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Autore: Erina91    30/10/2016    3 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sensuale seduzione!


Soma era preoccupato perché Megumi non era ancora scesa dalla campagna e tra un paio d'ore dovevano essere alla villetta di Alice e Ryou per la festa di natale. Stava rimettendo alla meno peggio casa sua mentre aspettava l'arrivo di Megumi, e gli occhi si posarono sul sacchetto che conteneva il pacco regalo con il carillon preso a Nakiri. Non sapeva quando darglielo e quella sera non era il caso, dunque ripose con cura anch'esso all'interno dell'armadio. Non sopportava il distacco che si era creato tra lui e Nakiri da quando lei aveva saputo che per ora non aveva intenzione di lasciare Megumi, ma alla fine non poteva aspettarsi altro. Nel frattempo che ripensava a Nakiri, a quanto desiderasse il suo contatto e lasciarsi andare ai sentimenti che provava per lei, ecco che il cellulare suonò vedendo che si trattava di Megumi.  -pronto?-
-pronto Soma-kun..-
Megumi aveva la voce roca accompagnata da qualche colpetto di tosse e capì che non stava bene, preoccupandosi un po'.
-che ti succede, Megumi?-
-scusa Soma-kun, ma a quanto pare ho un po' di febbre e non me la sento di scendere.
Mi dispiace un sacco non poter venire alla festa.-
-dispiace anche a me, ma fai bene a rimanere a letto e a riposarti. Comunque, domani in tarda mattinata verrò diretto a casa da te. Spero che già domani tu stia meglio. Mi raccomando.. non sforzarti troppo.-
-non lo farò, tranquillo. Sono felice che domani ci vediamo.-
-anch'io.- le disse lui, retorico, benché non fosse totalmente la verità.
-grazie. Divertiti anche per me alla festa.-
-lo farò. A domani Megumi. Prenditi cura di te.-
-ci proverò. A domani.-
Megumi riattaccò la conversazione per prima e Soma si sentì un'infame pensando che era contento non venisse alla festa: così non andava.. presto non sarebbe più riuscito a nascondere la verità a Megumi, perché quella recita stava diventando uno sfinimento per il suo umore. Sbuffò affranto.
Si vestì rapidamente indossando un paio di jeans scuri e un golf a collo alto, nero, pronto per andare alla festa di natale. Lanciò un'ultima occhiata al regalo per Nakiri ed uscì da camera sua. Dopo aver messo il giubbotto invernale ed essersi avvolto in una grande sciarpa, salì sulla sua moto per andare verso la destinazione, ovvero la villetta di Alice e Ryou.
Mentre sfrecciava con la moto lungo le vaste e trafficate strade di Tokyo, un'atmosfera natalizia e luminosa ricolma di lucine e di nastri bianchi e rossi che circondavo alti alberi di natale al centro delle piazze, lo accompagnò nel gelido tragitto. Il cielo era nebuloso e sembrava aver voglia di nevicare, sperò solo non iniziasse a farlo prima che fosse tornato a casa dalla festa o in moto sarebbe stato un problema. Arrivò prima del previsto, dopo essersi districato bene dal fitto ingorgo creato dalle auto a mo di slalom, e parcheggiò la moto all'interno dei parchimetri della villa dei suoi amici.
Aveva riconosciuto diverse macchine dei suoi colleghi, tra cui l'elegante porche di Suzuki. Sospirò stancamente fissando l'auto metallizzata e nuova di zecca: fino alla fine aveva sperato che Suzuki fosse colto da un imprevisto che gli avrebbe impedito di presentarsi alla festa e invece quell'uomo c'era e per l'ennesima volta era costretto a vedere lui e Nakiri attaccati come due caramelle appiccicose. L'inizio della serata non si preannunciava affatto gradevole, pensò frustrato.
Un silenzioso maggiordomo lo scortò dentro alla villetta e fino alla sala eventi dove si sarebbe svolta la festa, la quale era addobbata anch'essa da decorazioni allegre e natalizie capaci trasmettere serenità e calorosa accoglienza agli ospiti.
Gran parte dei suoi amici e colleghi erano già arrivati e si guardò attorno osservando un po' gli invitati e cercando di sbieco la figura di Nakiri, che vide chiacchierare con Suzuki_come sospettava_ e come al solito era incantevole. Quella sera portava un attillato vestito rosso che le arrivava poco sopra le ginocchia, e sopra una giacchetta elegante e nera.
Ai piedi portava un paio di decolté dello stesso colore della giacca.
Le ciocche bionde erano sciolte, acconciate rigorosamente di lato, difatti scendevano aggraziate lungo il fianco.
Era irresistibile. E quello che faceva più male era non poter andare da lei e parlarci liberamente.
Si guardò ancora in giro, notando la mancanza di Marika e chiedendosi dove fosse.
Pensò che Nakiri non l'avesse portata perché era una festa tra colleghi e da sola si sarebbe annoiata.
Adocchiò Alice venire in sua direzione, seguita da Hisako.
-ciao Yukihira-kun!- lo salutò la prima, sorridendogli maliziosa.
-ciao Alice! Grazie per questa festa e per l'invito.- le sorrise cordiale.
-ciao Yukihira-kun.- lo salutò Hisako.
-ciao anche a te, Arato-san.-
-almeno ci salutiamo per bene prima di partire per il prossimo catering.- constatò l'altra.
-a proposito.. dov'è Todokoro? Erina non l'ha chiamata?-
-sì, l'ha fatto, solo che non è potuta venire per l'influenza.-
-ma pensa un po'!- esclamò, con aria sospettosa. -che peccato.-
Soma vide Hisako dare una gomitata a Nakiri e quest'ultima continuò:
-comunque, sono contenta che tu sia venuto. Serviti pure con quello che vuoi.- lo invitò facendo gli “oneri di casa”.
-certo! Lo farò!-
-a dopo Yukihira-kun.- lo salutò Hisako, sorridendo.
-a più tardi.- le rispose di rimando, lui.
Si portò vicino al buffet ed iniziò ad assaggiare quello che poteva e gli ispirava trovando tutto estremamente raffinato e delizioso, continuando a guardare Nakiri a distanza e sempre accostata a Suzuki. Alla fine aveva fatto bene a non portare i regali, visto che per ora sembrava che il suo compagno non volesse separarsi da lei. Sbuffò seccato.

 

****

Finalmente Rokuro si era allontanato da lei per dedicarsi ad altri colleghi, potendo ora tirare un sospiro di sollievo.
Da come la controllava non riusciva neanche a spostare lo sguardo da lui perché aveva paura di fargli capire quanto era attratta da Yukihira_come al solito_. Con suo disappunto, avrebbe voluto incrociare i suoi occhi almeno una volta, eppure la presenza di Rokuro non glielo permetteva. Per gran parte delle prime due ore non si erano né parlati né guardati con Yukihira. Non negava, tuttavia, di essere rimasta affascinata da lui appena era comparso sotto gli archi del salone, con quei jeans aderenti e sportivi, quel golf che risaltava discretamente i suoi pettorali e le larghe spalle. I ciuffi ribelli e più lunghetti ricadevano dolci sulla sua fronte, contribuendo a spiccare quella bellezza che lei riteneva “mozzafiato” e si vergognava a pensarlo. Solo in quei pochi secondi era riuscita a guardarlo, ma lui non aveva fatto altrettanto perché sembrava più interessato a guardarsi attorno. Però, ciò che l'aveva sorpresa di più, era vederlo arrivare senza Todokoro e la domanda che voleva fargli sul perché lei non fosse venuta la stava tormentando da tutta la sera.
Che l'avesse davvero lasciata?
No, non era possibile: solo qualche giorno fa le aveva detto di non poterla lasciare per un motivo che non le era dato sapere e sicuramente la situazione non era cambiata. Inizialmente non gli aveva creduto sulla parola_anche se lui le aveva detto di non aver dimenticato la dichiarazione_e soprattutto si era sentita ferita di essere stata presa giro dalle sue parole, di essersi emozionata davanti alla sua dichiarazione e aver davvero sperato che lui scegliesse di lasciare Todokoro per lei. Ma quelle erano tutte false speranze e non solo per lui, specialmente per lei, perché il segreto di Marika restava una “croce” e Yukihira non doveva sapere di avere una figlia. Alla fine, come si ripeteva sempre a "macchinetta", aveva scelto di restare con Rokuro perché era la soluzione migliore per proteggere l'identità di Marika.
Quindi, perché continuare a sperare cose impossibili? Ne avrebbe solo sofferto di più.
Hisako, accanto a lei, vedendo che sembrava aver perso il filo del discorso per farsi pensierosa, la richiamò:
-Erina.. hai capito cos'ho detto?-
Lei sussultò e rispose a Hisako, dispiaciuta:
-no, scusami. Ero distratta.-
La sua amica sospirò rassegnata e le ripeté:
-ti ho chiesto cosa pensavi della festa.-
-come tante altre.- espose vaga. -mi sto solo godendo i pochi minuti senza Rokuro.- proseguì distrattamente.
-godendo..?- recitò perplessa Hisako. -ho capito bene, Erina?-
-sì, lo hai fatto.- confermò lei, infastidita:
-ultimamente è diventato più possessivo del solito. Non mi lascia un attimo di respiro. È fastidioso.-
-cosa potevi aspettarti? È ovvio che lo sia diventato.
Lo vedi come ti sei ridotta da quando Yukihira è tornato? Pensi solo a lui e non mi dire di no.-
-anche se fosse..- cominciò lei stancamente -..anche se fosse non posso stare con lui, Hisako.
È il padre di Marika! Se mi avvicino scoprirà tutto.-
-è solo questione di tempo, Erina, lo scoprirà in ogni caso. Già adesso sembrano padre e figlia, al momento che avrà qualche informazione in più su di lei, lo verrà a sapere e non potrai farci nulla.
Non pensi di doverglielo dire personalmente?-
-no!- esclamò impetuosa. -se glielo dico sarà peggio.-
-sarò peggio quando lo scoprirà da solo. Credimi.-
-non posso e basta. E poi la vita con Rokuro non è così male, per Marika è già un buon padre. Se Marika scoprisse che Yukihira è il suo vero padre, per quanto è piccola, sarà comunque devastante per lei. Va bene così.-
-Marika ha già inconsapevolmente accettato Yukihira-kun come suo padre, perfino io vedo che non è così aperta con Rokuro. Non vedrà mai Rokuro come vede Yukihira-kun, Erina, e lo sai anche tu.- seguitò Hisako:
-e te invece? davvero vuoi continuare a struggerti, a guardare Yukihira da lontano, ad amarlo senza poterglielo dire_ proprio come fai adesso_solo per paura che il tuo segreto venga fuori? Lo sai che questo ti porterà ad una depressiva esistenza? Non sopporterai ancora a lungo e io, come tua migliore amica, non voglio vederti cadere in depressione a causa della tua ostinazione. Non sarai mai felice con una persona che non ami davvero.-
-non ho bisogno che tu me lo dica, so perfettamente a cosa andrò in contro con la scelta che ho fatto, ma questo non cambierà. Soprattutto non lo farà se so che con Yukihira non ho certezze e se mi dice prima una cosa e poi ne fa un'altra ritirando tutto indietro.- rispose allusiva e stizzita, ripensando alla sua dichiarazione a Parigi e alla parole nel suo ufficio su Todokoro. -cosa ti avrebbe detto che poi ha tirato indietro?-
-lascia perdere. Non mi va nemmeno di ripensarci.- replicò brusca.
-d'accordo. Allora non chiederò.- accordò tranquilla.
Erina fu grata ad Hisako per non insistere con le sue opinioni e soprattutto con le domande su Yukihira.
Calò il silenzio tra le due; silenzio che fu interrotto nuovamente dalle parole di Hisako:
-certo che se non ci fosse Alice queste feste non esisterebbero nemmeno!-
Erina ridacchiò divertita, seguita da Hisako.
-già, anche se a volte è troppo insistente e si sente ancora una ragazzina. Voglio dire.. non siamo più delle studentesse, dovremmo dedicare le nostre giornate a qualcosa di più utile che a delle feste scatenate come queste.-
-feste che però rendono le nostre monotone giornate più interessanti e vivaci, non credi?- vide Hisako guardare davanti a sé e soffermarsi sulla figura di Hayama, seduto su un panchetto, e accerchiato dalle solite cameriere.
-se Alice non pensasse a queste feste, non potrei nemmeno vederlo al di fuori del lavoro..- aggiunse, forse senza neanche rendersi conto di aver pronunciato quel romantico pensiero su Hayama ad alta voce; infatti, Erina, sgranò gli occhi stupita. -ti riferisci ad Hayama?-
Fu a quel punto che Hisako si portò una mano davanti alle labbra, imbarazzata dalle sue parole.
-l'ho davvero detto ad alta voce?-
-già, lo hai fatto.- appurò. -come va con lui? A Parigi ci sono stati sviluppi?-
-ovvio che no!- sbottò Hisako. -continuo a non capire cosa mi piaccia di lui.-
-è inutile che te lo chiedi. È difficile sapere cosa ci piace delle persone che scegliamo.-
Hisako sapeva che quella frase valeva anche per lei e Yukihira.
-già, hai ragione.- concordò.
-comunque, per quanto sia sicura che non andremo d'accordo come coppia, ho deciso di provarci lo stesso.-
-penso che tu faccia bene. Approfittane finché puoi farlo.- altra frase riferita alla situazione tra lei e Yukihira, che era già una relazione impossibile_almeno per lei avrebbe continuato ad esserlo_.
-anche ora dovresti andare da lui, invece di stare a chiacchierare con me. Gli hai fatto un regalo di natale, giusto?-
Per Hisako quella fu una domanda inaspettata.
-sì, non l'ho detto a nessuno, però glie l'ho fatto e non so quando darglielo.-
-a maggior ragione, visto che glie l'hai fatto, dovresti andare da lui.-
Hisako si aprì in una risata sarcastica ed amareggiata.
-me lo tirerà dietro. Lo so. Non accetterà mai un regalo da me.-
-se non provi nemmeno sei patetica.- la incitò scaltra.
-come al solito sei sempre diretta, eh Erina?- sorrise Hisako.
-a fine serata andrò da lui e proverò a dargli il regalo che gli ho fatto.-
Parlarono ancora un po', finché non le raggiunse anche Alice.



 
****


Passata un'altra ora, Soma aveva bevuto e chiacchierato un po' con tutti gli invitati.
Si era accomodato su di un pacchetto, in attesa di digerire il ricco pasto e nel mentre aveva visto che finalmente Suzuki si era staccato un po' da Erina, nonostante continuasse comunque a controllarla di sfuggita. Quest'ultima invece, dopo aver parlato con Alice e Hisako nell'arco dell'ultima ora, si alzò dalla sedia allontanandosi per andare verso le cucine da sola.
La seguì con gli occhi, incantato da tutti i suoi movimenti che gli apparivano sempre sensuali e seducenti, e desideroso di unirsi per ricercare un attimo per parlare con lei. Avvicinarsi. Ascoltare la sua voce e assaporare il suo profumo, che da quando si era distanziata sembrava aver lasciato la scia in tutto il salone, accendendo in lui il desiderio di nutrirsene di più.
Sapeva che sarebbe stato rischioso, visto che Suzuki era presente alla festa, ma il desiderio di stare con lei era più forte della sua razionalità e così_senza riflettere_colse l'attimo in cui Suzuki era più distratto e la seguì nelle cucine.

Le porte delle cucine erano socchiuse e lui poteva vederla di spalle mentre armeggiava con i piatti nel lavello, godendo della visuale della sua schiena scoperta_dato il vestito scollato dietro e la crocchia arrangiata per sistemare i piatti in lavastoviglie_candida e liscia, attraente, spinto dalla voglia di accarezzarla e baciarla dalle scapole fino alla zona lombare e ancora più sotto.. il solo pensiero lo fece eccitare, deglutì meccanicamente, cercando di controllare i suoi “istinti famelici”. Il desiderio, anche così, non si spense e cercò di pensare ad altro per gestirlo come meglio poteva.
Iniziò, dunque, a contare mentalmente in modo da tenersi impegnato e alla fine riuscì a sopprimere “provvisoriamente” la voglia di lei e a ritrovare la compostezza della quale aveva bisogno per passare qualche minuto con ella senza impazzire. -Nakiri!- la chiamò, appunto. -che stai facendo qui da sola?-
Si avvicinò a lei e d'impulso le sfiorò in un flebile secondo le pelle scoperta dalla scollatura del suo vestito.
Nakiri sobbalzò appena lo vide affiancarsi completamente.
Le loro cosce quasi si toccavano da quanto erano vicine e il profumo di Nakiri si fece immediatamente riconoscibile.
Vi fu uno scambio di sguardi intenso tra loro, penetrante, surreale e decisamente condito da un attrazione fisica da capogiro per quanto era potente. Rimasero a fissarsi in quella maniera per un tempo indefinito e agognato: entrambi volevano un momento per stare da soli, lontano dalla confusione della festa, in una zona silenziosa di quella villetta.
Una zona a cui appartenevano ambedue ed amavano: la cucina.
-cosa ci fai qui, Yukihira?-
Fu Nakiri la prima ad interrompere lo scambio di sguardi.
-te l'ho fatta prima io la domanda.- la punzecchiò lui.
-lo vedi anche da solo cosa sto facendo.- ribatté lei, piatta.
-stai rimettendo. Esatto. E perché dovresti rimettere te?-
-perché come vedi gli chef che hanno cucinato sono in pausa.-
-anche se sono in pausa, lo avrebbero fatto comunque dopo.-
Lei sospirò esasperata. -dunque.. dove vorresti arrivare Yukihira?-
-perché non ammetti e basta di essere fuggita dalla festa perché ti sentivi oppressa da Suzuki-san?-
Nakiri lo fissò rabbiosa, replicando:
-perché continui a sperare che questi siano i miei pensieri?-
-perché questi sono i tuoi pensieri. Perfino io posso dire che Suzuki-san si è fatto soffocante, ultimamente.
Ti è stato accollato tutta la sera.-
-sei solo geloso, Yukihira, e non ne hai il diritto visto come ti rimangi le parole.- protestò aspra lei, fissandolo con sfida.
Si era immaginato che gli avrebbe rinfacciato la decisione presa tornato da Parigi, per Megumi.
-e se anche fosse? Questo non ti fa capire cosa provo davvero Nakiri?-
-perché mi hai seguito?- intervenne lei, ignorando le sue parole.
-l'ho fatto perché ero preoccupato.- affermò schiettamente.
-non dovevi. Sto bene.- decretò distaccata. -ora puoi andare.-
-se sei ostinata a rimettere, allora ti darò una mano. Posso?-
-anche se ti dicessi di no, non mi ascolteresti. Fai come ti pare, idiota.-
Lui ridacchiò divertito ed iniziò ad aiutarla ad infilare i piatti in lavastoviglie.
Passò qualche attimo di silenzio tra i due e solo il suono dei piatti che si scontravano ad interromperlo.
Nel frattempo, ogni tanto, le loro mani si toccavano di sfuggita producendo loro una sensazione di nostalgia del contatto reciproco e un'attrazione fatale che sembrava solo raddoppiare e farsi pericolosa.
-dov'è Marika? Non l'hai portata oggi?-
Fu lui a rompere quel silenzio cercando di trovare una via di fuga dal desiderio per lei.
-lei e Naoki sono rimasti dalla madre di Alice e con mio nonno. Torneremo a prenderli a festa finita.- spiegò Nakiri, schiva, cercando di non incontrare i suoi occhi. Sapeva perché scappasse dal suo sguardo ed era perché probabilmente stava riscontrando delle difficoltà quanto lui, a gestire quell'intrigante e tentatrice vicinanza: le loro cosce che ad ogni movimento si strusciavano, ne sentivano il calore a vicenda e ne erano succubi. E ancora.. le loro mani che involontariamente finivano per toccare gli stessi oggetti da mettere a posto e di conseguenza creavano l'ennesima preziosa occasione per approfondire il contatto, renderlo più concreto e audace. Neanche lui sapeva come riuscisse a resistere alla tentazione di sentire Nakiri, farla sua seduta stante, e più quella prossimità si accorciava più sentiva il suo controllo venir meno, ribellarsi, frantumarsi per lasciarsi andare. -capisco.- rispose solo, lui, socchiuse gli occhi e ricominciò a contare nella testa nella speranza di riacquistare un minimo di lucidità.
Vi fu un'altra tacita pausa nella loro passiva conversazione, in cui continuarono a rimettere la cucina.
Lui cercò di concentrarsi solo su quello, nel riassettare, visto che contare nella testa per darsi un contegno non era servito a molto poiché non riusciva a smettere di guardarla, scrutare ogni suo gesto, trovandolo sempre più seduttivo e ammaliante.


 

****


Portava gli occhi in un punto imprecisato, spaesata e distratta, si fissava come una scema sui contorni e i ricami di porcellana di piatti e bicchieri dando le spalle a Yukihira e sfuggendo al suo intenso sguardo, alla ricerca di una “via d'uscita” da quel “tunnel” di emozioni e sentimenti indistruttibili, da quell'ardente attrazione che le suscitava la distanza ravvicinata con lui. O provando a scappare in tutti i modi dall'incessante e afrodisiaca sensazione di come le virili mani di Yukihira sfiorassero accidentalmente le sue mentre afferravano gli stessi oggetti, la stessa argenteria. Oppure come le loro gambe sentissero il contrasto con quelle dall'altro in un'azione non voluta, anche insignificante di per sé; eppure per lei sentire il tepore del corpo di Yukihira vicino al suo, la sua consistenza, era deleterio. Era talmente rischioso che si era costretta a far finta non ci fosse_e non era facile_decidendo di soffermarsi su qualsiasi altra presenza materiale o meno in quella stanza pur di ignorare come il suo organismo si facesse infuocato e reagisse in modo incontrollabile ed istintuale ai brevi contatti con Yukihira, desiderasse di più, la spingesse a rispondere con chiarezza a ciò che chiedeva il suo corpo e ai suoi sentimenti; a dare adito a quelle leggere ed innocenti effusioni per farle diventare qualcosa di reale, definito, immediato peccaminoso anche, molto probabilmente. Lo desiderava così tanto che le sembrava di impazzire, sentiva la testa esploderle e questo perché aveva sottovalutato e soppresso troppo a lungo i suoi veri sentimenti. Anche così, però, quello che nascondeva a Yukihira gli impediva di dare sfogo alle sue emozioni e la fermezza a voler mantenere il segreto di Marika era ormai rimasta l'unica cosa che l'aiutava ad innalzare pali tra lei e Yukihira. Esatto. Yukihira aveva ragione: era scappata dal salone perché non sopportava più il morboso controllo di Rokuro, che si era fatto quasi ossessivo e, se lo era diventato, era colpa sua e della sua incapacità di nascondere le vere emozioni. E probabilmente, se non ci fosse stata Hisako ad ascoltare i suoi sfoghi, anche quella sera avrebbe finito per discutere con il suo compagno.
Da quando Yukihira era arrivato alla festa non aveva fatto altro che pensare a lui, non smettendo di chiedersi dove fosse Todokoro e perché non l'aveva lasciata come le aveva detto, finendo per dubitare ancora_giustamente_delle sua sincerità e dell'autenticità della sua dichiarazione a Parigi. Il fatto di essere presa in giro da Yukihira, che giocasse con i suoi sentimenti o volesse stare con due piedi in una scarpa l'aveva ferita più di quanto credeva e, nonostante la forte attrazione di quel momento, in cucina, era tormentata da tutte quelle domande ed era arrivata perfino alla conclusione che lui non lasciasse Todokoro perché la amava e quello che provava per lei era solo un punto di vista fisico e sessuale. Sapeva che non era il tipo da guardare una donna solo per quell'aspetto, perché era sincero. Però, tale doloroso pensiero, gli era sfiorato e per avere la certezza che non fosse quel tipo d'uomo voleva avere conferme dalla sua bocca e non gli avrebbe creduto finché non gli avesse spiegato i motivi per cui non aveva ancora lasciato Todokoro. Qualche giorno fa era riuscita a contenersi dal chiedergli spiegazioni, ma ora che erano da soli, fuori dal posto di lavoro, si sentiva angosciata da tutte quelle domande ed era consapevole che avrebbe finito per porgliele direttamente. Anche l'idea che Rokuro fosse a pochi passi da loro, dalla cucina dove si erano rifugiati, passò in secondo piano e lentamente diventò un problema futile rispetto ad avere risposte ai suoi dubbi. Non era solo questo, anche i rapidi contatti che avevano avuto lei e Yukihira intanto che rimettevano, si erano come al solito fatti più importanti della sua situazione con Rokuro. Non poteva farci nulla. Voleva sapere di Todokoro.
Voleva delle risposte alle sue domande mentali. Moriva dalla curiosità. E fu così che, immediatamente dopo, chiese:
-dov'è Todokoro? Non è venuta nemmeno lei.-
-ha l'influenza e non è potuta scendere. Perché?-
Lei, seccata dalla domanda finale, posò bruscamente l'asciughino sul bancone della cucina e si portò davanti a lui sfilandogli dalla presa, con poca grazia, la scopa con cui stava spazzando in terra.
-davvero fingi di non capire? Sei uno stupido, Yukihira!- esplose irritata.
-non è che fingo di non capire, Nakiri, è che non vuoi credermi.-
Erina si trovò il volto di Yukihira pericolosamente vicino al suo, talmente tanto che riusciva a vedere ogni più piccola parte del suo viso e sentiva il suo respiro. La loro occhiata fu magnetica, potente, vogliosa.
Tale scambio di sguardi si fece ulteriormente intenso quando vide che Yukihira portò gli occhi sulle sue labbra, facendola imbarazzare. -non dovevi avvicinarti così tanto, Nakiri.- sussurrò, scendendo con le dita dalla sua tempia fino a raggiungere i contorni delle sue labbra, toccando con il pollice la loro morbidezza e seguendo la loro linea.
Erina rimase pietrificata, oltre che incantata, davanti a quel gesto. Cercò di riprendere compostezza, scacciando via la sua mano_a fatica_. -dovresti smetterla di stare con due piedi in una scarpa.- sbottò stizzita.
Tornò verso il bancone e gli dette le spalle. Fu il suo errore più grande perché Yukihira, già profondamente attratto dallo scollo dietro alla sua schiena prima di entrare in cucina, si portò dietro di lei e d'istinto iniziò a vezzeggiargliela con una mano in una docile eppure sensuale carezza che partiva dalla clavicola, passava alle spalle e scendeva giù fino alla sua zona lombare, lenta, gestita in maniera tale che lei non si perdesse neanche un passaggio e la più piccola emozione.
I suoi muscoli si irrigidirono, infatti, estasiati da quel movimento passionale e ricco di desiderio carnale, ma allo stesso tempo di dolcezza, che faceva trasparire un'essenziale e veritiera mancanza di lei come persona, come donna, come preferenza sessuale. Tutto. Perché in uno solo tocco riusciva a trasmetterle tutto ciò che provava? 
Il cuore le batteva a mille, il respiro si fece accelerato producendole una nitida sensazione di soffocamento interiore tipica di quando sei fortemente attratto da una persona, a tal punto che pensi di non poterne fare a meno e desideri solo condividerla e appagarla, guarirla. -Yukihira..- ripeté in un bisbiglio mozzato.
Lui portò le labbra sulla sua spalla e le lasciò un delicato bacio su di essa, creandole dei brividi, salendo poi verso il collo e scorrendo con le mani lungo il suo corpo, con curata delicatezza e agognato desiderio.
-Nakiri..- cominciò, non smettendo di sfiorare e inspirare il profumo della sua pelle
-..ogni giorno ripenso a quella notte passata insieme e ti desidero.
Per questo ti ho detto che non dovevi avvicinarti. Sapevo che sarebbe finita così.- ridacchiò ironico.
Quella stessa risata sembrava essere un messaggio di ironica arresa al combattere i suoi sentimenti per lei.
Una risata amareggiata che le faceva capire che per lui era dura stare con Todokoro e desiderare lei a livelli tanto estremi e folli. Ciò le confermava solamente la sincerità dei suoi sentimenti. Tuttavia, testarda ed orgogliosa com'era, non riusciva ad accettare che lui le avesse detto che avrebbe lasciato Todokoro dopo essersi dichiarato e poi non l'avesse fatto per qualche motivo a lei ignoto. Voleva saperlo comunque. Trovando la forza di spostarsi all'interno del cerchio che Yukihira aveva creato tra lei e il bancone, bloccandole la “via d'uscita” dal suo corpo tanto accogliente e iniziando a farla andare fuori di testa con la sua teperatura corporea, si voltò verso di lui e lo fissò con decisione. -non era questa la risposta che volevo.-
-lo so cosa mi hai detto, Nakiri.- sospirò lui, stringendola ancora per la vita, in  maniera talmente stretta che i suoi seni e i suoi pettorali potevano sentirsi, scatenando in entrambi solo più difficoltà a gestire la loro attrazione e sentimenti.
Erina sentì subito quanto lui la volesse attraverso il contatto con le sue gambe, vergognandosi di trovare piacevole essere smaniata tanto anche quando doveva costringersi a respingerlo un'altra volta.
Avvampò senza controllo e distolse lo sguardo imbarazzata. -allora, se hai capito, voglio delle spiegazioni.- farfugliò, spingendolo via con la forza di una lumaca, consapevole di non volerlo spostare davvero dalla posizione nella quale erano, o almeno.. la sua parte irrazionale non voleva separarsi. Voleva restare in quel modo.
Lui le portò un ciuffo dietro l'orecchio, calando con la mano anche verso il suo collo latteo.
-non è mia intenzione stare con due piedi in una scarpa.- precisò.
-allora perché fai così? Perché non hai fatto come mi hai detto? Perché non hai lasciato Todokoro? Non ti capisco.-
Tutta le domande che voleva fargli furono “sputate” fuori come un fiume in piena.
-odio che tu ti sia preso gioco di me, Yukihira.- concluse gelida.



 
****


Soma stava ancora rimpiangendo il contatto con lei da quando si era sfilata dalla sua presa e sentiva l'eccitazione fremere al ricordo di qualche minuto prima che fuggisse da lui. Si immaginava che lo avrebbe poi tempestato di domande ed era sicuro che non sarebbe riuscito a nasconderle la verità prima che quella giornata giungesse al termine.
Quelle domande erano chiaramente giuste, perché Nakiri si meritava una risposta ad esse visto che in questo modo chiunque avrebbe creduto che lui facesse il doppio gioco con le due ragazze. Lui, però, era l'unico che sapeva non essere così perché aveva ben chiari i suoi sentimenti per Nakiri e quelli per Megumi e, se non fosse successo quell'imprevisto con la famiglia Todokoro, a quest'ora non avrebbe fatto soffrire entrambe come faceva. E non si sarebbe sentito uno schifo.
-mi dispiace Nakiri. Non era mia intenzione farti stare così.- l'unica cosa che poteva fare era scusarsi.
-scusarsi non serve a nulla. Se vuoi veramente farti perdonare_e forse anche in quel caso non lo farò_allora l'unica cosa che puoi provare a fare è dirmi sinceramente il motivo per cui mi hai mentito a Parigi.- trattò fredda.
-non ti ho mentito.- replicò, -perché non credi al fatto che è te che amo?-
Si sorprese lui stesso di aver finalmente detto quelle due parole tanto significative e tutto ad un tratto, realizzando di averlo fatto davvero, arrossì di botto e spostò gli occhi altrove per nascondere il disagio_visto che era la prima volta che lo diceva a qualcuno e ad alta voce_. Neanche a Megumi. -è così, Nakiri.. ti amo.- ripeté ancora, sottovoce. -ti amo.-
L'espressione di Nakiri era talmente sbigottita che per un attimo sembrò aver perso conoscenza. Conoscenza che lui cercò di recuperare inchiodandola nuovamente al bancone d'acciaio per poi abbracciarla forte, godersi il suo profumo e carezzarle la testa. -dico sul serio.- aggiunse. Finalmente Nakiri sembrò riprendersi, senza lasciare quell'abbraccio cullante.
-per me non è lo stesso, Yukihira.- sentiva che le parole di Nakiri erano una bugia, perché dalla sua voce sembrava star per piangere da un momento all'altro. -inoltre, non posso fidarmi di te se non mi dici la verità.-
-se ti dicessi la verità, allora, ti fideresti?-
Tornò a guardarla dritta negli occhi, con serietà, non lasciando la sua nuca.
-se ti dicessi il motivo per cui non ho lasciato Megumi, cosa farai? Avrai pazienza e ammetterai a te stessa che ciò che provi per Suzuki-san non è amore? Lo lascerai davvero per me?-
-non lo farò.- decretò rapida. -non voglio farlo.- acuì la voce, insicura.
-capisco. Allora chi sta veramente con due piedi in una scarpa tra di noi?-
-lo facciamo entrambi.- ribatté lei, -ma a differenza tua io non ti ho mai mentito sulla scelta che ho preso: ti ho sempre detto che non avrei lasciato Rokuro, in ogni caso. Anche se mi fai vacillare, Yukihira, non lo farò.-
-è vero. A parole me l'hai sempre detto, ma i gesti parlano più di esse: il fatto che ti ostini a voler sapere il motivo per cui non ho lasciato Megumi come ti ho detto, è la prova che inconsciamente consideri già la possibilità che lo faccia e venga da te, ti porti via da un tunnel da cui non riesci ad uscire per un motivo che non so. O sbaglio?- le sorrise sbarazzino, compiaciuto. Lei arrossì furiosamente e lo allontanò ancora. -sbagli.- obiettò scaltra.
-allora resta inutile che ti spieghi il motivo.-
Fece per allontanarsi, deluso, e prima che potesse farlo lei lo fermò per il polso, abbassando gli occhi di lato, a disagio.
-anche così..- iniziò timidamente -..anche così..- provò ancora -..anche così lo voglio sapere, Yukihira!-
E alla fine aveva confessato di volerlo sapere, arrossendo e vergognandosi della sua indecisione e maledicendo l'istinto per l'ennesima volta. Lo tirò verso di sé e lui si lasciò trascinare nascondendo un sorriso solare quando lei posò la fronte contro la parte alta del suo petto. -se veramente mi ami, dimmelo!- tuonò ancora. Sostenne il suo sguardo:
-perché non l'hai lasciata?-
-avevo ragione a pensare che vuoi saperlo perché sai benissimo cosa provi per me, anche se non lo ammetti.-
Lei si stizzì. -invece di girarci intorno, dimmelo e basta!-
Lui portò le mani sulle sue guance, avvicinando di più le labbra a quelle di Nakiri come attirato da esse. Un'altra volta e in una connessione che presto sarebbe diventata tradimento, ma lui le disse solo:
-quando mi sono dichiarato a te, Nakiri, l'ho fatto perché quello che provo era chiaro nel mio cuore e anche adesso questo non è cambiato: non amo Megumi, sono stato costretto a restarle accanto perché il ristorante della sua famiglia ha avuto problemi e, volendogli davvero bene, non me la sono sentita di lasciarla proprio in questo momento difficile.
Sono fiducioso che si riprenderanno, ma finché non succederà non posso lasciarla.-
Lei rimase spiazzata e lo lasciò continuare:
-credimi, non sai quanto sia difficile restarle accanto fingendo di provare ancora dei sentimenti per lei o reprimere il forte desiderio che ho per te ogni volta che ci troviamo così vicini e soprattutto i sentimenti che vorrei mostrarti liberamente, a gesti e a voce. Ogni volta che ti vedo a lavoro è dura e anche quando sei con Suzuki-san e non posso venire lì da te lo è.
Ti sto dicendo tutto questo, mi sto aprendo come di solito non faccio mettendo a nudo le mie debolezze, perché voglio che tu mi creda. Che ti fidi delle mie parole. Sono serio, Nakiri.-
Erina era senza parole e probabilmente il cuore le stava esplodendo nel petto a causa di tutte quelle emozioni.
-adesso mi credi?- terminò sorridendo.
-grazie per avermi spiegato, Yukihira.- appariva sollevata: questo lo compiacque e gli bastò come risposta alla sua domanda. Infilò le mani tra i suoi ciuffi andando verso la sua alta crocchia, arrangiata prima di iniziare a rimettere le cucine, e scioglierla con sensualità vedendo cascare la sua bionda massa lungo la schiena, sentendo l'aroma di essa invaderlo totalmente.


 
****


-anche quella notte i tuoi capelli sapevano di questo profumo. Erano morbidi proprio come oggi.
Non sei davvero cambiata, Nakiri.-
Erina rimase folgorata da quel gesto tanto tenero quanto seducente, in particolare dalle sue parole che gli apparsero come una dolce melodia per le orecchie, e sentì la mano di Yukihira scivolare dal collo dietro alla sua nuca e sotto la sua massa di ciocche, scatenandole delle scintille lungo il corpo. Si guardarono negli occhi: un occhiata infuocata e paralizzante, indimenticabile. Cosa stavano facendo?
Stava davvero lasciando che lui la carezzasse ancora mentre Rokuro era a due passi da loro?

-non è il caso di parlare ancora di quella notte, Yukihira.- tentò di fermare l'irreparabile, sottovoce, con aria confusa: era ancora immersa ad ascoltare le sensazioni che lui le stava regalando con un solo tocco e dunque non riusciva a respingerlo come voleva_anche se mai ce la faceva pienamente_soprattutto ora che le aveva detto di amarla e la faceva sentire tanto vulnerabile e sentimentale, la stuzzicava portandola nuovamente nel limbo dei ricordi: zona proibita e critica.
-..e poi dovresti allontanarti. Non siamo da soli ed ormai è diverso tempo che ci siamo separati dagli altri: se Rokuro ci scoprisse in una situazione simile, non potrei perdonarmelo e neanche perdonartelo. Hai capito? Smettila di sedurmi.-
Fu difficile essere tanto categorica con le parole, ma aveva ancora la lucidità per proteggere la sua relazione con Rokuro: in ogni caso il suo “errore fatale” le avrebbe impedito di stare con Yukihira, anche se le aveva detto di amarla, per cui continuava ad essere una relazione impossibile la loro_nonostante i suoi veri sentimenti_. Non poteva e basta.
Doveva interrompere quel momento prima che degenerasse. -non ricominciare.- lo scongiurò quasi.
Lui sembrò comprendere. -so bene che adesso non possiamo stare insieme, Nakiri, e questo perché ti ho spiegato la situazione con Megumi. Però vorrei tanto capire perché tu, invece, se ti senti così quando sei con me, non lo lasci?- sostenne lui. -specialmente se hai creduto a quello che ti ho detto e non sei rimasta indifferente alle mie parole e so che non lo sei stata. Cos'è che ti frena dal farlo? Vorrei capirlo.-
Erina era preparata a quella domanda, ma non poteva dire che il motivo era il segreto che gli nascondeva.
-non capiresti Yukihira.- dunque riprese:
-abbiamo due modi di pensare, vivere la vita, il lavoro e le relazioni diverso.- si inventò, soffrendo a dismisura per le menzogne che gli diceva e avvertendo lo stomaco contorcersi dal dolore.
-sto bene con Rokuro.- mentì di nuovo, -e per ora non ho intenzione di lasciarlo. Dovrai accettarlo.-
-questo anche se finirai per tradirlo?-
-allora potrei dire la stessa cosa di te: sai che anche continuando a stare con Todokoro, nei momenti che ci provi con me, potresti finire per tradirla? Anche se non provi più niente per lei, il fatto che tu tenti costantemente un approccio più intimo tra noi e se questo andasse a buon fine, sarebbe comunque tradimento. Vuoi questo Yukihira?-
-no, non lo voglio. Ma non posso lasciarla.-
-mi rimproveri che non riesco a lasciare Rokuro, ma alla fine fai ugualmente: se fossi davvero convinto di lasciarla, a quest'ora_anche con la grave situazione finanziaria della sua famiglia_l'avresti già fatto. Quindi, davvero non può essere solo questo il motivo per cui non la lasci.
Può darsi che tu non lo faccia perché ti respingo continuamente?- lo canzonò sprezzante.
-sbagli Nakiri: mi respingi ma non sei decisa nel farlo ed è proprio questo che mi porta a credere nei tuoi sentimenti per me.- seguitò determinato. -per cui, puoi respingermi tutte le volte che vuoi, ma non mi tirerò indietro!-
-che idiota! Tenterai a vuoto!- borbottò improvvisamente impacciata.
-non credo..- le fece un carezza sulla guancia e le sorrise dolcemente.

Erina non ebbe il tempo di rispondere, che Rokuro spalancò le porte delle cucine sotto i suoi occhi sconvolti e li raggiunse allontanando con una violenta spinta Yukihira, fulminandolo ferocemente, a tal punto da mettere i brividi anche a lei.
-non starle così vicino con tanta leggerezza, Yukihira.- asserì gelido.
Lei notò che stava ribollendo di rabbia e cercava di controllarsi più che poteva, ma sapeva che arrivati a casa sarebbe esploso “l'inferno” e avrebbero discusso ancora, pesantemente: doveva prepararsi a questo e sapeva che il suo compagno aveva tutte le ragioni di essere furioso, dato quanto si era allontanata dal salone per finire sola con Yukihira.
-Erina! Che cosa stai facendo qui? È più di un'ora che ti cerco!- fece adirato, spostando lo sguardo iracondo da Yukihira a lei. Già il modo in cui le si era rivolto, come la guardava_con delusione_e come era furioso con Yukihira, non promettevano nulla di buono. -stai fraintendendo, Suzuki-san.- intervenne allora, Yukihira. -Nakiri non ha fatto niente.-
-taci Yukihira! Non è decisamente il momento!- sbottò Rokuro rabbioso.
-hai già fatto danni e non hai il diritto di intrometterti. Vattene!-
Erina provò a fermare Rokuro. -hai frainteso.-
-ne parliamo a casa!- replicò risoluto. -andiamocene!-


 
****


Lui e Nakiri si scambiarono un'ultima occhiata in cui le trasmise rassicurazione e il messaggio subliminale “dovremo riparlarne prima o poi”. Dopo questo, Suzuki trascinò via Nakiri dalla cucine e l'unica cosa che lui poté fare fu restare in silenzio perché in effetti non aveva il diritto di intromettersi. Però, se Suzuki avesse torto un capello a Nakiri, non glie l'avrebbe fatta passare liscia. Se fosse successo qualcosa di serio, avrebbe spaccato la faccia a quell'uomo, perché avrebbe protetto Erina a tutti i costi. Certo.. Suzuki era un uomo possessivo e geloso, ma forse proprio per quello che provava per lei, non avrebbe fatto niente di grave. Se invece fosse successo il contrario, lo avrebbe ridotto in cenere. Era anche colpa sua se Nakiri si era infilata in una situazione critica, nessuno dei due aveva pensato che rimanendo così distanti dagli altri, scomparendo insieme per tanto tempo, Suzuki avrebbe iniziato a preoccuparsi e li avrebbe cercati.
Se n'erano accorti troppo tardi. E tante domande lo affollavano:
Cosa aveva sentito Suzuki della loro conversazione? Cosa aveva visto?
Sperò non avesse ascoltato niente e la possibilità che non avesse sentito la loro discussione era probabile dato che, il posto in cui erano quando parlavano, era abbastanza lontano dalle porte principali. Però tutto era possibile, ma voleva essere ottimista. Non voleva davvero aver messo Nakiri in una situazione precaria, poiché doveva essere lei a fare la scelta finale tra lui e Suzuki e dunque anche nel chiudere o decidere di continuare la relazione con il compagno attuale.
Non si sarebbe arreso, ma neanche l'avrebbe costretta a fare qualcosa che non voleva e, per ora, sebbene non amasse Suzuki, non sembrava affatto convinta di lasciarlo. Voleva capire perché.
Non poteva costringerla a parlare: questo l'avrebbe solo allontanata di più da lui.



 
****


Hayama fu tra le prime persone ad andarsene dalla festa perché non gli piaceva molto questo genere di party e dopo un po' si annoiava, soprattutto gli infastidiva che quelle cameriere lo seguissero dappertutto.
Frustrato, tra l'altro, gli era capitato di guardare spesso in direzione di Arato e di ripensare all'attrazione che aveva scoperto di provare per lei a Parigi, che a quanto pare stava sottovalutando perché anche quella sera sembrava intrigarlo e non riusciva ad evitarlo. Certo.. cercava di prevenire che lei si accorgesse delle attenzioni che le rivolgeva; difatti, quando guardava verso di lui, volgeva lo sguardo altrove prima che finissero per guardarsi a vicenda.
Dunque, contrariato dai suoi assurdi comportamenti ed emozioni, aveva deciso di andarsene prima degli altri.
Davvero non capiva come potesse essersi interessato ad Arato, anche dal punto di vista fisico, e non aveva nessuna intenzione di assecondare la nascita da questa attrazione, come aveva già stabilito a Parigi.
Pensò che andandosene in anticipo, avrebbe gestito meglio la sua curiosità di avvicinarsi a lei lasciando che fosse solo il lavoro a fargli da ostacolo, visto che finché non ripartiva per l'India era costretto a vederla tutti i giorni a lavoro e già in quel caso era limitativo. Com'era finito in una situazione tanto imbarazzante? Da quando era scattato il tutto?
Doveva assolutamente impedire un ulteriore avvicinamento e accrescimento di sentimenti, non voleva “crepe” lungo la sua carriera, specialmente per colpa di una donna insignificante come Arato. Si stupiva addirittura di trovarsi in difficoltà a causa di una donna, non gli era mai successo_se non con Shiomi, che vedeva come una madre, o con Akhila, alla quale si era affezionato empaticamente per le dolorose esperienze che li accomunavano_ e infatti non riusciva a capire cosa potesse essere quello che lo trascinava verso Arato o cosa lo avesse attirato di lei e del suo corpo. Semplicemente continuava ad ignorare i messaggi della sua testa ogni volta che si trattava di Arato, perché era quello che voleva fare: non voleva avere impicci ed Arato era uno di essi. Cosa aveva sempre fatto lui con gli impicci sulla sua strada?
Li eliminava con tutte le sue forze, li spingeva via dal suo mondo per non sopportarne poi il futuro distacco, e solo poca gente aveva fatto entrare nel suo cuore ed Arato non doveva diventare una di quelle persone.
Convinto di andarsene dalla festa, fece un cenno di saluto disinteressato rivolto a tutti e si avviò_accompagnato dal maggiordomo_verso l'uscita. Uscito fuori e raggiunto il parcheggio dove aveva inserito la macchina, notò proprio Alice e Arato parlottare fra loro, sottovoce. Com'era possibile? Era venuto via apposta per evitare altri contatti con Arato e invece se la ritrovava esattamente nel parcheggio?  Che scherzo di cattivo gusto era quello?
Scossa la testa confuso e cercò di andare verso l'auto sperando che non notassero la sua presenza, in modo da prevenire i rispettosi saluti. Tale mossa, però, fu destinata a fallire perché la voce squillante di Nakiri lo raggiunse:
-Hayama! Che fai? Vai via senza salutare la padrona di casa?-
-ho fatto un saluto generale poco fa, perché dovrei salutare doppiamente?- ribatté schivo, cercando di non incrociare gli occhi di Arato. -come al solito resti il maleducato di turno!- intervenne sferzante, proprio quest'ultima.
A quel punto non poté più sfuggire al suo sguardo.
-brava Hisako, lascio a te la ramanzina ad Hayama.- affermò maliziosa, Alice.
-dove pensi di andare?- la richiamò Hisako, oltraggiata.
-dagli ospiti, non posso lasciarli troppo a lungo senza la mia presenza.-
Detto questo, ancheggiando, ignorò il resto dei richiami di Arato e andò verso la villa allontanandosi definitamente dal parcheggio. Lui non poté fare a meno di pensare che il destino “giocasse sporco” con i suoi sentimenti e minasse il suo cammino perché era finito nella situazione che voleva evitare di più: era rimasto solo con Arato.
-è meglio che mi sbrighi a chiamare il mio autista. Non ho nessuna intenzione di restare un minuto di più con te.- cominciò lei. Lui le dette le spalle e si allontanò senza una parola. -ehi tu! Non saluti nemmeno? Fingi che non ci sia?-
 Si bloccò seccato e le rivolse un'occhiata di profilo:
-avevi fretta di chiamare il tuo autista e hai detto di non voler stare un minuto di più con me, visto che la cosa è reciproca, ho evitato di cominciare l'ennesima discussione senza senso.- si giustificò tediato.


 
****
 

Hisako restò ferita da quelle parole, dall'ennesima indifferenza, dalla sua ipocrisia, rimproverandosi ancora una volta di non riuscire a lasciarlo perdere e a sotterrare i suoi sentimenti. A proteggersi da un amore masochista, che le avrebbe portato ulteriore sofferenza: più il tempo passava vicino a lui_senza essere ricambiata_più tali sentimenti si radicavano, “facevano il nido” dentro di lei, diventando sempre più difficili da sopprimere.
Ripensò al suggerimento di Alice prima che chiamassero Hayama:

-Invece di chiamare il tuo autista, trova il modo di farti accompagnare da Hayama e dagli il tuo regalo.
Quanto pensi di tenerlo in borsa? In eterno?-


Sospirò stancamente, rispondendosi mentalmente:

“Vorrei tanto farlo, Alice, ma Hayama continuerà a trattarmi allo stesso modo.
Proprio come anche adesso sta facendo, ferendomi ancora.”


Hayama proseguì, vedendo che restava in silenzio:
-se non hai altro da dirmi, me ne vado. Mi stai facendo perdere tempo.-
-non ho altro da dirti, infatti.- replicò. -tanto non avrebbe senso e non capiresti.
Non capisci i sentimenti delle persone. Sei freddo e patetico.-
Lui la fulminò. -se pensi che sia patetico, perché mi parli?-
-ovviamente perché ho sperato fossi diverso, però mi hai delusa.-
-è così che sono e non cambierò perché tu lo vorresti, per me non conti nulla.- gli sputò lui, seccamente.
-ci vediamo a lavoro.- con questo aprì lo sportello dell'auto e salì sopra, lasciandola sola in mezzo al parcheggio e mettendo in moto. Hisako, amareggiata dall'ennesimo rifiuto, si avviò verso il cancello dopo aver chiamato il suo autista e si mise ad aspettarlo sul marciapiede.
Passato qualche minuto d'attesa in cui il suo autista non era ancora arrivato e tutta infreddolita, si stupì di vedere la macchina di Hayama accostare lungo la banchina e aprire il finestrino per osservarla con circospezione:
-che diavolo pensi di fare ferma in mezzo alla strada, come una scema? Il tuo autista non è ancora arrivato?-
Hisako gli riversò un'occhiata ostile. -a quanto pare sta ritardando.- asserì stizzita.
-piuttosto.. hai dimenticato qualcosa? Perché sei tornato indietro?-
-che palla al piede sei.- sbottò scocciato.
-e questo cosa c'entra con la mia domanda?-
Hayama non le rispose, Hisako notò solo che si sfilò la sciarpa nera che stava indossando e gliela lanciò sgarbatamente dal finestrino. -indossa questa e sali.-
Sgranò gli occhi scioccata, dopo aver afferrato la sciarpa che gli aveva lanciato.
-dove dovrei salire, scusa?- domandò poi, con aria scettica.
-è inutile che aspetti il tuo autista. Stiamo vicini di casa, o sbaglio?
Oppure adesso hai anche dimenticato dove abiti, oltre ad essere tanto stupida?-
Hisako si aprì in un'espressione astiosa e protestò:
-non l'ho dimenticato e non sono stupida.-
-sarebbe stato un problema, in caso.- commentò sarcastico e provocatorio.
-hai intenzione di accompagnarmi tu?- allora chiese, curiosa di sapere il motivo per il quale era tornato indietro dopo averla trattata “da cani”. Per caso si sentiva in colpa per essere stato tanto bastardo?
Si avvolse lentamente la sciarpa attorno al collo, che sapeva del suo profumo alle spezie: penetrante e attrattivo, buono. Nascose le guance arrossate dal pensiero che aveva appena fatto_nonostante tutta l'avversione verso di lui_.
-così sembra.- confermò sbrigativo, fornendole la risposta alla sua domanda. Non la guardò in faccia mentre disse quelle parole, fissava la strada oltre a sé, ed Hisako pensò che si sentisse a disagio per la risposta: non riuscì a contenere un sorriso davanti a quella possibilità. Sorriso che cercò di celare per non fargli capire il suo interesse: se glielo avesse fatto capire, l'occasione di essere accompagnata da lui_e non solo_a casa, sarebbe svanita e non voleva privarsi dell'opportunità di passare più tempo con lui e concludere quella serata con serenità. Non riusciva a credere che le avesse dato una risposta positiva, le sembrava incredibile essere riuscita a strappargli un passaggio.
-grazie allora. A volte sai essere anche gentile.-
-solo perché eri davvero penosa in mezzo alla strada.- puntualizzò lui, distante.
A lei andò bene lo stesso, era contenta di potersi sedere nel sedile accanto al suo. Non era mai successo e poteva essere un altro piccolo passo avanti nel loro rapporto, che le accese nuovamente la speranza.
Chiamò velocemente il suo autista, dicendogli che non aveva più bisogno che passasse a prenderla e si adagiò comodamente contro lo schienale del sedile, un po' nervosa a causa della vicinanza e dell'intimità della situazione.
Forse sarebbe riuscita a dargli anche il regalo, se avesse trovato il coraggio contando anche che glielo potesse tirare dietro. Durante il tragitto in macchina, non tanto lungo, rimasero in silenzio finché Hayama non si affiancò al portone del suo appartamento. Hisako restò seduta, indecisa se dargli il regalo o meno, impaurita dalla reazione che potesse avere.


****


Hayama si stava rimproverando per quello che si era abbassato a fare: non solo aveva aspettato ad andare via, per vedere quando l'autista di Arato sarebbe arrivato e per non lasciarla da sola in mezzo alla strada, ma alla fine le aveva perfino dato un passaggio a casa. Gli era venuto spontaneo attendere che lei salisse sull'auto dell'autista, controllarla mentre aspettava, in qualche modo sentendo il bisogno di essere protettivo con lei e forse un po' dettato dai sensi di colpa per come l'aveva trattata nel parcheggio. Non era da lui provare senso di colpa per qualcosa che aveva fatto, che solitamente non gli sarebbe interessato; eppure, da quando aveva capito di provare un fastidioso interesse per quella donna, c'erano volte_come anche quella sera_che non riusciva ad ignorare la sua irrazionalità e quella sera era stato uno di quei momenti.
O come quella volta alla festa di compleanno di Alice, quando d'impulso aveva salvato Arato da un'imbarazzante caduta.
Ora che ci pensava, forse era proprio da quella sera che era partito tutto, che era nata un'attrazione per lei.. e questo unicamente perché l'aveva sfiorata per la prima volta. Anche quella sera, alla festa di natale, avrebbe dovuto lasciarla in mezzo alla strada, a tremare di freddo, ma non ce l'aveva fatta: appena aveva visto che l'autista di Arato ritardava e si era accorto che stava tremando ad aspettarlo, d'istinto era tornato da lei e l'aveva invitata a salire in macchina.
Anche all'interno di essa, era la prima volta che l'atmosfera tra loro si era fatta tanto intima ed era il colmo se pensava che era stato lui che inconsapevolmente aveva permesso che accadesse. Portò gli occhi verso il profilo di Arato_che non lo guardava in faccia_: il liscio caschetto, le gambe accavallate con eleganza ed in evidenza perché avvolte da un paio di calze trasparenti che quasi lo invitavano ad ammirare la loro fluidità e snellezza portandolo a desiderare di accarezzargliele in uno scatto immediato; così come quel vestito color panna risaltava il suo fisico sottile che veniva altrettanto slanciato da degli stivaletti di un marroncino camoscio, con il tacco alto. Scosse la testa cercando di fermare i pensieri che, forse per la prima volta, si stavano facendo concreti e inarrestabili, talmente tanto da non riuscire a bloccarli.
Ancora si imponeva di non guardarla negli occhi, altrimenti avrebbe davvero finito per toccare le sue gambe e non era il caso. Non era da lui farsi prendere dal desiderio per una donna. Non si riconosceva e questo era tutta colpa di Arato e del suo atteggiamento insistente e provocante, agguerrito, testardo e al contempo goffo e timido, divertente.. in qualche modo fascinoso. Si morse il labbro nel tentativo di fermare la sua testa e decise che era arrivato il momento di ripartire, prima che la voglia di lei esplodesse creandogli fastidi. -grazie del passaggio, Hayama.- esordì lei, piatta. -e grazie della sciarpa..- aggiunse sottovoce, arrossendo, facendo per restituirgliela. Lui afferrò la sciarpa posandola sopra al cofano, annuendo distrattamente di fronte ai suoi ringraziamenti e ancora perplesso dalla follia del suo cervello.
Portò silenziosamente le mani sullo sterzo e l'altra verso le chiavi per mettere in moto l'auto.
-hai intenzione di scendere o preferisci essere spinta fuori?-
Non la guardò in volto, poiché sarebbe stato controproducente per i suoi viaggi mentali e questo anche se provava a combattere l'attrazione.

 

****


Hisako si fece assorta, realizzando che il fatto che si fosse creata un'atmosfera favorevole tra loro era stata solo un'impressione della sua personalità da sognatrice romantica, visto che con quelle ultime parole Hayama aveva distrutto nuovamente tutto, amareggiandola. Quando poi aveva poggiato le mani sullo sterzo per ripartire, anche la possibilità di trovare un momento per dargli il regalo si era frantumata. Davvero voleva che quella serata finisse con un “nulla di fatto”? Che il regalo restasse nel suo armadio, a marcire, per resto dei prossimi anni?
Visto che tanto ormai il momento giusto per darglielo era distrutto, tanto valeva tentare: glielo avrebbe dato lo stesso, altrimenti se ne sarebbe pentita fino alla morte.
-se pensi di spedirmi a calci, fuori, perché mi hai accompagnato fino a casa? Vorrei saperlo.-
-eri penosa sul marciapiede, come ho detto. Mi avevi fatto entrare il nervoso.-
-sei proprio un bastardo.- esplose adirata, fissandolo con astio.
-dopo questa “uscita” direi che ho perso anche troppo tempo.-
Posò una seconda volta le mani sullo sterzo, convinto che fosse arrivato davvero momento di dileguarsi, quando lei lo fermò nuovamente. -aspetta..- sussurrò timidamente, poggiando con delicatezza la mano sul suo braccio, prima che accendesse il motore. -cosa vuoi ancora?-
-smettila di essere così arrogante!- tuonò offesa.
-sto perdendo la pazienza. Perché diavolo non scendi?-
-sai che novità!- ironizzò lei, schernendolo.
Successivamente, in un rapido movimento, tirò fuori dalla borsetta un piccolo pacchetto regalo e glielo tirò sulle gambe annoiata. -questo è tuo.- Hayama fissò il regalo, se lo rigirò tra le mani aggrottando la fronte stranito e prima che potesse dire altro, Hisako farfugliò altezzosa:
-non farti strane idee e se non ti piace buttalo pure, scemo.-
-cosa sarebbe? Come mai mi hai fatto un regalo?-
-solo una gentilezza di Natale, come ho detto.
L'ho fatto a tutti i colleghi più vicini e mi sono sentita costretta a farlo anche a te.- boccheggiò.
Come “reazione a catena” scappò dal suo sguardo, imbarazzata, certa che le avrebbe tirato dietro il pacchetto.
Senti le iridi verde smeraldo, di Hayama, fissarla intensamente e avvertì del disagio arrossendo per il modo in cui la guardava, tenendosi pronta a tutto. -se ti sei sentita costretta era meglio se non lo facevi.- iniziò infine, gelido:
-non mi interessa il Natale e tantomeno i regali. Sei libera di riprendertelo.-
-buttalo via, allora!- esclamò lei, risentita. -io non lo riprendo. Mi pesa.-
Scese dalla macchina e chiuse lo sportello con discreta violenza.
Hayama fece capolino dal finestrino e le rispose:
-facciamo che lo prendo al posto della tariffa per il passaggio che ti ho dato.-
Non le nascose un ghigno e lei schioccò la lingua senza speranza. -mi avresti fatto davvero pagare?-
-considerato quanto tu sia irritante ed impegnativa, sì.- dichiarò tranquillo.
-nessuno ti ha chiesto di darmi un passaggio.- precisò lei, allusiva.
Si sorprese, poi, di vedere un abbozzato sorriso sulle labbra dell'uomo.
-immagino sia così.- fece evasivo. -ci vediamo Arato.-
Era la prima volta che Hayama gliela dava vinta. Rimase colpita.
Prima di entrare dentro al portone del suo appartamento, tutte le emozioni che aveva cercato di trattenere per fronteggiare l'indifferenza e la presunzione di Hayama, esplosero tutte insieme in un misto di malinconia, tristezza, soddisfazione e felicità per come si era svoltata la serata: era perfino riuscita a dare il regalo ad Hayama ed a modo suo lui l'aveva accettato. Non l'aveva ringraziata; però, quell'accenno di sorriso prima che mettesse in moto l'auto, fu come un ringraziamento per lei. Forse era solo una sua impressione illusoria, ma aveva avuto la sensazione che Hayama si fosse un pochino sciolto con lei. In fondo, per quanto le avesse fatto pesare il passaggio in macchina, l'aveva accompagnata a casa.
A modo suo era stato premuroso, accorto, protettivo. Non era andato via lasciandola sola in mezzo di strada, aveva aspettato che il suo autista arrivasse_ed era sicura di questo_ e quando aveva notato il ritardo si era fatto avanti, offrendole uno strappo e passandole la sciarpa perché si era accorto che stava patendo il freddo. Sì.. erano solamente piccoli gesti, ma per Hisako erano già abbastanza. Essi le davano una spinta in più a non arrendersi, a non dimenticare i suoi sentimenti per Hayama: questo anche se avrebbe comportato sofferenza e tanta determinazione. Non avrebbe rinunciato a provarci, era una pazzia non farlo, ma voleva credere che i suoi sentimenti lo avrebbero raggiunto un giorno.



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Angolo autrice: buonasera cari miei lettori! *-* ecco il nuovo cap sulla festa di natale organizzata da Alice.
Come avrete notato, il cap è più lungo del solito e spero che non vi annoierete a leggerlo :(. Volevo raccontare la festa di natale in un capitolo, senza farlo doppio, e volevo rendere bene tutte le scene Sorina e AkiHisa (infatti sono molto lunghe entrambe). Cosa avete pensato? vi sono piaciute come l'ho gestite? ho voluto rendere la scena Sorina al picco massimo dell'attrazione, da entrambe le parti, in una sensuale seduzione (come da titolo). Spero vi sia piaciuto^^. Adesso che succederà tra Rokuro ed Erina? cosa avrà visto Rokuro? purtroppo la nostra Erina è molto ostinata e pensa che Rokuro sia l'unica via di fuga, sicura, che le permetterà di continuare a tenere nascosta l'identità di Marika; dunque, come avrete capito, si costringe a stare con lui.
Purtroppo dovrete aspettare ancora abbastanza prima di vedere Erina e Soma insieme. La situazione sarà ancora ricca di ostacoli per loro, ma questo non vuol dire che non avrete presto un bacio serio :P o che non ci saranno scene piccanti! :P
Intanto i due hanno realizzato e ammesso i sentimenti reciproci ;D. E dell'AkiHisa che mi dite? Hayama si sta sciogliendo eh? anche se pian piano_si sa che è un "bastardello" XD_per cui farà soffrire ancora Hisako.
Spero di non essere andata troppo OOC con i PG e se l'ho fatto, vi prego di farmelo notare (è giusto saperlo, almeno ci starò più attenta :D ). Bene! ringranzio tantissimo chi ha lasciato una recensione e chi ha recensito ogni capitolo con tanta passione! grazie davvero! vi adoro e non so come farei senza di voi! *___* non so quando pubblicherò il nuovo cap perché ancora non l'ho scritto, ma tranquilli.. ho già creato delle bozze e so già come portare avanti la fanfic e concluderla! ;D
Scusate se mi sono dilugata troppo! D:

Un bacione grande!! <3 a presto! *-* Erina91


 
  
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