VI
era appunto una cosa che
Shinji aveva capito a Banten e di cui ora doveva assolutamente parlare
con
Misato
Shinji:
“Sa, la battaglia
contro il quarto angelo si è rivelata molto interessante,
almeno dal punto di
vista del dottor Sigmund”
MIsato
(incuriosita) :”Cioè?”
Shinji:
“Perché sono emerse
delle cose molto importanti, che non posso permettermi il lusso di non
capire,
o anche solo di trascurare e che, anche se vorrei tenermi per me, non
posso
affatto tenerla all’oscuro”
Misato
(tra il curioso e il
preoccupato): “Ovvero?”
Shinji:
“Il dottore mi ha
fatto notare che la vera lotta non fu solo contro l’angelo,
ma in realtà fu
contro me stesso e contro di lei
Fu
una decisione grave e
definitiva: fuggire oppure no Lei
voleva
che fuggissi per una ritirata strategica, ma mi ero reso conto che, se
lo
avessi fatto, non sarei mai più stato in grado di salire su
un’ eva. Sarebbe
stata una fuga definitiva
Inoltre
lei, con il suo
atteggiamento, mi rendeva tutto più difficile, era un vero
nemico contro cui
combattere Inoltre
io stesso ero come in
bersek, travolto da molti sentimenti contrastanti, dalla rabbia per non
essere
capito e amato, dal chiedermi perché fossi lì
anche se non c’era mio padre, dal
dolore per essere
stato picchiato da
Toji, dalla paura di uccidere i miei amici, dal non aver avuto
abbastanza
addestramento per affrontare un nemico simile e tutto il resto In una
parola la
battaglia con l’angelo finì col risultare una
semplice appendice della
battaglia che avveniva dentro di me”
Misato
era senza parole, ma,
soprattutto, temeva di sentirsi dire certe cose, ed infatti Shinji
proseguì
dicendo: “Non mi ha fatto bene aver litigato con lei.
Inoltre, per certi versi,
la mia strategia finì col rivelarsi migliore della sua, in
quanto più che
attaccare a testa bassa in un corpo a corpo disperato non avrei
comunque saputo
fare.”
Misato:
“A pensarci a
posteriori il tuo ragionamento non fa una piega, ma li sul momento, non
potevo
capire che non avresti potuto fare in altro modo”
Shinji:
“Infatti, non la odio
per questo, ma devo dirle che nemmeno la sua cecità sul
miracolo che era
avvenuto mi ha fatto bene”
Misato:
“Che intendi dire?”
Shinji:
“Il fatto che Toji e Kensuke
si trovassero proprio in mezzo alle dita dello 01.
Non ho potuto fare ameno
di considerare una simile, incredibile
precisione come frutto di un miracolo o, comunque, di un colpo di
fortuna
incredibile UN motivo in più per cui non avrei potuto
lasciare che le loro vite
si spegnessero: quantomeno non è bello dare calci alla
fortuna”
Misato:
“Capisco, sentivi un
vero peso sul cuore, come se avessi ricevuto una pugnalata Inoltre certo che hai una
natura nobile:
soffrivi perché Toji ti aveva picchiato, eppure ti sei dato
da fare per
salvarlo.. che cuore nobile
Ma
del resto so che sei così:
c’è tanta nobiltà in te anche se fai
tanto l’indifferente”
Misato
era pronta a
qualunque reazione o risposta.. meno a
quella che Shinji avrebbe dato: “Ma la vera battaglia, il
vero tormento, le
disse Shinji, è stato starle accanto senza poterle dire MAMMA Io ho sempre desiderato
che lei fosse mia
madre, in un angolino del cuore l’avevo sempre desiderato, ma
mi imponevo di non
vederlo, di non dirle nulla NON
riuscivo,
anzi, a capirlo Ma
ora l’ho capito E
come mi ha insegnato Sigmund, uno dei
problemi principali è proprio il fatto che, i miei genitori,
con la loro
cattiva educazione mi hanno impedito di vedere il bene intorno a me
Di
capire quanto mi voleste
bene. Impedirmi di
avere felicità e
rubarmi quella che avevo o che avrei potuto avere. Ma ora voglio
cambiare Voglio
mettermi in testa che è solo una
sciocchezza il pensiero che non possa essere felice, perché
io posso essere
felice e lo sarò So
che mi hai chiesto
da tempo (ora le dava del tu) di essere mia madre, ma voglio ugualmente
chiedertelo: vuoi essere la mia mamma? Vuoi sostenermi per tutta la
vita?”
Poco
mancò che il cuore di
Misato si fermasse: nemmeno quando Kaji le aveva chiesto di sposarla si
era
sentita così felice Ebbe
appena la forza
di sussurrare: “Si Shinji, si”