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Autore: sku    12/05/2009    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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31.
La pioggia continuava a cadere insistente sulle foreste dell'Anar, inzuppando il terreno e rallentando la marcia dell'esercito dei Nani. Dava loro però l'indiscusso vantaggio della copertura, i rovesci li nascondevano e coprivano in parte il rumore della loro avanzata. Decisi, si muovevano nel loro territorio con facilità, frutto di anni di addestramento e di lotta per la sopravvivenza. I loro volti, coperti in parte dai cappucci, mostravano la convinzione di essere dalla parte giusta e la determinazione di vender cara la pelle; nessuno di loro sarebbe caduto senza aver prima dato un contributo alla causa. Erano ordinati, marciavano compatti e agguerriti verso lo scontro contro il nemico di sempre. La differenza fondamentale era che questa volta sarebbe stata cruciale, nessuno era pronto a venire in loro aiuto, anzi erano loro che dovevano proteggere le loro terre e quelle degli alleati dal pericolo rappresentato dagli Gnomi e dalla magia nera che si muoveva con loro; le bestie, votate alla distruzione. I Nani potevano ben poco contro di esse e ne erano consapevoli; il loro fine ultimo era bloccarne l'avanzata il più a lungo possibile per permettere alla popolazione di nascondersi nei cunicoli sotterranei e poi nei boschi. E per permettere al gruppo di Allanon di fare ciò che doveva, nella speranza che non fallissero.
Era il tramonto quando i Nani sentirono il suono di centinaia di tamburi; gli Gnomi si stavano preparando alla scontro coi loro riti propiziatori. La terra pulsava al ritmo dei tamburi, la foresta intera sembrava palpitare a tempo cogli strumenti; le foglie fremevano e i rami ondeggiavano.
I Nani erano impressionati da quello spettacolo, sembrava che la natura si stesse preparando a combattere contro di loro. Poi la musica cessò di colpo e i Nani si ripresero dallo stordimento creato da quel concerto sotto le nuvole cariche di pioggia in cui i tuoni sembravano continuare ciò che gli Gnomi avevano appena terminato.
Non sarebbe stata una lotta facile, si erano già fatti colpire da quella dimostrazione musicale, in parte la loro speranza era svanita a causa di quel suono.
I Nani si erano accampati su un altipiano che dominava la valle sottostante, nascosti nel bosco potevano sentire i rumori dell'accampamento sotto di loro. Gli Gnomi avevano scelto un posto strano per fermarsi, erano scoperti, al di fuori della protezione offerta dagli alberi e in una posizione di inferiorità rispetto ai Nani che potevano colpirli dall'alto con frecce e altro materiale più o meno eterogeneo come stavano già pensando di fare. Quella sicurezza dell'avversario però innervosiva i comandanti e i soldati: sapevano benissimo che era frutto della magia nera. Le bestie li accompagnavano.

Era l'ora più buia della notte, quella in cui la luna era già calata e il sole non aveva ancora l'idea di sorgere. "E' l'ora a doppio taglio." rifletté Tragil, a capo di una sezione dell'esercito dei Nani, pronto a combattere e a morire per il suo popolo. "Siamo nascosti dal buio, ma ci impedisce di distinguere amici e nemici."  Sapeva però che non c'era altra scelta, attaccarli di sorpresa era l'unica possibilità. Sarebbero arrivati il più vicino possibile e poi... "E poi la guerra."


Menion Leah osservava disgustato il pezzo di carne che aveva fatto a brandelli e con cui poi aveva giocato. Si spostò sulla branda su cui era seduto e avvertì una fitta di dolore percorrere il suo fianco sinistro e risalire fino alla spalla. Borbottò qualche parola toccandosi la ferita e maledicendosi. Era stato un suo errore, aveva abbassato la guardia un momento e adesso era ferito, non poteva combattere.
"Non potrei combattere ma..."
- So a cosa state pensando e potete togliervelo dalla mente. Non combatterete. -
- Chi sei per dire al tuo re cosa possa o non possa fare? - domandò irato Menion all'uomo che era entrato nella tenda.
- Sono quello che gli ha salvato la vita. - disse Harmon sprezzante del pericolo di suscitare l'ira del re.
- Non è una condizione sufficiente... -
- Lo è. Non potete combattere. - Lo guardò e vide la sfida negli occhi grigi dell'uomo, oltre ad una rabbia soffocata dall'educazione che gli era stata impartita.
- Per il momento. - concesse poi.
Menion sorrise. - Hai ragione, lo so. Ma siamo troppo pochi, abbiamo perso troppi uomini nell'incursione ed ora... possiamo solo sperare nell'aiuto degli alleati. -
- Potremmo chiamare l'esercito di Leah. - propose Harmon.
- No, non possiamo. L'esercito deve rimanere a difendere la nostra gente. Non possiamo chiamarlo e lasciare sguarnita la città col rischio di essere sconfitti e vederla cadere. Devo decidere chi salvare. Il mio popolo ha la precedenza. -
- Se falliamo non so quanto resisterà la città di Leah... -
Menion annuì tristemente. - Possiamo limitarci a scegliere il male minore. - "Siamo nelle mani di Allanon e di Leian. Possibile che le Quattro Terre debbano dipendere da una ragazzina?"
- Scusate, altezza. - disse un uomo con la testa bendata entrando nella tenda.
- Dovresti essere a riposare, se non sbaglio. - lo redarguì Menion.
- Anche voi. - rispose l'altro, pentendosene immediatamente e morsicandosi il labbro inferiore. Harmon lo fissava con ferocia.
- Hai ragione. - disse Menion sorridendo - Cosa sei venuto a dirmi? -
- Le sentinelle sono tornate. L'esercito si sta ricompattando e sono pronti a muoversi. -
- Grazie. - lo congedò - Meno di una giornata, abbiamo guadagnato meno di una giornata. -
- Non hanno più i loro comandanti. -
- Sono stati sostituiti dai vice. E hanno le bestie, non dimenticarlo. Dobbiamo prepararci Harmon. Ci cercheranno. -
- E ci troveranno preparati. -


I Nani si erano mimetizzati così bene che erano arrivati veramente vicini al loro avversario, così vicini da sentire il russare degli Gnomi nelle tende. Tragil comandava il reparto che si era recato a sinistra dell'esercito gnomo. Un terzo di loro si era invece disposto a destra, e poiché avevano avuto l'infelice idea di accamparsi sotto una parete roccioso l'ultima parte dei Nani stava sopra di loro, sull'altipiano, aspettando di lanciare il segnale che avrebbe dato inizio alla battaglia. Gli Gnomi avrebbero avuto un'unica via di fuga, dietro di loro, verso l'Anar superiore. Tragil avrebbe voluto poter contare su più uomini per tagliare anche quella via di fuga ma non era possibile.
Improvviso il canto prolungato di un gufo si sentì sopra di loro. Era il segnale. Da entrambe le parti si levarono le urla di guerra dei Nani che si gettarono sul nemico.


I soldati dell'esercito del Sud li trovarono prima di quanto si fossero aspettati. Sour li osservava nascosto con gli altri dal riparo tra le rocce che si erano creati. Erano troppi per loro, anche se erano solo un'avanguardia. Potevano solo sperare di passare inosservati. Sour si rese conto di essere ancora una volta in pericolo di vita, una situazione a cui si era abituato in fretta. Pose mano alla spada che pendeva al suo fianco e trattenne il fiato, un soldato stava andando dritto verso il loro riparo. Sentì l'uomo alla sua destra tendere l'arco e rimanere in posizione. Sour vide il soldato avvicinarsi sempre più finché i suoi occhi non scorsero quelli dell'uomo del Callahorn. Stava per lanciare l'allarme ma la freccia gli si conficcò con precisione nel collo, lasciandolo muto e sanguinante. Erano distanti dagli altri. Suor nascose il soldato sotto dei cespugli e ritorno nella sua posizione in attesa. L'uomo al suo fianco aveva già incoccato un'altra freccia.


Il sole stava sorgendo sulle foreste dell'Anar e la battaglia tra Nani e Gnomi non accennava a fermarsi. Entrambi gli schieramenti erano stanchi e i Nani erano svantaggiati dall'inferiorità numerica. Tragil pensò che non ce l'avrebbero fatta, le bestie li avevano già decimati e al resto avevano pensato gli Gnomi. Calò la sua mazza sulla testa di uno gnomo che aveva cercato di piantargli un pugnale nel petto poi si nascose dietro una tenda, vedendo passare una bestia. Sospirò per l'ingiustizia di quanto stava accadendo. Fu accecato per un momento da un raggio di sole, così fuori posto in quel momento tetro, poi, in lontananza sentì dei cavalli. "Mi sto sbagliando, ho le allucinazioni per la stanchezza."
Ma ben presto il terreno cominciò a  vibrare sotto l'incalzante galoppo delle cavalcature ed infine nel bagliore del primo mattino, dalla via di fuga degli Gnomi apparvero i cavalieri.
Ci fu un momento innaturale di silenzio poi la gioia esplose tra le file dei Nani: Balinor in testa alla Legione di Frontiera era accorso in loro aiuto.


Sour sentiva le gambe irrigidite dalla sforzo di stare accovacciato immobile. Alla sua sinistra Menion Leah osservava l'esercito che si avvicinava sempre di più a loro. Non potevano fuggire, dovevano combattere.
- Hai ancora la possibilità di andartene, uomo del Callahorn. - lo avvisò il re.
Sour lo guardò indignato e Menion sorrise. - Non mi ero sbagliato sul tuo conto. -
Harmon si avvicinò a loro. - Gli uomini sono pronti. -
- Andiamo. -
La piccola compagnia, una ventina di uomini in tutto tra cui diversi feriti, si mosse sicura sul terreno percorrendo un tragitto parallelo a quello dell'esercito. Poco più avanti la spianata in cui l'esercito del Sud stava marciando si ristringeva in mondo da far passare  un solo carro per volta e pochi soldati. Lì avrebbe avuto luogo l'imboscata.
Avevano preparato le buche per far rallentare ulteriormente l'esercito e per permettere alla scalcagnata compagnia di Leah di fare il maggior numero di danni possibili. Harmon aveva spiegato a Sour il suo compito: difendere Menion Leah a costo della vita e non permettergli di compiere stupidaggini. Harmon sembrava conoscere perfettamente il suo re.
L'esercito si stava avvicinando alle trappole, gli uomini di Leah lo osservavano speranzosi. La parte più consistente dell'esercito aveva ormai passato la strozzatura mentre tutti i carri erano ancora al di qua di essa. Quando il primo carro si bloccò quello che lo seguiva non riuscì a fermarsi e nello scontro i cavalli che lo trainavano furono azzoppati. In quell'istante Menion urlò la carica. La maggior parte dei soldati del Sud si trovava bloccata dai carri e non poteva passare. Gli uomini di Leah si lanciarono sull'avversario il più velocemente possibile cercando di sembrare più di quanti fossero in realtà.
Sour non capiva esattamente cosa stesse succedendo, sapeva solo che Menion correva leggero davanti a lui menando fendenti con la sua spada come se non fosse mai stato ferito. Nel suo ruolo di guardia del corpo non si stava comportando bene. Colpì un soldato che cercava di arrivare al re, sembravano attratti da lui, come se sapessero che lui era l'uomo che tutti seguivano.
Improvvisamente una bestia si palesò di fronte a Menion che la colpì senza esitare, senza mostrare sorpresa alcuna. La bestia con un solo colpo lo fece finire a terra e Sour si avventò selvaggiamente sull'avversario. La bestia non si aspettava il secondo attacco e cadde in ginocchio, ma si rialzò di scatto spingendo Sour contro la fiancata di un carro contro cui l'uomo batté la testa. L'uomo della Frontiera cadde a terra e col sangue che gli colava sugli occhi vide la bestia protendere i suoi artigli verso Menion, la cui spada giaceva troppo lontana perché riuscisse a prenderla. Poi all'improvviso, con uno scintillio, la bestia sparì. Sour era sicuro che fosse un'allucinazione dovuta alla ferita alla testa, ma Menion si era alzato e stava guardando qualcuno davanti a lui, quindi doveva aver visto giusto.
Nel silenzio che era seguito alla scomparsa della creatura magica Sour poté sentire il rumore di zoccoli di cavalli che si fermavano.
Si tolse il liquido dalla fronte e poté vedere un alto elfo dai capelli biondi che reggeva una spada, seguito da un nutrito esercito di Cacciatori Elfi.
- Eventine Elessedil... - disse Menion incredulo.
- Menion Leah. - lo salutò l'altro regnate.
- Potete sconfiggere le bestie. - disse poi osservando ammirato l'arma di Eventine.
Era irreale la calma che si era creata attorno a loro. L'esercito del Sud non si aspettava certo che arrivassero rinforzi elfi per i loro avversari e che oltre tutto potessero sconfiggere la magia nera.
- Siamo ai vostri ordini.  - disse ancora Menion Leah - Guidateci alla vittoria! -

***
Alaide: non preoccuparti per le recensioni mancate, l'importante è che tu sia riuscita a leggere la storia e che ti sia piaciuta. Tutti i tuoi complimenti mi fanno davvero piacere, soprattutto perché reputi i pesonaggi IC e le situazioni giuste. E' una storia a cui sono molto legate e vedere che ti piace mi fa stare bene. Ancora grazie per tutte le tue belle parole.
Grazie anche a chi legge senza recensire.
A presto,
sku

  
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