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Autore: BlueLouKiwi    27/10/2016    1 recensioni
Non avrei mai creduto di essere presa come insegnate di Pozioni ad Hogwarts, e invece eccomi qui a raccontare la mia vita attraverso gli occhi di un'insegnate
Genere: Comico, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Oggi, 27 Ottobre, è giovedì e il mio ragazzo ha la giornata libera, infatti anche lui ieri sera è tornato tardi, quasi di corsa, nella nostra piccola casa al numero 19, in una delle vie più antiche del paese.
Ero a casa ad aspettarlo da qualche minuto, tutta agitata: avevo appena assistito a qualcosa che non avrei dovuto vedere e qualcosa dentro di me non voleva placarsi. Identifico quel qualcosa con una sensazione di nervosismo, misto a tensione, misto a paura. Paura di che, poi?
“Ciao.” Mi saluta lui, chiudendosi la porta alle spalle. Preferisce Materializzarsi, il lieve calore della Metropolvere non fa per lui, se può scegliere un’alternativa.
“Ciao” lo saluto di rimando “non indovinerai mai cosa è successo.” Gli dico agitandomi, il solo parlarne mi fa tornare tutta l’agitazione che con tanto impegno avevo provato a scacciare. “Ti avevo parlato del Purosangue, no?” Cenno di Remus. “Ecco, questa sera ho visto dove lo stampano, non puoi immaginare, ero nascosta, c’erano due Mangiamorte che parlavano, il buio, i macchinari, e… E… ”
“E siamo rimasti lì a spiare le altre persone?”
“Persone!? Altro che persone, quelli stanno intacc-” e mi interrompe con un lieve abbraccio. Credo che sia proprio l’unico modo per zittirmi. Per fortuna che le altre persone non lo sanno.
“Che ne dici di stenderci un po’? Sono stanco e sono sicuro che domani è una giornata migliore per un Abbey-Racconto.” Ok, capisco la sua stanchezza, non insisto.
Chiudo le finestre e lui si mette il pigiama, metto il pigiama e lui si lava i denti, io mi lavo i denti e lui s’infila nel letto.
Lo raggiungo e spengo la luce, effettivamente sono davvero stanca anche io, non vedo l’ora di chiudere gli occhi e riposare un po’.
Dopo qualche minuto mi chiama a sè, tirandomi per la maglietta, così un po’ rotolando, vado verso di lui e mi metto sul fianco sinistro, in modo da averlo comodo comodo per qualche bacio della buonanotte.
Iniziamo a baciarci, tutti e due un po’ stanchi, ma non per questo con meno voglia di amarci.
Inizia ad accarezzarmi lungo tutto il corpo, facendomi sentire un calore dolce, morbido. Anche le mie mani si muovono lungo il suo, ho bisogno di poterlo toccare di più. Mi sollevo sulle ginocchia e gli sfilo la maglietta; finalmente lo sento, sento il suo petto caldo sotto le mie mani bramose.

Anche se mi sembrano passati solo cinque minuti da quando, sorridenti, ci siamo addormentati l’uno vicino all’altro mano nella mano, è già arrivato il momento di andare a scuola.
Entro nel camino, lascio le mie cose nello studio e scendo le scale, incontrando studenti, insegnanti, fantasmi… E anche Sir Nicholas. “Salve.” Mi dice con la sua voce aleggiante.
“Salve Sir Nicholas, come sta?”
“Oh bene, bene. Ieri sera il signor Binns è venuto da me.” Bisbiglia nella mia direzione. “Davvero? Dici che si è reso conto di essere…” Morto? Non voglio dire ad un fantasma che è morto. Sembra maleducato…
“Defunto? Ah si, credo di si. Mi ha fatto tante domande: cosa mangiamo, dove dormiamo, se dormiamo… Un mucchio di domande. Credo che abbia bisogno di qualcuno, ma, aimè, io ho molti impegni. Infatti la saluto, signorina. Arrivederci.”
Lo guardo andarsene, tutto fiero nella sua gorgiera. “Non mi dia del lei, mi dia del Sua Altezza Reale” dico tra me e me. Dovrebbero esserci tante persone attorno a me quando faccio queste battute, dove sono i miei applausi?

Oggi ho una doppia lezione con quelli del Primo, voglio provare a parlare con Eleanor e Owen, il ragazzino che è stato preso in giro per avere il padre babbano.
Mi avvicino a lei, per prima, dopo aver assegnato un capitolo da leggere. “Come stai? Madame Pomfrey ti ha dato qualcosa?”
“Si, professoressa. Sto bene.” Risponde, non alzando lo sguardo oltre il mio ventre.
“Ti va di venire nel mio ufficio dopo le lezioni?”
“E perchè?” Dice, brusca. “Non ci voglio parlare con lei, e con nessun’altro. Io non sono Pura.” Aggiunge con la voce spezzata dall’emozione.
“Dopo le lezioni, vieni da me.” E ripeto lo stesso invito a Owen, non voglio disturbare tutta la classe con pianti e urla isteriche. C’è un problema, si, ma bisogna mantenere la calma.

Mi raggiungono entrambi finite le lezioni, non credevo che lo avrebbero fatto, allora esiste davvero qualcuno che rispetta la mia autorità. Che cosa nuova…
Inizio spiegando loro che non ci sono mai state davvero delle famiglie Pure, e che se anche ci fossero non è comunque sinonimo di migliori. Loro non hanno niente per cui vergognarsi e nemmeno le loro famiglie, non devono arrabbiarsi coi genitori o, peggio ancora, con sè stessi. E’ bello essere diversi, è bello essere un po’ tutti fantasia.
Con un braccio cingo le spalle di Eleanor e piano piano la bambina solleva lo sguardo dall’acqua. Owen sedette accanto a lei, e tutti e tre restiamo tranquilli, sulla riva del Lago Nero, nel sole del pomeriggio.


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Era mia intenzione inserire delle scene erotiche all’interno della storia, devo essere sincera, ma arrivata al momento di scriverle mi sono come “bloccata”. Non sono del tutto sicura di voler far prendere “questa” piega alla storia.
In ogni caso, è una cosa che non sono ancora sicurissima di voler fare, almeno in questo capitolo. Nei prossimi, magari… Perchè no? ;)
   
 
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