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Autore: Maryleescence    01/11/2016    0 recensioni
A volte la vita quotidiana può essere teatro di gioia e amore, ma anche tristezza e solitudine. Si tratta di un grande spettacolo che ci porta a riflettere sulle sue sfaccettature. La vita è la protagonista di questa raccolta. Vi siete mai commossi davanti ad essa? Queste sono le storie di tantissimi personaggi. Alcuni rispecchiano la nostra situazione, altri meno. Vorrei lasciarvi solo l'emozione di poterli ascoltare.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oltre il baratro.


4° parte.

 
Albert si sedette su una delle sedie che circondavano il tavolo di legno e fissava Margaret, mentre davanti a lui era intenta a preparare un infuso caldo che gli avrebbe gentilmente offerto. Un silenzio imbarazzante piombò tra quelle quattro mura; si avvertiva solo lo scricchiolare della sedia, su cui il ragazzo si mosse per estrarre una sigaretta e un accendino.
“Ti dispiace se fumo?” le chiese, mentre era già nella posizione congrua per fare il primo tiro. Margaret scosse la testa e capì che lui era visibilmente nervoso; quello era il suo rituale per scacciare l’ansia. Eppure lui continuava a fissarla e lei, che gli dava le spalle, avvertiva il suo sguardo addosso; Albert era attento ai dettagli e stava scrutando ogni minimo lineamento, ma di certo non si era lasciato sfuggire il particolare più importante: i suoi occhi tristi. Aldilà delle apparenze, lui sapeva davvero entrare nel cuore delle persone; per Albert erano come libri aperti, ma che nel profondo nascondevano molto di più di pagine ingiallite e imbrattate d’inchiostro.
“Cosa ti ha spinto a tornare qui?” domandò, rompendo il silenzio.
A quella frase il cuore di Margaret sussultò. Era la prima volta che qualcuno si stava interessando davvero di lei oltre a sua madre. In quell’istante avvertì il suo animo sgretolarsi, lasciando che in quel corpo esile che si ritrovava, regnasse solo il caos suscitato da quella domanda. Passò forse un minuto e lei non rispose, ma lo vide come l’istante più lungo della sua vita; un istante fatto di quel castello di sogni e speranze che si era costruita, ma che ora qualcuno aveva distrutto. Sì, aveva distrutto la sua corazza che le permetteva ancora oggi di nascondere il rancore dietro un mero e falso sorriso. Aveva toccato il tasto dolente che tanto la portava a crogiolarsi nel dolore e nella disperazione.
“Scusami, forse la mia domanda era inopportuna” disse prendendo in mano la situazione.
“No ti prego, scusami tu. Ero distratta” mentì, spegnendo il fuoco che ardeva nel fornello e girandosi verso di lui. Lo guardò dritto negli occhi e non potette fare a meno di perdersi in quegli occhi così profondi e così sinceri. “Immagino che mio padre ti abbia già raccontato qualcosa di me” continuò, raggirando la risposta.
“Sai in realtà tuo padre è molto riservato sul tuo conto. So solo che vivi a Portobello e, ogni volta che me lo ricorda, sono invidioso perché è uno dei luoghi che adorerei visitare. Mi hanno detto che è molto suggestivo; forse tu me lo puoi confermare” disse, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
“Portobello è un luogo calmo e a volte la spiaggia si trasforma nella dimora delle anime sperdute”.
Margaret si pentì immediatamente di quello che aveva appena detto e per la vergogna gli diede di nuovo le spalle, versando le varie erbe nell’acqua calda e lasciandole in infusione. Quella era la sua combinazione preferita e preferiva berla in momenti di riflessione, ma questa volta sarebbe servita a calmarla perché aveva i nervi a fior di pelle. Aveva paura delle possibili risposte che Albert sarebbe riuscito ad estrapolarle. Si sentiva intrappolata tra quelle quattro mura e l’unica cosa che poteva fare era rimontare quella corazza che la proteggeva e sviare ogni risposta, rimuginando in un secondo momento tutto quello che il suo cuore avrebbe voluto urlargli. In quel momento, la sua parte emozionale avrebbe voluto dirgli che aveva bisogno di aiuto e di conforto, ma quanto le era difficile calare quella maschera; quanto le era difficile scacciare quell’orgoglio che costantemente l’attanagliava.
“Anime sperdute come la tua?” chiese. Albert fece centro una seconda volta e il cuore di Margaret sussultò di nuovo. Era come se nel suo silenzio, lui sapesse già tutto di lei senza conoscerla. La stava liberando da quel peso enorme che da lungo tempo stava trascinando con grande fatica e fu in quel momento che lei percepì quanto, in realtà, lui fosse sensibile.
“No, io non intendevo dire questo” rispose con voce tremante.
Lui si alzò in piedi e la raggiunse. Non fu sorpreso quando si avvicinò e si accorse che aveva gli occhi lucidi. Fu proprio in quel momento che una lacrima ribelle le rigò il volto. Lui l’abbracciò e accarezzandole i capelli, le disse di sfogare tutto ciò che aveva dentro senz’alcun freno. Non le chiese nulla. Gli bastò osservare quella scena per capire che non gliene avrebbe parlato: la ferita era fin troppo fresca per poterla già curare. Margaret, invece, gemeva in preda disperazione, mentre quelle braccia forti la stringevano.
Perché Thomas non faceva lo stesso? Perché uno sconosciuto doveva confortarla in quel modo? Cosa la stava spingendo a fidarsi di Albert? Semplicemente, lui le trasmetteva la sicurezza che suo marito non riusciva a darle; le trasmetteva quel calore che non riceveva da tempo. Purtroppo alla prima domanda non riuscì a darsi una risposta. Forse lui non l’amava più come prima; forse era attratto da un’altra donna e non aveva il coraggio di dirglielo. Tanti forse e nessuna spiegazione tangibile. Era confusa, ma vi era una cosa certa: tra quelle braccia, mentre il dolore lentamente si allontanava, lei stava bene e lui le stava dando quello di cui aveva bisogno in quel momento.
Albert la fece accomodare, porgendole un fazzoletto. Nel frattempo, versò l’infuso nelle tazze, prelevando con accuratezza tutte le erbe che galleggiavano sulla superficie. Appoggiò le due tazze fumati al centro del tavolo e si sedette di fronte a Margaret.
“Io non ti conosco e non so quello che ti è accaduto, ma volevo dirti che, se in caso hai bisogno, me ne puoi parlare” disse stringendo forte la tazza tra le sue mani. “Di me ti puoi fidare” aggiunse.
“Mi dispiace” furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Margaret, la quale continuava a singhiozzare a causa del forte pianto.
“Di cosa ti dispiace?”
“Ti ho rovinato la giornata con queste mie preoccupazioni...”
Lui le prese la mano e gli accarezzò il dorso. Era gelida, come sapeva essere anche il suo animo.
“No Margaret, nella vita ci sono dolori profondi che ci teniamo custoditi nel nostro cuore perché abbiamo paura del giudizio degli altri. A volte, però, dobbiamo capire che chiedere l’aiuto degli altri può davvero giovarci… Io sono contento di poterti aiutare”.
“Grazie” disse con un filo di voce. “Sei il primo che si è interessato a me” continuò, asciugandosi le lacrime.
“Di nulla. Non avere paura di esprimere ciò che senti” le rispose. In seguito sorseggiò l’infuso caldo, assaporando quel sapore fruttato che lo faceva viaggiare lontano con la mente e con lo spirito; che lo faceva entrare nei meandri della mente e del cuore di Margaret.
   
 
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