Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Sam__    31/10/2016    5 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 13.
Litigare è bello solo se sai fare pace.
 


“No! Ehi, no! Ti sembra che puoi finirla così?” Emma era arrabbiata, ed anche un po’ ferita dalle conclusioni prese da Regina.
“Finire cosa? Non è nemmeno iniziata!”
“Smettila di dirlo! Sai che non è vero! E’ iniziata nel dannato momento in cui mi hai detto quello che provavi! Forse anche prima, quando mi hai chiamato per farti venire a prendere. O forse la prima volta che ti ho abbracciato! La volta in cui mi hai offerto la cioccolata, magari.”
“L’appuntamento a quattro.”
“Cosa?”
“E’ lì che è iniziata. Quando Neal ti ha preso per mano e mi è venuto il senso di nausea, ovvero la gelosia.”
“E saresti tu quella innamorata di me?” la schernì Emma.
Regina non capì.
“Forse è il contrario” continuò la ragazza “dal momento che per me è iniziata la prima volta in cui ho visto i tuoi occhi, la notte della festa a casa di Killian.”
“Ma se ci odiavamo!”
“Tu mi odiavi! Per me eri indifferente ma quella notte, incrociai i tuoi occhi e nonostante fossero rossi e lucidi per via del tuo stato …”
“Cosa?”
“I tuoi occhi parlano. Di quanti puoi dire che possono farti provare tanto senza dire una parola? Solo dei tuoi.”
Regina trattenne la voglia che aveva di sorridere.
“E al tempo non l’avevo capito ma poi, ogni volta che mi guardavi con quegli occhi … io avevo paura che tu potessi sentirlo, lo sentivi?"
"No."
"Ed io che pensavo di avere un cartello luminoso in faccia con su scritto: mi piace Regina."
Quest’ultima scoppiò a ridere ed Emma fu sollevata da quella reazione “almeno una cosa la so fare.” Le sorrise.
“Tu credi?”
“Oh, si! So farti ridere.”
Vennero interrotte da Neal che arrivò con un flûte di champagne.
Lo porse ad Emma “buon capodanno, amore.” Affermò stampandole un bacio sulle labbra.
“Buon capodanno.” Rispose la ragazza, bevendo tutto d’un fiato.
Anche Robin si unì a loro, portando anche lui dello champagne.
“Credo che dovresti anche solo assaggiarlo.” Disse a Regina “giusto per l’augurio.”
La mora avrebbe voluto svuotare il bicchiere, o anche la bottiglia se ci fosse stata.
Ma sapeva che la sua bugia le sarebbe costata il limitarsi a umidificare appena le labbra con quello champagne.
“Auguri, allora.” Affermò, alzando il flûte che Robin le aveva dato, per poi assaggiare il contenuto.
 
Emma e Regina non parlarono dopo quella notte, e non si videro.
Fino a quando, un paio di giorni dopo, suonarono al 108 di Mifflin Street e Regina fu sorpresa di trovarsi Emma davanti la porta.
“Ciao! Sei pronta?” le sorrise la bionda.
“Pronta per cosa?”
“Il nostro appuntamento.”
“Quando me l’avresti detto?”
“Tu hai detto che avresti preferito dopo capodanno.”
“Sono passati due giorni da capodanno, Emma.”
“Quanto volevi farmi attendere ancora?”
“Avevamo pure litigato.” Osservò Regina.
“Ma poi ti ho fatto ridere.”
“E allora? Pensi che una risata metta tutto apposto?” voleva ancora combattere contro l’amabilità di Emma che se ne stava davanti casa sua con l’espressione più da cucciolo che avesse mai avuto.
“Certamente! Perché litigare è bello solo se sai fare pace.” Le sorrise.
Regina alzò gli occhi al cielo “sei fortunata che non avevo niente da fare.”
“Ah-ah.” La canzonò.
“Dico sul serio.”
Non ci credeva nemmeno lei.
“Okay, d’accordo, sali in macchina.”
“Devo prima prepararmi. Nessun appuntamento inizia senza almeno un’attesa di mezz’ora.” Sorrise per poi chiudere la porta e salire a prepararsi.
Emma sbuffò e si mise seduta sulle scale esterne, ammettendo che avrebbe aspettato anche un’ora o più per Regina.
Quando, finalmente, venticinque minuti dopo la porta si riaprì, ne uscì una Regina in jeans neri attillati, maglione grigio ampio, una sciarpa nera e combat boots.
Nel look era incluso un make up fatto di ombretto nero, eyeliner, mascara e rossetto rosso.
Emma deglutì “g-guarda che non avevi bisogno di truccarti, ti ho visto appena alzata dal letto quindi … cioè no non volevo dire questo!” farneticò “eri stupenda anche prima, ecco.”
“Ti ringrazio” le sorrise “ma mi sento più a mio agio così.”
“Ti sentirai a tuo agio quando tutti i ragazzi e le ragazze del ristorante si imbamboleranno a guardarti, ma io sprofonderò nella gelosia.”
Regina la guardò sbalordita.
Diceva sul serio?
Quegli occhi verdi incorniciati dai boccoli dorati.
I jeans stretti che mettevano in risalto il suo fisico atletico insieme al maglioncino bianco  aderente.
E l’immancabile giacca rossa.
“Tu che anche con un sacco della spazzatura saresti  la persona più bella della terra? Scusa ma credo fortemente che succederà il contrario.” Sostenne la mora.
“Ti dimostrerò che ho ragione, se cominci con il salire in macchina.”
“Non potevi farti prestare la macchina da tuo padre visto la speciale occasione?” disse, riferendosi al maggiolino giallo di Emma parcheggiato di fronte casa sua.
“Quale speciale occasione? Sto solo uscendo con un’amica” ammiccò Emma “e poi il mio maggiolino è l’unica macchina di cui mi fido.”
“Se la consideri una macchina …”
 
 
Quando passarono il confine di Storybrooke, Regina s’incuriosì.
“Dove mi porti?” chiese.
“Volevi un posto diverso no?”
“Okay ma non sono sicura di aver menzionato fuori dalla città.”
“Più diverso di Granny’s e Zia Emmy c’è il bosco! Potevi dirlo se volevi fare un pic-nic.”
Si, ora che ci rifletteva uscire da Storybrooke era l’unico modo di trovare un posto diverso.
“E quanto dista?”
“Circa tre ore.”
“Che cosa?”
“Dobbiamo arrivare fino a Boston.”
Già. Dimenticava che la città più vicina fosse quella.
Chissà poi perché vivevano in un posto così lontano e sperduto.
“Che cosa dovremmo fare per passare il tempo?”
“Oh, Regina, siamo insieme! Ci verrà in mente qualcosa.” Alzò le sopraciglia Emma, ottenendo un buffetto dalla mora.
Parlarono di cose stupide fino a farle diventare serie e cominciare a litigare su di esse.
Era sempre così tra loro.
“Senti basta così, non abbiamo nemmeno cenato e già litighiamo.” disse Regina, per poi accendere la radio.
Il ritornello di Accidentally in Love si espanse in tutta la macchina.
“Oh, Gesù!” imprecò Regina “perché cavolo hai la colonna sonora di Shrek in macchina?”
Emma sorrise “l’adoro! Sopratutto questa canzone.”
“Ma per favore!”
“Okay dal momento che l’abbiamo trovata già iniziata” pigiò il tasto reverse.
“No!! Emma!” strillò Regina.
So she said what's the problem, baby?” cominciò a cantare “what’s the problem? I don’t know!” si avvicinò a Regina “well, maybe I’m in love!
La mora alzò gli occhi al cielo.
“Oh, avanti! Non eri tu che parlavi per frasi delle canzoni?” le sorrise Emma.
Regina assottigliò gli occhi “la mia canzone era molto più bella!” ribatté.
La bionda continuò a cantare “but I don't know nothing 'bout love!” cominciò a battere le mani a tempo di musica “questa canzone parla in ogni suo singolo verso di noi!” sorrise, per poi continuare “Come on, come on 'cause everybody's after loooveee!
“Ora abbiamo anche una canzone?” chiese sorpresa Regina.
“Me la fai troppo facile.”
“Cosa?”
“C’è solo una risposta alla tua domanda.”
“Emma!” cercò di fermarla immediatamente.
Ma era troppo tardi “well I didn't mean to do it, but there's no escaping your looove!” allungò una mano per afferare quella di Regina “these lines of lightning mean we're never alone, never alone” strattonò la presa, così da farla avvicinare “come on, come on move a little closer, come on, come on I want to hear you whisper.” Sussurrò.
Regina tirò via la mano dalla presa della ragazza “sei un’idiota.”
“Sono d’accordo, ma solo per questa volta avrei da ridere.”
La mora la guardò: non voleva credere che stesse aspettando davvero il verso della canzone!
Emma la guardò di sfuggita, per poi sorridere.
Accidentally in loooveee, accidentally!”
E poi strillò “I’M IN LOVE, I’M IN LOVE, I’M IN LOVE, I’M IN LOVE-
“Okay! Okay! Ho capito!” esclamò Regina tappandosi le orecchie.
Emma rise, per poi spegnere la radio.
Finalmente! Pensò la mora, evitando di dirlo a voce alta. Non avrebbe voluto far venire altre idee ad Emma.
“Parla di noi in ogni suo verso, eh?” chiese invece.
La bionda annuì.
“Non mi risulta che siamo innamorate, uh? O almeno, che tu lo sia.”
“Regina …”
“No, no! Ma amo Neal! Non furono le tue esatte parole? Forse avresti dovuto cantare a lui questa canzone!”
“Ci stavamo divertendo.” Obiettò Emma.
“Perché hai detto che questa canzone parla di noi, allora?” il tono incrementava sempre di più nella rabbia.
“Senti non avevi detto di smetterla? Non abbiamo cenato e già litighiamo.”
“Oh, non te la caverai così!”
“Okay, vuoi litigare? Perché accosto se vuoi litigare! Non arriverò fino a Boston se poi dovrai farmi tornare indietro!” s’irritò anche Emma.
“Stiamo parlando. C’è differenza.”
“Ah, ora parliamo? Perché il tuo tono era tutt’altro che adatto per una chiacchierata.”
Regina respirò a fondo.
“D’accordo. Puoi spiegarmi perché sei incoerente?”
“Ora sono anche incoerente.” Rise sarcasticamente.
“Emma.”
Quest’ultima pensò a cosa dire … perché, davvero, che cosa diamine avrebbe dovuto dire?
“Le cose sono cambiate, sennò non ti avrei chiesto di darci un’opportunità.”
“Va bene ma, la canzone parla dell’essere innamorati.”
“Sto cercando di capirlo. Non mi mettere pressione.”
Regina alzò le mani in segno di resa “nessuna pressione. Sei tu che hai detto che parla di noi.”
“Perché è così: beh, forse sono innamorato! O non so niente dell’amore! E ancora non c’è via di fuga dal tuo amore!
“Mi hai convinto” sorrise Regina.
Emma ricambiò il sorriso “Ho capito che non ti piace questa situazione, ma puoi fare uno sforzo per me?”
“Ma certo. Stiamo solo con quattro piedi in due scarpe.
“Ti avevo detto le condizioni.”
“Lo so, lo so.” Sospirò la mora. “Comunque, che hai detto a Neal per stasera?”
“La verità: uscivo con te.”
“Uscita da amiche?”
Emma annuì.
“Mezza verità, quindi.”
La bionda scrollò le spalle “tu che hai detto a Robin?”
“Nulla, non avevamo programmi per stasera e non mi ha ancora chiamato.”
 
Emma parcheggiò davanti un ristorante chiamato Scollay Square.
“Resta in macchina.” Disse a Regina, mentre lei scendeva.
“Perché?”
Vide la testolina bionda fare il giro del maggiolino, fino ad arrivare al suo sportello.
Lo aprì “prego, madame.” Le porse la mano.
Regina rise, prima di afferrare quella mano “come siamo galanti fuori dalla città.”
“A Storybrooke desterei sospetti, ma qui posso mostrare il mio vero essere.” Rispose con orgoglio.
“Spero che non sia lontano dall’essere che mi piace già.”
“Lo rende solo migliore.”
Non appena entrarono, vennero accolte da un capo sala “buonasera, signorine, come posso aiutarvi?”
“Ho prenotato a nome Swan.” Affermò Emma.
L’uomo controllò nel suo ipad “eccovi qui! Prego, da questa parte …” fece loro strada fino a un tavolo in fondo la sala.
“La ringrazio.” Disse Emma, congedando l’uomo.
“Hai davvero buon gusto.” Affermò Regina, guardandosi intorno.
“Tu hai buon gusto” ribatté la bionda, tirando la sedia dell’altra e facendole segno di sedersi “ho pensato a cosa avrebbe potuto piacerti.”
“Oh, ma grazie.” Disse accomodandosi.
Emma andò nel suo posto e appoggiò la giacca nella spalliera prima di sedersi “mi hanno detto che cucinano tutti i tipi di piatti e che sono davvero ottimi.”
“Vedremo.”
“Per me andava bene un fastfood, ma credo che a te piacciano cose più elaborate da mangiare.”
“Da cosa lo hai capito?”
Emma fece un sorriso tirato “la famiglia dal quale vieni, casa tua … non sembrano fatti per gente semplice.”
“Mmh, continua.”
“Dico solo che sicuramente non sei cresciuta in un orfanotrofio a pane e acqua, ecco. Sapevo per certo che un posto con una varietà di piatti sarebbe stato meglio di un McDonald’s. E volevo fare una buona impressione almeno al primo appuntamento.”
Regina allungò una mano sopra il tavolo fino a toccare quella di Emma “tanto per essere chiari: hai già fatto una buona impressione, non hai bisogno di conquistarmi. E okay sarò anche cresciuta avendo quello che volevo ma, sono anch’io una ragazzina, e amo il McDonald’s.” Le sorrise.
“Magari al prossimo appuntamento.”
“Se ci sarà un prossimo appuntamento.”
Emma la guardò stranita.
“Beh, dobbiamo prima vedere come va questo.”
La bionda mantenne lo sguardo perplesso “d’accordo.”
“Vuoi la cosa reale o la cosa scontata?” le chiese Regina.
“Reale.”
“Bene, allora quest’appuntamento deciderà la nostra sorte. Magari risultiamo incompatibili.”
Emma rise a quell’assurda affermazione. Se davvero fossero state incompatibili, non si sarebbero ritrovate in quella situazione.
“Regina, credi nel destino?”
“Si, ma credo che abbia bisogno di una piccola spinta, a volte. Le cose non accadono se tutto quello che fai è rimanere fermo ad aspettare.”
“Ottima osservazione. Ma quando provi con tutta te stessa e non va come volevi? E ti dicono sarà che era destino! Credi in quel tipo di destino?”
“Stai ripetendo così tante volte quella parola che mi sta suonando quasi ridicola. Credo soprattutto in quel tipo, comunque. Fai tutti i tentativi possibili per farlo andare in un modo e lui va ugualmente in quello inverso? Doveva per forza andare così.” Rispose.
“Invece, credi che due persone possano essere destinate?”
“Perché tutte queste domande sul destino?”
“Stiamo parlando” scrollò le spalle Emma “sto cercando di capire il tuo punto di vista.”
“Ma perché proprio quest’argomento?”
“Mi piace pensare che se due persone sono destinate non c’è via di scampo. Si ritroveranno sempre.”
“Beh si, lo credo anch’io.”
Emma le sorrise “pronta per ordinare?”
Regina scelse dei funghi saltati allo zenzero.
Emma andò sul classico con cotoletta e patatine.
 
Nel mentre, a kilometri da loro, Neal si torturava sul perché mai Emma avesse deciso di andare fino a Boston per la sua serata con Regina.
Così, chiamò l’unica persona che avrebbe potuto capire le sue perplessità: Robin.
“Pronto?”
“Ciao Robin, sono Neal, sei a casa?” che domanda stupida era quella? Il frastuono che proveniva dal telefono faceva risultare abbastanza ovvio che non fosse a casa.
“No! Sto al Rabbit Hole.”
“Okay, ehm, volevo parlarti dell’uscita di Regina ed Emma …”
“Quale uscita?”
“Sono andate insieme a Boston.” Rispose stranito Neal.
“Regina non mi ha detto nulla.”
A quella risposta, i suoi dubbi e preoccupazioni incrementarono maggiormente.
“Ti raggiungo immediatamente.”
E così fece.
 
“Da una ragazza che ama il McDonald’s, mi aspettavo un piatto classico.”
“E’ bello cambiare e provare cose nuove.” Rispose Regina.
Emma inarcò un sopraciglio.
“Davvero!” si mise sulla difensiva “fuori casa mangio spesso cibo da fastfood, mi andava qualcosa  di diverso.”
“Stasera è tempo di novità, mmh?” sorrise Emma.
“Sembra proprio di si.”
“Ti è piaciuto quindi?”
Regina annuì “molto buono.”
“Solo molto buono? Per aver guidato tre ore solo per venirlo a mangiare si merita un ottimo!”
La mora assottigliò gli occhi a una fessura “hai uno strano modo di giudicare la bontà del cibo.”
Emma rise “dico solo che, quello che si è fatto per riuscire a mangiarlo gli fa guadagnare punti.”
“Come dovrebbe farli guadagnare a te per aver guidato fino a qui?”
“Ah!” le puntò un dito contro “l’hai detto tu! Non io! Tu!”
Regina scoppiò a ridere.
“Okay, ammetto che sia stato molto,  molto, carino che tu abbia guidato fino a qui solo per esaudire il mio desiderio di un posto diverso.”
“E’ stato un vero piacere.” ammiccò Emma.
“Ma credi che abbia amato Daniel perché mi ha conquistato?”
La bionda restò in silenzio, aspettando che continuasse.
“L’ho amato perché non è come gli altri. E’ così … unico.” Guardava in un punto lontano mentre parlava, come se stesse vedendo un ricordo figurarsi davanti i suoi occhi.
Emma deglutì, chiedendosi perché mai Regina stava facendo quel discorso.
“E tu …” continuò “te l’ho detto: mi ricordavi tanto lui. Ed io avevo una terribile paura che il mio sentimento per te derivasse dal suo ricordo.”
Riportò il suo sguardo ad incrociare gli occhi della bionda “ero così felice quando mi sono accorta che non fosse così.” Sorrise “il mio sentimento per te deriva da quanto tu sia … tu! La sola e unica Emma Swan.”
L’altra sorrise, non sapeva come rispondere, aveva solo una gran voglia di alzarsi e baciarla.
“Mi metti in difficoltà …”
Regina portò la sua mano a stringere quella di Emma “devi stare tranquilla, era solo per farti capire che, davvero, non hai bisogno di grandi gesta per impressionarmi.”
 
Neal si fece largo tra la folla del Rabbit Hole.
Era impressionante come quel locale fosse sempre pieno, a prescindere dal giorno della settimana.
Individuò Robin a un tavolo e gli s’avvicinò velocemente “Amico!” lo chiamò, mettendogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo si girò “fratelloooo!” esclamò, alzandosi ed abbracciando Neal.
Quest’ultimo capì immediatamente “sei ubriaco fradicio.”
“Fatti una birra!” rispose l’altro.
“No, niente birra! Ho seriamente bisogno di parlarti.”
“D’accordo.” stette a fissarlo con un sorriso.
“Oh, per la miseria!” imprecò Neal “riesci almeno a seguirmi fuori?”
Robin si alzò barcollando ma, dopo essere riuscito a stabilirsi in piedi seguì il ragazzo fuori dal Rabbit Hole.
“Emma e Regina sono uscite insieme.” Annunciò Neal come fosse la cosa peggiore al mondo.
“Okay.”
“Sono andate a Boston! Per una cena! Emma odia farsi tre ore di macchina per una cena!” spiegò.
“Ah.”
“Capisci quello che sto dicendo?”
Robin scrollò le spalle “ci tradiscono?”
Neal impallidì.
Quella era la risposta nel lontano eco della sua mente; la vocina a cui non aveva ancora voluto prestare attenzione si era appena trasformata in un martellante urlo che non lasciava spazio ad altro.
“C-con chi?”
“Ah beh può essere chiunque.”
“Non è chiunque se sono andate fino a Boston!”
Silenzio.
A un certo punto, un’illuminazione. Si guardarono l’un l’altro.
“Tra loro!” esclamarono all’unisono.
Robin scoppiò a ridere l’attimo dopo, mentre Neal restò immobile a fissare un punto indefinito.
“Amico?” lo chiamò “dai si scherzava.”
Perché Robin aveva davvero bevuto troppo per capire che malgrado l’assurdità quella fosse la più ovvia delle ipotesi.
Un puzzle si compose chiaramente nella mente di Neal: tutto quel passare del tempo con Regina, trovare Emma sempre accanto a lei, essere passate dall’odio al stare sempre insieme … poteva essere solo Regina.
“Cazzo ma tu ci credi davvero!” realizzò Robin.
“Perché non dovrei? Per certo è così.”
“Dovresti prima chiederlo a lei.”
“Se non me l’ha detto un motivo ci sarà, mmh?”
“Allora non fare niente, come me.”
“Non fare niente? E farsi prendere ancora in giro?”
“Aspettare, amico, aspettare.
“Cosa?”
“Di averne la certezza?” alzò le spalle.
Neal si passò le mani tra i capelli “okay. Vado a casa di Regina.”
“A fare cosa?”
“Cercare certezze.”
 
“Boston. Ci sono tante buone università qui.” Affermò Emma mentre usciva dal locale, seguendo Regina.
“Mmh. Credo tu voglia dire qualcosa.”
“Beh, ho intenzione di venire a studiare qui.”
“Buono a sapersi.”
“Tu dove vuoi andare?” chiese allora, la bionda.
“Pensi che io sia fatta per continuare gli studi?” rise, voltandosi a guardarla.
“Quindi che cosa hai in mente di fare?”
Regina scrollò le spalle “ho ancora un mucchio di tempo per pensarci.”
“Ci deve essere qualcosa in cui sei brava.”
“Mmh, non credo.”
“Non c’è qualcosa che avresti sempre voluto fare?”
“Mi vedo bene a capo di qualcosa … un’azienda, una compagnia, una città.”
“Già lo vedo: Regina Mills sindaco di Storybrooke!” la prese in giro.
“Ah, no! Qualsiasi città tranne quella! Non voglio passare tutta la mia vita tra quei confini.”
“A chi lo dici … comunque se non vai all’università sarà difficile trovare qualcosa fuori di qua.”
Alzò gli occhi al cielo “sta tranquilla, okay? Ci penserò.”
“Ti ricordi il discorso sul destino a inizio serata?” disse d’improvviso Emma.
Regina annuì.
“Spero davvero che io e te siamo destinate. Così che qualsiasi cosa accada, qualsiasi strada prenderemo, sapremo sempre ritrovarci.”
Perché la sua paura era quella: perdere completamente i contatti con Regina in futuro.
La mora le sorrise “al primo appuntamento si può baciare?”
“Lo sai cosa ne penso dei gesti che stimolano un tradimento.”
Regina le s’avvicinò pericolosamente “fai attenzione a cosa dici, allora.” Le soffiò sulle labbra, per poi voltarsi e continuare a camminare.
 
Neal era nascosto dietro i cespugli del marciapiede opposto al 108 di Mifflin Street.
Aspettava da quella che era un’ora, ormai.
Quando, finalmente, un maggiolino giallo di sua conoscenza fece capolinea davanti la casa.
Prima cosa sospettosa: Emma uscì dalla macchina, facendo poi il giro per aprire lo sportello a Regina.
Seconda cosa sospettosa: i sorrisi che si rivolsero trovandosi faccia a faccia.
Terza cosa sospettosa: il modo in cui tenevano la voce bassa mentre parlavano -praticamente confabulando- come a voler nascondere qualcosa.
Neal decise di avere sufficienti sospetti per poter uscire allo scoperto e coglierle sul fatto!
Ma, agendo di astuzia, concordò con se stesso che era meglio aspettare e vedere come la serata si sarebbe conclusa.
A pochi passi da lui, davanti la porta di casa Mills, Emma spostava il peso da un piede all’altro esprimendo così il suo imbarazzo.
“Tutto bene?” le chiese Regina.
“Ho paura per come si finiscono i primi appuntamenti.”
“Non devi fare niente che non vuoi, Emma.” La rassicurò la mora.
“Lo so. E’ proprio ciò che voglio il problema.”
“Più che altro è il non volerlo abbastanza, non credi? Perché se lo volessi davvero avresti già fatto quanto andava fatto.”
“Okay, ehi, non litighiamo proprio adesso. E’ andata abbastanza bene, non roviniamo tutto.”
Regina sorrise “abbastanza bene.” ripeté.
“Ci sarà la possibilità di rifarlo?”
“Hai il mio numero, io ho il tuo.”
Emma alzò un sopraciglio “mi stai davvero liquidando così?”
“Devi sempre pensare che è come se io e te non ci conoscessimo per niente.”
La bionda sbuffò “d’accordo.”
Si avvicinò a Regina, stampandole un bacio sulla guancia “buonanotte.”
“Buonanotte.” Rispose l’altra, rientrando in casa.
Corse subito alla finestra per seguire il maggiolino di Emma fino a quando non fosse stato più nel suo campo visivo.
E non appena perse di vista il maggiolino, ecco una figura uscire da un cespuglio e correre all’impazzata nella parte opposta della strada.
Regina assottigliò gli occhi a due fessure, cercando di aguzzare la vista.
No, non poteva essere …
Ma ecco che la macchina dentro il quale quella persona era salita, passare proprio davanti la casa di Regina.
Neal!!
La mora recuperò immediatamente il telefono dalla borsa.
Chiaramente Emma non rispose, andava contro il suo buon senso di stare alla guida.
Oh, al diavolo!
Avrebbe chiamato fino a quando non avrebbe preso la chiamata.
Da lì ad altre tre chiamate, la voce preoccupata di Emma rispose finalmente al telefono “che è successo?”
“Neal ci ha viste.”
“Cosa?”
“E’ uscito dai cespugli davanti casa mia poco dopo che sei andata via. Ti sta seguendo.”
“Merda!” imprecò la bionda.
“Strano sentirti dire parolacce.” La canzonò.
“Regina, ti prego.”
“Che cosa vuoi fare?”
“Okay io, ehm … bene … non tornerò a casa!” disse risoluta.
“Ma che-“
“Lui è lì che mi sta seguendo, sicuramente vorrà mettermi alle strette ma io non tornerò a casa! Ah-ah!”
“Emma non è neanche un idea da prendere in considerazione.”
“Perché?”
“Ma stai scherzando?!” ribatté come fosse ovvio “non puoi non tornare a casa! Dove vorresti andare?”
“Torno indietro da te.”
“Emma, no!” alzò gli occhi al cielo “questa è un segno: è arrivato il momento di affrontare la situazione.”
“Che cosa? Adesso? E’ notte fonda!” piagnucolò la bionda.
“Sono solo le due.”
“No no! Devo prepararmi tutto un discorso, non posso dirglielo così.”
“Ti ho avvertito prima, hai tutto il tempo per prepararti.”
“Ho dieci minuti scarsi.”
“Emma, non c’è altro da fare! Ci ha scoperto, verrà a chiederti di dirgli la verità e non pensare neanche di ingigantire la bugia!”
“Un momento” rifletté l’altra “non abbiamo fatto niente! Come lo avrebbe capito?”
“Non lo so! Ma era appostato davanti casa mia, un motivo ci sarà, non credi?”
“Sicura fosse Neal? Forse era Daniel! Aveva minacciato di seguirci effettivamente …”
“Che cosa?” domandò sorpresa Regina.
“Niente, niente … senti, magari si sta solo accertando di come sia la situazione! Ha un sospetto ma non è detto che mi fermi davanti casa a parlarmi.”
“Si, potrebbe essere.”
“Vediamo come sarà la situazione, poi agirò di conseguenza.”
“Tienimi aggiornata.”
“Ti scrivo a conclusione.” Affermò, per poi riattaccare.
 
Arrivata a casa, Emma scese guardinga dal maggiolino, per poi correre a tutta velocità verso la porta, imprecando sottovoce mentre cercava la chiave giusta del mazzo.
“Ciao.” Disse una voce familiare.
E il sangue le si gelò nelle vene.
Voleva solo essere risucchiata dal terreno. Scomparire. Essere invisibile.
Deglutì a fatica e mise su il suo sorriso migliore.
“Amore.” Affermò, girandosi a guardarlo.
“Oh no, Emma, non provarci!” l’avvertì Neal.
“A fare cosa?”
“Questo! Finta di niente!”
“O-okay, d’accordo … c’è qualcosa che dovrei sapere?”
“Credo sia il contrario” si mise a braccia conserte “che ne dici?”
“Neal! Di cosa stiamo parlando?”
“Tu e Regina.”
“Mmh mh. E?”
“State insieme?”
“Non sto con te?” chiese, fingendosi confusa.
Poteva provare a dirgli la verità, ma non avrebbe di certo mentito.
Perché lei e Regina davvero non stavano insieme.
“Siete andate fino a Boston per una cena, Emma! Tu odi andare così lontano solo per mangiare.”
“Regina voleva un posto diverso!” era ancora la verità.
“Oh, e i desideri di Regina sono un ordine?”
“Beh..”
“Smettila! Ti ho visto, okay? Prima, quando l’hai accompagnata a casa, ero nascosto a guardarvi e … le hai aperto lo sportello!”
“Mi piace dimostrare la mia educazione.”
“Basta, Emma! Perché non vuoi dirmelo?”
“Dirti cosa?”
“Che sei innamorata di lei!”
“Io non lo sono.” O almeno non ancora, non credeva di esserlo.
E forse fu proprio nel momento in cui cercò di dargli un tempismo, che si rese conto che era già innamorata da un pezzo.
“Ma tu hai visto come le sorridi? Non mi hai mai sorriso in quel modo.”
“Quale modo?” chiese frustrata.
“Non lo so. Ma era diverso, a quanto pare è qualcosa che sa fare solo lei.”
“Neal.” Gli s’avvicinò, andando a stringergli una mano.
Di tutta risposta, il ragazzo la baciò.
Ed Emma pensò di aver rovinato tutto.
Di aver giocato male perché lui non avrebbe dovuto risolvere tutto con un bacio.
Avrebbe dovuto lasciarla.




 
ACCIDENTALLY IN LOOOOVEEE ♥
Quanto amo quella canzone!
Ora, dopo aver dato ad Emma poca corda e caduta sorda, sentitevi in colpa e amatela che è stata così, ma così, carina che ad avercela io un’Emma nella mia vita! (E una Regina, ovviamente e sempre!)
Comunque, come avrete ben capito Daniel è servito a questo: far capire a Regina che l’amore che prova per Emma è autentico, unico e diverso da quello che ha provato per lui.
Non c’è davvero di che preoccuparsi. Per quanto riguarda Neal … beh si lascia un guaio se ne pesca un altro, ecco, però andrà bene!
 
C’è qualcuno che tiene conto dei “baci mancati” e siamo a … cinque? Se non sbaglio! AHAHAHA
Come sempre, un enorme grazie a tutti!
Sam
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Sam__