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Autore: Annoiata    13/05/2009    4 recensioni
In molti hanno scritto su Esme e Carlisle. Soprattutto in molti hanno fatto piovere su questo sito molte belle fanfiction sul loro primo incontro. Ho voluto provarci anch'io. Non pretendo di aver realzzato chissà quale impresa, solo... l'ho immaginato così. Con una Esme appena sedicenne (ed appena caduta da un albero) ed il bel dottore pronto a soccorrerla nel suo ambulatorio. Ma anche pronto ad innamorarsi di lei... NOTA: Ho voluto modificare un po' il carattere di Esme. Non preoccupatevi, è sempre dolce e materna (soprattutto con il suo fratellino) ma ho voluto aggiungerle un po' di pepe. Dopotutto Esme è sempre una ragazzina che è salita su di un albero senza pensarci due volte! Ho comunque scritto OOC, avvertitemi se i personaggi vi sembrano più OOC di quanto non dovrebbero esserlo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ragazze ecco il decimo capitolo! Ci ho messo tanto ma x adesso la scuola mi sta tenendo impegnatissima! Sono contenta che vi sia piaciuto il capitolo di Charles e Stephan, anche se questi due sono proprio antipatici, comunque ora avete qualcosa da leggere^^

Esme Anne Platt

cap. 10

La visita è finita, i miei fratelli mi hanno portato a casa. Sto rannicchiata sotto la finestra, da sola nella nostra piccola soffitta. Mi guardo attorno, assicurandomi di essere veramente l’unica lì dentro. Mossa alquanto inutile, sono davvero sola quassù. La soglia della vecchia e polverosa soffitta di casa nostra non viene varcata da tempo. Ci sono tutti i ricordi di famiglia. Dolci e cari ricordi che adesso per me non significano più nulla. Il vecchio baule della nonna, l’album di fotografie…nulla. Non hanno più alcun senso. Niente ha più senso adesso. L’unica cosa di cui m’importa, per ora, è Carlisle. È davvero così essere innamorati? Ci si sente davvero così strani, arrossisci non appena pensi a chi ami, la testa ti gira, il cuore ti batte come un tamburo…no, il mio sembra una mandria di cavalli al galoppo, tanto batte. Mi porto una mano sul petto, per il timore che il cuore possa uscire dal suo caldo incavo nel mio corpo e si metta a ballare felice per la stanza. Le mie dita tremati toccano lievemente la guancia sulla dove prima era poggiata la bocca del mio bel dottore. Sento improvvisamente caldo, e le gote avvampano di nuovo. Sorrido ad occhi chiusi, poi mia alzo e apro la finestra. Si solleva un po’ di polvere che spazzo via con un veloce movimento della mano, poi mi affaccio ad ammirare il paesaggio, estasiata. Si gode davvero una bella vista da quassù. Un lieve venticello fresco mi scompiglia i capelli, che sistemo divertita. Il sole sta per tramontare, e tutto si tinge di un tenue color arancio. Mi piacerebbe rimanere così ad attendere l’arrivo del crepuscolo, quando la botola della soffitta incomincia a sollevarsi. Mi giro spaventata, portando prontamente la mano stretta a pungo sul cuore, che ha appena sussultato. La botola si solleva ancora, poi ricade pesantemente. Il cuore mi fa un altro balzo nel petto.

-È pesante… uffa…- dice una vocina affaticata.

–Apriti…- la voce fa un altro sforzo e finalmente la botola si apre. Sorrido ed emetto un sospiro di sollievo alla vista del mio fratellino.

-Nicholas!- esclamo ridendo. Il mio fratellino è riuscito a trovarmi. In effetti è l’unico che ricorda dell’esistenza di questo posto. Come ho già detto, la soffitta non è un luogo molto frequentato. I miei fratelli non vi si rifugiano quasi più da quando sono bambini, ed i miei genitori devono essersene dimenticati. La testolina del piccolo Nik ha appena fatto capolino dalla botola e mi gurada sorridendo dolcemente. È un bambino bellissimo, il mio Nik.

-Esme! Allora eri qui!- dice ridendo.

Avvicino tempestivamente l’indice alla mia bocca e gli faccio segno di stare zitto –Nessuno sa che sono qui!- gli dico a denti stretti, anche se non riesco a trattenere le risate. Lui si tappa la bocca con le mani -Scusa!- sussurra.

-Così va meglio- gli dico, poi allargo le braccia dove poco dopo il mio fratellino si tuffa. Lo prendo in braccio e assieme ci sediamo su di una vecchia sedia a dondolo. Nik si accoccola sul mio petto e chiude gli occhi. Comincio a dondolarmi lentamente, cullandolo con una ninnananna improvvisata. È una melodia della mia infanzia, che mi cantava mia madre quando avevo poco più di un anno, e che mi sono riscoperta canticchiare ogni momento, pensando di essere tra le braccia del mio Carlisle.

-Esme... il cappello…- sussurra mio fratello. Già, me n’ero dimenticata. Quando Nicholas vuole dormire ha bisogno del suo cappello. Alcuni bambini dormono con l’orsacchiotto, lui vuole un copricapo. Non posso che assecondarlo, è solo un bambino… lo guardo amorevolmente e allungo una mano verso il baule. Lo apro, facendo attenzione a non scuotere il piccolo dal suo torpore. Pesco il suo cappello preferito, uno simile a quello dei controllori del treno. Glielo poggio piano sulla testa e ricomincio a cullarlo.

-Esme…?- sussura Nik con voce assonnata

-Che c’è?-

-Come mai eri qui?- dice, e poi sbadiglia. Sorrido.

-Dormi Nicholas…-

Il mio fratellino sbadiglia un’altra volta, poi l’unico suono che si ode nella stanza e quello del suo respiro flebile e dello scricchiolio della sedia. Restiamo così per non so quanto tempo, quando la botola della soffitta si spalanca di colpo. Sia io che Nik sussultiamo. Mio fratello Stephan si affaccia dalla botola, sorridendo sornione. –Ah, eccoti qua!- grida.

-Esme, ho una bella notizia da darti!- continua entusiasta.

 

  
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