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Autore: _Hedwig_    29/10/2016    2 recensioni
L'amore non è cieco, l'amore acceca. Ed Hermione lo scoprirà presto.
Dopo anni di convivenza con Ron scoprirà che lui non è più l'uomo di cui si è innamorata.
Presto, qualcun altro potrebbe rivelarsi ciò che lei aspetta.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 2 - But is this love?
 
Quanti uomini conoscono la differenza tra un’ossessione
che si subisce e un destino che si sceglie?
(Denis de Rougemont)
 
- Perché non hai curato il taglio?
Quella voce la fece sobbalzare, incapace di controllarsi. Un brivido le percorse la schiena. Aveva forse… paura di lui?
- Vuoi che tutti sappiano che cosa è successo, eh?
Per Godric, si disse. Tira fuori la Grifondoro che è in te, Granger.
- E anche se fosse? - chiese allora, alzando lo sguardo dalle pratiche che stava compilando, orgogliosa.
Ron strinse i denti al punto che Hermione li sentì scricchiolare.
- Guariscilo - ringhiò. - Adesso.
- Non credi anche tu che mi doni? - ribatté lei. - Altrimenti perché me lo avresti fatto? - aggiunse poi, alzandosi in piedi.
Poteva quasi vedere del fumo uscire dalle orecchie di Ron.
- Dove sei stata ieri notte?
- Non sono affari che ti riguardano - si costrinse a dire, girandosi di spalle per appendere un post-it alla parete. In un attimo si sentì sbattere contro  il muro, e una mano di Ron la costrinse a girarsi mentre l’altra le puntava la bacchetta al volto.
- Ah no? Ripetilo, se hai il coraggio, puttanella. - mormorò lui mentre il respiro di Hermione si faceva più corto e il suo cuore andava a mille.
Forse non era più il caso di essere sfrontata, disse una parte di lei.
O forse sì, disse un’altra.
- Ho detto, non sono affari che ti riguardano, Ronald. - ripeté, guardandolo dritto negli occhi e mantenendo la voce più ferma che poteva. - Non più. - aggiunse poi.
Gli occhi di Ron si dilatarono.
- Epismendo - disse tra i denti, guardando il taglio di Hermione che si rimarginava. - Faremo i conti stasera - disse poi, minaccioso, prima di lasciarla andare e uscire come una furia.
Hermione prese un respiro profondo. Non poteva continuare così.
Erano le dieci meno un quarto, il Capo probabilmente la stava già aspettando con il suo misterioso collaboratore. Per l’occasione Ginny le aveva prestato una gonna blu notte e una camicia bianca, e lei si guardò riflessa nel vetro della finestra: si sentiva alquanto ridicola, ma non aveva altro e doveva fare bella figura, quindi prese un bel respiro e si avviò verso l’ufficio.
 
- Granger, sei in anticipo - esclamò il Capo, gioviale, rivolgendole un gran sorriso.
- Io… - disse lei, arrossendo. Era un rimprovero?
- Hai fatto bene, il nostro collaboratore è famoso per essere estremamente puntuale. Accomodati, prego.
Hermione si sedette, lisciandosi la gonna, e notò che per l’occasione il Capo aveva riordinato il suo ufficio. Beh, riordinato forse era una parola grossa, ma almeno ora era visibile la targa con il suo nome, Alec Bane, che il giorno prima era coperta da scartoffie di ogni genere.
- Non sarai mica in ansia, Granger - indagò bonario guardando gli occhi della riccia saettare in ogni direzione.
- Oh, no, assolutamente - mentì lei. - Sono solo stanca. Ieri ho avuto una serata… movimentata.
Bane stava cominciando a dire qualcosa di estremamente poco professionale a giudicare dal sorrisino che gli era spuntato sull labbra, ma fu interrotto da dei leggeri colpi alla porta. Hermione sentì una strana agitazione mista a curiosità.
- Avanti - disse Bane, cordiale. - Buongiorno, si accomodi, signor Malfoy.
La mascella di Hermione minacciò di caderle in grembo.
- So che sei sorpresa, Granger, ma per favore, contieniti - disse l’uomo appena entrato, freddamente. - Buongiorno, Bane. La trovo bene - aggiunse stringendogli la mano, per poi sedersi accanto a Hermione accavallando elegantemente le gambe.
La ragazza non riusciva a smettere di guardarlo. Era cresciuto, ovviamente. Il volto affilato aveva perso anche le ultime rotondità infantili, e il fisico asciutto era quello di un uomo. Un uomo estremamente attraente, notò una parte del cervello di Hermione.
- TU? - riuscì ad articolare dopo un silenzio imbarazzantemente lungo. - Saresti tu il mio collaboratore?
- Vedo con piacere che vi conoscete già. Beh, questo alleggerisce non poco il mio compito. - intervenne Bane, allegro. - Malfoy, la signorina Granger le illustrerà il caso per cui è richiesta la sua collaborazione. Immagino che tu non abbia bisogno di me, vero? - chiese poi rivolgendosi alla ragazza.
- Ma perché proprio lui? - domandò Hermione, incurante di rispondere.
- Beh, mi sembra ovvio, Granger - ribatté Malfoy con aria saccente. - Mi pare di comprendere che in questo caso c’entrino qualcosa i Mangiamorte, e forse hai dimenticato la piccola parentesi che è stata la mia collaborazione con loro, non più di cinque anni fa - aggiunse poi con una smorfia.
- C’è forse qualche problema, Granger? - si preoccupò il Capo.
Hermione pensò ad almeno mille problemi diversi, che andavano dalla reazione di Ron alla prospettiva di dover collaborare e instaurare un rapporto cordiale con quel furetto platinato e Mangiamorte.
- No, assolutamente - rispose, recuperando contegno e professionalità. - Poi si rivolse al ragazzo. - Possiamo cominciare quando vuoi, Malfoy. Mi troverai nel mio ufficio.
- Direi che domani mattina potrebbe andare, Granger. Facciamo alle otto? - rispose lui con lo stesso tono.
- Perfetto - disse lei. Poi si alzò e salutò entrambi con un cenno. - A domani, allora. Arrivederci, Capo.
I due uomini ricambiarono il saluto e poi lei uscì, le gambe che le tremavano leggermente. Arrivò in qualche modo al suo ufficio, poi chiuse la porta e crollò sulla sedia tenendosi la testa tra le mani.
Avrebbe dovuto trovare il modo di dirlo a Ron, si disse. Lui le avrebbe certamente chiesto di rifiutare l’incarico, ma lei scoprì di non averne la minima intenzione. Certo, avrebbe dovuto lavorare con Draco Malfoy, ma in fondo era passato molto tempo, erano entrambi cresciuti, era davvero il caso di comportarsi da adulti e mettere da parte ogni ostilità. Inoltre, lui era stato dichiarato innocente al suo processo, il che significava qualcosa, giusto?
La ragazza si massaggiò gli occhi. E cosa avrebbe fatto se Ron avesse alzato di nuovo le mani?
Lo avrebbe picchiato a sua volta? Ne era in grado?
Lo avrebbe Schiantato, forse?
Hermione non lo sapeva.
Una lacrima solitaria scese sulla sua guancia destra.
 
Non poteva restare da Ginny per sempre, quello era poco ma sicuro. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare Ron.
Ma cosa gli avrebbe detto? Se la sentiva di chiudere quella storia che tanto l’aveva presa, che durava da cinque anni di cui due di convivenza? Poteva davvero lasciare l’uomo di cui era innamorata?
Queste e altre domande le frullavano nella testa mentre apriva la porta di casa, le mani tremanti.
- Sono a casa - disse con un filo di voce.
- Finalmente, direi. - disse Ron con voce lugubre apparendo nell’ingresso. - Dove sei andata, conciata in quel modo? - chiese disgustato.
- A lavoro - rispose lei, guardandolo fermamente negli occhi.
- Oh, qualcuno voleva fare colpo sul capo, forse? Eh? E ci sei riuscita? - domandò lui con cattiveria.
- Ron… - iniziò lei con dolcezza. - Lo sai che non hai motivo di preoccuparti. - Lasciò cadere la borsa. - Io sono innamorata di te, solo di te. - Mosse un passo verso di lui. - E posso passare sopra a quello che è successo ieri sera, se vuoi. - Si sentì dire. Un altro passo. Ormai erano vicinissimi. - Però devi spiegarmi qual è il problema… posso aiutarti!
Lui la prese per le braccia, stringendo troppo, ma Hermione non emise un gemito.
- Il problema - sibilò - è che gli altri uomini non devono nemmeno guardarti. Io sto impazzendo, Hermione. Se potessi chiuderti in casa lo farei, davvero. Tu vuoi sistemare le cose - disse, improvvisamente dolce, scostandole una ciocca di capelli dal volto e accarezzandole la guancia. - Ebbene, da oggi in poi l’unico uomo che hai il permesso di frequentare, oltre a me, è Harry. Nessuna eccezione. Non parlerai col Capo, e soprattutto non collaborerai con nessun uomo.
I suoi occhi brillarono di una luce malata. Lui ci credeva davvero, comprese Hermione. Ma c’era un problema: lei non era d’accordo.
- Ron… lasciami, mi fai male - mormorò, dimenandosi per allentare la presa ferrea sulle sue braccia.
- Prima giurami che rispetterai la promessa, Mione.
Hermione lo guardò, le lacrime agli occhi.
- Io… non posso, Ron… - disse, quasi piangendo. La presa sulle sue braccia si fece più dolorosa, facendole scappare un gemito di protesta.
- E perché mai, mia cara? Se sei innamorata di me non hai bisogno di nessun altro uomo! - quasi gridò   lui. Hermione cominciò ad avere paura.
- Io… ormai ho accettato l’incarico, Ron. E il mio collaboratore è un uomo. Ma davvero, non hai niente di cui… -
- LO DECIDO IO, DI COSA PREOCCUPARMI! - urlò. Poi prese un bel respiro, allentando la presa ma costringendo Hermione ad arretrare verso il muro dietro di lei. - Puoi benissimo rifiutare l’incarico, Mione, questo lo sai. No, il problema è un altro… tu non vuoi, non è vero?
Ormai Hermione era spalle al muro ed impossibilitata a prendere la bacchetta o a difendersi in nessun altro modo. Era alla sua mercè.
- NON è VERO??
- Hai ragione. Non voglio. - rispose alla fine, sapendo di rischiare grosso. - E non lo farò, Ron, non lascerò che tu mi comandi a bacchetta!
Gli occhi di Ron brillarono di rabbia.
- Non voglio farti del male, Hermione. - sussurrò. - Io ti amo, lo sai.
Hermione non potè impedirsi di crederci. Era solo geloso, si disse.
- Però, mia cara, ho bisogno che tu collabori, o sarò costretto a passare alle maniere forti…
Hermione sentì gli occhi bruciare, ma non abbassò lo sguardo. In quel momento realizzò che quello non era il Ron che lei amava. Che negli ultimi due anni la sua gelosia non aveva fatto che peggiorare, e che era stata la sua cecità a portarla a questo.
Doveva rimediare.
- No, Ron. Basta. Ora lasciami.
Per tutta risposta lui si schiacciò contro di lei.
- Prima prometti - sibilò.
- Non avrai quello che vuoi. - disse, dura. Poi addolcì il tono. - Tutto può ancora tornare normale, Ron. Lasciami andare e dimenticheremo questi giorni di follia. Resterò con te, per sempre, ma tu devi lasciarmi e giurare di non alzare mai più un dito su di me. Queste sono le mie uniche condizioni, altrimenti, da questa sera puoi considerare la nostra storia… finita.
Ron sembrò effettivamente colpito, tanto che allentò la presa. Hermione sentì il sangue ricominciare a scorrere dolorosamente nei suoi avambracci.
- Tu credi… tu credi davvero di essere nella posizione di ricattarmi? - chiese, incredulo.
Le lasciò un braccio. Errore madornale, pensò Hermione, che diresse subito la mano libera alla bacchetta, senza estrarla. Non ancora.
Ron le accarezzò la guancia, e lei provò un inaspettato moto di repulsione.
- Sono io quello che ha il coltello dalla parte del manico. Sono io che posso fare quello che mi pare, di te…
Poi lui fece una cosa che lei non si aspettava: la baciò. Ma non come aveva sempre fatto. Questa volta era violento, e forzò la lingua nella sua bocca guidando la mano libera verso la camicetta di lei.
- Ron, no. - disse lei, ferma.
Lui non se ne curò e cominciò a sbottonarla, ma lei fu più rapida: con un colpo di reni lo respinse, e gli puntò contro la bacchetta.
- Ho detto no. Cosa diavolo ti prende?? Sei impazzito, forse?
Ron la guardò, furioso.
- Se mi amassi non mi respingeresti.
- Stavamo parlando, se non te ne fossi accorto, tanto per cominciare! E poi non ho nessuna voglia di… concedermi a un uomo che non riconosco più.
Ron sembrò ferito, così lei continuò.
- Non sei in te, Ron. Sei diventato geloso in una maniera malata, ossessiva… non puoi semplicemente impedirmi di frequentare altri uomini! Ti rendi conto anche tu che è un abuso. Per non considerare il fatto che ieri sera mi hai picchiata, e che stavi praticamente per stuprarmi. Cosa ti è successo?
Ron mosse un passo verso di lei.
- Non ti avvicinare - fece lei, puntandogli contro il petto la bacchetta. - Non costringermi ad usarla. Stanotte dormirai sul divano, tanto per cominciare. Voglio che tu ripensi a quello che mi stai facendo. Ne usciremo, Ron, se solo tu… tornerai in te.
Dopo aver detto quelle parole andò in camera, sbattendo la porta e appoggiandovisi contro. Scivolò fino a ritrovarsi seduta sul parquet. E fu allora che pianse tutte le sue lacrime su quelli che sapeva essere i resti del suo amore per Ronald Weasley.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Salve a tutte! Come state? Io tutto bene :3
Allora, aggiorno in anticipo perché domani non ci sarò tutto il giorno, quindi credo che il prossimo aggiornamento sarà di nuovo di sabato, è molto comodo come giorno.
Detto questo, passiamo al capitolo.
- La nostra Hermione tira fuori gli attributi, affrontando Ron con coraggio. Servirà a qualcosa?
- Ron, il mio caro Ron. Non ci crederete ma mi dispiace fargli questo. E niente, è una persona orribile e lo odio a morte c:
- Che ne pensate del nome Alec Bane? Quelle che hanno letto Shadowhunters lo riconosceranno immediatamente :’) e nulla, come personaggio mi piace, quindi potrebbe ricoprire un ruolo un po’ più importante andando avanti, che dite?
- E poi, dulcis in fundo, il mio grande amore proibito. Già dalle tre battute che gli ho riservato si capisce che tipo è, ma non temete, lo vedrete talmente tanto da averne la nausea! So che questi due capitoli sono stati un po’ Romione-centrici, e anche il prossimo lo sarà, ma è necessario ai fini della storia. Scusate :3
E niente, come ho già detto aggiornerò sabato prossimo. Non mi resta che ringraziare le due persone che hanno recensito il primo capitolo e quelle che hanno preferito e seguito la mia storia.
Vi prego, fatemi sapere che ne pensate, per me è importante!
Grazie mille a chi farà questo piacere a questa povera autrice sbandata <3
Alla prossima!
Un abbraccio
Cris
  
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