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Autore: Elsinor    04/11/2016    6 recensioni
La vita non ti sorride quando sei un Magonò, e il giovane e irriverente Silas lo sa bene, tra Burrobirre, lavori ingrati ed elfi domestici più ricchi di te. Ma se sei un Magonò e ti ritrovi con il soffio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sul collo?
È ora di scoprire cosa si può fare senza magia e cosa si può fare con, cosa si può fare da soli e cosa si può fare insieme a qualcuno, specie se quel qualcuno è un mago brillante e vanitoso come Alec Kingsman.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Controllai l'Avversaspecchio appena sceso dall'autobus che mi aveva riportato a casa. Pulito.
Nessun segno della catastrofe imminente.

L'altro Specchio, quello con cui avevo discusso con Alec della faccenda sfera, l'avevo riposto riluttante da un pezzo.
«Manderò subito un gufo all'indirizzo dell'annuncio, però conta che un annuncio pubblicato sul Profeta non è esattamente discreto: potrebbe averlo letto anche il vero proprietario.» aveva detto Alec, facendo (ma perché?) un sorrisino al pensiero.
«In tal caso rimarremo a bocca asciutta.»
«O ci ritroveremo a ingaggiare battaglia! Porta una bottiglia e un elfo domestico.»
Il solito coglione, insomma. Poi aveva letto l'ora su un orologio d'argento a saponetta e dichiarato di dover tornare al lavoro. Ratbert aveva definitivamente chiuso la comunicazione sbucando dal nulla e avventandosi contro lo Specchio, quindi l'ultima immagine che avevo di Alec era una pancia pelosa di ratto.
Stare con Alec mi aveva chiaramente intossicato peggio del veleno di Doxy, dover aspettare una notte intera e poi chissà quanto per reincontrarlo di persona mi sembrava una rottura insopportabile. Non è che mi aveva avvelenato sul serio? Magari con la bottiglia di Whisky Incendiario che aveva portato quella sera. Ma se l'era scolata soprattutto lui...

...così riflettevo aprendo il portone di casa, tanto assorto che mi ci volle qualche secondo per registrare il frastuono proveniente dai piani superiori.
Imboccai le scale, affrettando il passo, e incrociai la signora del piano di sotto che rientrava nel suo appartamento, serafica in volto.
«Buonasera» mi salutò, un po' distratta, come se avesse altri pensieri. Mi sorprendeva che quei pensieri non includessero il casino che si stava evidentemente consumando un piano sopra la sua testa: imprecazioni e grida di dolore di due voci d'uomo diverse, lo strillo assurdamente acuto e prolungato di una donna e una serie di tonfi pesanti. A quel punto avevo pochi dubbi sul fatto che i miei sistemi di sicurezza fossero entrati in funzione «sono salite due persone vestite in modo buffo. Credo appartengano a una qualche setta religiosa, non gli apra.» concluse la signora, placida, e rientrò in casa.
Mi schiacciai contro la porta, il cuore che batteva peggio dell'ombrello-guardia, e frugai nello zaino, in cerca dei miei specchi. L'Avversaspecchio, il primo che mi capitò tra le mani, era nebuloso come prima. Al diavolo! Possibile che Alec ci avesse davvero spalmato del burro sopra? Stavo per cercare lo Specchio Gemello per chiederglielo di persona, quando tra gli schiamazzi al piano superiore (ora stavano entrambi gridando incantesimi) distinsi una voce familiare.
Feci l'ultima rampa di scale di corsa.
«Chip!» gridai, stupefatto.
«Ferma questo coso!» gridò lui di rimando, cercando di sovrastare lo strillo della donna. Era la strega del cartello sui calderoni a gridare, le mani tra i capelli.
Un tizio molto più basso di Chip non tentava neanche più di alzare la bacchetta, curvo com'era sotto i colpi dell'ombrello. Quando feci un passo avanti, l'ombrello si fermò e rimase fermo per mezzo secondo prima di puntare verso di me.
«Butterscotch bonanza!» esclamai, tendendo il palmo della mano davanti a me. La strega sul cartello terminò lo strillo con un vocalizzo interrogativo, poi fu presa da un attacco di tosse. L'ombrello si reinfilò da solo nel portaombrelli e non si mosse più.
Chip batte le palpebre, fissandomi «Wow, Silas, hai dei poteri magici!» esclamò, gli occhioni verdastri dilatati dallo stupore. Era uguale a come lo ricordavo, ma ancora più alto e con le spalle più larghe. Non si era vestito da babbano, ma con un assurdo completo da mago giallo paglierino, in tono coi capelli. Eravamo tutti abbastanza scialbi in famiglia, ma Chip aveva preso dal ramo più attraente, benché sempre un po' smandrappato.
«Non l'ho fatto io l'ombrello, Chip» spiegai, con un sospiro «si ferma solo se dici quella stupida formula...e meno male che non avete provato a forzare la porta, mi toccava ricomprarne una nuova...tutto a posto.» l'ultima frase la rivolsi alla strega del cartello, che tossicchiava ancora e lanciava occhiate sospettose a Chip e compagnia.
«C'è anche un Incantesimo Respingi-Babbani niente male!» commentò felice Chip, rimettendo in tasca la bacchetta «C'era una vecchia che allungava il collo, ma ci ha solo buttato un'occhiata e se n'è andata. Immagino avremmo svegliato tutto il palazzo senza l'incantesimo. Magari ti saresti ritrovato la pulizia addosso, ci pensi?»
«Si chiama polizia.»
Chip mi si avvicinò e mi batté sulla spalla, con un sorriso comprensivo «Amico mio, se hai addobbato la porta in questo modo devi essere più nei guai di quanto pensassi.»
«Cosa te lo fa credere?» protestai con la voce che virava all'acuto (mai quanto la strega del cartello, comunque).
Per tutta risposta Chip indicò il tizio bassotto che si massaggiava la testa non molto fornita di capelli.
«Ti presento il signor Lloyd. È una specie di investigatore privato, vero?»
«Senza "una specie", signor Collins. Direi che lo sono.» replicò cordiale il tizio, voltandosi verso di noi.
«Lei è quello dell'ascensore!» sbottai, puntando l'indice «Il tizio col paniere!»
«Sono specializzato nel nascondermi in piena vista.» annuì lui con un sorriso, spianandosi le pieghe della veste. Dove l'aveva colpito l'ombrello gli stavano spuntando dei lividi, poveraccio.
Mi avventai su Chip. Lo afferrai per il bavero e lo sbattei contro la parete, con tutta l'intenzione di fare qualche livido in più anche a lui.
«Mi hai messo un investigatore alle calcagna, infame bastardo! I miei vecchi e i tuoi hanno fatto comunella per pagarlo? Potevi avvertirmi, anche se mi stai sul culo io non sarei stato zitto se l'avessero fatto a te!»
«Perché ti sto sul culo?» protestò Chip, un po' offeso, alzando un sopracciglio. Era decisamente più alto e meglio piazzato di me, ragion per cui più che tenerlo io attaccato al muro era lui che stava pigramente lasciandosi strapazzare «Tanto per cominciare non vedo perché dovrebbero metterti un investigatore alle calcagna, non hanno idea -per fortuna- dei casini in cui ti metti. Non ne avevo idea nemmeno io, finora! E poi, scusa, sei tu che hai cercato di infamarmi spacciandoti per me.»
«Lasci stare suo cugino, signor Hare» mi richiamò, sempre flemmatico, il signor Lloyd «non ha colpa, siamo io e lei che l'abbiamo involontariamente tirato dentro questa strana storia.»
«Mi dica chi è lei» ribattei tra i denti, mollando il bavero di Chip «la avverto, posso ancora fare molto peggio che suonarle le best hits delle Sorelle Stravagarie sulla crapa.»
«Come le ha detto suo cugino, sono un investigatore privato. Niente di particolarmente eccitante, perlopiù mi occupo di infedeltà coniugale, non immagina quali magie la gente è in grado di fare per sbrogliarsela in questi casi...comunque può stare tranquillo, non mi hanno assunto per seguire lei, ma il suo nuovo amico Alec Kingsman.»
Se mi avessero trasformato le vene in cannucce e risucchiato tutto il sangue non mi sarei sentito più agghiacciato di così.
«Alec ha una moglie?!»
«Ma non hai capito niente!» esclamò stupito Chip.
Il signor Lloyd sorrise «Non ha moglie né niente del genere, ma qualcuno è preoccupato delle sue scelte di vita, e ha richiesto da tempo i miei servigi per vigilare su di lui. Le ho detto anche troppo, non risponderò ad altre domande sull'identità del mio cliente.»
«Sì, tanto ho capito che è sua madre» sbottai. Ero incavolato per la pessima figura.
Il signor Lloyd sorrise ancora «Posso vantarmi di saper usare vari incantesimi di occultamento e dissimulazione. Non so se ha notato, quando ci siamo incontrati al Ministero, che dal cesto che avevo con me proveniva un odore particolare: serviva a confondere l'ottimo olfatto della bestiola del signor Kingsman, addestrata a riconoscere la magia. Era il signor Kingsman che spiavo, quando capitò che il signor Kingsman spiasse lei: fu allora che la vidi spacciarsi per suo cugino utilizzando una bacchetta palesemente non sua. La cosa mi allarmò dal punto di vista morale, e siccome sulle questioni morali il signor Kingsman è invece piuttosto rilassato, pensai fosse necessario agire in prima persona. Le sostituii quindi la bacchetta approfittando della sua distrazione (potevo sottrargliela e basta, ma temevo se ne sarebbe accorto subito e avrebbe causato scompiglio in pubblico) e mi ingegnai di rintracciare il signor Chester Collins. In tutta sincerità, temevo che lei fosse un criminale e volevo raccogliere informazioni per valutare se fosse pericoloso per il signor Kingsman.»
«Il signor Kingsman non è proprio un cucciolo di unicorno.» borbottai, polemico. Lloyd alzò le spalle.
«Neanche lei, se è per questo. Io faccio il mio lavoro. Dicevo, non ho avuto problemi a rintracciare il signor Collins, che però si è rivelato estraneo ai suoi maneggi e interessato a scoprirli. Io per la verità ho cercato di essere discreto, ma il signor Collins, ho scoperto con mio rammarico, fa ottimo uso di Legilimanzia.»
Non sapevo cosa fosse la Legilimanzia, ma Chip fece la faccia soddisfatta e io non volevo dargli ulteriore soddisfazione chiedendo.
«Quindi siamo qui insieme per supplicarla, qualsiasi scellerato piano abbia in mente, di lasciar perdere e restituire la bacchetta al suo legittimo possessore prima di subito. Lei è un Magonò, signor Hare. Anche con la bacchetta di un altro non sarà mai un mago.»
Calò il silenzio. Volevo scoppiare in una grande e ironica risata, ma avevo così poca voglia di ridere che non mi veniva neanche per finta.
«Entriamo e prendiamo un tè?» suggerì Chip, accennando col capo alla porta di casa mia.













Angolo dell'autrice: ecco a voi il cugino Chip! Ve l'aspettavate? E che dire del tizio dell'ascensore, il signor Lloyd? Vi sembra che questa storia sia incasinata? È vero! Recensite per dirmelo, e per scoprire quanto ancora può incasinarsi, non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo!
   
 
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