Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Giu_95    01/11/2016    0 recensioni
Due compagni di corso all'università, si trovano a vivere l'inaspettato.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella sera Roberto mi venne a prendere in macchina. Dovevamo uscire con il resto del gruppo per andare in un locale al centro di Roma. Mi guardai allo specchio e sistemando il collo della camicia avvertii i miei che sarei uscito. Scesi sotto, mi incamminai alla ricerca della macchina di Robby. Non c'era. Presi il telefono e lo chiamai.
Mi voltai, lo vidi arrivare, il cellulare in mano, mi guardava appena, "vieni ho parcheggiato dietro l'angolo". Rimasi un attimo impalato, fermo a fissarlo. Neanche un saluto, era strano. Lo seguii in silenzio. Arrivammo alla macchina e salimmo.
"Hai sentito gli altri?" dissi, mi fece cenno di sì e mise in moto. Guardai fuori dal finestrino, sarebbe stato un lungo sabato sera.
A metà strada mi voltai e lo guardai, deciso a rompere quel silenzio. "È successo qualcosa? Ti vedo nervoso", lui alzò le spalle e scosse la testa.
Conoscevo Roberto da appena sei mesi. Eravamo compagni d'università, così come il resto del gruppo. Da un paio di mesi eravamo soliti fare qualche serata tutti insieme, per lo più drink e discoteca, tutti alla ricerca di una bottarella e via. Le nostre erano serata stupide e spesso senza criterio ma ci divertivamo. Quella sera però il clima non sembrava favorevole. C'era tensione in quella macchina e non riuscivo a capire perché. Mi guardai il palmo della mano in silenzio attendendo una risposta. Era la prima volta che lo vedevo così, era strano. Normalmente era loquace e spiritoso, soprattutto quando stava con me. Qual era il motivo di quel silenzio?
Lo osservai. Aveva la barba ispida e il viso contratto di chi si sforza di mantenere la calma.
Trovammo parcheggio dopo venti minuti di religioso silenzio, sentivo un peso allo stomaco. Non ce la facevo più, volevo solo uscire da quella Smart e raggiungere gli altri. Aprii la portiera pronto a schizzare fuori, ma Robby mi afferrò per il braccio, mi voltai e per la prima volta quella sera lo vidi guardarmi in faccia. Richiusi lo sportello e mi girai verso di lui. Incerto abbassò il braccio, si sistemò sul sedile e con lo sguardo basso scosse la testa.
"Scusa è che...", lo guardai. Sembrava sconvolto da non riuscire a parlare. D'istinto allungai una mano sulla sua spalla "hey, tranquillo". Gli occhi di Roberto si piantarono su di me come fossi un alieno. Tolsi la mano e la riportai in grembo imbarazzato. Era tutto così strano, come se ogni minimo gesto peggiorasse la situazione.
"S...se non te la senti possiamo anche tornare a casa" dissi provando a cercare il suo sguardo sfuggente. Scosse la testa "non ci torno a casa". Annuii e guardai fuori. Sembrava stesse iniziando a piovere. Sbloccai il telefono è aprii la chat di gruppo, provai a digitare qualcosa ma le dita rimasero imbambolate. Non sapevo che fare. Non potevo lasciare quella situazione così, ma avevo anche paura a insistere. Temevo per Robby, non sapevo come gestirlo in quelle condizioni. Lo osservai massaggiarsi la fronte e stringere il volante. Non riuscivo nemmeno a capire se fosse rabbia o tristezza.
"Rob, vuoi parlarne?" mi chinai verso di lui, si voltò e mi osservò. I suoi occhi si muovevano rapidi senza mai spostarsi dal mio viso. Erano grandi e color nocciola. Mi resi stranamente conto che mi mettevano a disagio. Dovetti allontanarmi. Guardai sul finestrino le gocce d'acqua accumularsi lente.
"Giò?" mi voltai al suo richiamo. "Ti dispiace se questa sera rimango a dormire da te?", aveva un'espressione vuota, come se mi avesse appena chiesto di offrirgli un caffè, eppure la sua voce mi era parsa irregolare. Aprii la bocca per rispondere ma non dissi nulla, mi limitai ad annuire. Non avevo stanze libere, né spazio in camera ma in quel momento non me la sentii di dirgli di no.
"Nessun problema", gli sorrisi e lui mi guardò ancora come un alieno, ma un alieno amichevole. Annuì piano, poi prese il cellulare e scrisse un messaggio.
"Grazie, sei un amico" alzò il braccio e me lo tese con il gomito piegato. Finalmente un saluto. Gli battei la mano e gliela strinsi come eravamo soliti fare.
"Ora andiamo che ci staranno aspettando" disse aprendo lo sportello, lo vidi prendere una sigaretta e accendersela. Scesi anche io. Alzati gli occhi e guardai il cielo scuro. Non scendeva più neanche una goccia.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Giu_95