Capitolo
5
L’elicottero
sorvolava le verdi
colline della Repubblica dell’Aria.
Nola,
con la faccia schiacciata
sul finestrino, ammirava il paesaggio. Da li si poteva vedere una
grande parte
del territorio nazionale, costellato di cittadine abbastanza vaste,
situate a
lunga distanza da loro.
-
Dove siamo diretti? – chiese
Shia, che osservava anche lui il paesaggio.
-
A River Town, ho sentito
delle vibrazioni provenire da li, e inoltre a River Town possiedo anche
un
appartamento (a dire il vero è di mio padre) dove possiamo
stare senza spendere
un centesimo! –
River
Town…
Nola
aveva già sentito nominare
quella città, ma non ricordava in quale occasione.
“
Ma certo!” pensò. “È la
città
in cui vive Susan, la figlia di Talbot!”
Dall’alto
si poteva già scorgere
il confine della città. Da una parte era circondata dalla
foresta, a parte il
tratto di autostrada che conduceva alla città, e il grande
fiume che la
attraversava. Sull’altro versante, la città dava
sul vuoto. Esattamente, perché
quello era il confine della Repubblica dell’Aria. Molti
chilometri separavano
quel terreno fluttuante dal globo terrestre. Il fiume scendeva a
cascata dallo
strapiombo, ma non faceva in tempo a raggiungere la terra,
perché, a causa
della forte altezza, l’acqua si condensava prima, divenendo
vapore che dava
un’aria ancora più magica a quella terra
fluttuante.
Atterrarono
in un grande
spiazzo fuori dalla città, dove li aspettava
un’auto con i finestrini scuri.
-
Siamo sicuri che non ci
aspetti qualche altra brutta sorpresa? – chiese Nola, salendo
in macchina.
-
No, non preoccuparti! – le
assicurò Wythe.
L’auto
attraversò l’intera
città, molto simile ad Alder, ma con un certo non so che di
retrò, fino ad
arrivare ad un alto grattacielo che spiccava tra gli edifici poco
più bassi.
Le
immense vetrate riflettevano
le nuvole arancioni e violette colorate dal tramonto.
Entrati,
i ragazzi presero
l’ascensore, che li condusse fino al ventitreesimo piano,
dove si trovava
l’appartamento di Wythe.
Era
un alloggio molto grande,
appropriato per una famiglia intera: aveva due camere da letto, cucina,
bagno e
salotto.
-
Una cosuccia, non vi pare? –
disse Wythe, lanciando occhiate di sufficienza qua e là.
Shia
e Nola la guardarono
sconcertati. Era l’appartamento più bello e
accogliente che avessero visto.
Nola
si fiondò subito al
balcone, da cui si godeva una vista meravigliosa. In lontananza si
scorgeva la
campagna, da cui erano così presto fuggiti, mentre
più a est si poteva notare
la fine della Repubblica dell’Aria. L’argine a
strapiombo era protetto da
gigantesche dighe di vetro, su cui si poteva fare due passi e guardare
di
sotto, ma di sicuro non era una passeggiata opportuna per chi soffriva
di
vertigini!
Nelle
vicinanze, invece, si
potevano scorgere i tetti della gigantesca metropoli e le antenne dei
grattacieli. Proprio nel grattacielo di fronte al balcone, risaltava un
gigantesco
cartellone pubblicitario che reclamizzava un profumo. Sul manifesto
spiccava la
foto di una bellissima ragazza bionda, con i capelli lunghi e
boccolosi, e uno
sguardo dolce e insieme malizioso.
-
Ah! – sospirò Nola. - Quanto
vorrei somigliare a Rebecca Blackwell! È una ragazza
così bella! –
-
Già! Ormai è la modella più
famosa, compare su tutte le copertine dei giornali, inoltre
è considerata
un’icona di bellezza e un modello seguito da numerose
ragazze! – disse Wythe,
che era arrivata nel frattempo, e si era affacciata affianco alla
ragazza.
-
È troppo sofisticata…
Preferisco le ragazze semplici! – fece Shia, che aveva
raggiunto le due in quel
momento.
Wythe
lo guardò, sorridendo.
Dall’interno
del soggiorno,
Boris sbadigliò.
-
È ora di andare a nanna, non
credete? – disse Shia, sorridendo.
-
Andiamo Boris, sbrigati! –
chiamò Nola, mentre attraversava la strada. Il cane la
seguì trotterellando.
Quella mattina, la ragazza aveva deciso di andare a fare la spesa,
accompagnata
dall’ormai inseparabile cagnone.
Arrivarono
in una via molto
movimentata, ai cui lati c’erano una fila di bancarelle che
vendevano la merce
più disparata.
-
Fantastico! Oggi c’è il
mercato! – esclamò Nola, e corse tra le bancarelle
a guardare cosa vendevano.
Prese
del pane caldo e
fragrante per il pranzo, della carne fresca e qualche verdura.
-
Ho assolutamente voglia di
buoni pomodori! – mormorò aggirandosi tra i
banconi, ma non vedendone da nessuna
parte.
-
Eppure dovrebbe essere
stagione… - sospirò.
All’improvviso,
Boris corse in
direzione di un bancone sgangherato, poco frequentato. In prima fila
facevano
bella vista dei pomodori rossi e succosi.
-
Questi vengono due dinar al chilo.
– disse la giovane
signora che gestiva la bancarella.
Nola
alzò lo sguardo dai
pomodori e sorrise alla donna. Appena la vide in volto, ebbe come un
dejà vu.
“
Che strano! È come se
l’avessi già vista ma non ricordo
dove!...”
-
Allora me ne dia due chili,
per favore! – disse la ragazza, cortesemente.
Una
testolina bionda spuntò da
dietro il bancone.
-
Faccio io, mamma! – disse un
simpatico bimbetto, di quasi sei – sette anni.
-
Non preoccuparti, lascia fare
a me! – sorrise la donna, carezzandolo sulla testa.
Boris
latrò allegramente,
annusando nell’aria un qualche profumo che le persone non
percepivano.
La
signora, sentendo quel
suono, si sporse per osservare il cane. Un pomodoro le cadde dalla mano.
-
Boris! – esclamò in un
soffio.
-
Lo conosce? – fece Nola,
sbigottita. Osservò nuovamente la donna, cogliendo ogni
piccolo particolare del
volto.
-
Susan! – gridò Nola, ma
subito abbassò la voce, perché tutte le persone
in strada si voltarono a
guardarla.
-
Come fai a conoscere il mio
nome? – chiese la donna, meravigliata.
-
Io conosco… conoscevo suo
padre… - rispose Nola, cercando di ricacciare indietro le
lacrime. Ricordava
come fosse ieri i momenti felici passati con Talbot, ma ancora di
più ricordava
il momento in cui venne a sapere della sua morte.
-
È morto. – disse con un filo
di voce.
Susan
si portò le mani alla
bocca, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
-
Mamma! Stai bene? – esclamò
il bambino, correndo da lei.
La
donna si accasciò su una
sedia che stava dietro il bancone e scoppiò a piangere in
silenzio. Nola le si
avvicinò e le circondò le spalle con un braccio.
-
È stata tutta colpa mia! –
disse tra i singhiozzi. – Non sarei dovuta andar via!
–
-
No! Non è stata colpa sua! – esclamò
Nola. “ Sono stati quelli di Hansenouth!”
Susan
si calmò un po’, quel
tanto che le consentiva di parlare.
-
Cosa le fa credere questo? La
prego, me lo dica! - la supplicò la ragazza.
-
D’accordo, basta che tu non
mi dia del lei. Chiamami semplicemente Susan. –
Nola
fece un cenno di assenso
con la testa.
-
Come sicuramente ti avrà
detto mio padre, dieci anni fa mi sposai e venni a vivere qui,
abbandonando mia
madre e mio padre alla fattoria. Cercai di andarli a trovare il
più possibile,
ma purtroppo non potei allontanarmi troppo spesso. La ditta di mio
marito
infatti, non stava correndo un buon periodo… Eravamo
sull’orlo di un tracollo
finanziario, e non sapevamo come rimediare. Nel frattempo nacque
Leander, mio
figlio.
Un
brutto giorno, la ditta
crollò definitivamente in bancarotta, e io e mio marito ci
ritrovammo al verde e
senza un tetto sulla testa, perché per saldare i debiti
dell’azienda dovemmo
vendere casa. Mio marito trovò lavoro presso
un’altra impresa, ma dovette ricominciare
dalla gavetta, perciò lo stipendio… era quello
che era. Molte volte fui tentata
di correre da mio padre per chiedere un aiuto, ma come mi avrebbe
accolta, dopo
che io lo avevo trattato come un estraneo per molto tempo?
Così,
mentre mio marito si
occupava del suo lavoro, io iniziai a costruire un piccolo orticello
dietro la
nostra nuova casa, e a vendere le verdure al mercato. E ora eccomi qui,
povera
e ridotta alla miseria, che dopo aver svilito il tanto oneroso lavoro
di mio
padre, sono finita a fare proprio quello… -
Nola
le sorrise dolcemente,
mentre le teneva ancora le spalle.
-
Susan, sei una donna molto
coraggiosa, che non si arrende davanti alle difficoltà. Sono
certa che i tuoi
genitori non abbiano mai provato rancore nei tuoi confronti, e se mai
fossi
tornata da loro, di sicuro ti avrebbero accolta con le braccia aperte!
-
Anche
Susan sorrise.
-
Sono felice che mio padre ti
abbia conosciuta. Sei davvero una ragazza fantastica, come non se ne
trovano in
giro! –
Lei
si rabbuiò. – Non
penseresti questo, se sapessi... Tuo padre è morto per
proteggermi da... certe
persone… Capisci? È stata solo colpa mia se lui
è morto! Solo colpa mia! –
mormorò, mentre gli occhi le tornarono ad inumidirsi.
Susan
le prese una mano.
-
Se mio padre ti ha protetta
significa che eri davvero importante per lui. Non avere sensi di colpa,
e…
cerca di ridere di più! –
Boris
latrò, come per dare il
suo consenso.
Le
due si abbracciarono.
-
Ora devo andare… Ah, per i
pomodori, invece di due chili, me ne dia tre! – disse Nola,
facendo un sorriso
a trentadue denti.
Susan
rise, e dopo aver
consegnato la busta alla ragazza, l’abbracciò
nuovamente.
-
Spero di incontrarci
nuovamente! –
-
E io ti auguro tanta,
tantissima fortuna! – disse Nola.
Susan
si chinò su Boris e gli
carezzò il muso.
-
Mi raccomando… - gli disse. –
Proteggi questa ragazza con tutto te stesso! –
Il
cane la guardò con i suoi
occhi profondi: aveva capito esattamente quello che diceva.
-
E ora che ce ne facciamo di
tutti questi pomodori? – chiese Wythe, togliendone uno dalla
busta.
-
Devo ammettere che sono
belli, però. E avranno anche un buon sapore, immagino!
– fece Shia, togliendo
il pomodoro dalle mani della ragazza.
Al
contatto della loro pelle,
lei arrossì.
-
Potrò cucinare qualcosa! –
gridò Nola dal bagno.
-
Non stasera, però! – esclamò
Wythe, entusiasta. – Stasera andiamo a teatro! –
Shia
la guardò sorpreso, e
anche la testa di Nola fece capolino dalla toilette.
Wythe
aprì la sua borsetta griffata
e ne estrasse tre biglietti.
-
Cosa andiamo a vedere? –
chiese Shia.
-
L’opera? – esclamò Nola, con
gli occhi sbrillucicanti.
-
Sei fuori strada! – sorrise
Wythe. –Uno spettacolo di prestidigitazione! –
-
Un mago? – fece Shia, interessato.
-
Esatto! Stamattina, mentre
andavo in giro a fare shopping, davanti ad una boutique un giovane
ragazzo
pubblicizzava questo show, così gli ho comprato tre
biglietti. Inoltre ho avuto
una fremito molto forte, causato proprio da quel ragazzo; significa che
potrebbe essere una Starlight o che potrebbe esserne entrato in
contatto di
recente… -
-
Non ci resta che andare a
controllare! – disse Shia.
Wythe
lo squadrò da capo a
piedi.
-
Non vorrai andarci conciato
così, vero? –
La
proprietaria della boutique
si sfergava le mani con avidità.
-
Allora, signorina De Bourgh,
è soddisfatta dell’abito? Sa, proviene
direttamente dalla capitale! –
Wythe
le lanciò uno sguardo
fulminante, che la fece zittire immediatamente.
-
Lo prendo. – disse subito
dopo.
Una
delle commesse prese
l’abito da sera, rosso e brillantinato, con le spalline fini
e tante frange, e
lo mise in una grande scatola di cartone già piena di carta
velina rosa.
-
Shia, tu hai fatto? – fece
Wythe poi, con voce squillante ed eccitata.
Il
ragazzo uscì dal camerino,
con in dosso uno smoking nero coordinato alle scarpe nere lucide. Sotto
portava
una camicia bianca, uguale al fazzoletto nella tasca, e al collo un
papillon.
Lei
spalancò la bocca, con gli
occhi sognanti e brillanti.
-
Sei uno schianto! – esclamò,
senza peli sulla lingua.
-
Grazie! – rise lui. – E tu,
Nola, hai finito? – fece dopo.
Dal
camerino della ragazza
provenirono strani rumori.
-
Scusate, litigavo con le
scarpe! Non sono abituata ai tacchi alti! – disse.
Quando
aprì la tendina, fu il
turno di Shia di meravigliarsi, mentre il suo cuore aumentava il ritmo
dei
battiti.
Nola
indossava un lungo abito
senza spalline, con una scollatura sulla schiena. Era blu notte,
ricoperto di
brillantini proprio come quello di Wythe, e aveva un leggero strascico.
Le
scarpe, decolleté, erano lo stesso blu notte brillantinate.
Imbarazzatissima,
si fece
avanti.
Shia
le si avvicinò e le prese
una mano.
-
Sei bellissima! – le sussurrò,
e lei, arrossendo, gli sorrise felice.
Wythe
si irrigidì, sentendo che
quelle parole non erano rivolte a lei.
Dopo
aver acquistato anche gli
scialli e le stole per coprire almeno le spalle, i ragazzi tornarono a
casa per
una cena veloce.
-
Mi raccomando, Boris!
Comportati bene e alle dieci subito a letto! – lo
ammonì scherzosamente Nola,
passando una mano sulla testa spelacchiata del cane.
-
Dai ascolto alla mamma! –
fece Shia, per prendere in giro la ragazza.
-
Scemo! – esclamò lei,
dandogli un finto pugno sulla spalla, mentre si chiudeva la porta alle
spalle.
La
limousine di Wythe condusse
i tre davanti all’entrata del teatro, al cui esterno
c’erano già i manifesti
dello spettacolo.
-
Ci sto facendo l’abitudine a
farmi trasportare in “limo”! – disse
Nola, uscendo dalla macchina. Il tacco
della scarpa, però le si impigliò
nell’abito, e, aspettando il fatidico
schianto con il marciapiede, chiuse gli occhi.
Lo
schianto non avvenne. Quando
riaprì gli occhi si ritrovò tra le braccia di
Shia.
-
Tutto bene? – disse lui,
trattenendo una risata.
-
È colpa delle scarpe! Non
sono davvero abituata! – mormorò, cercando di
rimettersi in piedi.
-
Beh, avvisami. Dovessi cadere
un’altra volta ci sarò io! –
I
due rimasero a fissarsi
intensamente, finché Wythe non comparve al fianco di Shia,
e, prendendolo sotto
braccio, lo trascinò fino alla scalinata.
-
Sbrighiamoci, non vorremmo
arrivare in ritardo! – disse, con voce irritata.
La
sala era già gremita di
gente, e così anche le gallerie
e le
logge.
Un
usciere raccolse le sciarpe
di pelliccia delle ragazze e le portò nel guardaroba.
Tutti
i presenti si voltarono a
guardare le due ragazze, che con grazia ed eleganza procedevano verso
la loggia
centrale.
-
Ho trovato i posti migliori
del teatro! – disse orgogliosa Wythe, mentre prendeva posto.
Un
cameriere arrivò con un
vassoio su cui stavano tre aperitivi e tre binocoli per poter osservare
bene il
palco.
Quando
le luci si spensero, nel
teatro cadde un silenzio tombale.
Il
palco si illuminò e venne
invaso da un denso fumo violetto.
Una
voce maschile rimbombò in
tutta la sala.
-
Stupitevi della magia,
tuttavia non fateci affidamento. La magia è solo
un’effimera illusione! –
Poi
uno scoppio, e su palco
apparve una figura.
Un
uomo non molto alto, magro e
vestito con lo smoking troneggiava al centro del palco. Aveva i capelli
biondi,
che gli coprivano l’occhio destro con un ciuffo. La
metà sinistra del suo volto
era coperto da una maschera, bianca e inquietante, attorno al cui
occhio era
disegnata una spessa striscia nera che ne tracciava il contorno. Sulla
guancia,
infine, scendeva una lacrima nera disegnata.
Nella
parte visibile del suo
volto si intravide un sorriso.
Alzò
le braccia al cielo e dai
polsini della camicia uscì una moltitudine di farfalle
azzurre e violette, di
ogni forma e grandezza. Le farfalle volarono da ogni donna presente in
sala,
trasformandosi in rose e cadendo delicatamente tra le loro mani.
-
Un omaggio alle creature più
belle che questo mondo potesse far nascere! –
Nola
arrossì per quel
complimento, pur sapendo che non era rivolto solo a lei, e in un attimo
fugace
ebbe l’impressione che il mago guardasse proprio lei.
-
Mi presento! Sono colui che
fu, colui che è, colui che sarà! Sono il mago
Dupont! –
La
sala esplose in un boato di
applausi e ovazioni, mentre Dupont si inchinava.
Lo
spettacolo proseguì tra
colpi di scena e lo stupore degli spettatori. Il mago Dupont sapeva
davvero
come suggestionare le persone, e soprattutto, sapeva come distrarre la
loro attenzione
dal vero trucco, facendogli credere di assistere davvero ad una magia.
-
E ora… - disse Dupont. - … ho
bisogno di un volontario tra il pubblico! Quando il riflettore si
fermerà sulla
persona prescelta, questa dovrà salire sul palco e farmi da
assistente. C’è
qualcuno che vuole provare? –
Molte
persone alzarono la mano,
dimenandosi per essere notati.
-
Scegli me! – esclamò Wythe,
sporgendosi dal parapetto e agitando le mani.
-
In quella loggia c’è qualcuno
che vorrebbe provare? – chiese Dupont, mentre il riflettore
si spostava da
quella parte. La luce gialla indugiò un attimo si Wythe, poi
si spostò velocemente
su Nola, e qui si fermò.
-
Abbiamo trovato la
volontaria! Prego meravigliosa damigella! Scenda sul palco! –
Nola,
terrorizzata, serrò le
mani attorno ai braccioli della poltrona.
-
Hai paura? – chiese Shia,
carezzandole una spalla.
Nola
annuì, senza emettere
alcun suono.
-
Suvvia! È un’occasione
irripetibile! Ti consiglio di andare! – fece Wythe, che non
vedeva l’ora di
stare sola con Shia.
“
Oh, insomma! Ho combattuto
contro Dray e non ho avuto neanche un briciolo di questa paura che mi
ha presa
adesso! Tanto vale tentare!”
Nola
si alzò dalla poltroncina.
-
Se non vuoi non sei
costretta… - disse Shia, prendendola per una mano. Lei gli
sorrise.
-
Non preoccuparti, va tutto
bene! –
La
ragazza si diresse verso la
scala che portava al piano inferiore, ma Dupont la bloccò.
-
Aspetta! –
Davanti
alla balconata della
loggia si avvicinò una grande altalena fatta di fiori di
ogni genere.
-
Siediti e non preoccuparti! È
sicura al cento per cento! –
La
cosa si faceva seria…
Titubante,
Nola si avvicinò al
dondolo fiorito, nello stesso istante in cui si accorse che era fissato
con dei
robusti cavi d’acciaio al soffitto. In realtà
anche l’altalena stessa era fatta
d’acciaio, solo, ricoperta di vegetazione.
La
ragazza si sedette, e in un
attimo, quella struttura la condusse al palco, dove lei
atterrò leggiadramente.
Dupont
si inchinò e le baciò la
mano.
-
È un piacere avere come
assistente un fiore di tale bellezza! –
A
quelle parole, la mano di
Shia si irrigidì attorno al bracciolo della poltrona.
-
Non ci resta che cominciare!
– disse Dupont, sorridendo al pubblico.
Sul
palco era già stata
predisposta una piattaforma circolare e tutti gli oggetti da utilizzare
per
quel numero.
-
Prego, signorina, salga sulla
piattaforma. – disse Dupont.
Nola
fece come chiesto, e con
un po’ di fatica vi salì sopra.
Il
mago prese un telo rosso e
lo posizionò davanti alla ragazza. Appena lasciata la presa
di quel telo, esso
si resse perfettamente in aria da solo.
Un
altro schiocco di dita e
improvvisamente il telo prese fuoco.
Shia
si alzò di scatto dalla
poltroncina, ma Wythe gli tenne un braccio, facendolo tornare seduto.
Il
telo bruciò in un istante,
mostrando che Nola era scomparsa.
In
tutta la sala, il pubblico
si lasciò andare ad esclamazioni di stupore.
-
Volete sapere dov’è? – chiese
Dupont, sorridendo.
Gli
spettatori annuirono con
ovazioni e applausi.
-
Provate a guardare nella
loggia… - suggerì il mago.
Tutti
si voltarono verso la
loggia dove si trovavano Shia e Wythe, e, magicamente, Nola era
esattamente al
suo posto, con grande stupore (e sollievo) di tutti ma soprattutto di
Shia.
La
platea esplose in applausi e
complimenti, e sul palco vennero lanciate rose e altri fiori per il
mago.
Lui
fece un inchino.
-
Ricordate… La magia non è
altro che un’effimera illusione! – disse, e poi, in
una nuvola di fumo, sparì.
-
Mi hai fatto prendere un
infarto! – esclamò Shia, mentre con Nola e Wythe
si dirigeva al camerino di
Dupont.
Lei
sorrise. – Rilassati! Sono
tutta intera! –
-
Non sei abbrustolita da
qualche parte? – scherzò lui.
-
Ecco, siamo arrivati. – disse
Wythe.
Si
ritrovarono davanti ad una
porta rossa su cui spiccava una stella dorata, e il nome scritto in
nero di
Dupont.
Nola
bussò.
-
Avanti! – disse una voce
dall’interno.
Wythe
aprì la porta ed entrò,
assieme agli altri.
Davanti
allo specchio era
seduto un ragazzo biondo, sui sedici anni, che portava una vestaglia
rossa
sulle spalle.
Si
voltò verso di loro, con un
sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
-
Ma tu sei la ragazza dei
biglietti! – esclamò, correndo verso Wythe e
prendendole le mani. I due avevano
più o meno la stessa altezza.
-
È un piacere rivederti! Ti ho
riconosciuta subito per via del colore dei capelli! Sai è un
bellissimo verde,
come il colore dei capelli di mia cugina! Vedi, in realtà
non è mia cugina di
primo grado… è la figlia della cugina di mia
madre, che però si è risposata con
signore paffuto, hai presente? Come quello che fa la
pubblicità dei cereali,
solo che il marito della cugina di mia madre ha la pancia
così flaccida che
quando si muove gli traballa tutta e… -
-
BASTA! – gridò
Wythe, esasperata. – Ma non la
smetti mai di parlare?! –
Il
ragazzo sorrise.
-
Sei tu il mago Dupont? –
chiese Nola, facendo un passo avanti.
-
Oh! La fanciulla che mi ha
fatto da assistente! Sono così felice che… - ma
non continuò la frase, perché
Wythe gli lanciò un’occhiataccia.
-
Si, sono io. – disse infine
il ragazzo. Si inchinò davanti a loro e disse, con voce
importante: - Il mio
nome è Michelangelo Dupont! –
-
Io sono Wythe. –
-
E io Shia. –
-
Il mio nome è Nola. –
-
Lola? – chiese Michelangelo.
-
Nola! – gridò
lei.
Shia
si rivolse a Wythe. – È
lui? –
Lei
annuì.
-
Tu sei una Starlight? –
chiese Shia a Michelangelo.
Improvvisamente
il ragazzo si
mise in posizione di combattimento, con un’espressione di
puro odio in viso
mentre dalle sue mani scaturiva una forte energia, che pian piano
prendeva
forma, trasformandosi in un arco azzurro – turchese,
coordinato ad una freccia azzurra.
-
Non avrete mai il mio potere!
Carogne, al servizio di un ciarlatano senza scrupoli! –
Shia
si parò davanti alle
ragazze, per proteggerle.
-
Noi non vogliamo i tuoi
poteri. Anche noi siamo Starlight, proprio come te! –
Nola
soffiava sulla sua tazza
di cioccolata fumante, per raffreddarla.
-
Scusatemi infinitamente. Ho
davvero temuto che voi foste scagnozzi di Langarth. – disse
Michelangelo, dando
una tazza anche a Wythe e Shia.
-
Il fatto è che poco tempo fa,
una ragazzina dai capelli neri è venuta a farmi visita, e
non aveva le più
gradite intenzioni… -
Nella
mente dei tre amici
comparve l’immagine della compagna di Dray, di cui non
conoscevano il nome.
-
È venuta a far visita anche a
noi… Ma, piuttosto, tu quale Starlight sei? –
chiese Nola.
-
Io sono la Starlight del
Sagittario, Sagittarius. –
-
Volevo farti i complimenti!
Il tuo spettacolo è stato fantastico! – disse Shia.
-
Grazie! – disse Michelangelo.
– La prestidigitazione è da sempre tramandata
dalla nostra famiglia, di padre
in figlio. E così, mio padre era un mago, il padre di mio
padre era un mago, e
così via… - mentre diceva questo, da una manica
della vestaglia faceva uscire
foulard, colombe, un coniglio, una cacca di gomma, un paio di mutande
da donna.
Poi
fece spuntare un mazzo di
fiori freschi e profumati, e dopo averli annusati li porse a Nola.
-
All’assistente più brava e
più bella del mondo! – disse dolcemente.
Nola
arrossì e sorrise, mentre
Shia strinse convulsamente il manico della sua tazza di cioccolata.
-
È notte tarda, sarà meglio tornare
a casa. – disse Wythe.
I
due amici annuirono.
-
Senti, Michelangelo… Noi
stiamo andando alla ricerca delle altre Starlight. Vuoi unirti a noi?
– chiese
Nola, spiazzando gli altri.
Il
ragazzo sorrise dolcemente.
-
Mi dispiace… Ho un tour da
seguire, e se faccio di testa mia, il mio manager mi impicca!-
Nola
ci rimase un po’ male.
-
Ok… Non fa niente. Allora sta
attento, e soprattutto buona fortuna! –
Michelangelo
fece un inchino
reverenziale, mentre Nola usciva dal camerino, preceduta dagli amici.
La
capsula in vetro si aprì con
un sibilo, mentre un denso fumo bianco ne fuoriusciva.
Dray
mise un piede fuori, poi
l’altro, e con un po’ di fatica si issò
in piedi. Attraversò l’immensa sala
piena di macchinari e capsule, sotto lo sguardo atterrito dei medici,
ed uscì
sul lungo corridoio. Lo percorse per un tratto, finché non
si fermò davanti ad
una porta.
L’aprì
di scatto. Non fece in
tempo a varcare la soglia che Morgan gli saltò con le
braccia al collo.
-
Oh, Dray! Ho creduto che
fossi morto! – piangeva come una bambina, stretta
così forte a quell’uomo che
le parve di stritolarlo.
Lui,
dal canto suo, non sentiva
il minimo dolore.
Anche
Dray la strinse in un
abbraccio, sprofondando il viso nei morbidi capelli della ragazza.
-
Ho la pelle dura, amore… -
Sempre
tenendola in braccio,
Dray portò Morgan fino ad un grande letto al centro della
stanza, dove la
lasciò dolcemente. Si sedette vicino a lei.
-
Dray…io… - iniziò a dire
Morgan, accomodandosi a gambe incrociate.
-
Io vorrei che tu lasciassi
questo lavoro. Non voglio più che tu corra rischi. Hai visto
cos’è successo?
Sei quasi morto, e tutto per colpa di Langarth. Io… non
voglio che capiti
un’altra volta. Come potrei fare senza di te? –
Lui
le diede un buffetto sulla
guancia.
-
Mi dispiace… non posso abbandonarlo…
-
Dray
tornò indietro nel tempo
con la mente, fino al giorno in cui ebbe iniziato a lavorare per lui.
Come
ogni notte andava a
vegliare il sonno di Morgan, così tormentato, in quel
periodo.
Era
una notte intensa e
stellata.
Dray
si sedette sul bordo del
letto, a osservare il viso tirato della ragazza. Stava avendo un
incubo. L’uomo
le carezzò la fronte con la mano, e in un attimo sul volto
di Morgan si distese
un dolce sorriso.
Uno
scricchiolio fece voltare
di scatto Dray. Nella stanza era apparso un uomo ammantato.
-
Langarth, che ci fai qui? –
sibilò, cercando di non alzare la voce per non svegliare la
ragazza. – Ho già
detto che non accetterò di diventare il tuo servitore.
–
Langarth
alzò una mano, e
improvvisamente Dray fu costretto a
rannicchiarsi
e cadde in terra, stretto da una morsa di dolore insopportabile, che
gli
pervase l’intero corpo.
-
Uccidimi pure! – disse senza
fiato. – Ma io non accetterò mai le tue
condizioni… -
-
Io invece credo proprio che
lo farai… - mormorò Langarth, che nel frattempo
si era avvicinato al letto.
La
lama brillante di una spada
sfiorava la pelle candida del collo di Morgan.
Dray
scosse la testa.
Prese
Morgan tra le braccia,
come fosse una bambina.
-
Su, ora non pensiamoci più.
Sorridi e dimmi che mi ami. – disse lui, sussurrandole in un
orecchio.
-
Ma tu lo sai gia! –
-
Voglio che tu me lo ripeta
tutti i giorni! –
-
Ti amo! – mormorò lei, prima
che il suo respiro venisse interrotto da un dolce bacio.
Finalmente
sono riuscita a
postare anche questo capitolo! ^___________^’
Pant,
pant!
Mi
scuso con tutti (i pochi)
che leggono questa storia, ma non ho avuto un attimo di tempo libero,
in più la
mia connessione è lenta come un bradipo in sciopero...
Che
strano tipo quel Mick, non
trovate?
Parla
come una macchinetta e
non si riesce a farlo stare zitto, però è davvero
un mago eccezionale!
Purtroppo
però non si è unito
al gruppo di Nola e gli altri...
E
Dray e Morgan? In fondo sono
buoni, anche se lavorano per i cattivi!
Che
cosa succederà adesso?
Non
vi resta che aspettare il
prossimo capitolo!
Magari
questa volta sarò più
veloce nel postare!
Alla
prossima, e grazie
infinite a tutti voi che leggete!!! ^w^