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Autore: Everian Every    03/11/2016    1 recensioni
(Per capire meglio gli eventi narrati in questa ff, è necessario aver letto Over Worlds - Total War) (Forte presenza di Autori)
L'Omino di mai, la Follia, ha cacciato con un subdolo stratagemma il Mastro dal suo Mondo, prendendone il controllo. Per poterlo dominare del tutto, ha scatenato l'esercito di Rovine affinché l'Universo fosse raso al suolo, così da poterlo ricreare a suo piacimento.
Per evitare che il Mastro tornasse e lo fermasse, ha rapito una ragazza da un altro Universo ed ora la tiene in ostaggio. Il Supremo non ha tuttavia fatto i conti con un certo gruppo di eroi che faranno di tutto per salvare la loro amica.
Enjoy this :D
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Over Worlds'
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"Qui si sta bene. Lo trovo bizzarro, visto che siamo in mezzo ad un tornado." commentò piattamente Victus. Il ragazzo teneva sempre le braccia incrociate e fissava davanti a sé con gli occhi vacui socchiusi a metà, come se stesse dormendo ad occhi aperti.
"Testone, è ovvio che qui si sta bene." Litios gli scoccò un'occhiataccia "Dopotutto, è risaputo che nell'occhio del tifone vige la quieta totale."
Il ragazzo spostò lentamente lo sguardo sul cyborg alieno. I due si fissarono per un po'. Alla fine Vincent annuì e batté un pugno sul palmo dell'altra mano. "Giusto." Litios si diede una violenta pacca sulla fronte. Solo che la diede con troppa violenza e si sbalzò contro la parete del tornado, finendo risucchiato verso l'alto con un grido di rabbia e improperi rivolti al mietitore.
Il generale del dolore, un tizio spuntato poco dopo il loro arrivo da sotto terra, fece scattare un braccio verso Litios. Da sotto la manica lunga dell'impermeabile slittò un lungo e quasi invisibile filo metallico che produsse un suono fastidiosissimo, raggiungendo il ragazzo e attorcigliandosi alla sua caviglia in una frazione di secondo. Con un solo, meccanico gesto dell'avambraccio, il generale fece ripiombare l'eroe in mezzo al gruppo.
Lucas lo guardò e si sporse verso Rubens, sussurandogli all'orecchio per non essere sentito. "Scusa, come hai detto che si chiama il tipo? Perché mi inquieta un po'."
In effetti, quel generale in particolare era un uomo (si supponeva dalla sua struttura fisica che fosse umano o quasi) enigmatico. Alto poco più di un metro e ottanta, con spalle robuste, aveva l'intero corpo coperto da pesanti bendaggi che lo facevano apparire molto più grosso di quanto non fosse in realtà. Sopra le bende, sporche e unticce come avessero più di diecimila anni, indossava un lungo soprabito beige sgualcito con un colletto tenuto alto a nascondere la parte inferiore della testa, anch'essa del tutto bendata eccetto che per due piccoli fori per gli occhi. Indossava un cappello da macchinista e due bracciali molto larghi sopra le maniche del soprabito. Le gambe, oltre alle bende, portavano un paio di pesanti pantaloni di pelle nera le cui estremità erano strette in compatti stivaloni di cuoio marrone scuro con speroni sul tallone, che gli davano un tocco da cowboy che poco gli si addiceva. Le mani erano strette tra le bende tanto che non si potevano riconoscere nemmeno le dita. Il risultato era che al posto di mani vere e proprie, sembrava avere dei grossi cucchiai di lino sporchi e rattoppati da altro lino e fil di ferro. Gli occhi, appena visibili tra cappello ben calcato sul viso e alto colletto tirato fin sul naso, erano solo due puntini violetti in mezzo ad un nero che lasciava raramente trapelare il luccichio di qualcosa di metallico.
"Aladrej Creech. O Creech delle corde, se preferisci." rispose pacatamente e con una sorta di rispetto reverenziale Rubens. L'eccentrico soldato canterino aveva chetato la musichetta di sottofondo che faceva sempre partire dallo stereo sulle sue spalle, quasi come se temesse la possibile reazione negativa del commilitone muto.
"E che potere ha? Sai, così mi regolo in caso dia di matto e cerchi di farci fuori." seguitò Lucas.
Rubens sospirò, senza voltarsi verso il suo interlocutore. "Il suo corpo è composto da un unico lunghissimo filo di un metallo molto resistente, anche se altamente sensibile al calore. Questo filo cresce all'infinito se lasciato libero di farlo, per questo porta le bende, per segregarlo in uno spazio limitato. Quello stesso filo può plasmarsi a suo piacere, inspessendosi, allungandosi, contraendosi. Può renderlo invisibile restringedone il diametro o tagliarlo per avere più corde da utilizzare. Un filo solo dei suoi potrebbe tranciare in due un buco nero iper massivo oppure anche solo un piccolo atomo, con le conseguenze che sai. Essendo un semplice ammasso di metallo sotto forma di filo, non risente di malattie o alterazioni di salute. La gravità ha poca influenza su di lui e gli attacchi fisici rimbalzano sul suo corpo. Oltretutto è muto, quindi comunica solo attraverso un alfabeto tutto suo che consiste in diverse vibrazioni della sua corda. Come se parlasse attraverso un violino. Per il resto è normale, mangia, anche se non so come, beve, respira, sente... non credo vada in bagno, sai? No, proprio non credo. Del resto come potrebb-"
"Ok, capito il concetto! Grazie!" Lucas tornò a guardare Creech.
Se era debole al fuoco, non era un grande problema. Il vero problema era il golem d'argilla seduto sopra il meteorite da cui nasceva quel tornado innaturale. Se ne era rimasto immobile tutto il tempo senza dare segni di vita. Indossava un completo da samurai (in argilla) con quattro corde spesse e robuste da vascello (ancora in argilla) ben legate intorno al busto rotondo e possente. Una folta capigliatura (tanto per cambiare, in argilla) gli incorniciava come una criniera indomita il volto squadrato e teso in un'espressione rude e rabbiosa, con gli occhi chiusi e le labbra sottili strette. Grosse braccia (cinque, per la precisione, sempre in argilla) gli circondavano il corpo, tenute in posa meditativa con le dita (ne aveva tre per ogni mano, disposte a triangolo intorno al palmo) unite in punte. Ogni arto ricordava troppo quelli delle Rovine, lunghi, conici, enormi, terribili armi di distruzione che non venivano fermate nemmeno dagli scudi più impenetrabili.  
Il gruppo restò in silenzio per un po'. Il Kishin aprì di scatto gli occhi e lanciò una rapida occhiata alle sue spalle, oltre il muro di vento grigio.
Lelq sbottò spazientito. "Che è, stiamo qui in eterno? Ho fretta, io!"
Gyber storse le labbra. "Idiota. Cosa proponi, svegliarlo? O magari provare a fargli fare il sonnambulo?"
"Esatto! Non è poi così difficile, no?" esclamò il musico.
"E cosa crederai di fare dopo, quando si sarà svegliato e vorrà staccarti la testa dal collo?" replicò violentemente l'ultra antracia.
Lelq stava per rispondere, quando qualcosa perforò la parete del tornado e si schiantò proprio nel meteorite su cui stava Agonia. Una ragnatela di crepe frantumò la roccia astrale, facendola crollare su sé stessa. L'Ens cadde a terra in mezzo al fragore di massi che si schiantavano l'uno sull'altro.
"HIIII!" trasalì Rubens, portandosi le mani alla bocca.
Gwenn smise di piangere e tirò su col naso, fissando la scena con orrore e paura la scena. Johara le si mise subito davanti, generando due cerchi davanti alle mani di puro etere color crema chiarissimo. Dz iniziò ad agitarsi mentre Lucas e Randor si mettevano in posizione.
Al contrario, Gyber sorrise. Un sorriso ebete, sarcastico e snervato. "Ovviamente. Come potevo anche solo sperare che QUESTO non sarebbe accaduto? Era ovvio. OVVIO! Insomma, sarebbe stato troppo semplice arrivare, prendere di nascosto due SCHIFOSE carte da gioco da quel coso e andarsene TUTTI INTERI. Troppo semplice. Trooooppo semplice."
Victus gli diede un paio di pacche che, secondo la sua logica molto personale e poco capibile per ogni altro essere vivente, avrebbero dovuto essere di conforto. In realtà furono due schiaffi che fecero voltare il bestione verso di lui ancora più arrabbiato e con un principio di schiuma-alla-bocca-da-rabbia-canina sul labbro inferiore.
Rubens si avvicinò sornione a Creech, che era rimasto impassibile con le braccia conserte e il volto abbassato verso le punte dei suoi stivali.
"Amico miiiiooooooo!" disse con tono adulatorio il dj. Creech non si mosse "Diiiimmi che metterai una buona parola per noi col tuo caaapooooo."
Aladrej restò immobile. Solo un suono stridulo, fastidioso, come una lunga nota di violino stirata e sfregiata da un suonatore orribile. Rubens sbiancò, balzando di nuovo vicino al gruppo.
"Ora state tutti fermi, ok?!" esclamò, allargando le braccia e guardandosi intorno con aria terrorizzata.
"Che c'è?! Che c'è?!" gridacchiò Donatozzilla. Il rettiliano aveva le pupille dilatate oltre il passabile.
"Creech mi ha parlato." disse semplicemente il generale. Lelq, Litios, Gyber, Lucas e Shruikan avrebbero voluto gridargli "MA NO?!" e poi strozzarlo tanto per perdere tempo. Ma si trattennero.
"Che ti ha detto?" chiese invece Johara, scoccando al compagno un'occhiata preoccupata, come se in realtà già avesse intuito la situazione.
Rubens deglutì. "Siamo nella sua rete."
Lucas si tolse gli occhiali e li pulì. Li rindossò con noncuranza e poi lo fissò con sguardo serio e posato, le mani giunte e un'espressione di empatia. "E che roba è?"
"Quando Agonia si trova sotto la minaccia di qualcosa Aladrej agisce costruendo un reticolato di fili invisibili e praticamente indistruttibili intorno all'Ens, per evitare che quest'ultimo distrugga troppe cose."
"Fili. Perfetto. Bruciamoli." propose il biondo serafino con ampio gesto delle braccia.
"Tch, magari. No, purtroppo stavolta non sarà così semplice, giovane eroe." replicò il generale.
"Spiegami l'arcano per cui un punto debole, magicamente, non è più un punto debole." disse allora Gyber, sedendosi pesantemente.
Intervenne Gwenn con aria focosa. Quanto era bella quando faceva la preoccupata/incendiaria/piromane (O.d.M.: v rovesciata tre. Per i mortali <3. Giusto un piccolo inserto promozionale per ricordare alla gentile clientela che qui ci sono IO che faccio le regole e che, se voglio, posso intervenire. Purtroppo avevamo finito i Deadpool, così hanno assunto me. Non me ME, me me. Oh, al diavolo, andate avanti a leggere, che cavolo! Forza, intervenne Gwenn...)
La ragazza di fuoco sospirò scontrosa. "Quando Creech agisce nelle vicinanze dello sconvolgimento naturale provocato involontariamente da Agonia, come questo tornado, le sue corde acquisiscono momentaneamente alcune qualità del Dolore, come l'invulnerabilità a tutto e la possibilità di distruggere tutto, perfino Mastri. In questo senso, Creech è la seconda... terza creatura più potente mai esistita in tutta la realtà, perché diventa invulnerabile a tutto eccetto agli Entes e capace di distruggere tutto ciò che esiste. Basta sfiorare i suoi fili, ora, per perdere un arto o peggio... per ritrovarsi l'essenza divisa in due o più tranci e quindi perdere sé stessi e svanire dalla realtà, dalla memoria... da tutto."
I ragazzi la fissarono. Poi fissarono Aladrej. Poi fissarono Rubens, che annuiva veementemente. Poi fissarono il polverone da cui iniziava ad emergere una figura umana.
"MA PORCA..." gridò Gyber, alzando faccia e braccia al cielo. Johara sobbalzò e lo placcò, facendogli abbassare le mani. Lui scosse il capo e la guardò, stesa sul suo petto. La donna di qualche milione di miliardi di anni d'età era minuscola in confronto al giovane lord.
"Ma che ti salta in testa?!" le strepitò contro l'antracia.
Lei sbuffò, alzandosi e spolverandosi la veste. "Stavi per toccare un filo sospeso sopra di noi."
"Aspetta, tu li vedi?" esclamò Lelq.
"Si. Anche il vostro amico." la generalessa indicò Litios, intento a scrutare già da qualche minuto l'aria intorno a loro. "I fili non sono invisibili all'etere. Grazie ad esso possiamo scorgerli. Vero, Litios?"
Lui annuì distrattamente. "In realtà è molto difficile, ma direi che abbiamo una sfera di dieci metri di diametro senza pericoli. Insomma, se Dz non si sposta di un millimetro punto zero settantacinque alla sua destra, dovremmo essere apposto."
Il mezzo kaiju capì che stava parlando di lui e si scansò di scatto a sinistra con un gridolino impaurito, finendo dritto contro Victus che cadde con un "Oh cielo" a terra.
"E noi dovremmo affrontare il Dolore? Cielo, questo non fa già abbastanza male?" mormorò sconvolto da quella scena Gyber.
Rubens si fece avanti sorridendo imbarazzato. "Ragazzi, non perché io ami rovinare bei momenti, ma il nostro comune amicone di terracotta."
"Argilla." corresse Shruikan.
"Lui. Sta arrivando proprio ora."
In effetti, la sagoma scura di un corpo si stava stagliando in mezzo al polverone. Solo che ciò che emerse di lì a qualche secondo non fu propriamente quello che tutti si aspettavano, cioè un bestione infuriato di cinque metri e mezzo che cercava di ucciderli a sassate in testa. Quello che i loro occhi pavidi videro elevarsi come un lottatore che solleva il cinturone da campione dei pesi massimi era invece un giovane uomo sui venticinque, trent'anni, volto spigoloso e solcato da un sorriso euforico incorniciato da una rada barba nera. Occhi e capelli erano di un castano molto scuro e questi ultimi apparivano mossi e ben curati. Il fisico possente e muscoloso era messo in risalto dalla maglietta di flanella rosso porpora che risaltava i pettorali e i bicipiti scolpiti. Sollevato sulla testa, lo sconosciuto reggeva un tremante Meteor che si teneva stretto tra le braccia guaiolando stentatamente "Ma che cos'ho fatto di male mai?" e altre frasi simili.
"Ed è touch down!" gridò Francis schiantando a terra l'eroe che si incastrò (di nuovo) nel terreno, stavolta affondando del tutto la testa e rimanendo bloccato in una posa da struzzo. Il simbionte si dimenò mugghiando qualcosa di incomprensibile a causa del terreno roccioso che gli circondava molto amichevolmente la faccia.
Era indubbiamente ridicolo.
Ma non fu divertimento o scherno quello che annebbio di lacrime gli occhi di alcuni membri della Lucas Force. Non fu per fare un video e postarlo su youtube che Litios si avvicinò di corsa all'amico (che poi, diamine... Parlandone col produttore, io, in quanto Omino di Mai, potrei passare le registrazioni della scena e... Ok, sto zitto. Never promise!).
"Meteor... METEOR!" tuonò Lucas, volando a razzo in parte al compagno d'avventure e tirandolo fuori di scatto con una sola mano. Di nuovo, come poco prima con Litios, la forza fu regolata secondo criteri scriteriati e il risultato fu un simbionte urlante con la faccia escoriata che volava in balia del vento verso morte certa. E ancora una volta l'incredibile abilità con le corde di Creech salvò la situazione. Chissà se quel tizio abbia mai preso in considerazione l'idea di darsi al lavoro del boia. Quanti ne impiccherebbe lui... Tornando a noi!
Quando fu di nuovo a terra, Meteor fu inondato di domande, pacche sulle spalle (Johara si occupò di rimettergliele apposto ogni volta che venivano rotte. Accidenti ai potenziamenti.) e saluti gioiosi. Alla fine fu compito di Rubens intervenire con il suo proverbiale tatto.
Il generale, non sapendo come fare per disperdere il gruppo e dare un attimo di tregua al poveretto sotto torchio, prese saggiamente la decisione di andarci sul pesante. Fece apparire un piccolo mangiacassette portatile con jack per le cuffie e una grossa molla sul retro. Girò la molla. Lanciò la radiolina in mezzo al gruppo. Dopo un secondo, un'onda sonora li sbalzò tutti via.
Con un suono di protesta come di una corda di pianoforte che si spezza perché tirata troppo, Creech alzò la testa e impose la mani spalancate da cui si diradarono decine di fili che si avvolsero intorno ai ragazzi e li salvarono da morte certa.
Aladrej si avvicinò minaccioso a Rubens che cercò qualche frase di scusa, ridacchiando imbarazzato e indietreggiando per la propria sicurezza personale. Suoni molti concitati che parevano essere brutti insulti piovvero sul dj, che sembrò sotterrarsi per la vergogna, incapace di interrompere la sgraziata e graffiante sinfonia del collega.
"Meteor, dove diavolo sei stato per tutto questo tempo?" chiese allora Dz, avvicinandosi di nuovo all'amico, ma stavolta dandogli lo spazio per respirare. Anche gli altri gli si fecero intorno. Perfino Randor che sembrava disinteressato della ricomparsa del compagno e anche Gyber, il quale mal nascondeva il suo sollievo e la sua felicità.
"Diciamo che ho avuto... qualche problema." disse l'eroe, reprimendo un conato di vomito.
"Amico, che ti è capitato? Sei sparito e noi abbiamo pensato che tu fossi... morto." disse con secco sconcerto Lelq.
Meteor restò un attimo in silenzio, incerto se parlare dell'accaduto o meno ai suoi amici. Alla fine si decise ed alzò il capo. "Sono stato portato in un posto chiamato Abisso da un certo Nero."
A quelle parole tutti restarono sconcertati. Gyber si fece cupo tutt'a un tratto. Lelq strinse i pugni e deglutì, mentre perfino Victus sembrò rabbrividire. Johara e Gwenn si diedero un'occhiata d'intesa e i due generali che stavano ancora litigando si chetarono all'improvviso fissando di scatto il simbionte con aria interrogativa e sconvolta.
In coro, entrambi esclamarono: "Nero ti ha portato nell'Abisso e non ti ha ucciso?!"
In realtà Creech produsse solo degli acuti lancinanti, ma probabilmente il senso era quello.
Meteor annuì e raccontò per filo e per segno la sua breve eppure terribile visita in quella cosa. Raccontò dell'arrivo di una donna di nome Legacy, al che Shruikan distolse lo sguardo improvvisamente più teso. Raccontò del ragazzo, quel Michael, che Nero aveva desiderato congelare. Perché si fosse servito di lui, Meteor, quando egli poteva fare tutto non era chiaro nemmeno ai generali, che liquidarono la faccenda con un generico: "Sicuramente, fa parte del suo piano."
Che piano, poi, non sapevano dirlo nemmeno loro. Johara soltanto aggiunse, su richiesta di Lucas, che Nero era conosciuto per avere sempre la mani in pasta in grandi affari inter universali e che quindi elaborava di continuo complessi piani per compiere anche le più ridicole azioni, come uccidere una persona o fare a pezzi un pianeta. Bazzecole, per una creatura che avrebbe potuto radere al suolo tutto l'esistente e non solo con un cenno del capo.
"E alla fine lui mi ha portato qui. Ho aspettato per un po', come mi aveva ordinato. In effetti, ci sono voluti giorni. Per lo meno il maledetto mi spediva razioni di cibo e di liquidi. Alla fine è arrivato quel... quel pazzo maniaco! E sono cominciati i problemi! Mi ha... Mi ha inseguito per tre giorni e tre notti! Voleva... Voleva uccidermi!" strepitò alla fine del racconto Meteor, indicando Francis e rattrappendosi per la paura davanti al suo sguardo ora così apparentemente amichevole.
Il blood dreamer sorrise quando si rese conto che stava parlando di lui. Shruikan non sorrise. Sospirò e si fece forza.
"Ragazzi... Ragazzi, devo... devo dirvi una cosa." borbottò giocando a dislocarsi le dita e riposizionarle con scatti dolorosi.
Tutti lo guardarono incuriositi.
"Vi pres... accidenti, è imbarazzante... vi presento Francis, il mio... il mio frablblblb..." disse, mangiandosi le ultime parole.
"Il tuo chi?" chiese Lucas.
"Il mio fratblblbl..." ripeté Shruikan di poco più convinto.
Lelq gli fece un cenno esasperato come ad esortarlo di spicciarsi.
Allora il Kishin si incupì e prese fiato. "IL MIO FRATELLO MAGGIORE ACQUISITO!" gridò.
Francis sorrise.
Gli altri si voltarono a guardarlo stupiti.
"Ripeti, prego?" chiese piatto Vincent.
Il Kishin sospirò per l'ennesima volta (lo faceva un po' spesso, ultimamente). Poi raccontò al gruppo di come lui e Giuly si fossero trovati un giorno a vagare per sbaglio in un mondo abitato da demoni e umani e di come si fossero trovati coinvolti in uno scontro con un demone al fianco, appunto, del blood dreamer e di come quest'ultimo fosse sul punto di essere sopraffatto dal nemico che, a detta di BlackClaw, era di una potenza mai vista prima. Il tutto perché lui e la ragazza di Lelq erano andati a cercare un minerale molto particolare di cui avevano sentito parlare riguardo alle sue presunte qualità come materiale per produrre strumenti musicali con cui costruire un violino nuovo per il musico. Sottolineò aspramente quest'ultimo dettaglio, facendo arrossire Lelq.
Francis annuiva a tutto. In realtà stava guardando la cappa di fumo da cui era emerso poco prima portandosi dietro Meteor.
Fu quando Lucas fece per presentarsi al demonio che Agonia decise di farsi vivo e tutto andò a rotoli come al solito.
   
 
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