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Autore: clif    02/11/2016    1 recensioni
il 4° capitolo della serie "Twilight-Silent Hill". questa storia sarà un Cross over tra Twilight e Silent Hill Home coming. nonostante ciò però la trama non seguirà fedelmente gli avvenimenti del gioco. sarà presente un personaggio secondario di Twilight e i personaggi del videogame, anche se i ruoli in alcuni casi saranno stravolti. preparatevi a visitare la città nebbiosa attraverso gli occhi di un solitario e giovane vampiro.
da una parte della storia:
Stava mentendo, non poteva essere -Stai
mentendo! "lui" è morto e con esso sono morti tutti i mostri creati da lui- L’unica
alternativa e che "lui" fosse ancora vivo, ma io lo avevo visto morire con i miei
occhi. -Non è creato dall'imperatore questo mostro! Lui non era l’unico! C’è
un'altra persona che ti odia per ciò che hai fatto 35 anni fa!-
ATTENZIONE: ho scritto la bozza di questa storia prima di leggere "la seconda breve vita di Bree Tanner" perciò i caratteri dei personaggi e gli avvenimenti potrebbero non essere quelli canonici.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Twilight-Silent Hill'
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POV FRED

-Benvenuto nella prima stanza: la sala del suicida- Non saprei dire se la stanza

intorno dove mi trovavo fosse stata resa lugubre dalla dimensione demoniaca

oppure lo fosse già per fare scena; sta di fatto che quel luogo metteva i brividi: se

non fossi stato un vampiro sarei seriamente spaventato. Al centro della stanza vi

erano tre cadaveri impiccati e ridotti a pelle e ossa. -La chiave per proseguire

verso la stanza numero due si trova dentro la bocca di una di questi “signori”:

trovala, ma attenzione, hai solo una possibilità, se sbaglierai la stanza prenderà

fuoco uccidendo chiunque si trovi all’interno… buon divertimento muahahahha-

Diamoci da fare… mi avvicinai con cautela per tentare di scegliere quello giusto ma

vedendo i tre corpi da vicino, rimasi allibito: non erano dei pupazzi, erano dei

cadaveri veri. Nonostante la mia natura non ero più abituato a scene simili; scelsi a

caso uno dei cadaveri, gli infilai la mano nella bocca e… TROVATA! Avevo trovato

la chiave! Mi diressi più in fretta possibile, un po’ per la voglia di raggiungere la

prossima sala un po’ per allontanarmi da quegli esseri, verso la porta ma mi

bloccai sentendo un strano lamento. Appena mi voltai vidi i tre cadaveri liberarsi

dal cappio, che avevano intorno al collo, e venire verso di me, con movimenti lenti

e inquietanti. Cos’erano diventati degli zombie? Oppure erano dei mostri con

sembianze di uomo? In altre occasioni mi sarei fermato a pensarci, ma non in quel

momento: in quel momento dovevo uscire da lì. Senza lasciare il tempo a quegli

esseri di raggiungermi, mi diressi verso la porta e la aprii. -Benvenuto nella

seconda stanza: il corridoio infinito- la porta si richiuse dietro di me, i lamenti

fastidiosi delle tre creature scomparvero, come se invece che da un muro fossimo

stati divisi da una barriera spessissima, e la stanza cadde in un buio fittissimo.

Strinsi gli occhi tentando di mettere a fuoco l’ambiente circostante e mi accorsi,

come diceva la voce metallica, che mi trovavo per uno stretto e lungo, per non dire

infinito, corridoio. -Per raggiungere la terza e ultima sala dovrai soltanto

attraversare questo corridoio. Sarà semplice, a patto che tu sia abbastanza veloce

da non farti inghiottire dalle pareti- Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere su

quelle parole che il corridoio dietro di me cominciò a chiudersi su se stesso, come

un grosso animale che tentava di inghiottire la preda: non avrei mai creduto di

utilizzare su di me questo paragone, era la prima volta che ero io la preda. Da

quando ero entrato in quella città non era la prima stranezza che mi era successa:

non sapevo più se pentirmi o meno di essere venuto lì. Cominciai a correre a

velocità elevata per il corridoio, però dato che non riuscivo a sfondare le pareti

dovevo cercare di regolare la velocità per evitare gli ostacoli e le curve, e questo

mi costringeva  a rallentare. Mi guardai dietro per vedere se avevo seminato

quella “cosa” ma lei era sempre dietro di me: dovevo riuscire a mantenere una

distanza costante. Dopo un tempo che mi parve eterno vidi davanti a me una

porta in legno nera. Con un ultimo scatto mi ci fiondai e uscii dalla stanza prima

che la parete si schiacciasse su se stessa inghiottendomi. -Benvenuto nella terza

e ultima stanza: la sala del punitore- La stanza poteva sembrare all’apparenza

normale se non fosse che al posto del pavimento ci fosse uno strapiombo con in

fondo della lava bollente, l’unica parte “camminabile” era una specie di stretto

ponte di pietra; alzai lo  sguardo e vidi sul ponte, più precisamente davanti la porta

in fondo, qualcuno che mi aspettava immobile. Non mi ci volle molto per

riconoscerlo: era lo stesso mostro che avevo incontrato nella miniera, bene… mi

sarei ripreso una rivincita.
  
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