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Autore: Violinlock    03/11/2016    1 recensioni
Tutto scorre e lascia un segno.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano seduti sulle loro poltrone. 
"Importante" disse John. 
Sherlock aveva appena chiesto a John quale parola potesse definire la loro relazione. 

John era in uno stato comatoso di pensiero, il suo sguardo puntato verso Sherlock. 
"Sicuro?" disse allora Sherlock. 
"Oh, ma che diavolo vuoi dire?" commentò l'altro, alzando le braccia e lasciandole penzolare in aria. Quando vide che Sherlock non rispondeva, le lascio ricadere sui suoi fianchi. Fianchi meno spigolosi di quelli di Sherlock, pensò guardando quelli dell'amico. Puntò di nuovo lo sguardo verso Sherlock.
"Voglio dire che ci sono altre mille parole per descrivere la nostra amicizia." 
"Tenendo conto di che cosa?" 
Sherlock mosse la sua faccia verso l'alto e verso destra, un sorriso ad incorniciargli il volto. "Condivisa, familiare, sottointesa." 
"Sottointesa." John annuii basito.
"Quell'amicizia che viene scambiata per amore da chiunque." 
"Non proprio da chiunque." 
Sherlock lo guardava e non rispose.
"Benevola, beneficiaria." 
John lo interruppe di nuovo. "Beneficiaria?"
"Lavoro, John. Per il lavoro. Cosa credi che dica, scusa? Io non sono un uomo dai facili doppi sensi in situazioni in cui si sta parlando di tutt'altro. Perché... Perché devo dirti cose così? Perché vai a pensare questo?" elencò Sherlock.
John per poco non distolse lo sguardo, ma alla fine non lo fece. "Non credi tu stia esagerando? Era solo una domanda" commentò John.
Sherlock per poco non alzò gli occhi al cielo, ma si trattenne e mantenne il contatto visivo.
"Apprensiva."
John voleva intervenire, ma non lo fece. Si strinse la labbra tra sé.
"Comunitaria. La casa, eccetera. Non pensare male. Pensi sempre male."
John alzò le mani al cielo. "Non ho detto niente" esclamò tranquillo, un piccolo sorriso di frustrazione ad incorniciargli il volto. 
"Molto simile all'amore." 
John scrutò Sherlock e Sherlock fece altrettanto. 
"Vuoi dirmi qualcosa?" interruppe dopo un po' il silenzio l'artefice della frase. 
John lo guardò ancora, ma poi distolse lo sguardo. Sospirò. "No." Poi ci ripensò. "Anzi, sì." Ritornò a guardare l'amico. "Cosa significa per te la parola appena pronunciata?" Indicò passivamente con la mano e la faccia e il viso qualcosa sotto Sherlock per fargli capire meglio.
"Qualora non lo sapessi... Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia. Sentimento che attrae e unisce due persone, e che può assumere forme di pura spiritualità, forme in cui il trasporto affettivo coesiste, in misura diversa, con l’attrazione sessuale, e forme in cui il desiderio del rapporto sessuale è dominante, con carattere di passione, talora morbosa e ossessiva; comune a tutte queste forme è, di norma, la tendenza più o meno accentuata al rapporto reciproco ed esclusivo. Poi c'è il Dio Amore... " 
"Ma cosa dici?" sussurra allora John guardando Sherlock parlare del Dio Amore.
Sherlock lo guarda. "Niente" dice, il suo viso spigoloso che si muove in un piccolo tic guardando John. "Dedizione, seduzione... " 
"Seduzione?" 
"Empatia amorosa, vigilanza dell'altro, affetto, apprensione, visi che si guardano."
"Ma stai cambiando... " John si interruppe. "Cosa. Stai. Dicendo?" pronunciò lento, il suo viso appena confuso e desideroso di risposte. 
Sherlock guardò la mano di John muoversi appena. "Mano che tocca la clavicola, sguardo degli occhi che si avvicinano sempre più, occhi chiusi, schiocco, sospiro, nasi che si sfiorano, solletico piacevole, occhi aperti, posizione vicina... "
"È questo cosa è?" 
"Quello che la nostra amicizia vuole." 
"Ma sei ubriaco?" chiese John.
"No" fece un diniego lui. "E tu? Tu sei sempre la stessa persona che mi ama? Almeno nei miei sogni?" 
John abbassò lo sguardo appena sentì calore sulle guance, Sherlock lo notò - un primo piano su di lui.
Annuì. "Sì" disse, guardando Sherlock e poi alzando sempre più lo sguardo. Il tetto della casa mancava. "Sto sognando" disse, e poi tutto si tramutò in qualcosa di confuso e poi nero, o quasi. 
John sussultò, vide Mary accanto a sé, occhi semichiusi. 
"Un incubo?" chiese la moglie fievole e seria.
Lui per una volta volle essere del tutto sincero, preso dall'evento appena trascorso e ancora vivo. "No, tutt'altro." 
Poi la baciò piano sulle labbra, poi sempre più forte, come voleva fare nel sogno appena vissuto, se non fosse che anche nei sogni lui è il restio della situazione. I sogni non sono reali, perché farsi congetture?, si chiedeva sempre. 
Rendilo tu, reale, John, pensò distrattamente, quei pensieri ad insinuarsi anche nella realtà, ma poi aprì gli occhi e la vide e sospirò affranto. 
Non era lui. 
Non era Sherlock. 
Forse sono i più bei sogni ad essere incubi, perché irraggiungibili. Non era neanche un sogno, perché non era suo. Non era di nessuno, Sherlock Holmes.

Ps. Definizione di AMORE presa da Treccani Online.
NEL NES (non era lui, non era Sherlock)
   
 
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