inglobò nel suo inventario con un rapido gesto dell'indice. Avevano deciso di lasciare le stanze della locanda in perfetto stato, quasi come se non ci avessero mai messo piede… Tutto sommato, quello successivo avrebbe potuto essere il loro ultimo giorno.
Finì di racchiudere l'ultimo oggetto nell'inventario, quando avvertì qualcuno abbracciarle la schiena e appoggiare il mento sulla sua spalla.
«Cosa posso fare per convincerti a non venire?», le chiese la voce bassa e vellutata di Sanji.
Nami sospirò: «Assolutamente niente. Io verrò, Sanji-kun, che ti piaccia o no».
«Sarà davvero pericoloso».
«Lo so».
«Potremmo non tornare».
«So anche questo».
Sanji la strinse a sé ancora più forte, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. «Nami-san...».
«Sanji-kun… Ti ricordi quando ti ho dato quello schiaffo?».
Il cuoco trattenne il fiato per qualche secondo; certo che si ricordava. Era stato quando lui aveva insultato lei e Rufy a Whole Cake Island, nel disperato tentativo di allontanarli e salvarli dalla sua famiglia di assassini.
«Sì. Mi ricordo», disse semplicemente.
«Ti ho dato quello schiaffo perché ero arrabbiata con te, perché non potevo credere che stessi cercando di mentire così spudoratamente proprio a noi e di allontanarci dai tuoi problemi… I problemi vanno affrontati insieme, Sanji-kun». Sciolse l'abbraccio e si voltò verso di lui, guardandolo negli occhi blu e profondi come il mare. «Non voglio più provare una sensazione del genere, stupido di un cuoco. Per questo non riuscirai mai a farmi cambiare idea… Verrò con te».
Sanji sentì le lacrime pizzicargli gli occhi; la amava più di qualunque cosa al mondo, ed in quel momento più che in ogni altro se ne stava rendendo conto. La abbracciò di nuovo, appoggiando una mano sulla sua nuca per tenerla vicina.
Quella volta, Nami rispose all'abbraccio e lo strinse a sua volta, senza dire nulla.
Non c'era bisogno di parole. 

   
 
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