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Autore: marauder11    02/11/2016    2 recensioni
"Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.
Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse (...)
Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, (...)Iniziò a sprofondare e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là..."
**
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo Cinquantacinquesimo -

Di nuovi orizzonti e cartine geografiche

 

Con un sospiro, Lily richiuse la lettera di Marlene e la sistemò dentro la busta che sembrava odorare del calore del sole, le onde del mare, sabbia fresca sotto ai piedi...

Sospirò, pensando a come sarebbe stato trovarsi lì, insieme alle sue amiche.

«Lily, mi hai sentita? Potete andare... Io resterò qui e ci vedremo direttamente a Londra, potrei aspettarti alla stazione così saliamo insieme sull'Espresso... Beh, per evitare di viaggiare separate per via della confusione» concluse ridacchiando.

La ragazza dai lunghi capelli rossi guardò quella dai lunghi capelli biondi con uno sguardo di disapprovazione, mentre letteralmente si tuffava accanto al piccolo lettino posto a fianco di quello dalle lenzuola azzurre, lo scroscio provocato dall'acqua che scorreva nel piccolo bagno accanto alla cameretta faceva da sottofondo alla scena.

«Non essere sciocca, Mars. Ci andremo insieme oppure non ci andrà nessuno...»

Mary sbuffò, senza evitare di sentirsi in colpa.

Lily, Mary, Alice – e la nuova arrivata in casa MacDonald, Emmeline – avrebbero dovuto raggiungere Marlene e le loro amiche a Plymouth, ma a causa della botta presa da Mary durante l'attacco qualche giorno prima, il padre di Mary aveva espressamente dichiarato di non voler mandare la figlia così lontano mentre ancora – solamente secondo il suo parere, dato che la madre essendo Guaritrice aveva detto che si era del tutto ristabilita – era evidentemente così debole.

E così, Lily, aveva deciso che se Mary non avesse avuto il pieno consenso dei genitori, sarebbe rimasta a casa dei MacDonald fino al ritorno ad Hogwarts.

Alice, naturalmente, sarebbe di conseguenza rimasta dai Paciock a Birmingham, così avrebbe fatto compagnia alle amiche – anche se sia Lily che Mary erano convinte che sarebbe rimasta più per Frank che per loro, senza contare che Marlene sarebbe rimasta tutto il tempo da sola con i nonni e solamente l'ultimo giorno in compagnia di Hestia e Dorcas, con le quali ancora non aveva avuto modo di approfondire un'amicizia.

«Per la barba di Merlino! Mary, sbrigati! Sono quasi le otto, i Potter a breve saranno qui!»

Lily si era ruzzolata letteralmente verso il bagno della cameretta di Mary per urlare ad Emmeline di sbrigarsi ad uscire, in una maniera così buffa che la ragazza non aveva potuto fare a meno di ridere.

Mentre Lily continuava ad imprecare contro i suoi capelli – segno che fosse molto nervosa in vista della cena che si sarebbe tenuta a breve – Mary rovistava tra la varia roba che offriva il suo armadio. Alla fine, optò per una camicia di un azzurro tenue che le calzava a pennello e una gonna a ruota di un blu molto scuro. Ai piedi, mise il solito paio di sneackers blu.

«Continuo a sostenere fortemente come la nostra cara Marlene che tu saresti splendida anche con due stracci addosso! Ma come cavolo si fa, dico io?» disse Lily, ridendo e fingendosi un po' seccata mentre indossava il suo vestitino panna e le ballerine rosso scuro.

«Potter sbaverà comunque per te, stai tranquilla, e i Potter ti adoreranno!»

Lily sorrise imbarazzata all'amica, mentre continuava a sentirsi sempre più ansiosa per quell'incontro. Continuava a ripetersi che c'era anche Remus con lei e Mary, che sarebbe stata a suo agio e tutto sarebbe andato bene.

Senza contare che avere accanto anche un'amica che emanava la calma e la tranquillità di Emmeline sarebbe stato come trovarsi dal Dalai Lama.

Ma non poteva fare a meno di pensare che magari la signora Potter l'avrebbe giudicata male per qualcosa che avrebbe potuto dire, o che il signor Potter, nonostante fosse molto simpatico e gentile, magari non l'avrebbe vista di buon occhio per chissà cosa... Per le sue lentiggini, ad esempio, pensò d'improvviso, mentre si trovava a passare davanti allo specchio non poté infatti non notare che le sue lentiggini sembravano moltiplicarsi sul suo viso, ma com'era possibile?

Le odiava, le odiava terribilmente... Ma era colpa del sole che aveva preso quel giorno, mentre aveva aiutato in giardino il signor MacDonald a stendere il bucato.

Lily, non essere paranoica. Cosa non dovrebbe andare per il verso giusto? E poi, cosa ti importa dei Potter?

Lo scampanellìo che proveniva dal piano di sotto indicava che i Potter, più Black e Lupin – Peter aveva raggiunto i genitori quel pomeriggio, dopo che aveva saputo che la nonna materna stava piuttosto male – erano arrivati.

«Charles, amico mio! Ragazzi, entrate! Dorea, sei splendida questa sera!»

La voce del padre di Mary e il chiacchiericcio che cominciava a diffondersi di sotto

indicò che gli ospiti erano già arrivati.

Mary osservava di sottecchi Lily, non capendo cosa stesse succedendo in lei... Insomma, perché mai doveva essere così nervosa? Non è che le stessero tornando a mente i ricordi persi di James?

Mentre una piccola fiammella di speranza si accendeva nel suo petto per la buona sorte dei suoi amici, si alzò dal letto.

«Pronta?» chiese Emmeline che, silenziosa, aveva fatto il suo ingresso nella stanza con un semplicissimo ma così elegante abito nero abbinato a degli stivaletti dello stesso colore con delle piccole borchie che le donavano un'aria da rockstar.

Lily cercò la sua mano, la strinse e annuì con foga, mentre le labbra rosee di Mary si allargavano in uno splendido sorriso che andava da un orecchio all'altro, guardandole.

«Oh, ecco le nostre ragazze! Che fortuna avere tre così belle ragazze in giro per casa! Insomma Beth, tu sei splendida... Ma guarda Lily, Mary ed Emmeline!»

La voce del signor Potter risultava sempre così calda, il suo tono cordiale e leggermente giocoso provocava sempre un timido sorriso in Lily, che non poteva fare a meno di imbarazzarsi per quei commenti, e provocare un ampio sorriso in Mary che adorava il suo padrino.

Emmeline, come sempre, si degnava solamente di accennare un piccolissimo sorriso, che sembrava però illuminare i suoi occhi a mandorla.

Sirius, James e Remus erano straordinariamente eleganti quella sera, a rendere il trio ordinario erano i capelli immancabilmente scompigliati di James.

Indossavano tutti e tre delle camicie scure e dei semplici jeans, ma stavano tutti e tre davvero bene.

La signora Potter, però, con quell'abito nero e lungo stava divinamente, tanto che Lily non poté fare a meno di sbarrare gli occhi davanti alla sua eleganza.

«Lily, che piacere vederti, mia cara... Va tutto bene?» chiese la signora Potter notando lo sguardo della ragazza, mentre abbracciava di slancio Mary che ora raggiungeva la tavola.

«Signora Potter, è un immenso piacere anche per me vederla, adoro il suo vestito» disse Lily cortese ma imbarazzata, mentre un largo sorriso carico di affetto si affacciava sul viso di James, che osservava le due donne con occhi sognanti.

«Dorea è una bomba!» esclamò Sirius, che si guadagnò uno scappellotto da Remus che fece ridere sia James che il signor Potter.

I signori MacDonald fecero accomodare in sala da pranzo i loro ospiti in questo ordine; a capo tavola, vi era il signor Macdonald, alla sua destra il signor Potter e alla sua sinistra la moglie, Beth. Accanto alla signora MacDonald, siedeva la signora Potter, che per una strana coincidenza capitò seduta accanto ad una imbarazzatissima Lily, ad affiancarla Emmeline.

Poi Mary, all'altro capo del tavolo un pimpante James, poi Sirius e Remus, che stava seduto accanto al signor Potter.

La cena proseguiva tranquilla, tra i vari complimenti dispensati da parte dei Potter alla signora MacDonald, che aveva preparato davvero un'ottima cena, facendo un figurone – anche se in realtà Mary sospettava che si fosse fatta aiutare dagli elfi.

«Che ne diresti di andare a pesca domani, Charles?»

«Oh, mi piacerebbe ma proprio non posso... Devo accompagnare questi tre giovanotti in Cornovaglia, vanno a fare una mini gita prima del rientro delle vacanze...» concluse il signor Potter lanciando un'occhiata benevola ai tre ragazzi, che sorrisero.

Il signor Matt sembrò irrigidirsi, di fronte all'occhiata truce della moglie, dato che lui non aveva permesso a Mary e di conseguenza a Lily ed Emmeline di fare la loro gita dai McKinnon.

James intercettò l'occhiata dispiaciuta di Mary, così decise di intervenire.

«Voi non raggiungete Marlene a Plymouth?» chiese rivolgendosi a Mary, fingendosi curioso, guardando però in direzione del signor MacDonald. Elizabeth, intuendo le intenzioni di James ridacchiò, facendo vagare lo sguardo tra la tavola, mentre si serviva il purè di patate.

«Matt non ritiene che Mary sia abbastanza in forma...»

«...Anche se in realtà sto benissimo» aggiunse Mary borbottando, non riuscendo a trattenersi.

Sirius accennò un ghigno: adorava da sempre quell'aria ribelle della bionda.

Nel frattempo, il padre di Mary sembrava imbarazzato, non sapeva proprio cosa dire, così non aggiunse nulla.

Sperava che qualcuno dei presenti cambiasse argomento.

«Suvvia Matt, Mary sta benissimo... Come avevate intenzione di raggiungere la Cornovaglia?» chiese il signor Potter a Mary, che fu felice di rispondere.

«Lily ha la patente di guida babbana, avrebbe guidato un furgoncino che le è stato regalato dallo zio la scorsa estate, dato che non lo usa più. Senza contare che Emmeline ha un ottimo senso dell'orientamento, ha visitato più volte la Cornovaglia e con lei sarebbe impossibile perdersi... Sarebbe venuta anche Alice Prewett con noi, ma visto che mio padre non è d'accordo, nessuna di noi andrà...»

Charles scagliò un piccolo calcio sotto al tavolo in direzione di Matt, sorridendo lievemente.

«Davvero, Lily? Tu sai guidare?» chiese la signora Potter, sorpresa, e Lily annuì mentre il suo viso si tingeva di rosso. James era altrettanto sorpreso, mentre Sirius esclamava un “Forte!”, proprio in direzione dell'amica e Remus sorrideva.

«E sei brava a guidare?» chiese il signor Potter, affascinato. Lily fece un'alzata di spalle, mentre per la prima volta quella sera tutti udirono la voce di Remus.

«La guida è un altro dei suoi innumerevoli talenti...» disse questo, con aria divertita, di ovvietà.

Lily sorrise radiosa in direzione dell'amico, che le sorrise di rimando.

Il signor Potter, con lo sguardo carico di ammirazione in direzione della ragazza, batté le mani e si rivolse dinuovo al suo amico, che non aveva occhi che per la sua bistecca nel tentativo di eclissarsi.

«Direi che non ci sono problemi, allora! Vero, Matt? La nostra Lily è bravissima a guidare, Mary, Emmeline e Alice saranno al sicuro domani...»

«Oh, siete davvero terribili... E sia!» esclamò ridendo il signor MacDonald, che coinvolse tutto il resto della tavolata nella sua risata, mentre Mary si alzava dalla sedia e scoccava un bacio sulla guancia del padre, ringraziandolo.

«Lily...» sussurrò Mary all'amica, che si volse a guardarla, mentre Emmeline era apparentemente impassibile, ma le sue amiche sapevano quanto la decisione del signor MacDonald la rendesse felice.

Mary fece un cenno ai tre ragazzi che chiacchieravano tra loro e ridacchiavano tranquilli.

«Che ne dici se gli chiediamo di venire con noi? Dopo tutto, facciamo la stessa strada...» continuò Mary a bassa voce. Lily fece spallucce, così Mary guardò Emmeline che aveva udito tutto, che annuì. Mary le sorrise di rimando e subito si rivolse ai ragazzi.

«Che ne direste di venire con noi domani, in Cornovaglia? Vi lasceremo dove dovete andare e noi andremo dai McKinnon... Il furgoncino è grande abbastanza per tutti quanti...»

James sorrise radioso, mentre annuiva e guardava il padre che sorrise e accennò un si.

«E sia! Così vedremo quant'è brava la Evans alla guida!» disse Sirius, accennando un occhiolino in direzione della rossa che lo guardò con sguardo di sfida.

«Credo di dover avvertire Edward Vance però... Gli avevo espressamente detto che Emmeline sarebbe stata con noi...».

Un silenzio si diffuse per tutta la tavolata.

Emmeline sospirò, irrigidita.

Non era tanto sicura che il padre sarebbe stato d'accordo.

Il signor Potter intese ogni parola non detta e, sorridendo, si rivolse alla ragazza dall'aria preoccupata e alle sue amiche.

«Cara, non preoccuparti. Ci penso io... Piuttosto, consiglierei a voi giovani di pensare a cosa mettere nel baule!»

 

***

 

Il giorno seguente iniziò molto presto per Lily, molto prima che un timidissimo sole facesse capolino in un cielo ingrigito.

La sua sveglia suonò alle quattro del mattino e, tra i borbottii di Emmeline e le proteste di Mary, Lily si fece coraggio e si alzò in un batter d'occhio, complice il fatto che non fosse riuscita per niente a prendere sonno.

La signora Potter, infatti, si era offerta di accompagnare la ragazza dei sogni di suo figlio fino a Spinners End e ritorno, dato che il furgoncino si trovava nel garage dei signori Evans.

Aveva detto a Lily che per lei non sarebbe stato un problema accompagnarla perché doveva da tempo fare un sopralluogo da quelle parti, dato che vicino Dufftown, cittadina babbana distante da Spinners End di pochi km, la comunità dei maghi sembrava crescere e svilupparsi a vista d'occhio.

Se fosse così o meno, Lily non lo sapeva.

Era riuscita a comprendere solamente che James sembrava molto felice della cosa, tanto da proporsi di accompagnare lei e la madre fino a casa dei signori Evans.

«James, sei pronto? Siamo già in ritardo»

urlò la signora Potter al figlio, che si era chiuso in bagno nel tentativo di domare la sua folta chioma corvina.

«Di quanto, mamma? Più di cinque minuti?»

«Di ben venti minuti, Ramoso...» borbottò Sirius ancora in pigiama, anche lui appostato dietro la porta del bagno del secondo piano come la signora Potter, che ridacchiò.

In realtà non erano in ritardo, ma se James avesse saputo che erano in perfetto orario avrebbe fatto sì che arrivassero in ritardo dai MacDonald.

James aprì la porta del bagno come un fulmine, subito si diresse giù per le scale, ancora al buio, senza curarsi di non provocare dei rumori che avrebbero svegliato Remus e il padre, che sembravano ancora dormire.

«Ho fatto confezionare tantissime sciarpe nuove, James, e tu indossi... La sciarpa di Grifondoro, tesoro? Sul serio?»

«Beh, si, mamma... Cos'ha la sciarpa di Grifondoro che non va?»

Un cipiglio severo si affacciò sul viso rigido della signora Potter, che però James ignorava, mentre Sirius, a braccia conserte, nascondeva un ghigno e roteava gli occhi.

I capelli sembravano più disordinati del solito, sparati come al solito verso ogni direzione, anche se Dorea era certa che James si fosse impegnato sul serio. Il suo bambino stava diventando davvero un bell'uomo, pensò la donna con orgoglio, osservando i suoi tratti del viso sottili ma decisi; il naso lungo e leggermente all'insù, sottile e fine come il suo, gli occhi grandi e nocciola, brillanti di allegria come fari, le sue labbra rosse e carnose, gli zigomi alti.

L'unica nota stonata era quella sciarpa, vecchia, logora e rovinata, anche se suo figlio amava definirla vissuta.

«E' per i signori Evans, non è vero?» chiese Sirius, con aria di ovvietà.

Il viso di James sembrò colorarsi a chiazze, mentre Dorea faceva roteare la testa da James e Sirius, incerta.

«Perché? Cosa c'entra la sciarpa di Grifondoro con i signori Evans?»

La risata simile ad un latrato di Sirius si diffuse per il giardino, mentre James si faceva sempre più imbronciato.

«Voglio fare una buona impressione su di loro... Lily è una Grifondoro ed è magnifica, io sono un Grifondoro e, beh... Non sono tanto male, no? Sono dalla parte dei buoni, devono sapere che di me possono fidar... paf!»

«Smettila di parlare, amico. Ho già il mal di testa. E calmati!» disse Sirius all'amico a voce alta, prima allontanarsi per non ricevere uno schiaffo di rimando; fece per chiudersi il portone della tenuta dei Potter alle spalle, mentre James e Dorea Potter attraversavano il giardino diretti al cancello dell'ingresso principale.

Dorea sorrideva, l'espressione contrariata sul viso di James che, però, si era subito zittito alle parole dell'amico.

Il suo splendido bambino si era proprio innamorato di quella ragazza.

Sospirò.

Quella si preannunciava proprio una mattinata interessante.

 

 

«Mamma... Lily può insegnarmi a guidare?»

Gli occhi di James brillavano da quando Lily aveva aperto il piccolo e pulitissimo garage di casa Evans, in cui si trovava quel furgoncino dalla carrozzeria turchese quasi nuovo.

Gli occhi di Lily si scostarono per un secondo dalla strada per voltarsi a fissar quelli di James attraverso lo specchietto retrovisore, la fronte corrugata.

«Non mi pare di essermi mai offerta di farlo...» disse spiccia la ragazza ma poi, udendo il risolino della signora Potter che stava seduta sul sedile passeggero alla sua sinistra, si ridestò.

«...Con tutto il rispetto, signora Potter»

Dorea sembrava piuttosto divertita dall'atmosfera.

«Oh no, mia cara, hai perfettamente ragione... James non sarebbe in grado»

aggiunse, voltandosi indietro e fissando il figlio con aria severa, ammonendolo.

James però non si lasciò scoraggiare.

«Oh, avanti, Lily...»

«Evans, Potter, Evans»

«E va bene, EVANS»

Lily annuì con espressione vittoriosa, mentre la signora Potter osservava entrambi in silenzio.

«Il caro Remus aveva proprio ragione... Nonostante tu stia tutto l'anno ad Hogwarts, sembri muoverti con molta destrezza alla guida, quasi come se fossi abituata a guidarlo ogni giorno...»

Le guance di Lily si tinsero leggermente di rosso, quasi come il maglioncino che indossava, mentre ingranava la marcia e si avviava verso la strada secondaria che li avrebbe portati direttamente sulla strada per Birmingham.

Il cielo assumeva tinte rosee, quasi arancioni, mentre il sole finalmente saliva in cielo i tre viaggiatori erano già arrivati sul viale completamente magico della grande e antica cittadina inglese di Birmingham.

Lily parcheggiò davanti la casa dei MacDonald, a soli pochi passi dalla tenuta dei Potter, con abile destrezza, mentre James non riusciva proprio a smetterla di meravigliarsi per ogni cosa che fosse contenuta nel furgone.

«Va avanti per magia?»

«No, Potter. Va avanti grazie ad una cosa che si chiama carburante...»

James sembrò pensarci su, come se avesse perfettamente capito, mentre la signora Potter scendeva dal furgoncino e si congedava da entrambi.

«E questo... carturbante dove si prende?»

Lily sospirò, stremata.

«Carburante, Potter, carburante! Si compra, nelle stazioni di servizio... Lo vedrai» disse, mentre vedeva Remus uscire dal vialetto dei Potter, l'aria felice.

«Oh, siete già di ritorno? James, vieni dentro, devi darci una mano... Non vorrai che trasciniamo anche il tuo baule fino a qui, non è vero?»

«Oh no, certo che no! Ma se solo riuscissi ad aprire questa... questa porta...»

«Si chiama sportello... Potresti non distruggerlo, per favore? Aspetta, ti do una mano io!»

Lily scese in fretta dal furgone e aprì la portiera a Potter in un batter d'occhio. Il ragazzo la guardò, affascinato, mentre le poneva l'ennesima domanda su quale fosse esattamente il meccanismo che gli permettesse di aprirsi...

Remus rise anche se avrebbe voluto fulminare con lo sguardo James che, chissà perché, non gli rivolgeva il minimo riguardo; si decise a trascinare con sé James che sembrava davvero esser rimasto estasiato.

 

 

*

 

«Dove sono le Sorelle Stravagarie? Perché non sento altro che questi vandali incivili da quando siamo partiti?»

«Prewett, sei una lagna! E poi questi sono i Beatles, d'accordo?» la rimbeccò Sirius alle sue spalle, che si beccò uno scappellotto.

Accanto a Lily si era seduta Emmeline, che si era categoricamente rifiutata di sedere dietro, assieme a tutti quegli scalmanati che non facevano altro che fare baccano da quando erano partiti.

Avevano da poco superato Bristol, erano a metà strada tra Birmingham e Plymouth, e Lily si sentiva già così stanca dopo sole due ore di viaggio.

Il traffico procedeva senza problemi, non avevano incontrato nessun incidente; il problema erano Alice e Sirius, che non facevano altro che litigare per la musica.

Lei non aveva ancora reagito, nessuno voleva rovinarsi il viaggio, tutti cercavano di ignorare i battibecchi di entrambi.

Persino James, era stato silenzioso; l'unico rumore che aveva provocato era il click della sua polaroid, che aveva già immortalato molti momenti del viaggio.

Remus, d'altro canto, chiacchierava amabilmente con Mary, mentre le spiegava ogni meccanismo che permettesse al furgoncino di muoversi e funzionare perfettamente, dato che sua madre era una Nata Babbana e spesso, specie quando lui era piccolo, uscivano in macchina; James, seppur silenziosamente, ascoltava ogni parola dell'amico, senza però dire niente di rimando, con grande sorpresa di Lily.

La ragazza non sapeva che, poco prima di partire, Remus aveva fatto all'amico una bella lavata di capo, pregandolo di non innervosire Lily per il bene di tutto il pianeta terra.

Frank, invece, ignorava bellamente ogni lamentela di Alice, e fingeva a tratti – con grande ammirazione da parte di Remus e Mary – di assopirsi.

«E' un fottuto mito...» sussurrò Mary, gli occhi azzurri sprizzavano allegria. Remus ridacchiò di rimando, annuendo energicamente, mentre l'ennesimo click immortalava la scena.

Emmeline e Lily parlavano fitto fitto; mentre la prima aveva sulle gambe esili una mappa del sud della Gran Bretagna dispiegata che studiava nei minimi dettagli, Lily teneva gli occhi fissi sulla strada, la fronte corrugata in segno di concentrazione.

«Dunque... Adesso dovremmo superare Clevedon, ci troveremo in men che non si dica nel Somerset. Ho controllato le previsioni del tempo, non dovrebbe esserci pioggia»

«Perfetto Mel, perfetto... Grazie»

Mentre James scorgeva da lontano un grande campo di fiori gialli, poi blu e poi rosa, Sirius canticchiava Here comes the sun ignorando gli sbuffi di Alice, che sembrava l'unica a non godersi del tutto la bellezza di quel momento così spensierato.

 

*

 

L'odore di salmastro, il vento che sembrava accarezzarmi il viso e la vista di quella palla di fuoco che brillava sopra l'azzurro di quello splendido mare invasero la mia scena, dopo che chiusi la portiera del mio furgoncino alle mie spalle. I gridolini eccitati e le esclamazioni dei miei amici raggiunsero le mie orecchie ovattate senza che io potessi realmente sentire le loro parole.

Feci un lungo sospiro, prima di concentrare nuovamente la mia attenzione su casa MacDonald.

«Credo che sia quella!»

«Oh, no che non lo è! Penso sia in fondo a quella stradina, invece...» disse sicura Alice, mentre indossava con aria fiera il suo cappello di paglia bianco.

Mary strinse leggermente gli occhi, cercando di ricordare il momento in cui la sua amica Marlene le spiegò precisamente quale fosse la casa presso cui dovevano recarsi.

«Il viaggio non è stato così male, dopo tutto... No?»

esclamò Alice, incerta, mentre Lily, Emmeline e Mary la fissavano infastidite.

«Vuoi che ti dica che sei stata una vera rottura di palle, Alice?» rispose Mary mentre si chiudeva la portiera alle spalle, a differenza di Emmeline e Lily incapace di trattenersi dal reagire.

«Nessuno aveva detto che avremmo ascoltato solo musica babbana! Potevamo ascoltare anche quella magica...» esclamò la ragazza con aria innocente.

«La ascolteremo al ritorno, 'Lice, va bene? Adesso, per favore, cerca di aiutarci a localizzare questa benedetta casa dei nonni di Lene, prima che mi venga un esaurimento nerv...»

«Lilyyyyyyyyyy!»

Le tre ragazze, udendo in lontananza quella voce familiare, si voltarono a destra e a manca in cerca della sua proprietaria. Poco dopo, sul viso di Alice, si allargò un sorriso radioso, così come in quello delle altre tre.

La vista di Alice fu invasa da una cascata di capelli biondi, che odoravano di buono, di sabbia e sale.

«Oh, tesoro! Il tuo arrivo è un dono dal cielo!» cinguettò Alice, mentre Marlene rideva cristallina, felice di vedere le sue amiche.

«Sono così contenta di vedervi! Esclamò la ragazza, mentre stringeva a sé ognuna delle sue amiche»

Indossava un vestitino viola a fiori bianchi, la sua pelle chiara era leggermente abbronzata, le guance erano tinte di un rosso naturale e i suoi occhi brillavano di gioia.

«Com'è andato il viaggio? Venite, poco più in là ci sono Hestia e Dorcas... Adesso sono tornate a casa, dopo potremmo andarle a trovare!»

disse, avvolgendo con un braccio la figura esile di Lily, mentre le due si incamminavano, dietro di loro Alice, Mary ed Emmeline le seguivano.

La stradina era asfaltata ma piena di sabbia bianca, il mare era uno specchio d'acqua e le casette di non molto recente manifattura tutte bianche con le porte colorate di fronte al mare completavano in sintonia lo splendido quadretto.

L'atmosfera era calma, anche se molta gente passeggiava, altri correvano sulla spiaggia, si udivano i campanellini di qualcuno che passeggiava in bici e diverse persone erano sdraiate a godersi il sole sulle proprie verande.

«Eccoci, casa mia è quella là!» disse finalmente Lene, indicando una casa a due piani al limitare della spiaggia. Le ragazze videro una figura alzare una mano in loro direzione, ma con i raggi del sole che battevano all'orizzonte non riuscirono subito a distinguere chi fosse a muoversi in maniera così frenetica dalla veranda del primo piano.

«Adam, va bene! Arriviamo, arriviamo!» urlò Marlene ad un certo punto di rimando, sventolando una mano in direzione di quella figura.

Lily capì che doveva trattarsi proprio del fratello di Marlene, di cui la sua amica aveva tanto parlato. Marlene adorava il suo fratello maggiore; aveva ventitrè anni e stava studiando per diventare Auror, proprio come i signori Potter.

Mentre questi pensieri attraversavano la mente della rossa, Marlene aprì il piccolo cancello bianco di legno della casa, guidando le amiche nel giardino di casa, molto ampio, con un'altalena gialla al centro che doveva appartenere alla sorellina più piccola di Lene, o forse ai suoi cugini, dato che la casa al mare apparteneva ai nonni paterni della ragazza.

«Ho dimenticato di dirvi che oggi ci saranno in casa mio fratello Adam e due suoi amici che, se non sbaglio Ali, sarebbero i tuoi...»

«...Aliceee!»

Due voci, della stessa allegria, calde e chiare, risuonarono nell'ingresso dalle pareti gialle di casa McKinnon, mentre due teste rosse avvolgevano e strapazzavano Alice, che non si lasciava scoraggiare dalla statura dei due e sembrava stringere entrambi con la stessa intensità con cui loro avevano avvolto la figura della ragazza con le loro braccia.

«Sei cresciuta, piccola Alice! Come stai?»

Mary sbarrò gli occhi, quando li ebbe osservati meglio; i due ragazzi sembravano l'uno la copia sputata dell'altra.

«Sto benone, grazie! Anche voi sembrate piuttosto in forma...»

«Io si, come sempre... Fabian, d'altro canto...» disse uno dei due, teatralmente, e il suddetto Fabian sganciò un colpo al gemello sulla pancia, che divenne dolorante e sembrò zittirsi all'istante. Mentre le ragazze sembravano preoccuparsi per lui, Alice scoppiò in una sonora risata.

«Oh, giusto! Ragazze, vi presento Fabian e Gideon Prewett, i miei cugini preferiti!»

 

 

 

- Fine prima parte - 

  
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