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Autore: mymanga    27/10/2016    4 recensioni
Crescere comporta responsabilità.
Tra ricordi passati e speranze future, Pan ormai giovane donna, capisce che è giunto il momento di prendere decisioni veramente importanti, fondamentali per il proseguimento della sua vita.
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Dal 1° capitolo:
Se la fortuna decide di sorriderti, capisci che l'immenso amore che provi per il tuo compagno... così forte e resistente perché costruito sulle solide fondamenta di rispetto fiducia e collaborazione, ecco quell'amore non è UN punto d'arrivo, ma IL punto di partenza per nuovi progetti, nuove priorità...
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Albero della Vita
11 CAPITOLO

 


“Ti accompagno?”
“No grazie, ce la posso fare anche da sola” sorrise più convinta e persino divertita… sarebbe stato davvero preoccupante dover temere di percorrere in solitudine il ‘tortuoso’ tragitto tavolo-bagno-tavolo.

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Salutata l’amica, Pan si diresse verso la grande vetrata che dava sul cortile interno.
Oltrepassò la soglia lasciata volutamente aperta per il libero passaggio di chiunque, fra ospiti e personale di servizio, e poi si fermò un istante alla prima colonna vicina: ci si appoggiò e chiuse un attimo le palpebre.
Stavano diventando sempre più insistenti quei rintocchi petulanti che battevano dritti alle tempie; il loro seccante effetto, poi, si propagava come cerchi nell’acqua per tutto il resto del capo arrivando ad infastidire persino gli occhi, ora incredibilmente lucidi e indeboliti.
Perfetto, davvero perfetto!
Un seccante mal di testa a completare l’opera era proprio quello che le mancava: la classica ciliegina sulla torta!
Tirò un lungo sospiro, poi li riaprì, alzando malinconicamente lo sguardo verso il cielo limpido: se avesse potuto farlo, avrebbe spiccato il volo all’istante.
Ma non poteva…

Si sentiva stanca, tremendamente stanca, di recitare quel ruolo di raffinata signorina che la situazione imponeva: la stava logorando nel profondo, nello spirito, e di conseguenza anche il fisico stesso cominciava a risentirne.
Era davvero difficile limitarsi così tanto, andava decisamente contro la sua natura vivace, ribelle e impulsiva.
Ma aveva deciso di mettersi alla prova affrontando questa velata sfida, nonché reale occasione di maturità.
A maggior ragione per il fatto che a proporgliela, indirettamente, erano state persone a cui era molto legata: passi per Bra il cui vero intento, forse, non era esattamente questo, ma se tutti gli altri avevano in qualche modo acconsentito, significava un’unica cosa: si fidavano di lei.
Era questo il vero motivo che solo poche ore prima, quella stessa mattina, l’aveva spinta ad accettare quell’assurda proposta di partecipazione a quel dannatissimo matrimonio: dimostrare a tutti loro di essere all’altezza delle loro aspettative! Ci teneva davvero tanto a ricambiare la loro fiducia.

Già ricambiare
Ri-cambiare…

Un qualsiasi legame sociale costruito su questo preciso fondamento, che sia poi amicizia, amore, affetto famigliare, lavoro o altro ancora, si basa sul concetto di Dare/Avere: in proporzione a ciò che si riesce a dare, si spera di avere qualcosa in cambio... magari con la preziosa e cortese collaborazione di una certa ‘Signorina Fortuna’ la cui simpatia era una caratteristica sicuramente apprezzata da chiunque. 
Ecco! Non pretendeva chissà che, ma di fronte a tutto l’impegno che ci stava mettendo, aveva sperato di ottenere qualche gratificazione in più dagli eventi di quella giornata, non imbattersi in situazioni sempre più… frustranti… arrivate al loro apice con quell’acido incontro con la fredda festeggiata e la constatazione che di Trunks, tanto per cambiare, non c’era neppure l’ombra. Sbuffò.

Sì, Trunks... Chissà dove diavolo era adesso?
Impegnato a parlare con Chi, questa volta?
Invece di essere lì con lei... a farle compagnia.

Improvvisamente percepì un netto cambiamento proprio nell’aura del ragazzo in questione, un picco deciso e… nervoso?
Strano, non era da lui.
Si mosse subito verso quella direzione, provando, doveva ammetterlo, una leggera agitazione, forse addirittura preoccupazione: dopotutto era un Saiyan, cosa poteva mai turbarlo?
Nonostante gli scomodissimi tacchi a spillo e quella palla al piede di un abito che, per quanto elegante e seducente fosse, le limitava qualsiasi movimento, con passi spediti percorse l’intera ala del portico arrivando all’angolo: sarebbe stato sufficiente svoltarlo e lo avrebbe raggiunto nell’ampio corridoio.

Ma non lo fece.
Anzi, rimase pietrificata, come il suo stesso respiro, immobilizzato da una sottile e pungente fitta al cuore, riecheggiata in ogni singola cellula del suo stesso corpo, amara come fiele: con lui c’era quella donna, la Russell!

Ma proprio Lei, Trunks?
Con tutta la gente radunata in quel palazzo, proprio con Lei doveva intrattenersi?
D’accordo era la sposa del giorno, ma quella donna non le piaceva affatto.
E pensare che Lei lo stava aspettando in grazia divina

 

Era davvero tentata di andarsene, quella vista non riusciva proprio a sopportarla, ma qualcosa di indefinito la fece desistere dal suo intento.
Si portò dietro l’ennesima di quelle infinite colonne, anche se non era affatto sicura che l’unico motivo fosse della semplice curiosità; lentamente si sentiva le forze scivolare via e nell’immediato, quel marmo lavorato, se non altro le offriva un certo appoggio fisico.
Per assurdo, invece, il ritmo del suo cuore, anziché seguire lo stesso andamento calante, aveva cominciato a scandire battiti d’intensità sempre più veloce e crescente: nel giro di pochi secondi, l’eco delle pulsazioni prodotte stava rimbombando forte ovunque, nel proprio petto, lungo la gola, e soprattutto all’altezza delle tempie sovrapponendosi al già irritante mal di testa.
Persino ogni singolo polpastrello delle sue dita vibrava, automaticamente le chiuse a pugno.

Era gelosa? Così tanto gelosa?
Evidentemente…

Ma ora, però, la questione più importante era un’altra!
Il malessere che sentiva stava diventando sempre più reale, affatto figurato, e per assurdo anziché poter sfogare i propri sentimenti per alleggerire il carico di tensione, avrebbe dovuto ulteriormente limitarsi: la solida e robusta Casa Brief, dopo lo scherzo allucinante di Goten, ci aveva rimesso solo un muro discretamente crepato; in quel luogo, invece, sicuro che il palazzo storico non avrebbe retto! Sarebbe crollato! E lì dentro c’erano davvero tante persone, non era il caso di rischiare.

Sarebbe stata realmente in grado di gestire la sua natura?
Saperla domare? O almeno imbrigliare….
Forse sarebbe stata già un’impresa colossale riuscire, semplicemente, a difendere la propria razionalità.
Doveva assolutamente calmarsi!

Concentrandosi su questo nuovo obbiettivo, divenuto necessariamente prioritario, richiuse gli occhi e lentamente, molto lentamente, inspirò ed espirò l’aria, più volte.
Qualcosa migliorò, non tanto dal punto di vista fisico, ma almeno le sembrava di riuscire a tenere a bada la sua aura: aspetto non indifferente dal momento che, mantenerla azzerata, le costava uno sforzo al limite delle sue capacità.
Titubante, poi, li riaprì e prese la sua decisione.
Pericolosamente attratta da quella che sembrava essere a tutti gli effetti una pessima idea, ma proprio per questo impossibile da ignorare, decise di mandare al diavolo le buone maniere: avrebbe ascoltato la loro conversazione!
D’altronde sfogare la sua curiosità le avrebbe perlomeno alleggerito quella pressione a dir poco opprimente…

“E’ per Lei, vero? Quella ragazzina al vostro tavolo! Andiamo, Trunks, che intenzioni hai? E’ solo una bambina, cosa vuoi che sappia di come funziona il mondo? Devi cercare una donn...”
“TACI! Non dire un’altra sola parola! Occhio! Occhio a quello che dici! Quando parli dovresti pensare bene alle parole che pronunci! Tu nemmeno la cono…”
“Bravo! Hai ragione: pensare prima di parlare! Allora comincia TU, Trunks! Immagino tu sia molto impegnato in questo senso… ma quando sei a letto… con una qualsiasi delle tue tante donne... non è elegante chiamarla con il nome di un’altra! Non. mi. chiamo. PAN!”

Decisamente la peggior scelta della sua vita… 
Quanto potevano essere distruttive delle semplici parole?
Quanto? Se avevano il potere di raggelare e dissolvere nel nulla qualsiasi emozione e sensazione.
Capaci di mettere a tacere il chiassoso palpitare del suo cuore agitato, in un misero istante, lasciandolo poi precipitare in uno stato di desolante inerzia; un attimo prima la sua testa stava quasi esplodendo, ora la sua mente stava naufragando nel vuoto assoluto.

Colpita in pieno, come un potentissimo raggio... secco, fulmineo, diretto: ora aveva un’idea molto più definita riguardo la dinamica di quel micidiale attacco che l’aveva quasi uccisa. 
Colpita in pieno, come il lancio di un sasso che s’infrange contro lo specchio della propria vita, mandando in frantumi quella che riteneva essere una delle poche certezze della sua intera esistenza.
Colpita in pieno, come un piccolo uccellino in volo che, lassù in alto nel cielo, viene abbattuto dal proiettile di uno sparo e precipita al suolo: ma non avrebbe mai, e poi mai, pensato che il cacciatore ad imbracciare il fucile per premere il grilletto, potesse essere proprio lui.

Come aveva potuto?
Come aveva potuto mettere sullo stesso piano d’importanza, il loro profondo legame da una parte, e, quella serpe velenosa dall’altra? Come!?
Erano completamente diverse!
Diverse come il giorno e la notte, anzi… come… come un candido giglio e una belladonna, la pianta, però!
Velenosa pure quella!

 
Si era sempre Fidata di lui! Sempre!
La notte appena trascorsa, poi, come non avrebbe Mai fatto con nessun altro.
E ora lui come l’aveva ricambiata?
Non bastava essere ‘una ragazzina’ o ‘solo una bambina’ anzi ‘un piccolo maschiaccio’?!
‘Fra le tante donne’? Era addirittura un semplice numero? Chissà quale poi…
Come aveva potuto? Come?

Lo vide voltarsi verso di lei, fu terribile non riconoscere in lui, la stessa persona di sempre: Trunks, chi sei veramente?
Non riuscì a trattenere due silenziose lacrime solitarie, le più amare di tutta la sua vita.
Erano il primo segnale che la sua mente, a dir poco sconvolta, stava per cedere.
Quell’involontaria barriera protettiva, improvvisata dal suo istinto per bloccare e imprigionare qualsiasi reazione, sarebbe crollata da un momento all’altro e lei, per la prima volta nella sua vita, ne aveva… paura!
Paura di se stessa, paura di non riuscire a controllarsi.
Doveva andarsene da lì, subito!

Con poche rapide falcate raggiunse l’uscita.
Varcata la soglia, incurante se ci fosse o meno qualcuno ad osservarla, spiccò quel volo tanto sospirato.
Nemmeno si accorse di sfrecciare nel cielo finalmente libera, velocissima, senza vincoli o regole da rispettare, con la sola compagnia del caldo tepore del sole e il frizzante soffio dell’aria ad accarezzarle il viso e i capelli ora sciolti: queste sarebbero state le meravigliose sensazioni da assaporare e, invece, niente… niente di tutto questo…

Non si era mai sentita così tormentata.
Letteralmente schiacciata dal peso insostenibile di forze così potenti e contrapposte, mai provate in vita sua.
La sua mente razionale era disperatamente impegnata a fronteggiare l’aggressività della sua stessa natura che, feroce come non mai, la stava assalendo su entrambi i fronti: sentimenti e integrità fisica.
Si sentiva braccata dall’impeto furioso del suo stesso sangue saiyan che, assordante, le ruggiva contro l’infinito desiderio di sfogarsi e liberarsi da tutti gli spaventi, le limitazioni, le delusioni, e soprattutto, le Ferite che, quello schifosissimo giorno, aveva pensato bene di rovesciarle addosso tutte assieme.
E non si risparmiava di certo! Con ricordi che colpivano duri, la sua ingombrante eredità aliena bombardava diretta proprio i punti più fragili, le sue debolezze umane, ottenendo squarci sempre più profondi nella precaria difesa della sua ragionevolezza. 
 

Restrizioni e vincoli:
“Cambiamento di programma…. matrimonio….”
“Pensi di rinchiudermi in cella?… La libertà non ha prezzo!”
“Non fare tante storie… adesso tu ti adegui”

“Ricordati… sei riconducibile alla C.C.”
“Ricordati… pazienza ed educazione”
“Ricordati… non sono ammessi i No!”

 

Accuse e tiri mancini:
“P.a.u.r.a, eh?”
Fottutissimo scherzo…
“Hai il coraggio di arrabbiarti? Piccola incosciente!
Sei scappata nello spazio…. Sono responsabile di te…
Ho vinto un lavoro da babysitter a tempo indeterminato…
Ho permesso a Trunks di prendersi la sua bambina”


 

Già Trunks! Soprattutto, Lui!
Lui, le sue frecciate…

“Non si poteva e non si può tutt’ora contare su di te:
una mocciosa piccola e insolente, direi un maschiaccio”

E tutte quelle parole dolci, allora?
Altro che sincere ammissioni, solo cocenti illusioni!
Le sue invece erano state le rivelazioni più intime e private.

“Resta con me…”
Lo aveva fatto, offrendogli il suo cuore su un piatto d’argento:

“Cosa sono per te?”
“Voglio essere tua… completamente tua”
“Ti voglio bene Saiyan”

Stupida, stupida, stupida!

“Ti voglio bene anch’io! Non scordarlo mai…”
“Ho pensato a noi, alla notte appena trascorsa,
e a quelle che spero seguiranno”

Bugiardo!

“Non sono abituata a… farmi vedere… senza vestiti”
“Posso sperare in un’esclusiva?”

A lui tutto era dovuto, vero?
 

Nuove lacrime inondarono la notte tempestosa nei suoi occhi, offuscandone la visuale.
Com’era successo solo poco prima, lo scorrere di quei piccoli rivoli lucenti lungo le sue guance arrossate,  scandì nuove fratture nella tenuta a stagno della sua volontà: alcuni fasci elettrici sfuggirono al suo controllo, materializzandosi potenti attorno a lei.

Decise di raggiungere il suolo più vicino.
Completamente ignara di come ci fosse arrivata e, soprattutto, di quanta distanza fosse riuscita a percorrere, si ritrovò in una desolata e sperduta zona rocciosa, per fortuna desertica.
Atterrò maldestramente su un altipiano, polverizzando quegli inutili sandali rimasti ai piedi.
Le gambe cedettero di colpo, facendola inginocchiare a terra, ma si mantenne sorretta sulle braccia.

Non ce la faceva.
La sua razionalità, non ce la faceva proprio a contrastare la sua natura.
Ogni secondo che passava, perdeva resistenza e tenacia: un avversario fuori dalla sua portata, data l’immensa abilità di infiammare e aizzarle contro sia i suoi stessi Sentimenti di inarrestabile rabbia e bruciante dolore, che il suo giovane e potente Fisico, desideroso come non mai di sprigionare quell’enorme energia che sentiva crescere, istante dopo istante.
Istintivamente strinse forte le mani a pugno, riducendo in briciole il duro terreno sottostante con una facilità disarmante, come se stesse raccogliendo dei semplici granelli di sabbia.

Tanta energia... troppa.
Nemmeno negli allenamenti più intensi o nelle battaglie più impegnative, era mai riuscita ad arrivare a tanto, ed ora, invece, nonostante lei cercasse disperatamente di porre un freno, continuava a crescere in modo esponenziale.
La sua aura aveva raggiunto un livello di potenza mai lontanamente immaginato, tale da indurre il duro suolo roccioso a tremare vistosamente.
Dal punto in cui si trovava inginocchiata, incominciarono a diramarsi tutt’attorno profonde crepe e spaccature; i frammenti generati finivano per lievitare in aria, vorticare, e infine frantumarsi, fulminati da quelle che, ormai, erano divenute a tutti gli effetti, delle vere e proprie scariche elettriche.

Stava male, fisicamente e sentimentalmente!
Non sapeva se era più sofferenza o, probabilmente, collera, ma il risultato non cambiava.
I muscoli tesi all’inverosimile nell’estremo tentativo di imporsi sul suo stesso vibrante corpo in spasmodica ricerca di rabbioso sfogo, il respiro affannato dallo sforzo che le pugnalava la gola, e lo sfrenato battito cardiaco che metteva a dura prova il suo giovane cuore, bersagliato sempre più spesso dagli affondi di continue fitte più o meno sopportabili: era dai tempi della riabilitazione sull’astronave che quella ferita non sanguinava così tanto.
Certo sanguinava metaforicamente, ma in quel momento le stilettate provate, invece, erano reali e concrete: automaticamente si portò una mano al petto nella speranza di infondergli un po’ di tregua… speranza vana.

Si sentiva… si sentiva come una stella instabile in procinto di infrangere definitivamente la sua già precaria integrità: chissà quale sarebbe stato il fattore determinante a farla saltare del tutto!
Nell’astro celeste questo avveniva quando all’interno del suo nucleo, rimaneva da fondere solo il ferro.
La sua fusione, a differenza di quella di tutti gli altri elementi già arsi e consumati in precedenza, non genera nuova energia, la assorbe, interrompendo, così, il delicato processo di equilibrio e sostentamento.
Ne conseguono reazioni tali che porteranno all’inevitabile collasso e definitivo cedimento: una supernova, l’esplosione di una stella!
Avrebbe fatto anche lei la stessa fine?
La sua natura umana avrebbe retto?
Poteva fidarsi del suo cuore? 
 

Fidarsi..
“Non dovresti abbassare la guardia così tanto…”
“Sarebbe grave se non mi sentissi al sicuro qui…
qui con te!”

“Ti fidi di me?”
“Solo di te”

“Ho mentito…”
“sei molto impegnato…. a letto…
con le tue tante donne…
chiamarla con il nome di un’altra
...Non mi chiamo PAN!”

Non lo riconosceva più
L’aveva sempre protetta, difesa, salvata
Ora invece si sentiva Tradita, Delusa e Ferita
Non si Fidava più

 

Fiducia infranta: la peggiore conclusione a cui era mai arrivata con le proprie considerazioni.
Una terribile fitta al petto la lasciò letteralmente senza fiato: trafisse il suo cuore tormentato e infranse definitivamente l’esile barriera protettiva innalzata dalla sua razionalità umana..
Equivaleva a dire che in una stella instabile, il suo nucleo era diventato ferroso.      
E se persino il cuore di una stella cedeva, figurarsi il suo.
Non aveva alternative: o crollava o reagiva!

 

“REAGISCI PAN!
E’ la tua natura, un tuo diritto!
Non devi temerla”



Un’inaspettata voce fuori campo.
Determinata e famigliare.
Un segno?
Un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi per non affogare?
Forse... E allora così sia


Al diavolo tutto e tutti!
Si affidò a lei e lasciò campo libero al suo furente sangue Sayan: con tutta la forza di cui disponeva, sprigionò l’enorme energia accumulata, provando un'indescrivibile sensazione di Liberazione.
Tanta energia, IMMENSA e SMISURATA: produsse un boato tremendo, con un’onda d’urto tale da radere al suolo l’intero altipiano e tutti i complessi rocciosi limitrofi, esplosi e disintegrati in una gigantesca nuvola di polvere visibile a chilometri di distanza.

Una volta dissoltasi, rimase Lei, a mezz’aria, avvolta da un’accecante luce dorata: abito strappato e lucenti capelli biondi a volteggiarle attorno.
Con spietata lentezza, poi, alzò lo sguardo verso una precisa direzione… la Sua.
Gelidi occhi di mare e un cuore di lava infuocata: Trunks era arrivato troppo tardi.

   
 
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