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Autore: Generale Capo di Urano    30/10/2016    2 recensioni
[Cardverse!AU]
Raccolta di one-shot ambientate nei quattro diversi Regni - più o meno collegate tra loro.
Di scandali, scompigli e tradimenti.
Scandalo! Scandalo!
Qui nessuno è più puro, innocente
i sentimenti annebbiano la mente.

***
I. Il Re Brillante e la Regina Pungente
II. Lo Zar Sorridente e il Re Rumoroso
III. La Regina Selvaggia e il Fante Cortese
Genere: Generale, Poesia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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~Lo Zar Sorridente e il Re Rumoroso~


Non c’è trucco, non c’è inganno
tutti quanti ormai lo sanno
che nessuno qui è fedele
questa è proprio una Babele!

La Regina del gran Regno
ha suscitato tanto sdegno
non si vuol far più vedere
piange ancor giornate intere.

Quel brav’uomo del marito
tutto aveva già capito
ma d’Amore era accecato
per un altro suo alleato.

Non si sentono più strilli
i giardini son tranquilli
non urla più il Re casinista
la moglie non l’ha più vista.

C’è un sorriso, un girasole
vuol ridargli il buonumore
quel grosso Zar della terra fiorita
che tiene un mazzo tra le dita
di bei fiori così gialli
tanto grandi e tanto belli
vuole il suo amante abbracciare
tanto amore ha da donare.

Il Re di Picche, un tempo gioioso
ha ritrovato il suo grande sorriso.

 




“Non puoi stare lì dentro per sempre!” gli aveva urlato, da dietro la porta chiusa, con quel tono stranamente agitato che gli abitanti del Regno di Picche avrebbero potuto giurare di non aver mai sentito provenire dalla bocca del loro sovrano.
Cinque giorni prima l’aveva gridato: la Regina ancora non si faceva vedere.
«Dovrai uscire, prima o poi!» strillò dal giardino, di nuovo, sotto la finestra della camera. Lo faceva tutti i giorni, ormai: tanto non era in grado di fare altro che quello.
Alfred si appoggiò con la schiena al muro del palazzo, le braccia incrociate e un’espressione cupa dipinta sul volto, come nessuno l’aveva mai vista. Si strofinò con le dita di una mano gli occhi azzurri dietro agli occhiali, cercando di ignorare i sussurri delle nobildonne che passeggiavano sui prati, come se nessuno le sentisse.
Pettegole.
Solo Yao, pover’uomo, si arrischiò a salutarlo cordialmente, come tutti i giorni. L’animo buono del Fante era troppo limpido e genuino per capire i sotterfugi e i tradimenti delle corti regali – faceva solo il suo lavoro, fedele come sempre, dopo tanti anni; e il non udire più gli schiamazzi del Sovrano e i rimproveri della Regina lo preoccupava, turbando quella calma apparente che era data dalla solita quotidianità.
Fu un’ombra alta e imponente a disturbare il silenzio cupo del Re, oscurando la luce del sole pomeridiano che colpiva direttamente le pietre che componevano l’enorme villa. Alfred si vide costretto ad alzare lo sguardo, per incontrare gli occhi viola di Ivan che anche in un momento simile esprimevano una qualche sorta di inquietante letizia.
«Ci ho messo un bel po’ a trovarti» commentò. «Qui è tutto troppo silenzioso, ultimamente.»
Il Re di Fiori teneva la schiena leggermente piegata, incombendo sulla figura più bassa del compagno; indossava il suo solito cappotto verde e il colbacco storto sul capo, nonostante facesse piuttosto caldo, quel giorno. Aveva allungato verso di lui un girasole, quasi fosse un omaggio per il Sovrano alleato.
Alfred cercò di piegare le labbra in un ghigno di sfida, ma la sua parve solo una smorfia avvilita. «Quello non è uno dei fiori dell’aiuola di Mei? Non sarà contenta di sapere che gliene hai portato via uno» lo stuzzicò, senza prendere in mano il girasole.
Ivan alzò le spalle. «Mi piacciono i fiori che crescono qui.» Sorrise, con quel suo modo di fare che pareva tanto dolce, ma che, Alfred ne era convinto, nascondeva sempre qualcosa di poco piacevole. «Se non lo vuoi tu lo tengo io; voglio provare a coltivarli in casa mia.»
Il Re di Picche glielo prese dalle mani, facendogli la linguaccia. «Scordatelo, o non avrò più una scusa per trascinarti qui.» Se lo lasciò sfuggire così, involontariamente, ma non gl’importava più di tanto. «Come accidenti fai a sorridere in un momento simile? Sai cos’è successo a Francis? Il Regno di Quadri è in subbuglio, non sanno più che fare.»
«Non mi è mai stato troppo simpatico…»
«Come puoi dire una cosa del genere?!» Alfred era tornato quello di prima: agitato, rumoroso, casinista. Udì una risatina velata provenire dall’amante, stranamente divertito dalla situazione.
Ogni tanto, il Sovrano si chiedeva se lo Zar di Fiori avesse un cuore. Smetteva di domandarselo quando quello, nascosto dal buio di una camera, lo stringeva stretto e sorrideva, anche se non poteva vederlo.
Ivan sorrise anche quella volta, appoggiandogli una manona sui capelli biondi. «Andrà tutto bene, neh?»
Sembrava una frase detta molto a cuor leggero, ma Alfred non poté fare a meno che mostrargli un ghigno spavaldo e sicuro; dopotutto, nulla avrebbe mai potuto abbatterlo per sempre.
 




Andrà bene, non avere paura
tornerà la pace anche tra queste mura.

Puoi star tranquillo, mio bel Re
tornerà la pace anche per te
tornerà la pace per la tua Regina
dovesse piangere fino alla mattina.

Il Fante, confuso, in silenzio osserva
tutto quanto nel cuore conserva
e per capire quel mondo sì strano
interroga uccelli nel cielo blu ciano
cerca risposte nella foresta più nera
ascolta i discorsi di una vecchia megera.

Finché su di un monte non si trova a pensare
a quanto in quella vita gli può capitare
si chiede il perché di ciò che è accaduto
ma sa solamente che ormai l’ha vissuto.

In alto e isolato, sta a meditare
finché, finalmente, potrà arrivare
alla più grande, giusta verità
per comprendere questa realtà.

Il Fante fedele, con tranquillità
alle sue risposte un giorno arriverà.







*Cambia caratteristiche storia da "raccolta di flashfic" a "raccolta di one-shot"*
Ehilà- no, non sono stata rapita dagli alieni (non che a qualcuno fregasse qualcosa). E niente, toccava ai bei RusAme~ ...mentre cerco di ricordare se mai ho scritto una storia con Alfred. Boh.
Norberto: infatti non lo sai trattare. 
STAI ZITTO. Comunque a parte questo, c'è qualcosa che non mi convince con alcune rime, non scorrono un granché bene :/ ma più ci penso più più escono uno schifo quindi, ehm, meglio lasciare così.
   
 
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