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Autore: Yuxu    31/10/2016    1 recensioni
Questa è la prima storia che scrivo su questo sito. Fra i banchi di scuola ho cercato di creare una storia nuova, con delle nuove avventure ed un nuovo personaggio che, magari, riuscirà a far sciogliere il cuore di qualcuno. La storia è ambientata nel 2016 e Astrys si ritrova durante un normale giorno di scuola, in mezzo ad una guerra aliena. Da quel giorno il suo mondo, il tempo, cambierà. Verrà catapultata in una nuova epoca, fatta di nuove e bizzarre tecnologie e verrà ospitata da dei personaggi un po' strambi...
Spero vi piacerà! ( E soprattutto spero di finirla )
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Piccolo, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ero ancora dentro il nulla. Non era facile capire il perché di quella situazione. Mi trovavo in quello che sembrava essere un limbo fra la morte e la vita e per assurdo, pensavo proprio di aver finito la mia, a 19 anni. Fluttuavo ed ero conscia del fatto che lo fossi. Sembravo essere preda di una qualche droga stramba che riusciva col suo potere chimico a cambiare radicalmente il modo di percepire gli odori, le luci, i suoni. Non si udiva niente. Non avvertivo niente. Non c'era dolore. Ad un tratto mi sentii infastidita da qualcosa che baluginava su di me. Una Luce che in pochi attimi, mi tramortì con la sua accecante forza. Ero nata? Ero viva? Ero morta? Nessuno sapeva darmi risposta. Gli occhi, la testa e l'intero corpo mi facevano male. Mi sentivo legata da strette corde invisibili. Riuscì, in quello che mi sembrava essere un'eternità, ad aprire le palpebre e una luce azzurra mi investì le pupille. Il cielo. Ero distesa con la faccia rivolta verso un cielo stranamente azzurro e pieno di vita e privo di nuvole. Pensai quasi fosse una stanza data la densità del colore. Provai a roteare da un lato il collo; riprovai malgrado il dolore così tante volte che alla fine riuscì a scorgere il pavimento su cui ero sdraiata supina con le braccia e le gambe divaricate. Stavo su quello che sembrava uno sconfinato pavimento candido. Era davvero questa la forma del Paradiso? Strizzando gli occhi riuscì a scorgere una casa. No,non una casa. Un tempio. Con un ampia cupola viola poggiante su una struttura bianca. C'erano degli obelischi e delle colonne che davano all'insieme un certo gusto orientale. La mia contemplazione fu interrotta da una nuova esplosione di dolore alla base della testa. Non potevo rimanere ancora un minuto in quella condizione. Dove ero finita? La mia scuola? i miei amici? La mia famiglia? Il mostro senza volto? Decisa a ricevere risposta da qualcuno cercai di alzarmi; se doveva esserci un tempio, qualcuno doveva pur abitarlo. Malgrado il dolore riuscì ad alzarmi e vedere che effettivamente il vasto pavimento bianco aveva un confine. Solo che oltre non vi era che l'azzurro del cielo. Cominciai ad avere paura ma questo non fermò la mia sete di risposte. Provai a fare qualche passo, il dolore alle ginocchia, alla testa e alle spalle mi faceva barcollare e zoppicare e malgrado ciò continuai a seguire il percorso verso il tempio, che sembrava non avvicinarsi mai. Le palpebre si aprivano a intermittenza, permettendo solo a piccoli spiragli di luce di accedervi. Non so come, non so quando, arrivai a qualche metro dalla porta. Mi appoggiai a uno degli obelischi dorati e presi fiato. Ero sfinita. Provai a salire i pochi gradini che mi avrebbero avvicinato all'ingresso del tempio quando ad un tratto una delle sue ante si aprì rivelando una mano umana. Solo che quello che riuscì a vedere dopo non lo era affatto più. Il petto ampio, le spalle larghe e le gambe lunghissime che ora avevo davanti a me non appartenevano a un uomo o ad una persona in generale. Sembrava avesse le sembianze di un uomo ma in miei occhi stanchi, ero sicura, mi stavano giocando un brutto scherzo. La pelle verde gli brillava, quasi avvolta da una sottile patina di sudore. Alzai la testa, provai a cercare gli occhi che subito incontrarono i miei. L'oscurità di questi mi fecero venire le vertigini. Non sapevo ancora cosa stavo guardando ma qualcosa di vivo era davanti a me. E non era una persona normale. Riuscii a dire solo "aiutami" prima di cadere a terra ingoiata di nuovo dall'oscurita. Sognai la mia casa, la mia famiglia. La mamma che preparava il pranzo di Natale con la mia zia preferita. Mio padre che leggeva il giornale. Io, che fra una portata e l'altra buttavo occhiate ai regali sotto l'albero per poter indovinare fino all'ultimo cosa mai ci fosse contenuto in quei pacchi colorati. Era tutto felice. Come ogni cosa normale. Naturalmente mi svegliai. Non era Natale, non c'era alcuna casa, e nessuna famiglia. C'eravamo io, il mio corpo inerte poggiato su quello che doveva essere un divano viola e due facce che mi guardavano. Sicuramente non mi crederete quando vi dirò che pensavo essere vittima di uno scherzo, quindi mi limiterò a descrivere. Uno di dei due, oltre ad avere la pelle verde, era un uomo sull'ottantina. Due orecchie a punta gli sbucavano ai lati della testa e i suoi profondi occhi neri mi osservavano con dolcezza paterna. Si. Era verde. Proprio così. Andai avanti pensando fosse uno scherzo. L'altro umanoIde -sorvolo su questo punto- era un ometto paffuto con una faccetta simile a quella che si crea sui biscotti a forma di pupazzo. Non aveva un naso, aveva una bocca rosa che andava da un punto all'altro della faccia e due grandi occhi neri spiritati. Se uno aveva la stranezza di avere la pelle verde, lui non era da meno, perché l'aveva nera come l'ebano. Spaventata mi Alzai scatenando ancora l'ormai familiare dolore alla base della testa. << non muoverti! Devi riposare!>> il vecchio provò a raggiungere la mia spalla con la mano prima che io mi allontanassi velocemente. Ansimante chiesi <> e quasi mi scappò di chiedere come mi chiamassi tanto era stato traumatico tutto quello che avevo visto nei pochi secondi dal mio risveglio. << io sono il Supremo>> disse con una solenne calma che quasi mi calmò nell'animo. Girandosi verso l'ometto paffuto disse << e lui è il mio fedele amico e servitore Popo. Sei nel mio palazzo. Dove io controllo e governo il pianeta Terra. Tu da quale pianeta vieni? Come ti chiami?>> certo, non era cosa da tutti i giorni quella da sentirsi chiede da che pianeta venissi ma continuai a pensare che tutto fosse un semplice scherzo e che qualcuno da li a qualche minuto sarebbe spuntato ridendo tenendo delle telecamere e i tizi davanti a me si sarebbero poi tolti le maschere. Provai a mettermi seduta. Osservai la pelle raggrinzita del vecchio color erba fresca. Wow! Avevano fatto proprio un bel lavoro col trucco pensai! << Io vengo dal Pianeta Terra proprio come voi. Non so perché sono qui e vorrei tanto sapere perché ci sono capitata. Per favore, se questo è uno scherzo smettetela, voglio tornare a casa mia>> i due ad un tratto si pietrificarono e si guardarono negli occhi. Poi tornarono di nuovo a guardarmi con aria perplessa << beh, vorremmo saperlo in realtà anche noi se questo è uno scherzo visto che anche tu sei sbucata dal nulla in mezzo alle nuvole in un posto così inaccessibile ai Normali umani>> continuavano a prendermi in giro e cominciai ad irritarmi <> mi misi ad urlare certa che non ci fosse altra spiegazione. Mi Alzai stavolta tenendo le gambe salde al pavimento << adesso basta. Me ne vado. Spero vi abbiano pagato bene>> li liquidai così è cominciai a camminare a passo svelto per la piazza bianca che avevo davanti a me decisa a raggiungere il confine azzurro. mi accorsi che non era finzione. Mi accorsi che tutto ciò in cui avevo creduto si era sgretolato lasciando solo una paura che mi aveva totalmente tolto il respiro. Oltre il pavimento, oltre il confine di quel pavimento non vi era nient'altro che il nulla. Rischiai di cadere nel vuoto tra le nuvole e mi ritirai all'indietro. Lo slancio mi fece cadere a terra. Mi vennero incontro correndo i due tizi strambi che ora quasi comprendevo non essere mascherati << Ei!! Saresti potuta cadere! Se non sai volare potresti cadere rovinosamente>> che perspicacia. Era una cosa da umano effettivamente volare!! Li guardai con intensità. Rimasi in silenzio a contemplare e mi lasciai andare alla verità. Due alieni stavano proprio davanti a me ed entrambi in quel momento mi porgevano la mano per aiutarmi a rialzarmi. Avevo paura a toccarli ma con un po' di coraggio appoggiai la mia mano a quella del vecchio che saldamente rispose alla presa e mi fece alzare con una lieve strattonata. La sua mano era calda, raggrinzita per le rughe, con cinque paia di lunghe unghie bianche. Quando mi Alzai notai che era molto più alto del normale. Misurava più di due metri. Lo guardai ormai non più spaventata. << dove siamo? Dove mi trovo? Perché sono qua? >> << siamo su un piano della Terra che non è riconosciuto a nessuno. A nessuno qui è possibile accedervi se non a "particolari" persone>> sulla parola "particolare" fece un sorrisetto che mi mostrò i suoi lunghi canini. << so che il nostro aspetto ti ha traumatizzato>> continuò << ma puoi stare tranquilla. Ti aiuteremo a venire a capo delle tue domande>> si rivolse all'ometto paffuto e gli disse << chiameremo Goku e vedremo se le potranno dare un alloggio in cui stare >> un alloggio? Io? Per quanto sarei dovuta restare? A casa di estranei? << non ci siamo capiti! Io devo tornare subito a casa! La mia famiglia è in mezzo a una guerra aperta! Con degli alieni!!>> presi più coscienza dj quello che stava accadendo. La mia famiglia, la mia città aveva bisogno di aiuto << mi hanno attaccato delle cose. Degli alieni >> mi chiesero che aspetto avessero e li descrissi con particolari minuziosi. Si guardarono perplessi. Capii che ne sapevano tanto quanto me. Mi fecero strada verso il palazzo e mi fecero sedere ad un tavolo rotondo e mi portarono acqua e frutta. Non ingerì niente. Non avevo fame. Sembrava tutto così candido e sereno su quella piattaforma. Su quel gazebo dove ora ero seduta. Tutto il contrario di quello che avevo dentro, che invece era un impasto buio e tenebroso. Ero ansiosa. Dopo qualche minuto -non seppi ben dire quanto- quello che doveva essere il Supremo mi disse che sarebbe venuto un ragazzo che mi avrebbe portato a casa sua e che la sua famiglia mi avrebbe accolto. Pensai che sarebbe stato impossibile scendere da li! In quale altro modo? Dopo qualche secondo spuntò davanti ai miei occhi increduli, dove prima non c'era niente se non l'aria, come un opera di magia, un ragazzo dai lunghi capelli dritti ed elettrici che si girò verso di me mostrando il fisico robusto e incredibilmente muscoloso che subito si avvicinò accanto a me e mi fece sentire piccolissima data la sua mole alta e imponente. Sembrava avere quasi venticinque anni. << Ei ciao!! Come ti chiami? Io sono Goku! Sei tu l'aliena che è spuntata qua a Palazzo?>> mi Alzai e gli urlai in faccia << non sono un'aliena! Sono una terrestre proprio come te!>> lui si grattò la nuca con il dito << oh perdonami ma non è una cosa da tutti I giorni spuntare in posti dove non sei mai stato. Certo, io dopo pranzo spunto sempre fuori sul prato perché mia moglie Chichi mi trascina per l'orecchio fuori casa se no non smetto più di mangiare...>> continuava a parlare e ridere e dire qualcosa su combattimenti e allenamenti ma non capì poiché parlava molto velocemente. Decidemmo dopo diversi tentativi di raggiungere quella che di lì a poco avrei chiamato non so per quanto tempo, casa. Mi dissero che avrei dovuto solamente tenere per mano il ragazzo muscoloso e che di lì a poco avremmo raggiunto la destinazione. Io continuavo a crederli pazzi ma per Come mi sentivo dentro, mi lasciai andare semplicemente al destino. Goku avvicinò l'indice e il medio alla fronte e per qualche secondo lo vidi ragionare su qualcosa ad occhi chiusi. Non seppi spiegare come e non chiesi neppure il perché, l'immagine del Supremo e del suo compagno Popo svanì davanti a me per tramutarsi immediatamente in un grande campo verde simile ad una foresta fresca d'estate con ruscelli e laghi. Il calore del sole mi destabilizzò e cominciai a sentire l'erba morbida sotto le scarpe logore e rotte. Mi appoggiai al corpo statuario del ragazzo accanto a me << immagino sia la prima volta che viaggi in questo modo>> ad annuire. Goku mi fece girare e davanti a me vidi una semplice casetta formata da una semplice cupola -sembrava piuttosto moderno come design ma molto rustico- che era la casa stessa. Due finestrelle ed una porta erano le uniche cose spigolose nel complesso. Uscì saltellando una giovane donna avvolta in un completo giapponese che mi abbracciò stringendomi così forte da togliermi il respiro. Proprio in quel momento avvertì una forte scossa e vidi per qualche secondo la figura alta e verde che avevo incontrato poco dopo il mio risveglio su quello che ora mi sembrava diverso dal mondo da cui venivo. Il flashback che mi aveva appena colpito mi fece girare la testa e barcollai finché la donna che mi teneva stretta se ne accorse << tesoro va tutto bene?>> non riuscì a rispondere perché ad un tratto vidi un ragazzo e un bambino che stavano avanzando verso di me. Il bambino però, con una disinvoltura tale da fare invidia a chiunque maestro di acrobatica, si staccò da terra e cominciò letteralmente a volare. Dove ero finita? In che mondo di pazzi ero finita? Era forse il mio cervello che stava giocando a qualche gioco maledettamente disumano? Non riuscì più ad avere una concezione di spazio e tempo e i miei occhi videro il nero. Svenni.
   
 
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