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Autore: teensyears    01/11/2016    0 recensioni
Cosa potrebbe succedere quando le strade di due persone che si erano divise, si incontrano dopo anni di distanza? L'Unità Vittime Speciali lavorerà fianco a fianco con l'FBI, mentre Olivia Benson si ritroverà a fare i conti con il passato.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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N/A: So di non aver aggiornato questa storia da... mesi?! Però ho delle buone scuse. Gli ultimi mesi sono stati per me molto difficili ed impegnativi. Avevo tante idee da realizzare e tanti progetti nuovi da mettere in pratica, ma, purtroppo, la maggior parte delle mie aspettative è andata via sfumando. Il tempo materiale per scrivere mi è mancato, perchè ho avuto questioni famigliari da risolvere e soprattutto l'inizio della scuola che mi sta letteralmente sfiancando :(
Spero che tutti voi siate ancora interessati a leggere.
Un grazie infinito a tutte le persone che hanno recensito, troverò il tempo di rispondervi ad uno ad uno, promesso!
Inoltre, ora che molte cose sono ritornate al loro posto, avrò il tempo di continuare a scrivere.
Buona lettura, spero che questo capitolo vi piaccia! :)





Olivia stava controllando nervosamente lo schermo del suo telefono, in caso ricevesse aggiornamenti sul caso di cui lei e la sua squadra si stavano occupando.
Elliot, seduto sulla soffice poltrona accanto al letto, la osservava da lontano, domandandosi ancora il perché della sua precedente reazione.
Dopo una buona mezz’oretta, decisero di recarsi alla hall dell’hotel per vedere se, finalmente, la sala giochi fosse aperta al pubblico; al piano terra era ancora visibile un gran via vai di persone che entravano ed uscivano da una porta laterale.
Elliot si fece largo e Olivia si affrettò a seguirlo, cercando di non perdersi in mezzo a quel grande trambusto.
Una volta entrati, una scia di fumo li investì: l’odore di sigarette era piuttosto forte e la sala da gioco era immensa, si estendeva per un lungo tratto e sembrava addirittura quasi più grande dell’hotel stesso.
Le persone presenti nella stanza erano tutte indaffarate a fare qualcosa, tanto che nessuno notò la presenza dei due poliziotti; erano tutti intenti a giocare, scommettere, bere oppure ad inveire gli uni sugli altri per la perdita di gioco appena subita.
Elliot scrutò a pieno la sala, sperando di vedere il volto di Riev Dijokovick, il capo dell’organizzazione della Group Company, ovvero il mandate che aveva commissionato l’omicidio del povero Mike Salty ed il tentato omicidio di Maria Sherman, ormai diventata Virginia Frost, costretta a cambiare la sua identità in seguito ad i fatti recentemente accaduti.
Probabilmente era il suo giorno fortunato, pensò Elliot, perché notò Dijokovick seduto ad un tavolo da poker, con la sigaretta in mano ed un bicchiere di birra nell’altra, mentre rideva con altre persone dalle facce parecchio sospette.
Elliot si girò indietro verso Olivia e con un cenno di capo le fece capire che avevano avvistato il loro uomo.
Olivia allungò la testa, per capire se si trattasse effettivamente di lui: non c’era alcun dubbio.
I due discussero per una buona manciata di minuti su come approcciarlo senza destare alcun sospetto e la soluzione più ovvia era quella di partecipare alla partita di poker, cercando di suscitare le simpatie dell’uomo.


****
 
Olivia si recò al bar ed ordinò un drink, senza perdere mai di vista Elliot.
Elliot si avvicinò con cautela al tavolo, chiedendo se ci fosse posto per un altro giocatore.
Fu sorpreso quando gli uomini lo accolsero con una certa calorosità, aggiungendo una sedia in più.
“Hey new guy, come ti chiami?” domandò uno dei signori seduto accanto a lui.
“Il mio nome è Marcus, piacere” disse Elliot, stringendogli la mano.
Dijokovick lo fissò per tutta la durata del gioco, mentre Elliot si sentiva abbastanza a disagio, cercando di non fare una mossa sbagliata.
La partita non andò a buon fine, infatti Elliot perse 500 bigliettoni, ma di certo andò meglio a lui che al poveraccio a cui avevano strappato via quasi cinquemila dollari.
Tra una bevuta e l’altra, passarono circa 40 minuti da quando Elliot si sedette al tavolo con loro e la tensione iniziale, fu ben presto dimenticata.
Dijokovick non parlò molto quella sera, fatta eccezione di commenti esclusivamente sarcastici, di cui si poteva sentire il marcato accento straniero.
“Non è stata la mia partita migliore” disse Elliot lasciando i soldi sul banco.
“C’è sempre la rivincita” disse uno degli uomini, dandogli una pacca sulla spalla.
“Beh, non stasera, mai ritentare due volte dopo aver fallito” rispose Elliot “meglio aspettare domani”.
Elliot fece per alzarsi, quando Dijokovick si alzò a sua volta.
L’improvviso movimento dell’uomo causò in Elliot uno strano presentimento, ma decise di far finta di niente.
“Non ti ho mai visto qui” disse l’uomo avvicinandosi ad Elliot.
“In effetti è la prima volta” rispose.
“Non te la cavi male a carte, Marcus”.
“Insomma… so fare di meglio. Congratulazioni per la vincita comunque” disse Elliot, stringendogli la mano.
“Perché non ritorni domani? Hai una buona mano, mi piacerebbe vederti ancora sul campo” propose Dijokovick, guardandolo dritto negli occhi.
“Domani?” chiese Elliot esitante “a dire il vero non saprei…”.
“Dai Marcus, non mi sembri uno che non accetta una rivincita”.
“Okay… forse domani potrei fare un salto”.
“Buona idea, allora ci si vede intorno” fu l’ultima cosa che uscì dalla bocca dell’uomo.
Elliot non ebbe neanche il tempo di rispondere che Dijokovick si risedette al tavolo e continuò a giocare senza degnarlo più di uno sguardo.
Olivia si alzò dallo sgabello a cui era rimasta rilegata tutta la sera, rifiutando durante tutta la serata, le avances di alcuni uomini che cercavano di corteggiarla.
Elliot annuì con il capo, facendole capire che avevano agganciato il loro sospetto.
 

****
 
“Non pensavo che riuscissi a farti prendere dopo solo una partita” disse Olivia visibilmente sorpresa, mentre chiudeva la porta della camera.
“Che vuoi farci… ho le mani magiche!” scherzò Elliot.
“Sì, certo” rispose Olivia, alzando gli occhi al cielo.
“Domani sera vuole che giochi di nuovo con loro” disse Elliot sedendosi sul letto “gli ho fatto intendere che probabilmente ci sarò”.
“Mi sembra una buona idea” rispose Olivia, accomodandosi di fronte a lui.
“Già… ma non c’è da fidarsi, continuava a guardarmi come se fossi un intruso per tutta la serata”.
“Beh, è normale, era la prima volta che invadevi il suo territorio, come si suol dire”.
Elliot annuì lentamente, lasciandosi andare all’indietro per cadere sul letto.
“Qualcosa che non va?” domandò Olivia perplessa.
“No, niente” rispose piano Elliot.
Gli occhi di Elliot si incatenarono con gli occhi di lei: era davvero bellissima quella sera.
“Non dovresti andare a casa?” domandò.
“Se ti ricordi, abbiamo discusso quasi un’ora fa di questo” rispose Olivia, non volendo rientrare nel merito della loro precedente discussione.
“Lo so, ma siccome devo giocare io domani sera… puoi andare a casa se vuoi” disse Elliot, abbassando lo sguardo.
“Non voglio rischiare che la sala giochi sia piena per farti entrare da solo e poi aspettare fuori” rispose Olivia “non mi fido a lasciarti con certi tipi”.
“Sono un uomo adulto, Olivia” disse sorridendo Elliot.
“Ed io una donna adulta, ciò non fa differenza” sentenziò lei.
Elliot si rimise di nuovo seduto e alzando le mani al cielo disse: “Okay, okay, hai ragione tu”.
Olivia abbozzò un sorriso e levò lo sguardo da Elliot.

****
“Spero che tu possa perdonarmi un giorno” ruppe il silenzio Elliot, lasciando che le sue parole echeggiassero nell’aria.
Olivia alzò immediatamente gli occhi e lo guardò senza riuscire a dire una parola.
Quella frase era del tutto inaspettata e, soprattutto, loro non parlavano di queste cose. Non erano soliti farlo, almeno. Evidentemente molte cose erano cambiate da quando Elliot se ne era andato. Essere brutalmente onesti con se stessi non era mai stato il loro forte, tant’è che i discorsi profondi che avevano affrontato erano finiti sempre in modo brusco.
Percependo il lieve disagio di Olivia, Elliot aggiunse: “Non c’è bisogno che tu dica niente”.
Detto ciò si alzò e si recò in bagno.
Ancora non era chiaro se Olivia avesse deciso di restare o di ritornare a casa, ma ciò che lo turbava di più era il fatto che la tensione tra loro era diventata persino più forte degli anni in cui erano colleghi. Ora era tutto diverso. Loro due erano diversi. Le loro vite erano diverse.
Olivia rimase immobile, ripensando ancora a ciò che aveva udito poco fa.
Non vi erano dubbi sul fatto che lo avesse già perdonato, ma non poteva nascondere di essere ancora distrutta e arrabbiata dal suo abbandono senza preavviso. Non che lui dovesse qualcosa lei. O forse sì.
Olivia fece l’unica scelta che le sembrò più corretta in quel momento: si tolse le scarpe e decise di allungarsi sul letto.
Aveva bisogno di abituarsi a questa nuova situazione, al rientro di Elliot nella sua vita, ma soprattutto doveva imparare a conoscerlo di nuovo. Era rimasto più o meno lo stesso, ma non poteva negare di aver notato alcuni cambiamenti sostanziali nel suo carattere: era molto più calmo e rilassato degli anni scorsi, sicuramente più aperto al dialogo e non aveva paura di calarsi la maschera costruita gli anni precedenti, per mostrare il suo vero volto.
Olivia lo ammirava molto, da sempre, ma questi suoi nuovi atteggiamenti la lasciarono quasi perplessa.
Ora che Elliot era tornato, non voleva perdere l’occasione di ricostruire un rapporto. Non voleva essere abbandonata di nuovo. Non voleva e aveva la sensazione che lui non l’avrebbe delusa.
Ripensando alle ultime settimane frenetiche, si addormentò e prima che lei potesse accorgersene, sul suo volto si intravedeva l’abbozzo di un lieve sorriso e per la prima volta dopo mesi, dormì finalmente serena.
 
 

 
 
   
 
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