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Autore: _BlueLady_    04/11/2016    3 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 25 ~
 
L’aveva persa di vista ormai da mezz’ora, e Dio solo sapeva cosa poteva essere accaduto in quell’arco di tempo che era sfuggito al suo controllo.
Percepiva il sangue ribollirgli nelle vene, il panico impossessarsi di lui, il cuore stretto in una morsa, la mente annebbiata.
Mille dubbi assillavano i suoi pensieri, e mille supposizioni si addentravano altrettanto prepotentemente ad ingarbugliare il suo stato d’animo, rendendolo incapace di ragionare lucidamente sugli eventi accaduti quella sera.
Non sapeva dire con assoluta certezza se la decisione definitiva di recarsi al ballo fosse stata una saggia idea o meno.
Certo era che si era lasciato prendere un po’ troppo la mano in certe occasioni, e neanche lui riusciva a spiegarsi il motivo di certe azioni che aveva compiuto inconsciamente.
Provocare Rein Sunrise in quella maniera… cosa gli aveva suggerito il suo stupido istinto?
Si sarebbe dovuto limitare ad osservarla da lontano, senza essere visto. Un’ombra silenziosa che vegliava dall’alto su di lei. E invece si era lasciato tentare come uno sciocco dal parlarle.
Percorreva disperatamente ogni angolo della sala nel tentativo di trovarla.
Non poteva permettere che si avvicinassero a lei. Anche solo per parlarle. L’animo della giovane era già abbastanza turbato, e ulteriori parole volte a confonderla l’avrebbero spinta nel più totale sconvolgimento, rendendola incapace di distinguere il giusto dal torto.
Si fece largo ancora tra la massa di invitati, sgusciando sinuoso come un serpente tra una schiena e l’altra, lo sguardo in mille direzioni pur di trovarla.
Cercò alla cieca, finché finalmente non la vide, appartata in un angolo, chiacchierare amichevolmente con una figura dal portamento elegante.
Il suo cuore perse di un battito quando realizzò chi fosse l’ignota compagnia della giovane turchina.
Sophie Windsworth.
Strinse i denti, sentendo la rabbia infiammargli le vene.
Era arrivato troppo tardi.
Con atteggiamento indifferente, silenzioso e senza dare nell’occhio, tentò di avvicinarsi il più possibile alla coppia, nascondendosi tra gli ospiti, tendendo l’orecchio nel tentativo di carpire qualche parola del discorso che stavano intrattenendo, ma il vociare della folla gli impediva qualsiasi riuscita nell’impresa.
Decise allora di acquattarsi in un angolo, e aspettare che la marchesa si allontanasse per poi avvicinare la fanciulla prima che sfuggisse un’altra volta alla sua vista.
Nel tentativo di nascondersi con atteggiamento cauto e discreto, i suoi occhi si scontrarono con un altro paio di pupille dai toni altamente familiari. Trasalì, i nervi troppo tesi e in petto un’agitazione al di fuori del normale che lo resero incapace di gestire il fatto di essere stato colto di sorpresa.
- Bright – pronunciò in un sospiro, riconoscendo in quel paio d’occhi le iridi calde e confortevoli dell’amico fedele.
- Shade, non mi aspettavo di trovarti qui – asserì il duca sorpreso, sorridendogli – Credevo avessi deciso di non presentarti stasera. Poi ecco che colgo la tua figura sgusciare indiscreta tra un invitato e l’altro. Per un attimo ho temuto di avere le allucinazioni – rise – Invece sei proprio tu –
Il visconte annuì, cupo: - Ho deciso di rivedere i miei piani, e partecipare ai festeggiamenti. Rein Sunrise sa qualcosa – annunciò poi all’amico, il cui sorriso scomparve dal volto non appena udì le sue parole.
- Credi… credi che possa…?- proferì l’altro, ma fu prontamente interrotto dal visconte che non cessava di osservare con la coda dell’occhio i movimenti della marchesa, in attesa di precipitarsi dalla fanciulla, ignaro bersaglio della donna – Non lo so, ma intendo scoprirlo al più presto – affermò deciso, l’impazienza che agitava le sue membra – In cambio, però, devo chiederti un favore – sentenziò poi verso l’amico, dirigendo lo sguardo su di lui.
- Certamente – asserì Bright deciso.
- Ho bisogno che tu tenga occupate due persone per me per il resto della serata. Assicurati che non cerchino mai di avvicinarsi, mentre cerco di carpire qualche informazione in più dalla giovane signorina Sunrise –
- Conta su di me – rispose il biondo non appena gli ebbe indicato chi fossero gli obiettivi di tale compito.
I due si scambiarono uno sguardo di muta intesa, contando impazienti i minuti che passavano, fin quando finalmente non sopraggiunse il marchese di Windsworth a distogliere l’attenzione della marchesa da Rein. Quando videro i due allontanarsi e scomparire tra la folla, Bright si fiondò al loro inseguimento dopo aver rivolto un frettoloso cenno del capo in direzione di Shade, mentre il visconte non perse tempo, e sopraggiunse velocemente alle spalle della turchina, assumendo un atteggiamento composto, che tentasse di mascherare il suo stato d’animo in subbuglio, prima di rivolgerle la parola.
- Vi ho trovata – sussurrò alle sue spalle, e Rein trasalì nuovamente, rabbuiandosi quando si ritrovò ancora di fronte la sua figura imponente a sbarrarle la strada.
Doveva starle particolarmente antipatico, dato l’atteggiamento insofferente che continuava a mostrare nei suoi confronti quella sera.
Decise che poco importava, visto come si erano messe le cose, e la disperata corsa contro il tempo che era stato costretto a fare nel tentativo di proteggerla.
- Ancora voi – la sentì proferire, in un tono di stizza e rammarico – Non vi pare di aver già perso abbastanza tempo cercando la mia compagnia?-
- Siete fuggita dopo la vostra esibizione senza darmi il tempo di farmi ammettere la mia sconfitta. Ve lo dovevo – asserì sinceramente, nel tentativo di addolcirla.
Il volto della turchina parve distendersi un poco.
- Prendo atto del vostro rammarico, e dichiaro conclusa la nostra disputa. Ora, se volete scusarmi…- asserì lei frettolosamente, cercando una via di fuga.
- Volete concedermi l’onore di un ballo?- proferì di getto, conscio che quella richiesta sarebbe suonata talmente ridicola alle orecchie della turchina, da costringerla a retrocedere sui suoi passi, e a concentrare nuovamente l’attenzione su di lui. Difatti, Rein si bloccò di botto, volgendo lo sguardo verso di lui in un misto di stizza e sorpresa.
- Davvero, non credo sia il caso…- cominciò, ma fu prontamente interrotta dalle parole del visconte, che la precedette sul tempo - Suvvia – le sorrise provocatorio, sicuro di avere la vittoria in pugno – non vorrete tenermi sulle spine?-
Rein tentennò qualche istante, osservandolo piccata crogiolarsi nella sua presunzione.
- Perché mai dovrei sentirmi costretta ad accettare la vostra offerta?- gli domandò velenosa.
Shade schioccò la lingua, sicuro di sé: - Non vorrete rifiutare l’invito di un gentiluomo? Guardatevi intorno – disse, invitandola a fare come le aveva chiesto – qualunque fanciulla desidererebbe trovarsi al vostro posto, in quest’istante –
- Non io – asserì Rein, sprezzante della sua superbia.
Il visconte ridacchiò tra sé e sé, riconoscendo in quella fanciulla dagli occhi di ghiaccio un carattere capace di tenergli testa fino all’ultimo: - Fossi in voi, rifletterei sulla vostra decisione ancora un istante. Ricordate che è il visconte di Moonville che state rifiutando – sentenziò, maligno – Ci stanno guardando tutti…- le sussurrò poi all’orecchio, centrando in pieno il bersaglio.
Rein si bloccò un istante ad osservare il gruppo di curiosi che si era fermato a sbirciare la loro conversazione, e arrossì piena di imbarazzo, conscia che, se avesse rifiutato l’invito di quell’uomo che tutti rispettavano e idolatravano, probabilmente la società non le avrebbe mai perdonato in futuro un simile affronto.
Strinse i denti: quell’uomo poteva non essere il visconte di Moonville per lei, ma per il resto del mondo il suo misero parere contava ben poco.
Abbassò la testa sconfitta, porgendo la mano al suo interlocutore che la condusse con un ghigno vittorioso in mezzo alla pista, dove già altre coppie si stavano intrattenendo al suono della musica.
Rein non seppe spiegarsi bene il perché, ma nonostante il disagio e la sensazione di amaro in bocca che le aveva lasciato quell’invito alle danze, si sentì inspiegabilmente al sicuro tra le braccia del visconte.
Volteggiare tra le sue braccia le riportò alla mente il ricordo ormai lontano della festa in maschera a villa Windsworth, quando a condurla nelle danze era stato un Cavaliere dal manto oscuro, tanto misterioso quanto affascinante. (*)
Guardò il visconte, e subito ritrovò in quel singolare parallelismo di eventi le stesse emozioni che aveva provato allora.
Quella consapevolezza le devastò l’anima, rendendola incapace di qualsiasi altro pensiero.
- Spero di non aver ferito troppo il vostro orgoglio, costringendovi ad accettare il mio invito - sentì proferire a un tratto la voce del visconte, che la riportò coi piedi per terra.
- Me ne farò una ragione, non preoccupatevi – rispose provocatoria, tentando di riacquistare l’antipatia che provava nei suoi confronti.
Lo guardò negli occhi, e si stupì nel vederlo sorridere.
- Se ci pensate bene – asserì l’altro mentre la conduceva sui suoi stessi passi – quello ad avere l’orgoglio ferito, tra i due, sono io. Ho dovuto ricorrere ai più subdoli sotterfugi per costringervi ad accettare – rise, coinvolgendo anche lei in una risata sommessa, dopo una breve riflessione su quanto aveva detto.
Improvvisamente, percepirono la tempesta tra i loro animi acquietarsi.
- Spero almeno ne sia valsa la pena di insistere tanto – gli rispose Rein, cercando di mantenere sempre un certo distacco – Questo sta a voi dimostrarlo – le disse lui di rimando, afferrandola in vita e trascinandola con sé in un ballo che sapeva di parole non dette e di sentimenti malcelati, di amarezza e di rimpianti.
Catturati dalla melodia della musica, Rein e il suo cavaliere danzavano come se fossero una cosa sola, un’unica mente, un unico cuore.
Guardandosi negli occhi, si ritrovarono entrambi a comprendere come mai, prima di allora, si erano sentiti così completi l’uno con l’altra, così in simbiosi, così straordinariamente in sintonia.
Nonostante il rancore incendiasse i loro cuori, nonostante l’astio animasse i loro pensieri, Shade e Rein non si erano mai trovati così in pace con se stessi.
Compresero che, sebbene tanti erano stati gli ostacoli che fino ad allora li avevano tenuti separati, costringendoli a rinnegare il legame che li univa indissolubilmente, qualcosa al di fuori del loro controllo, della loro razionalità, delle loro azioni, li avrebbe sempre, inevitabilmente, inesorabilmente, ricongiunti l’uno con l’altra.
Era tanto sconcertante quanto affascinante, quell’amara verità.
Shade allontanò Rein solo per un istante, facendole fare una giravolta su se stessa, prima di riavvicinarla al proprio petto e stringerla forte a sé in una morsa che sapeva di voluttà e desiderio.
Si ritrovarono occhi negli occhi, i cuori che battevano all’unisono più in fretta del normale, a scoprirsi sotto una nuova, spaventosa luce.
La ragione si riappropriò presto della mente del giovane visconte, che riprese le distanze dal volto della turchina col petto che bruciava di imbarazzo.
Anche le gote di Rein, sotto la stessa emozione, avevano preso a colorarle il volto di un nuovo sentimento d’amore.
- Quelle parole e la musica che vi ho udita suonare…- udì a un tratto il visconte sussurrare, riportandola al presente -…perché ho l’impressione che voi serbiate del rancore nei miei riguardi?- le domandò, e le piantò le iridi buie nelle pupille, in cerca della verità che sicuramente non sarebbe sfuggita ai suoi occhi.
Rein trasalì nell’udire quella domanda, e ancor più il respiro le venne meno quando si ritrovò lo sguardo catturato da quello magnetico e indagatore del visconte, così profondo, che sarebbe stato impossibile nascondergli la realtà dei fatti, se solo avesse osato mentirgli.
Stava freneticamente pensando alle parole da dirgli, quando a un tratto la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro.
Notò l’espressione del visconte incrinarsi leggermente sotto una smorfia di dolore, e con la coda dell’occhio percepì una chiazza rosso sangue spaziare sui vestiti del giovane uomo, all’altezza del braccio sinistro.
Presa dal panico di quella scoperta, agì istintivamente fermandosi al centro della pista, per portare l’attenzione del giovane alla ferita sanguinante che già aveva imbrattato la manica dell’abito.
- Il vostro braccio…- tentò di dirgli, ma si bloccò immediatamente quando un pensiero, più consapevole e sensato del precedente, le balenò in mente nella frazione di un secondo, come un fulmine a ciel sereno.
Le sopraggiunse il ricordo della conversazione che aveva intrattenuto con la marchesa poco fa, riguardo al furto in casa sua e al suo disperato tentativo di difendersi dallo spietato aggressore.
Le tornò in mente l’ultimo particolare, lo analizzò a fondo, lo modellò nella mente, e subito il pensiero prese forma nella sua testa, prepotente e accusatorio.
“Sono riuscita, non so come, a direzionare il coltello verso di lui, e a ferirgli volontariamente il braccio sinistro…”
Osservò di nuovo il braccio del visconte, che aveva mollato la presa sulla sua mano per concentrarsi sulla ferita, e tentare di bloccare la fuoriuscita di sangue che presto, se la chiazza si fosse espansa ancora sull’abito, avrebbe catturato l’attenzione di tutti i presenti.
Trasalì, nel constatare come i due dettagli coincidessero perfettamente.
Braccio sinistro, come quello in cui era stato ferito Eclipse.
Cercò di mantenere la calma nonostante la tempesta di emozioni che le infuriava dentro, e si discostò lentamente dalla figura del visconte, per poterlo osservare negli occhi, in cerca di un particolare che la aiutasse a comprendere se la sua intuizione fosse esatta o meno.
Lo vide guardarla negli occhi spaesato, incapace di nascondere il turbamento che l’aveva assalito.
- Voi…- riuscì a balbettare nello stato di confusione, e subito il vuoto si impadronì di lei, incapace di concludere il pensiero che aveva formulato.
Vide il visconte stringere i denti contrariato, prima di abbandonarla in mezzo alla sala e dirigersi a grandi passi verso l’ingresso della villa, lontano da occhi indiscreti, un fazzoletto a tamponare il braccio sanguinante.
Decise di seguirlo, intenzionata ad accertarsi che i suoi sospetti fossero effettivamente fondati.
Lo scorse da lontano, la schiena appoggiata alla fredda ringhiera di pietra dell’immenso portico, il volto ancora dolorante.
Gli si avvicinò cautamente, il cuore in gola.
- Vogliate scusarmi – la precedette il visconte placidamente, senza darle il tempo di proferire parola – ieri mi sono allenato con Bright nella scherma, e a causa di una svista e dei miei riflessi troppo lenti, è riuscito a colpirmi di striscio sul braccio –
Rein annuì, incerta se credergli o meno – Sanguina molto – osservò secca, notando la macchia espandersi ancora sui vestiti. Il visconte scosse la testa, ridacchiando – Ho sopportato ben di peggio – disse, alzando lo sguardo verso di lei.
Ci fu un istante di silenzio, l’atmosfera festosa in sottofondo che rallegrava quella sensazione di gelo che sembrava essersi creata tra i due.
- Dicevamo?- domandò a un tratto il visconte. Rein spalancò gli occhi senza capire – Stavate per abbandonarvi ad una confessione importante – specificò lui, deciso al confronto.
Il cuore di Rein le balzò in petto come una furia. Non era del tutto certa di riuscire a reggere la conversazione che sarebbe seguita, e in un primo momento fu tentata di sviare l’argomento per distogliere l’attenzione da tutta quella strana faccenda. Tuttavia, in cuor suo, era cosciente del fatto che, se non avesse sfruttato quell’occasione per dissipare quel subdolo dubbio che continuava ad offuscarle i pensieri, non avrebbe avuto un’altra possibilità per venire a capo di quel mistero.
Prese coraggio, sospirò per liberare i polmoni dal peso dell’angoscia, e finalmente parlò.
- So chi siete – sussurrò in un soffio, il respiro che le veniva meno.
Gli occhi del visconte furono attraversati da un impercettibile lampo di sorpresa misto a panico, che a Rein non sfuggì.
- Prego?-
- So chi siete – proferì ancora, più decisa e sicura di sé – o meglio, so ciò che non siete, e voi non siete il visconte di Moonville – asserì tutto d’un fiato, gli occhi piantati nelle iridi buie, in cerca della verità – Sbaglio, forse?-
Shade la osservò basito per un istante, prima di scoppiare in una sonora risata puramente divertita, che mortificò Rein nel più profondo dell’animo.
- Davvero?- sentì domandare, in tono quasi canzonatorio – Adesso mi spiego il significato delle vostre parole, prima, seduta al tavolo. E chi, se posso sapere, vi avrebbe reso partecipe di questa sconcertante notizia?- le chiese provocante, ergendosi nel pieno della sua figura di fronte a lei.
Era certo che gli stesse nascondendo qualcosa, ma mai avrebbe pensato sarebbe riuscita a venire a conoscenza di quel piccolo dettaglio. Decise di stare al gioco, per capire fino a che punto Sophie era riuscita ad ottenebrarle la mente.
Rein aprì la bocca nel tentativo di svelargli come era venuta a conoscenza della verità, ma subito i pensieri le frenarono le parole in gola, portandole alla luce un ragionamento a cui, fino a quel momento, non aveva minimamente pensato.
Era stato Eclipse a indirizzarla a smascherare il visconte di Moonville. (**)
Per quale motivo allora, se effettivamente la figura di Eclipse e del visconte coincidevano come lei aveva intuito che fosse, il ladro aveva voluto indirizzarla a denunciare se stesso?
Qualcosa non le tornava. C’era un controsenso troppo evidente ad appannarle l’intera visuale.
Shade ed Eclipse non potevano essere la stessa persona. Non dopo aver considerato quel particolare terribilmente contrastante che era sopraggiunto a scombinarle i piani.
Cominciò a pensare, sentendosi presa in giro dal paradossale susseguirsi di eventi, che forse davvero il parallelismo del braccio ferito tra il visconte ed Eclipse era soltanto una pura coincidenza.
Decise di tacere tutti quei particolari al visconte, non avendo ancora la certezza di chi si trovasse effettivamente di fronte.
- Questo non ha importanza – asserì, sostenendo coraggiosamente lo sguardo glaciale del giovane – Quello che conta è che ho ragione, no?-
Il moro schioccò la lingua interessato, per nulla intimorito da quell’affermazione tagliente – E’ la vostra parola contro la mia – le sussurrò all’orecchio, quasi minaccioso – Chi è che vi fa essere così convinta che la vostra sia la verità?-
- Ho svolto le mie indagini – proferì atona – e ho fonti certe che dimostrano che il visconte di Moonville non aveva eredi che portassero avanti il nome del casato. Il vostro personaggio è solo una farsa –
- Debbo farvi i miei complimenti, signorina Sunrise. Ho sempre pensato foste una donna dotata di un’intelligenza fuori dal comune – la adulò, in tono sinceramente sorpreso – Più un aristocratico è ricco e potente, più la società è intimorita da lui, e si dimostra incapace nel contraddirlo. Alle persone basta poco per tenere a freno le voci di corridoio: sono necessari soltanto una manciata di denaro in più e un titolo nobiliare per mettere a tacere qualsiasi tipo di indiscrezione, sebbene la curiosità resti. Chiunque sarebbe intimorito nell’osare mettere in dubbio il nome di un uomo rispettato da tutti. Non si può dire lo stesso di voi -
- Questo non cambia il fatto che voi siete un impostore –
- Potete essere venuta a conoscenza di un particolare, ma non siete a conoscenza dell’intera faccenda – la avvertì secco – Prima di giudicare, vi conviene avere una visione dei fatti chiara e completa. Cosa che, attualmente, non mi risulta possediate –
- Non mi serve altro per capire che sotto le vostre vesti si cela la figura di un traditore – lo accusò infervorata, sputandogli in faccia tutto il veleno che si era tenuta dentro fino ad allora – Mi basta sapere che fingete di essere qualcun altro per constatare che in voi non c’è nulla di buono. Perché mai dovreste assumere un’identità fantasma, altrimenti? Eclipse ha voluto indirizzarmi a smascheravi per rendere partecipi tutti della menzogna che siete –
Solo dopo aver terminato quell’ultima frase si rese conto di essersi lasciata sfuggire dalle labbra più di quanto avrebbe dovuto dire. Si portò la mano alla bocca, mentre il visconte scoppiò in una risata alquanto divertita in seguito a quel sermone accorato che si era apprestata a fargli.
- Eclipse?!- proferì tra le risate, leggendole lo sconforto negli occhi – Siete davvero sicura che sia stato proprio il vostro Eclipse a volervi indirizzare contro di me?- sussurrò, a un soffio dalla sua bocca, certo che provocarla era servito a farle confessare ciò che voleva tenergli nascosto.
Rein fece un passo indietro, sconcertata da quella reazione alquanto singolare: - Certamente – rispose con tutta la sicurezza di cui era disposta – Perché mai non dovrebbe essere così?-
Shade la osservò impassibile accartocciarsi su se stessa, in preda alle sue insicurezze, cupo in volto e col cuore pesante.
Aveva preso la sua decisione, convinto che non ci fosse altro modo per riportare la turchina sulla giusta strada. Rein Sunrise sapeva ormai più del dovuto, e non esistevano alternative per mettere a tacere i dubbi che le appannavano i pensieri.
- Dirigetevi ai Giardini d’Inverno sul retro della villa, a mezzanotte, e capirete – le disse solo, prima di voltarle le spalle e sparire nel buio della notte.
 
¤¤¤¤¤¤
 
Mancavano ormai cinque minuti a mezzanotte, e Rein non era riuscita ad evitarsi di giungere nel luogo indicatole dal visconte prima dell’ora stabilita, incapace di tenere a freno ansie e preoccupazioni che l’avevano accompagnata nel corso di tutta quella serata dai toni estremamente particolari.
Non riusciva a togliersi dalla testa le ultime parole del visconte, riguardo al fatto di essere assolutamente certa che fosse stato Eclipse quello che l’aveva voluta indirizzare alla contea di Moonville.
Non ci aveva mai dato peso, fino ad allora, ma effettivamente non poteva essere completamente sicura delle sue convinzioni. Aveva dato per scontato si trattasse di Eclipse, poiché la descrizione fattale dal cocchiere combaciava perfettamente con la figura del ladro.
Se, tuttavia, fosse stato qualcun altro a volersi spacciare per Eclipse, volendo a tutti i costi disorientarla?
E, se davvero era così, chi mai poteva volerla deviare dalla realtà dei fatti? A che scopo?
Scosse la testa contrariata, consapevole di essere giunta a conclusioni troppo affrettate inconsciamente, prima del tempo.
Qualunque fosse la verità, sperava, con quell’ulteriore confronto, di aggiungere un altro tassello che contribuisse a risolvere l’enigma.
L’orologio sulla facciata della villa scoccò la mezzanotte in tre rintocchi, e subito Rein cominciò ad osservarsi intorno, spaurita ed insicura, tentando di scorgere la figura del visconte tra le siepi e gli archi di pietra dell’imponente porticato che ospitava al centro una nostalgica fontana prosciugata.
Si diede mentalmente dell’ingenua nel realizzare quanto fosse stata imprudente a decidere di recarsi a quell’incontro da sola. Per quanto ne sapeva, sarebbe anche potuta essere stata aggredita alle spalle, magari uccisa, ma poco le importava. Se trovarsi lì l’avrebbe aiutata a scoprire la verità, allora valeva la pena di correre il rischio.
Un sottile fruscio di siepi e foglie catturò la sua attenzione verso un cespuglio di rose dalla parte opposta a dove si trovava lei. Allungò lo sguardo nel tentativo di scorgere una figura dalle sembianze umane in lontananza.
Effettivamente qualcuno c’era, e si stava avvicinando a lei lentamente, a passo felpato, nel silenzio di quella placida notte.
Rein aguzzò la vista per poter scorgere meglio la figura che le stava venendo incontro.
Riconobbe una figura maschile dotata di mantello, l’abito nero che si confondeva con l’oscurità della notte, e una maschera color pece bordata in oro a coprirgli il volto.
Sussultò nel riconoscere in quella sagoma sembianze a lei ben note.
- Eclipse…- mormorò sottovoce, trattenendosi dall’impulso di corrergli incontro, ancora incerta se credere o meno a ciò che i suoi occhi stavano vedendo.
Non appena proferì il suo nome, il ladro si fermò di colpo, ancora lungi dal raggiungerla, ma abbastanza vicino perché lei potesse scorgere la sua figura per intero.
La tensione nell’aria era palpabile, affilata come la lama di un coltello.
Dopo un attimo di esitazione, Rein lo vide portarsi la mano al volto, ed afferrare la maschera che lo copriva.
Fu allora che il vuoto si impadronì di lei, e le forze cominciarono a venirle meno.
Ad osservarla, non più celati dalla maschera, erano due occhi cobalto a lei ben noti, incastonati in un volto spietatamente superbo, incorniciato da una folta chioma di capelli neri come il carbone.
Shade Moonville.
Rein si portò le mani alla bocca, scuotendo piano la testa, incapace di farsi una ragione di ciò che le era appena stato volutamente rivelato.
- No…- riuscì a mormorare, in un lamento soffocato dal pianto.
Aveva sempre avuto sotto gli occhi la verità, e più volte il suo istinto gliel’aveva suggerita, eppure mai avrebbe immaginato che scoprirla sarebbe stato così doloroso.
Shade annuì, cupo e impassibile, senza proferire parola, guardandola negli occhi ancora un istante prima di abbandonarla al suo dolore. Nelle iridi buie, Rein poté scorgere tutto il rimpianto di ciò che fino a quel momento le aveva taciuto.
Il giovane re indossò la maschera color pece, e se ne andò facendo volteggiare il cupo mantello alle sue spalle, lasciandola sola, nel freddo della notte, a tormentarsi l’anima.


Angolo Autrice:

(*) 
E' successo nel capitolo 8
(**) Se ricordate, è accaduto nel capitolo 17


Finalmente riesco a postare!
Mi scuso per l'assenza prolungata, ma come previsto ho avuto difficoltà a comporre perchè il tempo da dedicare alla scrittura è sempre poco, e in casi come questo è necessario sfruttarlo al meglio quando si è ispirati, per non creare un paciugo che rischia di rovinare tutto quello scritto fino ad adesso.
Dunque, abbiamo un altro colpo di scena! Eclipse si svela!
Va beh, dai, già l'avevvate capito chi fosse, era ovvio... ma sul conto del nostro Shade rimane ancora un alone di mistero da chiarire.
Eh già, perchè ancora non sappiamo chi sia in realtà il nostro bel visconte, nè quale sia la sua storia.
Siete curiose di saperla? Io si... Dunque se volete sapere cosa ho in serbo ancora per voi, vi conviene continuare a seguirmi ;)
Un grazie a tutti coloro che, come me, si sono innamorati di questa storia: il numero di persone che la segue è in aumento, e il mio cuoricino si gonfia di felicità!
Grazie grazie grazie grazie davvero di cuore per tutto il sostegno! Non mi stancherò mai di ripeterlo!
Vi aspetto al prossimo capitolo, non troppo lontano si spera!

_BlueLady_

 
  
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