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Autore: NeroNoctis    04/11/2016    2 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Julian camminava nervosamente avanti e indietro, non perché qualcosa lo preoccupasse, semplicemente perché le attese lo infastidivano. Si era cambiato d'abito: indossava una maglia verde militare e un paio di pantaloni color sabbia, mentre il Marchio della Banshee iniziava a bruciare un po', lì all'altezza del cuore, per ricordargli tutto quello che aveva passato. Avrebbe voluto urlare, ma si trattenne. Non era né il luogo né il momento adatto.

Sentiva le voci confuse di Paul ed Erik, ma non si interessò molto al discorso. Riuscì solo a capire l'argomento: Black Dahlia. Era comunque una cosa ovvia, Erik era riuscito a liberarsi dal controllo della Strega Nera dopo che questa si era interessata in maniera quasi morbosa al Witcher. Antiche leggende dell'Enclave parlavano molto di questo argomento, ovvero i Cavalieri della Strega. Ripensò alle pagine del Diario di suo padre Jonathan, che aveva scritto alcune righe sui Cavalieri durante i suoi anni di attività. 

E' quasi curioso come le Streghe si dedichino a noi umani. Ci vedono in così tanti modi... chi ci reputa inferiori, chi ci vede come oggetto di piacere e chi... chi ci trasforma nelle loro guardie scelte, nelle loro macchine da guerra. 
E' questo che è un Cavaliere della Strega: un individuo di sesso maschile che è stato soggiogato dalla magia o semplicemente instaura un qualunque tipo di rapporto con la figlia del diavolo. 
Ammetto di non averne mai incontrati, dopotutto le Streghe sono quasi estinte e di certo quelle che sono ancora tra noi, si premurano a nascondersi e non a creare un Cavaliere.
Mi domando anche perché ne sto parlando qui... ma dopotutto scrivere mi fa bene tra una missione e l'altra. Sempre meglio di ascoltare quel logorroico di Aloysius Knight.
L'unica cosa positiva rimane tuttavia che la Strega può avere un solo Cavaliere per volta, quando ne individua uno nuovo, il legame creato con quello vecchio svanisce... a meno che il Cavaliere non sia innamorato della Strega... esiste un solo caso documentato, ma è più una leggenda che altro... ma adesso non mi va di parlarne, lo stufato è pronto ed io muoio dalla fame. 


«Julian, si sta svegliando» fu Paul a parlare e quella notizia riempì di piacere il Cacciatore, che osservò Angel, legato ad una sedia, anche se era abbastanza sicuro che quello non bastasse a tenerlo fermo.

«Vi dispiace?» esclamò Angel, indicando le corde con lo sguardo per poi fissare in cagnesco sia Paul che Julian. Non amava essere legato, soprattutto da sconosciuti che gli sparano in testa, non che quello sia mai stato un problema da quando era diventato immortale.

«Mikael...» fece Erik, avvicinandosi all'amico che lo notò solo adesso. Il viso del ragazzo divenne cinereo, dimenticandosi persino delle corde. No, non poteva essere lui. Erik era morto e lui l'aveva visto morire. Ripensava a quella scena ogni giorno, anche quando non voleva. Iniziò a muovere la testa, ripetendo più volte la parola "no"

«Sono io» disse Erik, avvicinandosi ancora di più all'amico. Avrebbe voluto dirgli così tante cose, avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene ma... non sarebbe stata la verità. Nulla stava procedendo per il verso giusto e quell'amicizia non sarebbe dovuta esistere in quel tempo. Dovevano semplicemente vivere nel loro tempo e morire forse insieme, forse in tempi diversi, ma non così.

«Io ti ho visto morire» rispose Mikael, atono. Doveva essere felice, ma si sentì preso in giro. Non sapeva bene il perchè, era come se qualcosa stesse bloccando i suoi veri sentimenti, come se poco a poco stesse morendo sempre di più. Nonostante questo, sentiva comunque l'amore che lo legava a lui, seppure era debole e sepolto in un angolo remoto della sua anima. Aveva voglia di schiaffeggiarlo, urlargli contro, ma anche di stringerlo e dirgli quanto gli fosse mancato. Era un casino, la sua mente era un groviglio di fili e lui non sapeva districarsi da quel labirinto.

«Quello che hai visto secoli fa... è la pura verità. Dahlia mi ha ucciso. Successivamente mi ha riportato in vita e mi ha reso il suo cavaliere, trasformandomi in pietra, in attesa del momento giusto.»

«Il momento giusto?» chiese lui, guardando altrove.

«Il risveglio di Jane. Ha aspettato cinquecento anni per mettere in atto il suo piano»

Paul e Julian si guardarono, probabilmente entrambi avevano pensato alla stessa cosa. Nonostante le Streghe fossero donne dotate di notevole potere magico, nessuna di loro aveva mai vissuto così tanto. Forse anche loro, come l'Enclave, avevano sviluppato un incantesimo di immortalità, anche se l'Immortalis Venator si limitava ad assorbire gli anni di vita di qualunque strega uccisa, rendendolo di fatto un incantesimo assorbi-tempo. Certo, la questione che i colpi normali non uccidevano il Cacciatore quella poteva essere intesa come immortalità, ma di base anche l'Immortalis Venator aveva una scadenza, che veniva prolungata ad ogni uccisione.

«Non mi importano i piani di quella Strega, so solo che adesso tu sei qui e noi la uccideremo»

Il volto di Erik si incupì, il suo leggero sorriso si spense del tutto e chinò lo sguardo. Mikael cambiò espressione, conosceva fin troppo bene Erik e sapeva che quella faccia voleva dire pessime notizie.

«L'Immortalis Venator ha un difetto Mikael. Se entri in contatto con la cosa o persona che ti ha spinto ad usare quella formula, beh, si aziona la maledizione del Witcher. Uccidendo quelle Streghe tu... le hai assorbite. Quando ci siamo visti per la prima volta, Dahlia l'ha fatto per innescare il processo di trasformazione. Ti voleva come Witcher, ti vuole come suo nuovo Cavaliere, un Cavaliere con un potere superiore a qualsiasi altra Strega, superiore forse alla Strega Madre. Le voci che senti, i tuoi momenti di... che non sei in te, non sono casuali. E' la maledizione delle Streghe che ti spinge a fare ciò. Tu... tu sei un Witcher ormai e dal momento che sai di me, restano pochi minuti...»

«Mikael» stavolta fu Julian a parlare, la sua voce era seria, così come il suo volto. Per la prima volta Mikael guardò il Cacciatore con sguardo sinceramente interessato, tentando anche di nascondere quella crescente preoccupazione che stava nascendo in lui «il motivo per cui siamo qui è uno solo. C'è un modo per spezzare la maledizione del Witcher.»

«Devi uccidermi» concluse Erik. Stavolta Mikael non seppe bene come reagire. Sapeva che tutto quello che stava accadendo intorno a lui era vero, lo sapeva perché conosceva Erik, dopo cinquecento anni riusciva ancora ad essere in sintonia con lui, nonostante una parte di lui provava quella strana sensazione verso i membri della stanza, verso il mondo, verso tutto. Ma cos'era? Odio? Rancore? Semplice e pura voglia di sfogarsi? Non lo sapeva, l'unica cosa che sentiva era il cuore bruciare, come se fosse ricoperto da lava incandescente. Si lasciò sfuggire una smorfia, mentre nella sua mente si albergavano diversi pensieri che non erano suoi, ma che voleva, voleva ascoltarli ed essere soggiogato da loro.

Perché doveva rinunciare ad essere un Witcher? Quel potere poteva essergli utile e poi non voleva enanche uccidere Erik, nonostante avesse mentito sulla sua morte. Erik l'aveva abbandonato, doveva soffrire. Voleva comunque bene all'amico ma voleva comunque vederlo piangere per almeno cinquecento anni, lo stesso periodo in cui lui aveva sofferto e si era abbandonato a quel suo lato oscuro che prendeva il nome di Lucifer. Non che la cosa gli dispiacesse, era bello essere avvolti dall'oscurità.

Il ragazzo rimase in silenzio per diversi minuti, fino a quando i suoi occhi non cambiarono colore e le corde attorno ai suoi polsi presero fuoco. Adesso era libero, sia da quelle corde che da ogni pensiero, era bello assaporare quel potere così denso e nero. Una sensazione davvero piacevole. Si scagliò verso Julian, ma non riuscì a colpirlo. Il Cacciatore rispose prendendo una boccetta di polvere scura che lanciò sul viso del Witcher, che urlò di dolore e rabbia.

 «Sorbo degli uccellatori» rantolò Lucifer, osservando Julian con i suoi occhi color fiamma. Aveva una strana sfumatura nella voce, quasi come se fosse un'altra persona a parlare. Il Witcher ghignò, decidendo di rimandare quell'incontro che l'avrebbe certamente divertito nel tempo. Aveva un altro obiettivo dopotutto: trovare Dahlia e... Sarah.


 


 «William: l'Incantesimo Perfetto» disse Dahlia, per scoppiare a ridere poco dopo. Tutti i presenti si voltarono d'istinto verso il ragazzo, che osservò la Strega Nera in silenzio, mentre Jane tentò di balbettare qualcosa, come se fosse stata presa in contropiede.

«Oh... Jane» iniziò Dahlia, voltandosi verso la sua ex allieva «avevo dimenticato che tu non ne sapevi nulla. Ricordi quando provasti l'incantesimo della vita?»

Jane annuì. «Si, ma non funzionò. Mi dicesti che non ero abbastanza forte e preparata»

«Mentivo» rispose Dahlia, divertita «ha funzionato, fin troppo bene. Quella formula ha creato William. Lui è una delle tue creature, al pari degli esseri di cera»

William osservò Jane, confuso. Dahlia stava mentendo, lui non poteva essere una mera creazione di una Strega. No, non era così. Ripensò al suo passato, tentando di concentrarsi su sua madre ma... nulla. Non ricordava praticamente nulla del suo passato. Il primo ricordo che aveva era l'essersi risvegliato in una terra dimenticata da Dio, per poi viaggiare e trovare Jane, con il quale aveva legato in modo quasi innaturale. Quel legame... non voleva pensarci.

«Non ascoltarla, Will» esclamò David, guardando l'amico. Sapeva benissimo che Dahlia aveva ragione, ma non voleva che il ragazzo soffrisse di quella situazione. Nonostante era una semplice creazione magica, era puro di cuore, semplicemente un ragazzo che tentava di fare sempre la cosa giusta anche a rischio della propria vita.

«Silenzio!» urlò Dahlia, che colpì il detective con una forza invisibile «il prossimo che proferisce parola morirà»

«Papà...» sussurrò Kristine, allungando la mano verso il padre, ma la Strega Nera notò quel gesto e trafisse la giovane ragazza con un numero non quantificabile di radici, non dandole neanch il tempo per urlare. David si scagliò istintivamente contro la figlia, ma finì per subire la stessa sorta della ragazza. Un gruppo di radici si diressero verso di lui, trafiggendolo ripetutamente. Sentiva gli organi lacerarsi, per poi osservare il suo campo visivo svanire.

Noah e Sarah si strinsero la mano, tentando di non respirare neanche. Il ragazzo avrebbe voluto urlare, scagliarsi contro quella Strega e colpirla ripetutamente, ma sarebbe stato inutile. Doveva restare lì, vivo per Sarah. Doveva proteggerla, soprattutto dopo quello che aveva passato per colpa di Jane. La Principessa Cinerea aveva mantenuto la sua promessa, trasformando Sarah nella creatura che odiava: una Strega.

«Qualche altro intervento coraggioso? No? Bene» esclamò Dahlia, con un sorrisino sul viso. «Jane, cara. Tutto quello che devi fare è venire con me al Santuario e riportare in vita il tuo clan. Successivamente puoi fare benissimo tutto quello che vuoi, prometto di non intralciarti»

«Perché?» rispose lei, tentanto di non colpire la Strega con tutto il potere magico che aveva in corpo. Quando vide David cadere, sentì l'odio crescere, ma non poteva agire. Dahlia era troppo forte e lei era ancora spossata dalla sua rinascita. Non sapeva bene il motivo, ma riusciva a percepire lo stesso odio nel corpo di Will, l'unico insieme a David e Sarah di cui si curava. Il resto, Noah, Kristine o il mondo intero, poteva benissimo bruciare.

«Perchè voglio rivedere tua nonna» disse, in maniera secca e sincera «quando lei morì, il mio amore per lei non fece altrettanto. Voglio semplicemente riavere indietro la donna della mia vita»

Prima che Jane potesse formulare qualsiasi tipo di domanda, sentì il suo torace diventare caldo ed umido. Era una strana sensazione, che non riuscì ad identificare fin quando il suo sguardo non si posò sulla verità: una lama di cristallo che la attraversava. Il mondo intorno a lei iniziò a diventare sempre più distante, i suoni ovattati e i colori iniziarono a spegnersi. Sentì la lama lasciare il suo corpo, mentre le gambe cedevano e lei si ritrovava sul freddo pavimento, incrociando lo sguardo soddisfatto di Mikael.

«Jane...» sussurrò Will, che corse verso la ragazza e tentò di tamponare la ferita, anche se lui iniziava a sentirsi stremato. Non dovette neanche tentare di farsi delle domande che aveva già capito tutto: se Jane moriva, lui sarebbe scomparso. 

Il Witcher si avvicinò a Dahlia, sussurrandole qualcosa all'orecchio. Lei annuì, per poi scomparire in una tempesta di petali neri, successivamente il ragazzo si avvicinò a Sarah, carezzandole la guancia. «Sarah...» ma questa non ebbe la forza per rispondere. Quello che aveva davanti non era il Mikael che aveva conosciuto. Non aveva quello sguardo così freddo e spietato, quello non era lui. Non servì neanche parlare che il Witcher si rese conto di ogni cosa, fece una smorfia e poi svanì, facendo inavvertitamente cadere il suo ciondolo sul pavimento.



Passarono diversi attimi, fino a quando la stanza non si riempì nuovamente di gente: Paul, Julian ed Erik erano riusciti a raggiungere il resto del gruppo, seguiti da Jacob che li aveva intanto incontrati durante il tragitto. Quest'ultimo si lanciò verso Sarah, stringendola a sé e sentendo i suoi singhiozzi. «Sono qui» le sussurrava, mentre guardò con sguardo di ringraziamento Noah, che annuì al gesto del ragazzo, nonostante fosse distrutto dalla morte di Kristine.

«Cos'è successo?» chiese Erik, chinandosi sul corpo di Jane e di Will, che non riusciva più a reggersi in piedi. 

«Angel...» si limitò a dire Will, osservando quel ragazzo che gli ricordava così tanto quel nome, per l'appunto.

«Merda» esclamò il Cacciatore, osservando il corpo della Strega. Posò indice e medio sul collo di lei, riuscendo a sentire un debole battito. Era ovvio, Jane era viva, per questo William era ancora lì. Non tutto era perduto.

«Will, ascolta. Tu sei-»

«Una creazione di Jane, lo so» rispose lui.

«Esatto. Quello che devi sapere è che tu non sei solo una creazione, ma sei anche parte di lei. Quando Jane eseguì il rito per l'incantesimo della vita, Dahlia lanciò contemporaneamente un altro incantesimo, togliendo la parte razionale di Jane e spostandola verso di te. In poche parole, tutte le qualità di Jane le hai acquisite tu durante la tua creazione. Jane era troppo forte, ma anche troppo buona, Dahlia doveva rimediare in qualche modo. Per questo dopo quel giorno lei è diventata la macchina di morte che tutti conosciamo.»

«E con questo?» chiese Will, in un lamento.

«Sto dicendo che... se tu tornassi a lei... Jane potrebbe fermare per sempre Dahlia.»
   
 
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