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Autore: KleineJAlien    05/11/2016    0 recensioni
Sulla diapositiva proiettata sulla parete nord della stanza, vi erano due colonne formate dai loro nomi. Apparentemente per loro sembravano disposti in maniera causale, ma dovettero ricredersi quando la donna riprese parola.
«Walsh, Adams, Clifford, Irwin, Lahey, Styles, Horan, Thompson, voi formerete il primo gruppo.» decretò solenne questa lasciando solo pochi secondi ai ragazzi per guardarsi tra di loro completamente increduli «Avete tre settimane di tempo per affinare le vostre potenzialità, dopodiché vi sarà affidata una sede in cui opererete a tempo indeterminato. Davanti a voi trovate delle cartelle nelle quali sono stilate delle liste sulle competenze che dovrete raggiungere prima dello scadere del tempo, e poi sostenere un esame finale con i nostri esaminatori stessi. Il fatto che voi siate stai chiamati oggi per far parte di una squadra d’intervento, non impedisce che prima della partenza possiate esser rimossi per mancato raggiungimento degli obbiettivi. Ci sono domande?»
AU | One Direction | 5 Seconds Of Summer
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1



 
Il riccio scavalcò la panca e prese posto intorno al tavolo non prima di aver stampato un bacio sulla fronte della castana al suo fianco. Sylvia si voltò verso di lui sorridendogli intenerita, eppure quell’espressione venne presto sostituita da una ruga di confusione tra le sopracciglia quando notò che tra le mani aveva un solo piattino mentre era ben convinta entrambi volessero il dolce.
«Come mai hai preso solamente una fetta di torta?» gli chiese.
«La dividiamo, va bene?» rispose Harry facendo comparire le fossette a cui non sapeva resistere.
Con il suo assenso, dopo qualche secondo si vide imboccata come una bambina dal ragazzo, con la stessa forchetta da lui utilizzata per mangiare la torta al cioccolato. Ad ogni boccone Sylvia non riuscì a non guardarsi intorno piuttosto imbarazzata, ma nessuno sembrava far conto a loro.
Nonostante fossero la coppia più vecchia e più salda del gruppo, la castana  era un tipo che non riusciva a lasciarsi andare a dimostrazioni di affetto plateali, si lasciava andare di più se soli.
In quel momento, si trovavano in mensa e oltre a loro però, vi era l’intero istituto.
Quell’accademia era abituata a vedere di tutto, e nel tutto sono compresi umani con poteri di ogni genere, mutaforma e ibridi, figli nati dall’unione di un umano e una qualsiasi altra creatura dalle doti magiche. Quelli però erano decisamente rari. In un posto come la Philip Campbell Solon Academy, nella periferia di Solon Ohio, era difficile tenere nascosti ragazzi dai tratti fisici piuttosto marcati, motivo per cui solo quelli più in grado di confondersi con gli altri, potevano evitare le accademie nascoste da occhi indiscreti e stare invece lì come normali umani.
Nemmeno gran parte delle materie rientravano nella normalità, non c’era niente di convenzionale, eppure Sylvia proprio non riusciva a non imbarazzarsi nel pensare che lo sguardo di qualcuno, potesse posarsi su di lei mentre stava con Harry.
Si erano conosciuti due anni prima, al loro terzo anno di studio durante il corso di Storia della magia. Fino a quel momento, Sylvia non conosceva nessuno, in maniera davvero stretta se non le sue due migliori amiche Jennifer – con cui divideva anche la stanza – e Alexis – distante qualche porta -.  L’arrivo di Harry aveva visto in  primis un gentile compagno di classe, con il quale poter studiare, qualora non fosse con le due ragazze, poi la castana aveva iniziato a stravedere per quel ragazzo alto, dagli occhi verdi e dai capelli ricci che istigavano a incastrarci tra di essi le mani. Quando quasi si rassegnò al fatto che questo non ricambiasse minimamente, perché lui le rivolgeva si varie attenzioni e passavano molto tempo insieme, ma non succedeva niente, Harry la invitò ad uscire durante il fine settimana in un pub del centro. In quel periodo le chiacchiere a vanvera su quanto avesse voluto che il riccio vedesse in lei qualcosa, si trasformarono in sproloqui su quanto fosse carino e gentile durante le loro innumerevoli uscite. È anche vero però che queste andarono scemando quando effettivamente Harry parve riscoprire qualcosa in più riguardo la ragazza, come ad esempio il suo essere realista - che potrebbe sembrare negativo, soprattutto quando lo si è troppo -, intraprendente e coraggiosa. Alla fine si misero insieme, in maniera molto più semplice di quanto si possa pensare.
Grazie alla prima conoscenza di Sylvia con Harry, il gruppo, primo formato da tre, aveva iniziato ad allargarsi piuttosto velocemente. In quel periodo il riccio stava frequentando Michael, un tipo con i capelli rossi, dall’aria stravagante e l’espressione sul viso sempre irrequieta. Era un tipo che non parlava mai a vanvera, pesava sempre le parole o al massimo le teneva per sé.
Allo stesso tempo però era un tipo vivace, dalla battuta sempre pronta e difficile da fregare.
Poi con lui c’era anche il ragazzo con cui divideva la stanza, Niall. Niall era un ragazzo di discendenza sia paterna che materna irlandese, discendenza che sentiva molto più delle sue origini americane. In fondo tutto lo ricordava, la sua vivacità, la sua pelle chiara insieme alle iridi celesti e i capelli biondi. Nonostante il suo essere spesso l’anima esuberante del gruppo, era anche molto riservato, e spesso tendeva a chiudersi in piccoli momenti di imbarazzo, in cui smetteva di parlare. Fortunatamente capitava raramente, solo quando litigava con Jennifer.
La vicinanza tra il trio maschile e quello femminile, avevano visto anche l’incontro tra Niall e Jennifer che, con il suo caratterino, era difficile da gestire persino alle sue migliori amiche che la conoscevano da più tempo. Eppure il biondo, dopo nemmeno due settimane di conoscenza, attratto già da quella ragazzina dai capelli mori e i grandi occhi scuri, che conosceva appena, aveva buttato giù il muro di Jennifer stupendola. Non era riuscito solamente a zittirla ma anche a far colorare le sue guance di rosso. Questo le era bastato, oltre al suo pensare che oggettivamente fosse davvero molto carino, ad accettare la proposta di uscire con lui per un appuntamento.  Essere diretti aveva dato istantaneamente i suoi frutti.
Dopo qualche altra settimana si erano messi insieme. Nonostante secondo la ragazza, il biondo sembrasse essersi trasformato improvvisamente in un marshmellow - era il paragone migliore che le fosse venuto, una sera mentre parlava con le amiche -, e in un primo momento tutta quella dolcezza era servita per tornire il carattere forte  della ragazza, tempo a venire, quel comportamento non spesso veniva apprezzato dalla mora, e ciò portava a dei litigi.
«E dai Jenn! Sono passati due giorni, quando la smetterai di tenermi in muso?» le chiese il biondo avvicinandosi pericolosamente al viso della ragazza, con il labbro appena sporto in fuori.
«Solo due giorni? Beh credo che questa volta farò passare due settimane.» rispose quella.
«Cosa?! Ma i..» mormorò il ragazzo cerando un altro modo per controbattere.
Jennifer non gli diede il modo. Alzò un dito a pochi centimetri dal viso dell’altro ed una frazione di secondo dopo sulla punta di esso uscì una fiammella rossa. Niall strinse gli occhi rapidamente e ritirò la testa di spaventato con la tessa velocità. Sbuffò poi leggermente mettendosi dritto sul suo posto e lasciando andare la testa contro il palmo aperto della mano.
Alexis al suo fianco notò la scena ed intervenne soffiando in direzione della fiamma. Nonostante la lontananza e la poca forza che ci mise, questa si spense al primo colpo, facendo voltare la testa della ragazza verso di lei. Dopo una smorfia ironica lanciò con la coda dell’occhio uno sguardo al ragazzo. Aveva ripreso a mangiare la pizza che aveva sul piatto, ridendo con Michael.
«Ecco appunto..» disse tra sé e sé rivolgendo definitivamente l’attenzione alle amiche.
Alexis. La terza del gruppo, era una ragazzina bassotta, la più bassa del gruppo - motivo per cui spesso si sentiva a disagio -, dai capelli e gli occhi castano chiaro e la pelle quasi lattea.
Era la più buona, la mediatrice e la moralista di tutta la compagnia. Spesso a primo impatto poteva sembrare anche molto timida, ma tutto stava nel superare il primo periodo di conoscenza.
Il suo lato da mamma chioccia emerse anche in quel momento e si sentì in dovere di riprendere l’amica per il suo comportamento «Non ti sembra di esagerare con il povero Niall?»
In risposta la ragazza scosse appena le spalle e approfittò dell’arrivo di un’altra persona intorno al tavolo, per poter evitare il discorso, e sapeva che con Ashton nei paraggi, l’amica non le avrebbe più prestato attenzione più di tanto.
«Ciao Alex.» sorrise il ragazzo prendendo posto dall’altra parte della tavolata.
La castana ricambiò il saluto con un enorme sorriso prima di abbassare lo sguardo.
Michael che in quel momento vide la scena, tirò una gomitata all’amico e «Siamo in sette, potresti salutare anche noi!» disse nascondendo un sorriso divertito.
Ashton era un tipo tipicamente australiano, alto, fisico impeccabile e una chioma castana che tendeva al riccio. Mentre Alexis parlava con le amiche, non riuscì a non lanciargli qualche occhiata. La sua preoccupazione principale fu non farsi scoprire, soprattutto non incontrare i suoi occhi dalle sfumature castano-verdi.
Quando avevano conosciuto Ashton, il ragazzo in realtà frequentava altri ragazzi. Al gruppo inizialmente era conosciuto più che altro perché compagno di stanza di Harry, però poi con il tempo i due gruppi avevano iniziato a legare, passando di tanto in tanto il tempo insieme, ed il riccio in particolare aveva iniziato a passare sempre di più ogni minuto possibile con loro.
Sebbene nessuno ne facesse direttamente menzione , tutti sapevano perché lo facesse. Jennifer e Sylvia avevano più volte detto ad Alexis che la causa fosse lei , ma la ragazza, cotta quanto lui, stentava a crederci, quindi i due non concludevano mai.
«Salve a tutti! Come procede  la prima settimana di accademia? Novità?» si avvicinò un ragazzo.
Dalla voce squillante non fu difficile capire di chi si trattasse anche essendo di spalle.
«Salve Louis, non sei ancora riuscito a lasciare l’istituto?» disse Harry facendo menzione al fatto che quello fosse il suo settimo anno lì, sui sei massimi che una persona di solito raggiungeva.
«Conto di terminare la formazione quest’anno.» rispose l’altro arricciando il naso.
«Allora.. sei tu l’uomo delle novità, che ci dici dei nuovi arrivi?» chiese Jennifer.
Gli occhi celesti di Louis brillarono mentre divideva Harry e Sylvia - la quale si lamentò - per prendere posto intorno al tavolo «Le matricole quest’anno sembrano essere le più piccole e graciline che io abbia mai visto. Vi giuro ho visto uno del primo anno che al massimo mi arriverà all’ombelico, e io non sono per niente alto lo ammetto. Comunque, abbiamo guadagnato tre nuove new entry provenienti da altre scuole. C’è Jack Jonson con la capacità principale di sciogliersi e passare così in piccole strettoie, e Robert Lee, occhi laser in grado al massimo di riscaldare un panino. Conosco qualcuno che potrebbe tenergli testa ad occhi chiusi.» sostenne convinto e fiero «Sembra che Stan abbia fatto di tutto per accaparrarseli. Se li vuole nel suo gruppo ben venga, ma con uno come Lee io non vorrei avere a che fare. Sapesse almeno maneggiare una pistola, o una spada.. Infine c’è Jess Adams.» disse indicando la ragazza qualche tavolo più in là, da sola «Nessun gruppo o amicizia per ora.»
«Poteri?» Niall anticipò tutti ponendo quella domanda.
Louis sospirò scuotendo la testa «Ancora sconosciuti. Ci sto lavorando però.»
«Tomlinson mi stupisci. Tu che sai sempre tutto di tutti…» lo prese in giro bonariamente Sylvia.
«Lo so ma ho avuto qualche problema nell’avvicinarla.» ammise sconfitto alzandosi «Proverò a scoprire qualcosa e vi farò sapere.» prendeva seriamente il suo giro di informazioni, più della sua stessa capacità di cambiare forma. Salutò tutti con un cenno e andò via come era arrivato.
Intorno al tavolo calò allora il silenzio. Tutti, nel bene o nel male stavano guardando in direzione della nuova arrivata che mangiava da sola, i capelli neri mossi e lo sguardo glaciale che scandagliava l’intera mensa intorno a lei. Quando i suoi occhi si posarono su di loro, l’intero gruppo si voltò di colpo spostando l’attenzione.
«Ehi Alex! Magari è la volta buona che ti affidano una compagna di stanza. Ci hai pensato?» le fece notare Niall.

Alexis era un tipo molto timido e non c’era bisogno che glielo facessero notare. Il primo incontro era sempre un po’ teso, e la ragazza era solita essere un fascio di nervi. Era così anche in quel momento, perché rientrata a fine serata nella propria stanza, non trovò la metà opposta alla sua vuota come lo era sempre stata, ma proprio come Niall aveva detto, era invece occupata da Jess Adams intenta a frugare dentro uno scatolone “fragile”.
Rimase qualche secondo sull’uscio stupita, in imbarazzo e soprattutto indecisa su cosa fare, per troppi secondi per pensare anche solo lontanamente che la cosa fosse passata inosservata. Allo stesso modo, la mora di fronte la osservava, si sentiva studiata, una maschera impassibile, la stessa che lei aveva visto indossare nella sala mensa, e che tutti del gruppo avevano notato.
Questa però cadde quando Alexis si fece coraggio e «Ciao tu sei Jess vero?!» chiese.
Quella annuì e subito rispose «E tu devi essere la mia compagna di stanza..»
«Alexis..» continuò la castana attraversando ora la stanza.
Jess accennò un sorriso, e non essendoci più nessuno scambio tra loro, poco dopo riprese a fare ciò che lei con il suo ingresso aveva interrotto.
Era strano dover far conto ad un’altra persona, ora che non era più sola in stanza. Alexis sentiva in tutto e per tutto quella restrizione, ma con questo non significava che le stesse stretta.
Seduta nella sua scrivania non riuscì di tanto in tanto a non rivolgere un pensiero verso la nuova arrivata. Avrebbe voluto essere più sciolta per poter sapere qualcosa su di lei, socializzarci.
Era così che si faceva con le nuove conoscenze no?!
Quando aveva incontrato la prima volta Jennifer e Sylvia, erano state loro a fare il primo passo. Invece lei in quel momento si adeguava ad una circostanza di disagio, nella quale ogni tanto i loro sguardi si incontravano e automaticamente si sorridevano.
   
 
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