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Autore: bulmasanzo    28/10/2016    1 recensioni
Questo è ciò che succede se in una notte d'estate una fanwriter decide di non seguire più la trama.
Extra de: La 'meravigliosa' avventura.
Raccolta di one shot, tutte rigorosamente prive di un finale.
Possibilità di nonsense e di cross over.
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: Cross-over, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mario guardò la donna accanto a sé, sdraiata sul letto. Dormiva scomposta, con i capelli che le cadevano sparsi sul cuscino, la mascherina sugli occhi, la bocca leggermente aperta, le braccia abbandonate ai lati della testa.

Aveva avuto una lunga giornata, aveva dovuto far nascere diverse stelle tutte in posizioni differenti, quel processo la spossava sempre anche se non voleva mai ammetterlo. Per fare nascere una stella ci vogliono infatti polso e una grande concentrazione.
Mario sapeva sempre quando ne aveva avuto troppo, lo vedeva nel suo sguardo sfinito, nel bisogno che aveva di riposare abbracciata al suo uomo, o anche solo di poggiargli la testa in grembo.

Eh sì, anche quella dea bellissima ed eterea soffriva della umana condizione della stanchezza. Mario non smetteva di stupirsene, era troppo abituato a vederla come un essere perfetto e impeccabile e si inteneriva tutte le volte che manifestava quelle sue naturalissime debolezze.

Ne ascoltava il respiro regolare, chiedendosi quale fosse il senso di ciò che faceva.
Lei gli aveva parlato di un grande piano primordiale in cui lei non era che una piccola pedina, il cui compito era di favorire e di permettere l'espansione continua dell'universo, da cui sarebbe nata vita nuova che si auto-perfezionava di volta in volta con la nascita di un'altra creatura, ma Mario aveva fatto soltanto finta di capire.

Ciò che aveva intuito era che gli Sfavillotti andavano protetti e curati perché un giorno sarebbero cresciuti abbastanza divenendo dei soli.
Dal momento in cui un sole inizia a brillare, la sua luce riscalda tutto ciò che ha intorno, i naturali detriti che galleggiano nello spazio si compattano e, attratti dalla sua orbita, iniziano a roteare, si scontrano e da queste collisioni continue, pian piano, si formano i pianeti. Dunque, la combinazione di luce, acqua e movimento in essi fa nascere le prime forme di vita che nei secoli si vanno sviluppando moltiplicandosi all'infinito. Tale è il piano divino...

Mario si sentiva affascinato e insignificante ogni volta che veniva messo di fronte a questa verità e, pensando che sua moglie era l'agente che concretamente dava impulso e origine a tutto quanto, si riteneva davvero l'uomo più fortunato di tutto il cosmo.

Ma poi gli tornava in mente una realtà inevitabile che lo riempiva di angoscia.
Per attendere a questo onorevole ma oneroso dovere, Rosalinda era di fatto stata resa, da forze incomprensibili più grandi anche di lei, immortale. Lui no.
Lui era soltanto un uomo. E riconosceva tutti i suoi limiti.

Rosalinda era la mamma perfetta di migliaia e migliaia di figli non suoi, era la principessa delle galassie, un elemento imprescindibile e insostituibile, senza cui tutto l'equilibrio del creato sarebbe potuto crollare.
Mario non desiderava l'immortalità, ma l'unica cosa che avrebbe voluto era che ci fosse qualcuno dopo di lui. Era consapevole di dover morire un giorno, come ognuno di noi, ma Mario desiderava lasciare il suo nome, desiderava dare origine anche lui a una stirpe. Desiderava un figlio. Ma dubitava che anche Rosalinda ne volesse uno, con tutti quelli che aveva già, di cui si prendeva cura incondizionatamente.

Sospirò. Suo fratello Luigi stava già per avere il suo primo figlio, e lo stava avendo prima di lui. Aveva sempre ingenuamente pensato che sarebbe stato lui, il fratello maggiore, quello che avrebbe dovuto avere un figlio per primo. Ma il destino aveva avuto altri piani. Avevano trovato l'amore della loro vita più o meno nello stesso momento, durante la loro avventura.
Luigi non aveva avuto remore, lui, il fratellino timido e impacciatissimo che non ci aveva mai saputo fare con le ragazze, quello che prima di trovare il coraggio di uscire insieme a quella che era stata la sua più grande cotta ufficiale -una certa Eclair, una stronza che gli aveva tirato un pacco colossale dopo essersi fatta desiderare per mesi- aveva esitato a lungo e aveva chiesto al suo fratellone consigli su consigli che aveva messo in pratica alla lettera, spesso con risultati deludenti. Quella volta, invece, con Daisy si era buttato. E aveva fatto benissimo a farlo, perché era decisamente atterrato sul morbido. Daisy era quella giusta per lui, una ragazza forte che non lo criticava per le sue debolezze ma lo spronava a superarle.
E ora, stava per nascere quello che sarebbe stato il primo bambino della nuova generazione dei Mario. E avrebbe probabilmente ereditato i bizzarri poteri dei fiori della madre.

Mario era felice ed emozionato per l'imminente arrivo del suo primo nipote, ma non poteva fare a meno di essere invidioso di Luigi e Daisy.

Anche se di problemi ne avevano avuti eccome, il loro legame era così forte e indissolubile che sembravano in grado di affrontare qualsiasi catastrofe.

Gli venne da ridere quando gli tornò in mente che uno dei motivi per cui ai tempi lui si era lasciato con la sua storica fidanzata, Pauline, la tipa che gli si era legata dopo che lui l'aveva salvata da Donkey Kong, era stato proprio che lei gli aveva chiesto, dopo due anni di convivenza, un figlio. E lui non si era sentito pronto.

Ma allora era giovane. Non era un romantico, almeno non lo era ancora diventato.

Adesso, guardando Rosalinda, la contraddizione in termini che rappresentava l'umana perfezione, si rendeva conto che nessuno sarebbe stato in grado di competere con lei, avrebbe sempre vinto in partenza.
La verità, però, era che né Pauline né Eclair erano state le persone giuste per i fratelli Mario.

E poi... c'era Peach.

Mario non era stupido, aveva capito ciò che era successo, cosa aveva scatenato, aveva visto chiaramente che Peach si era invaghita di lui, e se ne era sentito lusingato senza dubbio, ma non era colpa sua se in testa aveva già un'altra donna. In testa, ma soprattutto nel cuore.

Ma lui non era il principe azzurro di Peach, e adesso pareva che lei lo avesse trovato... O aveva preso il primo papabile per sostituirlo? Era davvero Haru il suo vero amore o soltanto un premio di consolazione? Mario non sapeva perché gli stesse a cuore questa faccenda. Forse perché le voleva bene?

Mario non aveva rimpianti, ma si era chiesto come sarebbe andata se non avesse mai incontrato l'amore della sua vita, avrebbe ripiegato su quella donna che lo aveva tanto desiderato, solo per mancanza di alternative migliori? No, Mario non lo credeva possibile.

Però, aveva l'impressione che se avesse chiesto un figlio a Peach, lei glielo avrebbe dato senza la minima esitazione. L'idea di chiederlo a Rosalinda invece gli metteva addosso un'ansia allucinante.

Anche se sapeva quanto lei lo amava e quanto avrebbe adorato un bambino tutto loro, continuava a pensare che i suoi compiti fossero troppo gravosi per permetterle di prendersi un altro impegno, qualcosa di così importante che avrebbe tolto tanto, troppo tempo al suo lavoro.

Mario non poteva farle questo, non l'avrebbe mai costretta, non avrebbe mai compromesso l'equilibrio che lei si era creata nella sua vita, era troppo importante, era troppo centrale, troppo assoluto.
Eppure il suo desiderio di avercelo era così maledettamente intenso. Sapeva che prima o dopo avrebbe trovato il coraggio di dirglielo. Il problema era che la rispettava troppo.

Si diceva di aspettare almeno che il bambino di Luigi nascesse, di non darle motivo di credere che volesse accelerare i tempi. Essere invidiosi non era una buona ragione per chiederle di fare un passo così importante.

Rise leggermente, disprezzandosi. Non si era più sentito un eroe da quando lei, cedendogli il proprio cuore, lo aveva denudato di tutti i suoi motivi di orgoglio, rendendolo nient'altro che un umile essere umano che aveva paura anche solo di chiedere l'onore di un bambino alla donna che amava.

Rosalinda si mosse e mugugnò nel sonno, la fronte le si era aggrottata come se qualcosa la stesse disturbando. Mario sollevò una mano e le sfiorò la testa. Il viso di Rosie si rilassò di nuovo, non si era svegliata, per fortuna. Il suo sonno era prezioso.

Mario le accarezzò i capelli, il contatto con quella seta gli faceva venire i brividi.
Inaspettatamente proruppe in un singhiozzo che lo fece sobbalzare e si portò la mano alla bocca per non farlo sentire a Rosie.
Ma ne seguì un secondo ancora più rumoroso.

Mario si alzò, allontanandosi di corsa, preso da un forte attacco di singhiozzo. Andò nella piccola cucina adiacente e riempì un bicchiere d'acqua dal rubinetto. Bevve a sorsi piccoli trattenendo nel contempo il respiro, o perlomeno tentando di farlo.

Mentre rimetteva il bicchiere al suo posto, intravvide una sagoma alle sue spalle nel riflesso del lucido metallo del lavandino. Distorta, naturalmente. Ma non per questo meno riconoscibile.
"Ti ho svegliata" si rammaricò "Mi spiace"

Rosalinda lo guardava con una espressione vuota, il suo occhio visibile aveva uno scintillio strano.

"Tutto bene?" si preoccupò Mario. Lei avanzò, pareva stesse fluttuando. Tese una mano.
Mario tese la propria.
I capelli di Rosie si scostarono, rivelando entrambi gli occhi e Mario focalizzò l'attenzione su di essi.

Le iridi celesti erano divenute enormi, o forse erano le pupille a essersi ristrette al punto da raggiungere le dimensioni di capocchie di spillo.
Mario vide un miliardo di microscopiche stelline argentee disegnarsi dentro quelle iridi e la luce che emanavano rifrangersi sulla parete della retina. Mario ne restò accecato. Strinse i suoi occhi con forza per ripararli e sentì che lei gli aveva preso la mano. Ma era un tocco leggerissimo, quasi evanescente.

Gli venne addosso una angoscia inspiegabile che lo indusse a spalancare gli occhi e cercare di afferrare sua moglie, voleva stringerla, ma osservò con orrore la sua figura che sbiadiva.
La luce stava inglobando il suo intero essere.

I colori della sua pelle erano svaniti, vedeva solo dei contorni sfumati, ora la sua donna sembrava fatta di fumo luminoso. Sembrava radioattiva.
"Rosie!" esclamò stravolto, congelato, non capiva cosa stesse succedendo e non sapeva cosa fare.

La pesantezza già discreta delle sue mani svanì, il fumo si disperse nell'aria e di Rosie non rimase null'altro che un globo di luce con le forme vagamente simili a quelle di una persona.

Mario urlò senza sentire la propria voce.
Sentì il proprio corpo avviluppato da coperte, o lenzuola, poi ebbe la sensazione di precipitare per un lunghissimo abisso e di fronte al suo sguardo c'era sempre l'immagine sfatta di Rosalinda che andava velocemente dileguandosi...

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Il pavimento è freddo.
Ma non troppo, è come se ci fosse una stufa nella stanza di sotto, il cui calore arriva fin sul soffitto.
Mario si dimena tra le lenzuola che lo avvolgono cercando di calciarle via.

Si sente un cincinin stupido per essere caduto dal letto, ma con il sonno agitato che ha avuto a causa di quel sogno assurdo in cui la donna della sua vita si sgretolava e smetteva di esistere senza nessun motivo al mondo, era un po' inevitabile che si muovesse tanto da cadere. Gli è già successo.

Con un colpo deciso, l'insidiosa coperta che gli si è aggrovigliata pure nella faccia e che gli copre la visuale cede e Mario, vittorioso, si erge in piedi.

Ed ecco che alla mente gli si affaccia una domanda strana, come mai tutto quanto intorno a lui è del colore sbagliato?
"Magari sono io" pensa "Mi pare, ma sì, mi pare... che qualche volta l'ho letto da qualche parte... qualche articolo su qualche cosa chiamato daltonismo temporaneo... Oppure me lo sto inventando e..."

I pensieri nel cervello di Mario sfumano, come se qualcuno avesse stretto le dita attorno allo stoppino di una candela per soffocare la fiamma, o infilato un bastone in mezzo agli ingranaggi per bloccare le rotelline.

La porta si apre e una donna fa il suo ingresso, in camicia da notte. Un déshabillé piuttosto provocante, a dire il vero. È uno di quei reggiseni con un velo di sotto, trasparente tutto ricamato e che arriva solo fin sopra le mutandine. Le gambe sono nude e anche i piedi. La donna ha i capelli rossi, con solo le punte bionde come se non se li tingesse da molto, raccolti in una coda alta.
Mario la guarda sconcertato.

"Che succede?" fa lei notando la sua faccia "Non ti piace il mio nuovo outfit? Pensavo di uscire così oggi, che ne pensi?"

Mario boccheggia. Non è sconvolto per l'abbigliamento di quella donna, ma per l'identità di quella donna.
Infatti quella non è Rosalinda, è Peach.

La principessa si china poggiando le mani sulle cosce e sollevando il regale didietro. Tira un poco il velo striminzito della camicia, ma non riesce a coprirlo.
È proprio uno di quei sederi sexy che si vedono nelle riviste sconce con modelle seminude super ritoccate, tutto tondo e rimbalzoso.

Come qualsiasi uomo (e anche una certa categoria di donne...) Mario non è certo immune al suo fascino, ma lo imbarazza. Da quando sta con Rosalinda ha assimilato una concezione più 'pura' del corpo femminile, questo per lui è semplicemente volgare.

"Peach!" esclama, mentre diventa tutto rosso "Copriti, un poco di pudore..."
"Guarda che sto scherzando. Perché, sei geloso?" ride lei continuando a tentare di coprirsi, ma poi rinuncia, e fa una bolla con il chewing gum.

Da questa confidenza che la principessa dimostra, comunque, a Mario viene il sospetto che quella che ha di fronte non sia la vera Peach, anche se possiede la sua faccia. Non quella che ha conosciuto lui, per lo meno. La principessa che ha conosciuto lui non assomiglia a quella che invece, per farla pulita, definirebbe una 'cattiva' ragazza. Questa potrebbe essere una copia carbone di Peach, e il difetto delle copie carbone è che si mangiano tutto il colore, riportando soltanto i contorni di quello che era stato un capolavoro...

"Sei arrossito" nota Peach, se è davvero lei.
"Ma chi sei?" vorrebbe chiederle, ma sarebbe una domanda stupida, se qualcuno indossa la faccia di Peach, anche se non lo è risponderebbe senz'altro di essere Peach. E comunque potrebbe benissimo essere lei, in fondo non la conosce così bene da dire con certezza che non starebbe mai seminuda di fronte a qualcuno che per lei è solo un amico...

Invece, gli esce un'altra domanda, più pertinente: "Prima di tutto, io come diavolo ci sono arrivato nel tuo castello?"
Perché, dato tutto il rosa che invade pareti, soffitto, pavimento e mobilia, non ci si può sbagliare, quello non può essere altri che il castello dei Toadstool, monocromatico e caratterizzato da una perfezione nauseante.
"Ovviamente non ricordi" fa lei "Lo aveva detto, il dottore, che stava per succedere, ancora..."
"Succedere che cosa?"
"Che avresti dimenticato"

Mario ammutolisce per due secondi mentre il sangue gli si congela nelle vene. Aggrotta la fronte. Cosa diavolo succede? Cosa ha dimenticato?
"Dopo il kaboom che c'è stato all'Osservatorio è normale" continua la brutta copia di Peach "E come puoi notare tutto è cambiato, tutto si è evoluto..."
"Kaboom?" ripete Mario iniziando a balbettare, mentre un certo panico lentamente inizia a farsi strada "Che vuol dire, di cosa stai parlando?"
"L'osservatorio nel pianeta di Rosalinda" scandisce lei con apparente calma "È stato distrutto da un gigantesco asteroide. Tu sei sopravvissuto, ma hai vagato per giorni, sperduto nello spazio finché non sei arrivato qui tramite uno di quei teletrasporti salvatisi dall'impatto. Hai chiesto aiuto e io ti ho ospitato, ma il dottore ha detto che hai avuto un gran bel trauma e che avresti probabilmente avuto questi episodi -grazie a Dio temporanei- in cui avresti rimosso tutto. Ed è quello che è appena successo."

Mario è restato a bocca aperta. L'accusa che gli era salita alla bocca prima gli muore in gola. L'osservatorio distrutto?
L'ultima rimembranza ancora vivida nella sua mente è Rosie che scompare. Rosie, la sua Rosalinda.
Dov'è adesso?

"Dove..." esita.
"Nessuno lo sa, ma ti do un'ultim'ora, oramai a te non interessa più"
"Che COSA?!" urla.

Certo che gli interessa, come potrebbe non interessargli della donna più importante della sua vita? Darebbe ogni singola goccia del suo sangue per poter sapere che sta bene e che lo sta aspettando.

"Mario, Mario, ci siamo già passati" fa Peach in tono annoiato "Questa non è mica la prima volta che ti viene questo attacco di amnesia"
"Cos..."
"È sempre così, sempre la stessa storia. Ti svegli una mattina e hai di nuovo rimosso. E allora è come se fossi al punto di partenza. Poi, pian piano inizi a ricordare che questa cosa è accaduta quattro anni fa e che adesso sei sposato con me"

Sembra che qualcuno stia shakerando il cuore di Mario come delle maracas. Il panico esplode, diventando terrore.

"NON È VERO!" grida isterico.
"Guarda, tu stesso mi hai detto di mostrarti questa quando ti sarebbe successo di nuovo" Peach si affretta a raggiungere la scrivania e prende una foto incorniciata d'argento e gliela porge.

Mario sgrana gli occhi e la afferra.
"Non può essere" mormora, adesso completamente sconvolto. È la foto di un matrimonio. Lo sposo, rassettato e infiocchettato, è senza alcun dubbio lui e la sposa...

"NO!" urla.

In un impeto di rabbia incredula getta la bella cornice a terra spaccandone il vetro.
"Tutto questo non ha senso, è un trucco, deve esserci un'altra spiegaz..."
"Non alzare la voce e non distruggere le cose solo perché ti è venuta un'altra stupida amnesia" lo redarguisce Peach duramente.

Lui le punta un dito contro "Tu non sei Peach, ti stai inventando tutto e non so perché lo fai"
Peach sbuffa "Eccolo di nuovo, mica è la prima volta che mi accusi di non essere io. Ma non capisco, chi altri dovrei essere?"
"Sei... Sei un alieno trasformista o qualcosa del genere"
"Seriamente?" alza gli occhi al soffitto.
"Sì, la vera Peach è pudica, si vergogna pure di indossare le pantofole di fronte ai suoi ospiti..."
"Ti ripeto che siamo sposati da quattro anni! Che senso avrebbe inventarmi tutto? Hai pure la prova fotografica! Se fossi davvero un 'trasformista' come dici tu mi sarei trasformata in Rosalinda e avrei finto di essere lei, non trovi?"

Mario si ficca le mani nei capelli, disperato "No, io non sono sposato con te!" ripete "Sono sposato con Rosie. Rosie mi sta aspettando da qualche parte e io devo trovarla..."
"Rosie è sparita" gli ricorda lei "L'hai già cercata senza mai trovarla."
"Ma... Le stelle... L'equilibrio cosmico..." farfuglia.
"Di cosa vai cianciando adesso? Quando la finirai?"

Peach gli dà le spalle, il tono di voce è frustrato. Esce dalla stanza tirandosi la camicina striminzita per coprire il più possibile le natiche.
Mario si affretta a seguirla nella camera attigua.
"Aspetta! Devo sapere di più! Sono davvero passati quattro anni? Come è possibile che non ricordo nulla?" le grida dietro.
Peach si abbraccia le spalle.
"Hai avuto una sorta di trauma cerebrale. Hai probabilmente preso un asteroide in testa, non ti stupire se ora la memoria ti fa cilecca"

Mario si sente sopraffatto, quasi nauseato. Vorrebbe darsi tanti pizzicotti e scoprire che è tutto quanto un incubo.

"Scusami" gli esce invece dalla bocca "Cerca di capirmi, per me è così strano, fino a ieri la mia vita era perfetta e adesso... Adesso..."
"Ah, vuoi dire che adesso invece è rovinata, non è vero?" fa lei in tono estremamente amareggiato "Io ti capisco, ma anche tu devi capire me! Cavolo, ero stracotta di te e tu mi hai scaricato per un'altra. Mi sono accontentata dei suoi avanzi, ma è da troppo tempo che lotto contro il ricordo della tua fantastica Rosalinda, la donna meravigliosa, l'angelo del paradiso..."

Mario tace, meravigliato. Adesso Peach è scoppiata in lacrime.
"Mi dispiace" le dice sincero.
Peach si copre la faccia con le mani.
Mario si rende conto del primo errore che ha fatto nel giudicarla. È davvero lei, è la stessa dolce principessa di un tempo, ma la sua anima è tormentata.
Si avvicina e le mette una mano sulla spalla per darle conforto.

"Se è vero che ti ho sposata, ma ti ho fatto subire questo, ti chiedo scusa dal più profondo del mio cuore." dice lentamente.
Lei trema sotto il suo tocco gentile "Lo stai promettendo?" chiede.
"Sì" le assicura lui "Cambierà. Lo hai detto anche tu. Se è vero che recupererò la memoria lentamente, mi ricorderò anche del motivo per cui ti ho sposata." insomma, sottintende, non può essere soltanto perché non avevo altre alternative... "E saremo di nuovo felici"
"Fino al tuo prossimo attacco di amnesia che vanificherà tutto."

Mario tace ancora, passandosi una mano sugli occhi.
Peach si asciuga la faccia, incredibilmente ritrovando il sorriso. "Meglio che mi metta qualcosa addosso, non vorrei gelare" fa, è come se parlasse da sola.
Sparisce dietro la porta color lilla del bagno.

Mario cerca di calmarsi, poggiandosi una mano sul cuore.

Gli sembra tutto così assurdo e ancora non può accettare che in un secondo la sua Rosalinda sia stata rimpiazzata da un'altra donna. Poi, lentamente, il suo cervello realizza. In un secondo? "Se ne sono passati quattro, significa che ora ho... cavoli, ho quarant'anni!" riflette.

Cosa è successo in questo lasso di tempo? Il figlio di Luigi e Daisy andrà già a scuola. Beh, forse all'asilo.
Tutte le persone che conosceva sono ancora in circolazione?
E Haru? Peach lo ha scaricato per lui?

È come se si fosse risvegliato da un coma, non sa più quale sia il suo posto nel mondo. La cosa principale adesso è fare chiarezza nella sua mente.

Un prurito inspiegabile gli viene alle mani e comincia a cercare un telefono.

Vuole chiamare Luigi, è uno dei suoi punti di riferimento. Ma non sa il numero. E anche se se lo ricordasse, sarebbe ancora lo stesso di un tempo?

"Ha bisogno di qualcosa, signor principe?"
Mario si volta e trasalisce.
Chi ha parlato è un ombrello blu e giallo. Con gli occhi.
"Chi diavolo sei?!" urla spaventato.
"Sono Perry, uno dei servitori di sua moglie"

Mario si gratta un po' la faccia, non sa perché ma è diventata rossa. Sa di averlo già visto, ma non lo aveva ancora sentito parlare, o almeno non se lo ricorda.
"Mi... serve un telefono" esita "E il numero di mio fratello a Brooklin" chissà se abita ancora lì.
"Lei intende il numero di sua cognata, la principessa Daisy"
"Ehm sì. Vuoi dire la ex principessa Daisy"
"Due negazioni formano una affermazione e sono dunque, di per sé, inutili, signor principe. Mi segua" l'ombrello inizia a fluttuare andando su e giù e Mario lo segue perplesso. Cosa ha voluto dire?

A rispondere al telefono è una voce per nulla melodiosa che Mario non riesce a riconoscere a causa della distanza, che dice testualmente: "Casa Flowestool, buon pomeriggio, chi devo annunciare?"
"Pronto? Sto cercando Luigi, sono suo fratello"
"Mario, sei tu?"
"Sì, sì, chi sei tu, invece?"
Si sente una risata cristallina "Sono Wolley, com'è che non mi hai riconosciuto?"
"Cosa?! Wolley? Ciao, ma... Che ci fai a casa di mio fratello?"
Silenzio.

"...Oh, no, non mi dire. Un'altra volta?"
"Già..."
"Aspetta un attimo, per favore. Comunque, sono contento di averti risentito"
"Anche io..."
Si sente il ricevitore che viene messo giù e probabilmente coperto con la mano. Mario aspetta con impazienza, con i punti interrogativi negli occhi.
Tredici o quattordici secondi dopo, si ode un segnale acustico e a prendere in mano il telefono è Luigi.
"Pronto?"
"Luigi" piagnucola Mario.
"È successo di nuovo, eh?"
"Già" ripete "Puoi spiegarmi perché ha risposto Wolley? E perché ha detto che è casa Flowestool? È casa Mario. No?"
Luigi ride, come ha fatto Wolley prima "È un poco complicato ogni volta da spiegare... Ma non ne posso parlare al telefono, è rischioso. Vieni da me, ti aspetto, oggi ho la mattinata libera, per fortuna."
"Come ci arrivo da te?" chiede Mario perplesso, lamentando la mancanza del comodissimo teletrasporto.
"Il tubo che c'è nel giardino, quello diretto con casa mia. Chiedi a Perry"
La chiamata viene interrotta. Mario si gira intorno.
"E Perry sarebbe..."
"Le sono dietro, signor principe" si fa sentire nuovamente il parapioggia.
"Ehm" esita Mario.
"Se mi segue, la condurrò al tubo di collegamento con la casa di sua cognata"

Detto ciò, l'ombrellino rotea su se stesso e Mario gli va dietro fino a che non lo porta nel giardino di fronte al tubo verde. Ancora insicuro, Mario ci si infila dentro.
Tre minuti dopo, emerge dalla tavolozza di un vecchio water. Luigi è lì che lo attende con le braccia incrociate.
La prima cosa di cui Mario si rende conto è che suo fratello non sembra particolarmente invecchiato, è ancora piuttosto snello e atletico, soltanto pochi fili d'argento spiccano tra i capelli mentre i baffi sono ancora scuri come il caffè.

Si chiede se invece su di lui il tempo abbia lasciato il suo marchio, ancora non ha avuto tempo di guardarsi allo specchio per bene.
Luigi gli tende una mano e, senza dire una parola, lo porta fuori dal bagno conducendolo nel salotto.

Mario nota un cambio di arredamento, le pareti hanno un colore diverso, sono ora di un giallo aranciato acceso che contrasta con il vecchio color panna, ci sono dei pattini da ghiaccio appesi al muro, i giardini verticali sono spariti e ovunque spiccano fotografie di famiglia.
Mario ne osserva una, in cui c'è una Daisy sorridente ma dall'aria sfinita, con un fagottino minuscolo tra le braccia, e dà in una bassa esclamazione.

"Allora, da dove ricominciamo stavolta?" sospira Luigi, sedendosi su una poltroncina.
"Perché ho l'amnesia l'ho più o meno capito..." commenta Mario andando ad accomodarsi di fronte a lui "Parti dal perché ha risposto Wolley quando ho cercato di chiamare te"
"Giusto. Beh, come dicevo, è complicato. Fa parte di un compromesso che abbiamo trovato con i genitori di Daisy"
"Compromesso?"
"Sì, sai, per permettere ad Aastrid di nascere sul suolo natale di Daisy e farle ottenere i suoi poteri, ci hanno imposto delle condizioni"
"Aastrid? Chi è Aastrid?" fa Mario, confuso.
"Aastrid è tua nipote, Mario."
"Ah" quindi, il primo bambino della nuova generazione Mario è una femmina? Dalla foto non si capiva, ma lì era troppo piccola evidentemente.

Luigi gliene tende un'altra più chiara. Mario può così vederne il visetto vispo e le codine da maialino. La bimba ha ereditato i capelli rossi dalla mamma e il naso tondo dal papà, mentre gli occhi castani non si sa da chi li abbia presi. Non è bellissima, ma l'espressione da furbetta che ha messo su è adorabile.

"La prima delle condizioni era che io e Daisy divorziassimo" continua Luigi.
Mario spalanca gli occhi "Cosa!?"
"Proprio così. La seconda era che Aastrid prendesse il cognome della madre. E poi che anche la casa in cui la bambina avrebbe vissuto fosse intestata a quel nome. Daisy avrebbe riottenuto il suo titolo di principessa e lei avrebbe dovuto avere dei servitori in casa. Per questo ha risposto Wolley..."
"Ferma un attimo!" esclama Mario "Quindi tu e Daisy avete... divorziato?"

Non può crederci, Daisy e Luigi erano la coppia perfetta. Lui e Rosalinda erano la coppia perfetta. Cosa diavolo ha questo dannato futuro contro le coppie perfette?

"Mario. Non essere ridicolo. È ovvio che io e Daisy non siamo divorziati. Altrimenti cosa ci farei ancora a casa sua?" spiega pazientemente Luigi "Son successi dei casini che non posso spiegarti e alla fine abbiamo fatto una specie di falso divorzio e quegli scemi dei sovrani ci sono cascati. Adesso, ogni telefonata che ci arriva viene prima girata a casa di Yvan e Wolley che ci fanno questa cortesia di rispondere per noi. Questo per dare l'illusione che ci siano dei servitori in casa."

Mario non ha parole "Ma... E se i sovrani vengono a trovare la nipotina?" prova a ribattere.
"Ti pare che si scomodano il culo dal loro preziosissimo trono per venire a vedere la figlia che dopotutto li ha disonorati? Ci va sempre Daisy a portargli la bimba."
"E se decidono..."
"In quel caso, probabilmente io e Wolley e Yvan ci scambieremmo le case per un po', siamo già d'accordo"
"E se fanno una improvvisata?"
"Seh, figurati! Non sono così pazzi! Ma ti dirò, anche se scomodo è utile. Mandano tanti regali costosi alla piccola. Se campassimo con solo il mio stipendio, Aastrid non si potrebbe nemmeno permettere l'asilo privato in cui va..."
Mario si sente molto sollevato "È tutta una montatura, allora. Meno male! E wow, Yvan e Wolley sono davvero degli ottimi amici per farvi questo favore!"
"Beh, adorano Aastrid, ma noi li ricompensiamo bene. Paghiamo anche la retta per Juniper, lei e Aastrid vanno insieme nello stesso istituto"
"...Chi è Juniper?"
"Giusto. È la loro figlia."
"Anche Yvan e Wolley hanno una figlia?!"
"Te l'ho appena detto."
"Ma èee...? Cioè... "
"Adottata, certo" ride Luigi "Va bene che siamo nel 'futuro', ma ancora non lo hanno scoperto come far fessa Madre Natura e far nascere figli da coppie omo..."

Gli tende un'altra foto, in cui la piccola Aastrid si abbraccia con una sua probabilmente coetanea toad, una funghetta con le treccine e sul cappello delle stelline verdi al posto dei classici pallini, che indossa un abitino rosso scarlatto.

Mario sorride. È emozionato nel vedere le due bambine di cui nemmeno sapeva l'esistenza, ma le vuole incontrare dal vivo.

Come se avesse espresso un desiderio a una stella cadente, poco dopo si sente il chiavistello della porta di ingresso che viene girato. La faccia di Luigi sembra cambiare completamente, addolcendosi. "Siamo tornate a casaaa, papà!" si sente cantilenare, prima che Daisy faccia la sua entrata reggendo una bimba semi-addormentata tra le braccia. "Toh guarda chi c'è, lo zio" borbotta sorridendo "Di' ciao allo zio" la esorta.

Vedendo la piccola assonnata strofinarsi un occhio con il pugno, in mezzo a tutta la confusione che c'è nella sua mente, Mario riesce ancora a sentirsi contento. È molto più graziosa dal vivo che nella foto e ora le sue lentiggini chiare sulle guanciotte sono fin troppo evidenti.

Mario si scopre desideroso di sapere tutto su di lei, dai voti a scuola al fantomatico ipotetico 'fidanzatino' che è ancora evidentemente troppo giovane per avere.

Aastrid perde in fretta quella timidezza iniziale che deve aver ereditato da suo padre e in breve tempo entra in confidenza con Mario e inizia a correre per tutta la casa urlando e coinvolgendolo nei suoi giochi infantili. Daisy osserva tutto in silenzio, con un sorriso leggero e soddisfatto sulle labbra, si vede che è fiera della sua bimba, forse le ha regalato tutta la sua vitalità e adesso lei è rimasta più calma, ma sotto l'apparente tranquillità c'è un fiume in piena che sta solo aspettando di distruggere la diga che lo blocca.

Quando Mario riemerge dal vortice di divertimento forzato cui si è in realtà sottoposto volentieri, Luigi è diventato più serio: "Peach come l'ha presa che ti sei dimenticato tutto ancora una volta?" gli chiede a bruciapelo.
"Eh, si vede quanto è stufa, ormai" fa Mario, riportato alla realtà.
Segue un silenzio.
"Luigi?"

Dopo qualche esitazione, Luigi riprende a parlare: "Senti. Io ti ho già detto quale secondo me potrebbe essere la questione"
"Illuminami"
"Tu non dimentichi a causa del trauma. Dimentichi perché ancora non accetti la scomparsa di Rosalinda"
Mario deglutisce. Probabilmente è vero. Il carico di questi anni che non ha mai vissuto gli pesa enormemente sulle spalle.
"Io lo so quale sarebbe la cosa che devi fare per smettere di dimenticare" dice Luigi.
"C'è un modo?"
"Il modo più naturale, Mario. Fare qualcosa che il tuo cervello non può permettersi di scordare perché è troppo importante."
"Cioè?"
"Dai anche tu un maledetto figlio a quella povera Peach!"
Mario ammutolisce. C'è qualcosa di orrendamente diverso in Luigi, ma non sa dire di cosa si tratta, una sorta di rabbia, una macchinazione nel suo cervello che cerca di occultare. È sempre lo stesso, all'esterno, ma al contempo sembra un'altra persona, più saggia e meno delicata. Cosa diavolo sarà cambiato?

"Te lo chiede da anni, ma tu hai sempre sostenuto che non sei pronto. Beh, ti avviso che stai per compiere quarant'anni, sei nel periodo in cui se non sei pronto adesso non lo sarai mai più."

"Non è che non sono pronto. È che..." esita.

Già, cos'è? Lo desidera davvero tanto un figlio. Ma perché lo deve dare alla donna sbagliata?

In questo momento, Mario inizia a sentirsi schiacciato dalla verità.

Perché sembra che la donna sbagliata sia l'unica che gli resta.

































spazio autrice
sono tornata con un nuovo progetto, avviso che non so se riuscirò mai a finirlo e se l'idea vi sembra assurda avete tutto il diritto di dirmelo. Una nota: i nomi delle figlie di Luigi e Wolley non sono casuali, ci ho pensato su tanto prima di sceglierli. Aastrid sarebbe la 'femminilizzazione' di Aster, che è il nome di un fiore(visto che la madre di Daisy si chiama Lily che mi rimanda a giglio, ho pensato che tutte le Flowerstool dovessero avere nomi di fiori) mentre Juniper è una varietà di verde, e per una ipotetica figlia di Wolley e Yvan ci stava semplicemente bene... Vabbè, tanto lo so già chi sarà l'unica persona a lasciare recensioni, con chi sto parlando? Un beso e alla prossima

  
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