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Autore: teensyears    12/11/2016    1 recensioni
Cosa potrebbe succedere quando le strade di due persone che si erano divise, si incontrano dopo anni di distanza? L'Unità Vittime Speciali lavorerà fianco a fianco con l'FBI, mentre Olivia Benson si ritroverà a fare i conti con il passato.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elliot ritrovò Olivia che dormiva tranquillamente e non aveva alcuna intenzione di svegliarla, anzi, si avvicinò e le rimboccò le coperte, cercando di fare il più piano possibile.
Il suo viso emanava un’espressione serena, che non vedeva da anni.
Elliot era contento che avesse accettato di rimanere, sperava che questo potesse portarla a perdonarlo il più presto possibile: se c’era una cosa che non poteva sopportare, era quella di deludere le persone. Odiava da sempre ferire le persone a lui care, ma più di tutto non avrebbe mai voluto deludere Olivia… però ci era riuscito.
Malediceva se stesso ogni giorno, per essere stato un codardo, per aver abbandonato tutto e tutti. Voleva davvero sistemare le cose, ma sapeva che non sarebbe stato facile.
Elliot scosse debolmente la testa, mandando via tutti quei pensieri che gli ingombravano la testa.
Non aveva il coraggio di mettersi di fianco alla donna che da sempre guardava con qualcosa in più di semplice affetto; doveva solo distendersi nel letto e dormire, ma con Olivia Benson al suo fianco? Non si sarebbe saputo controllare e lui lo sapeva. Optò, allora, per la scelta meno conveniente e, malgrado il malcontento, si accomodò sulla poltrona di fronte al letto, ripensando a tutto ciò che era avvenuto in queste settimane, fino a quando non si addormentò.


***
L’orologio accanto al comodino segnava le 08:45 della mattina, la luce della stanza era ancora fioca quando Olivia Benson si svegliò.
Aprì piano gli occhi, cercando di trovare un punto di riferimento nella camera da letto a lei non famigliare.
Fece un grande sbadigliò e si stiracchiò piano, strofinandosi gli occhi. Si mise a sedere sul letto, mentre i ricordi della notte scorsa cominciavano a ritornare nella sua mente.
“Sono in una camera d’albergo” mormorò tra sé, ricordandosi finalmente di dove si trovasse.
Si alzò dal letto, prese il telefono e controllò se ci fossero chiamate perse o qualche messaggio che non aveva letto. Niente. Tutto tranquillo.
Cercò con lo sguardo Elliot, ma non lo vide da nessuna parte. La piazza del letto accanto a lei era ancora perfettamente in ordine, il che voleva dire che non aveva dormito con lei quella sera.
Iniziò a preoccuparsi quando si ricordò di non averlo sentito uscire dal bagno, però decise di non saltare a conclusioni affrettate, così si avviò verso il bagno.
Dopo circa una ventina di minuti, Elliot entrò in stanza, trovando Olivia seduta sul letto.
“Buongiorno” la salutò lui, chiudendo la porta della camera.
“Giorno” bofonchiò lei, alzando lo sguardo.
“Hai dormito bene?”.
“Sì, ho letteralmente dormito tutta la notte”.
Elliot avanzò lentamente e si mise a sedere di fianco a lei.
“Tu hai dormito?” chiese Olivia, evitando il contatto visivo, “non ti ho sentito”.
Elliot annuì, indicando la poltrona su cui aveva dormito tutta la notte.
“Non so quanto possa essere stata comoda” commentò Olivia guardandolo.
“Il giusto” rispose Elliot, abbozzando un sorriso.
Olivia abbassò di nuovo lo sguardo, incrociò le braccia e si lasciò scappare un lungo sospiro.
Elliot si voltò per guardarla: non capiva il suo atteggiamento. Un momento prima era normale ed aperta ed il secondo dopo si chiudeva in se stessa.
“E’ tutto okay?” chiese lui.
“Sì” rispose lei, non molto convinta.

***

I due decisero di evitare altre discussioni nascenti, per questo decisero entrambi di andare a fare colazione fuori.
Una volta usciti, l’aria di Settembre si faceva un po’ più fredda. La strada era piena di gente ed il sole nascosto fra nuvole, emanava poca luce. Il verde della natura attorno a loro, riscaldava l’ambiente, ricordando gli aspetti di un’aria estiva, che stava lentamente facendo spazio a temperature meno calde.
Elliot ed Olivia si recarono ad un bar a 2 isolati dall’hotel, che emanava un dolce profumo di pasticceria.
Una volta entrati si accomodarono ed ordinarono entrambi un caffè e due brioches.
“A che ora ci dovremmo recare in sala stasera, secondo te?” domandò Olivia, mentre posava il telefonino sul tavolo.
“Penso verso l’ora di ieri sera, più o meno” rispose Elliot, senza darci troppa importanza.
Olivia annuì, senza chiedere più niente.
 
***
Elliot ed Olivia fecero colazione in relativo silenzio, scambiando qualche parola di tanto in tanto.
Non appena finirono la loro colazione, stettero ancora una quindicina di minuti seduti a chiaccherare del più e del meno: una volta finito, Elliot pagò per entrambi, accompagnato dalle ampie proteste di Olivia.
“Non c’era bisogno che pagassi anche per me” disse Olivia, una volta usciti.
“In passato, non te la sei mai presa così tanto” rispose Elliot guardandola.
“In passato” ripetè Olivia, affrettando il passo.
“Olivia, si può sapere cos’hai?” urlò Elliot, più di quanto volesse di fatto farlo, seguendo Olivia.
“Non ho niente Elliot, questa cosa mi sta stressando più del dovuto” rispose Olivia con tono seccato, continuando a camminare.
Questa cosa? Intendi il nostro lavoro oppure la mia presenza?” domandò Elliot, fermandosi a dieci passi prima di lei.
Olivia interruppe la sua camminata bruscamente, chiudendo debolmente gli occhi e portandosi una mano in prossimità della fronte.
Questa situazione era un disastro, un completo disastro. Non vedeva Elliot da anni, lui era cambiato, lei era cambiata. Le loro vite erano cambiate.
Forse le loro strade non erano destinate a percorrere la stessa via, non lo erano mai state.
Erano sempre state due rette parallele, che ogni tanto arrivavano quasi a sfiorarsi, ma non si incrociavano mai.
Olivia trovò finalmente il coraggio di girarsi e si incamminò verso la sua direzione.
“Elliot…” sussurrò lei, cercando di trovare le parole giuste, “non voglio rendere tutto questo un inferno, credimi” continuò, alzando finalmente gli occhi, “è solo che… c-… ch-… che”.
“Cosa?” domandò lui, trafiggendo quegli occhi castani che mai prima d’ora gli erano sembrati così impauriti.
“Cosa succederebbe se non fossimo più in sintonia? Cosa succederebbe se io, o magari tu, interpretassi male un’indicazione e uno di noi due rischiasse…” si interruppe Olivia, abbassando lo sguardo per un secondo.
Elliot capiva benissimo dove volesse arrivare: non era la sola ad averci pensato.
“Devo riabituarti a questo, a tutto questo” disse, senza alludere al soggetto, “è tutto così strano. Io sto imparando di nuovo a fidarmi di te, alla tua presenza, ma non puoi pretendere che sia tutto come prima. Sei stato tu a voler andare via e non devi niente a nessuno, ma questa scelta ha comportato a dei cambiamenti Elliot e tu lo sai” concluse, guardandolo dritto negli occhi.
Ora era il turno di Elliot ad abbassare gli occhi. Non si era mai sentito così insignificante in vita sua.
Aveva distrutto la sua collega, la donna con cui aveva speso più di 12 anni al suo fianco.
“Non voglio essere la stronza di turno” confessò Olivia piano “voglio solo assicurarmi che tutto andrà bene, che riusciremo a risolvere questo caso insieme, come abbiamo sempre fatto”, continuò la donna, “non voglio sentirmi come se stessi lavorando con un estraneo…”.
Elliot si avvicinò un po’ di più alla donna, cercando di formulare una frase di senso compiuto.
“Hai ragione, hai ragione” disse Elliot, alzando gli occhi al cielo, “come potrei darti torto? Sto cercando di dimostrarti il contrario Olivia, che puoi ancora continuare a fidarti di me. Sono sempre io, un sacco di cose sono cambiate, ma la sostanza è sempre la stessa. Mi dispiace veramente tanto, davvero” disse lui, con un nodo alla gola, “ti chiedo solo di fidarti del tuo istinto. Capisco se tu non voglia perdonarmi, ne hai tutte le ragioni del mondo e non posso biasimarti, ma Olivia, non ti deluderò anche questa volta”.
L’unica cosa che Olivia vedeva nei suoi occhi, era il riflesso di se stessa e la sincerità più disarmante. L’uomo che le stava parlando, le aveva letteralmente strappato il cuore e lo aveva distrutto in mille pezzi: quei pezzi che lei stessa aveva cercato di raccogliere inutilmente. Ora sentiva che quei frammenti stavano ritornando piano piano al loro posto, perché si sentiva viva, come non si sentiva da anni. Sentiva che il suo cuore aveva ripreso a battere, forte, le parole le morivano in gola e quello strano sentimento stava ritornando in superficie.
Elliot, non ricevendo nessuna risposta da parte di Olivia che continuava a fissarlo immobile, le prese delicatamente le mani e le portò all’altezza dello stomaco.
“Olivia, credimi, non ho intenzione di commettere lo stesso sbaglio due volte… Fidati” sussurrò lui dolcemente.
Olivia congelò all’immediato gesto senza preavviso. Osservò le loro mani e poi rivolse il suo sguardo ad Elliot.
Il suo primo istintò sarebbe stato quello di togliere immediatamente la sua mano dalla sua, ma lei non era più la stessa. Lui neanche. Così fece l’unica cosa che non avrebbe mai fatto in passato; strinse ancora di più la presa, senza rispondere.
D’altra parte Elliot non aveva bisogno di risposte, perché quel gesto era l’unica cosa che lo rassicurò: Olivia, in realtà, non aveva mai smesso di fidarsi di lui e non aveva intenzione di farlo ora.
   
 
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