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Autore: floricienta    06/11/2016    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 9
L'ACQUA CHE DISSETA E SOFFOCA


 

Luglio, anno 439 del XII periodo

“Il Consiglio Maggiore?” la voce sorpresa di Hamar uscì fuori con un verso strozzato e dovette schiarirsi la gola con un colpo di tosse. “Ne è sicura, Somma Keneke?”

Il mago stava avendo una conversazione attraverso una sfera trasparente, che mostrava una donna dai capelli ricci e rosso fuoco, tenuti in ordine da una coda di cavallo dalla quale, però, era sfuggita una ciocca che ricadeva a elica sul suo occhio destro, di un blu intenso.
Era il Capo del Consiglio Maggiore dei Maghi in carica da poco dopo che l'umanità era stata trasferita sulle aeronavi. Una donna dall'immensa forza sia fisica che mentale e, nonostante la sua giovane età di appena trentaquattro anni, era già arrivata alla vetta dell'autorità grazie al suo carattere deciso e composto e ai suoi valori che la rispecchiavano come una combattente per la salvaguardia del genere umano. Inoltre, discendeva da una famiglia di cui avevano fatto parte altri ex-membri appartenenti al Consiglio.

“Ne abbiamo discusso a lungo e siamo giunti alla conclusione di dover continuare il suo apprendistato qui da noi.”
“Ma è ancora giovane e inesperto. Sono passati solamente due mesi da quando ha iniziato a usare i suoi poteri.”
“Sono stati più che sufficienti per lui.” ribatté Keneke con tono duro.
“Ma...”
“E io lo voglio al più presto nella mia cerchia di maghi.” concluse la donna con un sorriso, poggiandosi per bene alla sedia e mostrando in questo modo il simbolo rosso che padroneggiava sulla sua mitra.
“Pensa che sia pronto per un compito e una prova così importante?”
“Non solo lo penso, ne sono assolutamente certa.”
Si sentì il bussare alla porta e Keneke spostò lo sguardo per un istante.
“Hamar, purtroppo ti devo lasciare. Ti contatterò ancora per i dettagli del trasferimento.”

Così dicendo interruppe il contatto, ancora prima che il mago della luce potesse congedarsi, e ripose tutta la sua attenzione sull'uomo a cui aveva appena dato il permesso di entrare.
I ghirigori neri risaltavano sulla sua tunica e rendevano la pietra che portava al collo ancora più luminosa.
“Sommo Keyondre, qualcosa ti turba?”
“Sei davvero sicura di voler quel ragazzo in mezzo a noi?”
“La decisione è stata presa in democrazia, hai già avuto l'occasione per esprimere la tua opinione e io, così come il resto del Consiglio, ti ho ascoltato, purtroppo i voti sono andati in tuo sfavore.”
L'uomo non si mostrò turbato di fronte a quella risposta, ormai aveva imparato a celare le proprie emozioni per non mostrare le debolezze all'avversario.
“So bene il motivo per cui non ti va a genio questa soluzione.” Keneke si alzò dalla sedia e gli si parò davanti. Il suo volto non arrivava che alle spalle dell'altro mago, nonostante ciò non si sentiva per niente in svantaggio per una piccolezza come quella. “Ed è proprio il motivo per cui lo esigo su quest'aeronave. Voglio vederlo con i miei occhi.”
“Una motivazione piuttosto infantile, non trovi?”
“Keyondre, non essere ostile.”
“Non eri che una bambina quando è successo.”
I loro toni non erano per niente minacciosi, anzi, si stavano parlando come due amici che si conoscevano da tempo e stavano amorevolmente prendendo una tazza di tè.
“Ti ricordo che all'età di dodici anni ho indossato la tunica e ricevuto la Pietra del Mana.” gli sorrise maliziosa e orgogliosa delle sue capacità.
Il mago del buio fece una piccola risata.
“Immagino che non ti smuoveranno neanche le divinità.”
“Esattamente.”
“Spero davvero che non ti si ritorcerà contro non appena lo verranno a sapere tutti i maghi.” l'uomo le voltò le spalle e si avviò verso la porta.
“Per ora non lo dovrà sapere nessuno.”
“Lo immaginavo.”
“E confido nei membri del Consiglio che ciò non accada.” continuò con voce risoluta, poggiandosi con il fondoschiena alla scrivania, le mani puntellate dietro di lei sul legno.
“Ovviamente, Somma Keneke.” il mago fece un piccolo inchino. “Con il tuo permesso.”





Ormai Ari viveva da due mesi nel piano dei maghi. All'inizio era stato difficile, soprattutto a causa della mancanza di Nael e perché si ritrovava ogni giorno sempre più distrutto dopo l'addestramento; inoltre, Niremaan lo trattava come un completo estraneo a quel mondo – così come effettivamente era – e ci volle del tempo perché iniziassero a non esserci più ostilità.
Adesso, invece, stava meglio sia fisicamente che mentalmente, era riuscito a imparare molte cose grazie all'aiuto di Wayra e aveva scoperto che gli strani simboli che avevano sulla mitra altro non erano che un emblema del loro potere, diverso per ogni elemento. Era convinto di saperlo già, ma non sapeva perché non ci fosse mai arrivato, nonostante quei simboli erano apparsi nella sua mente più volte.
Però, lo scopo principale del suo apprendistato era quello di imparare a padroneggiare il Mana, quindi si era dovuto mettere anima e corpo, partendo semplicemente dall'evocarlo a calibrarne la forza.

Il suo primo giorno era riuscito a richiamare il mana per qualche secondo, delle grosse gocce d'acqua erano cadute ai suoi piedi, ma poco dopo si era ritrovato stramazzato al suolo privo di energie. Ci volle qualche tempo perché apprendesse a dosare la forza corporea con quella del mana e, quando finalmente ci era riuscito, aveva sentito una gioia esplodere nel suo cuore e la voce di Tangaroa che gli ripeteva di essere stato bravo.
Per una volta si era sentito davvero in grado di poter fare qualcosa con le proprie mani.
Successivamente era stato sottoposto a varie prove, gli avevano detto che servivano a prepararlo per l'esame che avrebbe dovuto sostenere una volta pronto per diventare a tutti gli effetti un mago e ricevere la tunica, ricamata in azzurro, la mitra con il simbolo dell'Acqua su di essa e la Pietra del Mana che tutti i maghi portavano al collo.

Prima di tutto aveva imparato a richiamare il potere e a creare immagini con esso, aiutato solamente dalla propria fantasia. Era molto più difficile di quanto si aspettasse. Anche se il rivolo d'acqua usciva fuori dalle sue dita – e non sempre in maniera equilibrata – ricadeva a terra senza che potesse fare niente, oppure vorticava su se stesso facendo infinite spirali fino al soffitto.
Wayra gli aveva spiegato che la sua mente era bloccata ancora da qualcosa e non voleva lasciarsi andare a quel potere che per ora lo soggiogava, invece di affluire insieme ai suoi pensieri; quindi passarono a un altro tipo di allenamento.
Gli era stata posta davanti una candela e tutto quello che doveva fare era spegnerla. Ci riuscì al primo tentativo, sebbene avesse usato così tanto mana da aver allagato metà stanza delle esercitazioni. Con il passare dei giorni era andato sempre migliorando fino a quando non aveva posseduto completamente il controllo del fluire dell'acqua dentro di sé e al di fuori.
Fecero molti esercizi di diverso genere e gli fu insegnato a gestire il flusso, la forza, l'intensità e la direzione di esso.

Era tutto così nuovo e strano per lui, ma nello stesso tempo quel potere gli stava dando una vitalità che pensava di non aver mai posseduto in tutta la sua vita. Non sapeva perché ce l'avesse, eppure sentiva che doveva essere così, che se gli era stato donato da Tangaroa era perché gli apparteneva.
Era felice di aver imparato a sfruttarlo, felice che il destino gli avesse offerto questa possibilità, e persino la convivenza con gli altri tre maghi della nave alla fine non era così male.
Niremaan lo guardava sempre dall'alto al basso, benché avesse capito che doveva essere così fin dalla sua giovinezza e non avrebbe di certo cambiato il suo comportamento da un giorno all'altro; Wayra era sempre accondiscendente e lo trattava con rispetto e severità allo stesso tempo, alternando frasi da perfetto padre ad altre da insegnante scorbutico e severo, era un tipo difficile da inquadrare; Hamar, invece, dispensava frasi di saggezza a destra e manca come se avesse sperimentato ogni cosa nella vita e, sinceramente, gli veniva da ridere a sentirlo parlare sempre in quel modo.

Tuttavia, Nael gli mancava da morire.
Durante i primi giorni aveva provato a sgattaiolare fuori dalla propria stanza di notte e si era spinto fino alle scale, vigile che nessuno lo vedesse o seguisse, eppure aveva aspettato per ore a vuoto. Più volte aveva pianto in silenzio, con la testa incastrata tra le ginocchia, ma Nael non si era comunque fatto vedere.
Era arrivato a pensare che si fosse già dimenticato di lui, che non gli importasse così tanto come aveva sempre creduto e gli aveva sempre dimostrato, quindi per un po' ci aveva rinunciato. Inoltre le lezioni gli toglievano quasi tutte le energie ogni giorno ed era difficile riuscire a stare sveglio e trovare la forza di andare su quelle scale per niente.
Dopo quasi un mese, però, ci aveva riprovato. Una notte si era svegliato di soprassalto in seguito a un incubo e non riusciva più a prendere sonno, quindi aveva deciso di uscire e tornare alle scale. Molte volte aveva pensato di scenderle lui stesso, ma sapeva che, se l'avessero scoperto, tutte le conseguenze di quel gesto sarebbero ricadute su Nael, e lui non voleva assolutamente causargli altro dolore.
Il motivo per cui adesso si trovava in quel piano era proprio l'opposto.
Voleva salvarlo.
Quella volta era arrivato mogio mogio alle scale e l'istante dopo aveva spalancato gli occhi: sul muro c'era inciso un messaggio, era scritto molto in piccolo e doveva aver usato qualcosa di appuntito per farlo.

Domani.

Poteva significare solo una cosa.
Ari aveva sorriso per la prima volta da quando era con i maghi e aveva dovuto contenere tutta la sua contentezza per non farsi scoprire. Era corso velocemente di nuovo nella propria stanza e non era riuscito comunque ad addormentarsi, troppo esaltato.
Si sentì uno sciocco per aver anche solo immaginato che Nael l'avesse dimenticato.

Il giorno dopo era euforico, Wayra gli aveva chiesto più volte cosa gli fosse successo, ma lui aveva scrollato la testa imbarazzato e per sbaglio l'aveva colpito in pieno con un'ondata di acqua gelida, sviando così il discorso su una ramanzina riguardo all'uso improprio dei suoi poteri.
La notte sembrava non arrivare mai, malgrado ciò alla fine era giunta.
Era rimasto vigile che nessun rumore provenisse dai corridoi, poi aveva corso come un matto e, quando finalmente era giunto alle scale, l'aveva visto, poggiato alla parete con un piede e le braccia incrociate; si era dovuto mettere le mani sulla bocca per non urlare dalla gioia.
Subito dopo venne accolto con un “Sei in ritardo.” e si scaraventò subito tra le sue braccia.
Si erano seduti sui gradini, stretti l'uno contro l'altro, e avevano cominciato a raccontare di qualsiasi cosa gli fosse successa durante la loro divisione.
Ari aveva notato alcune ferite sul volto di Nael, che gli spiegò di come avesse dato di matto e fosse stato messo in isolamento, dove aveva avuto modo di pensare e, una volta uscito, si era impegnato per imparare da capo gli spostamenti delle guardie, non dormendo per una settimana di fila solamente per poterlo rivedere senza essere beccato e punito.
Ari lo baciò e lo baciò ancora, sollevato che non avesse dimenticato il suo sapore, malgrado gli fosse mancato immensamente. Lo stesso valeva per Nael.
Il loro incontro, purtroppo, non era potuto durare che poco più di un paio d'ore, scandite dalla posizione della luna, e si dovettero di nuovo separare. Non poterono nemmeno darsi un appuntamento preciso, ma sapevano che si sarebbero rivisti, questa era l'unica cosa che li spingeva ad andare avanti con le loro vite.

La seconda volta si videro sul finire di Giugno.
Ari non aspettava altro se non quei pochi minuti insieme. Aveva provato a convincerlo per passare quasi tutta la notte insieme, ma – nonostante Nael ne fosse altamente provocato – non era possibile, li avrebbero scoperti di sicuro.
Ogni volta che si vedevano era una gioia l'incontro e un'angoscia l'arrivederci, perché non sapevano quando e come si sarebbero potuti per davvero rivedere. Infatti, dopo il secondo incontro, ne seguirono solamente un altro paio.
L'ultimo di essi era avvenuto giusto la notte precedente.
 





Ari si stava dirigendo nella solita stanza delle esercitazioni, agghindato con gli abiti per l'apprendistato: una maglia blu scura lunga fino alle cosce, con le maniche larghe fino al gomito che poi si stringevano sul braccio e i polsi, era tenuta in vita da una cintura in cuoio; i pantaloni di un blu più chiaro cadevano morbidi e comodi per poter compiere qualsiasi tipo di addestramento.
Stava attraversando il corridoio principale e il suo sguardo fu catturato da una targhetta posta al di fianco di una porta, la stessa che aveva visto la prima notte che si era intrufolato con Nael in quel piano.

Alla fine quel libro non era che un insieme di racconti tramandati sulla nascita di Tangaroa. Probabilmente si era servito di quel volume come catalizzatore per riuscire a comunicare con me prima di entrare nei miei sogni...

Ari trovò Wayra ad aspettarlo a braccia conserte come al solito, che, non appena vide il ragazzo, gli porse un sorriso che venne ricambiato con una leggera titubanza.
“Sei pronto? L'addestramento di oggi valuterà le tue capacità.”
Il biondo strinse i pugni e si ritrovò a fare un sospiro profondo.
“Sono pronto.”
“Bene, cominciamo.”
In quel momento udirono la porta aprirsi dietro di loro e si girarono entrambi per vedere chi fosse. Fece il suo cospetto Niremaan, con la sua tipica faccia burbera e gli occhiali che pendevano sulla punta del naso.
“Come mai abbiamo l'onore della tua presenza?” ironizzò Wayra, avvicinandosi al mago, che sbuffò sonoramente.
“Voglio proprio vedere se questo moccioso si è rivelato uno spreco di tempo così come credo da quando è venuto a stare con noi.”

Ari ingoiò a vuoto, percependo chiaramente lo stomaco rivoltarsi al suo interno. Se prima si sentiva pronto, adesso provava solo agitazione nel dover dimostrare qualcosa a qualcuno che non riponeva alcuna speranza in lui.
L'unico appiglio che gli dava qualche aspettativa era quello di essere sempre più vicino allo scopo di rivedere Nael e poterlo proteggere dalla morte, per vivere finalmente insieme senza nessun ostacolo.
In quel momento non esisteva la parola fallimento. Doveva riuscire e confermare a tutti che si era impegnato in quei due mesi, anche se era stato messo con le spalle al muro, privo della persona che amava, costretto a diventare qualcuno che non voleva diventare.
Tutto per un futuro migliore di quello che gli si era sempre presentato.
Ari si posizionò al centro della stanza e aspettò un comando dal mago del vento.

“Bene, Ari. Come prima cosa richiama semplicemente il tuo potere.”
Il ragazzo annuì lievemente.

Questo lo so fare... Coraggio, Ari, non è difficile. Ormai hai imparato.

Chiuse gli occhi per qualche istante e percepì un fluido partire dall'ombelico e giungere fino alle proprie mani con una velocità sorprendente. Non ci volle che qualche frazione di secondo che le sue dita divennero azzurre, illuminate da quel mana che adesso richiedeva di uscire dopo esser stato invocato.
“Bravo.” si complimentò con lui Wayra.
“Ah, sciocchezze.” sentenziò Niremaan, prendendo ad accarezzarsi la barba.
Ari non si lasciò deconcentrare da quel commento e aspettò la prossima richiesta.
Sentì una ventata d'aria smuovergli i vestiti e si accorse che erano comparse molte candele davanti a lui, che furono accese in un attimo grazie al mago del fuoco.
“Prova a spegnerle tutte con un unico flusso.”
“Senza allagare la stanza” aggiunse il vecchio.
Ari doveva calibrare non solo la potenza del getto, ma anche la sua portata.
Non bastava soltanto riuscire nell'impresa, voleva stupire entrambi per far capire loro quanto fosse migliorato e per potersi permettere qualche richiesta personale.

Posso farcela...

Ari guardò fisso davanti a lui, gli occhi si erano illuminati di un azzurro intenso che sfumava al blu verso la pupilla, e alzò il braccio all'altezza del petto.
Erano decine di candele, forse arrivavano al centinaio, ma non poteva tirarsi indietro.
Si ripeté mentalmente tutti gli insegnamenti che aveva ricevuto negli ultimi due mesi.

Il Mana è parte di me. È come una porzione del mio corpo, quindi posso controllarlo a mio piacimento.

Il palmo della sua mano destra si illuminò sempre più vivamente.

Scorre nelle mie vene insieme al sangue, mi permette di vivere e mi dà la forza che le divinità hanno deciso di donarmi. Per quanto sia difficile, il suo flusso è un qualcosa distaccato dai liquidi corporei, quindi deve obbedire alla mia volontà.

Chiuse gli occhi per concentrarsi ancora di più, disegnando nella propria mente ogni singolo dettaglio di quella stanza e la disposizione delle candele.

Se non sono in grado di gestire un potere donatomi da Tangaroa, allora sarebbe come tradire la fiducia che gli dei hanno riposto in me come loro adepto.

Ari non era particolarmente sicuro riguardo a quelle parole, esisteva ancora dentro di sé una parte che gli impediva di riconoscersi come qualcuno di potente e altolocato, sempre abituato alla sua vita miserabile, ma adesso non era il tempo adatto per rimuginare su certe cose, doveva solo lasciarsi andare.

Devo solo sentirlo scorrere....

Si vennero a creare dei vortici nel suo corpo, li avvertì chiaramente risalire lungo l'addome per poi affluire nel braccio e giungere alle dita in attesa di qualche ordine.

...modellarlo nella mia mente...

Ari pensò al percorso che doveva seguire per spegnere tutte le candele in una volta sola. Il suo fiato era regolare e sentiva esplodere dentro di sé una sicurezza che non gli era mai appartenuta e una forza tale da renderlo inarrestabile.

...e rilasciarlo prima che possa sfuggire al comando di un umano per cercare una strada e tornare dalla propria divinità madre.

Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, il suo volto era risoluto; una piccola goccia di sudore sulla tempia, però, lasciò trasparire l'agitazione dentro di lui.
Ormai sapeva quale sarebbe stata la mossa seguente.

Ora!

Fece un piccolo grido e fuoriuscì dal suo palmo un getto violento d'acqua. Neanche una goccia colpì il pavimento e, man mano che avanzava, si plasmava ad assumere la forma di un lungo drago che ondeggiava in aria, seguendo un percorso calcolato per filo e per segno dal ragazzo.
Si scontrò con la prima candela e in seguito colpì tutte le altre, una dopo l'altra, senza mai arrestarsi, vorticando e aggrovigliandosi su se stesso, finendo con l'agire come onde che sbattevano sulle rocce con furia per poi allontanarsi alla stessa maniera.
Nel giro di pochi istanti ogni candela era spenta e il flusso d'acqua scomparve così com'era apparso, fluendo nuovamente nel corpo di Ari.
Quando tutto fu finito, Ari riprese a respirare, e un piccolo sorriso si impossessò del suo volto. Chiuse la mano a pugno e la strinse forte contro il proprio petto, ancora pieno di energie.

Ce l'ho fatta... Proprio io, con le mie sole forze.

Si girò contento verso i suoi esaminatori e li guardò speranzoso di aver passato il test.
“Ottimo lavoro.” Wayra si mise ad applaudire e il ragazzo si riempì di orgoglio.
“Dovevi spegnerle tutte nello stesso istante.” si ritrovò a commentare Niremaan.
Ari fece un balzo indietro e lo guardò assottigliando gli occhi.
“Doveva essere un unico flusso, non mi è mai stato detto che doveva anche essere nello stesso istante.” trovò il coraggio di parlare, sostenendo lo sguardo minaccioso del mago. “Ma se proprio ci tiene, posso affrontare anche questa prova.”
Era sempre così. Dopo aver usato il mana si sentiva più audace, ma in quel momento si volle maledire per aver sfidato così Niremaan, di certo non voleva grattacapi da gestire.
“Ha ragione il ragazzo.” affermò Wayra. “Ha fatto quello che gli è stato detto e ha superato la prova in maniera egregia. Se penso che fino a qualche tempo fa non era in grado neanche di richiamare un piccolo spruzzo...” il mago sospirò e si avvicinò al biondo, posandogli una mano sulla spalla. “Davvero un ottimo lavoro.”
Si sentì il grugnito del mago del fuoco provenire da dietro di loro, ma non ci fecero caso.
“Sei pronto per diventare un mago, Ari.” continuò Wayra.
Il ragazzo annuì, non sapendo come rispondere, e sentì crescere dentro di lui un sentimento che non seppe come catalogare, qualcosa che non era sicuro di aver mai provato prima d'ora.

Sta davvero per succedere.

“Il prossimo passo è la scuola.”
“Quanto durerà?”
“Potrebbe durare anni, abbiamo già affrontato questo discorso.”
Ari abbassò il capo, non più così entusiasta dell'obiettivo appena raggiunto.
“Lo spero, così non avremo più tra i piedi un moccioso come te.” aggiunse Niremaan.
“Non essere così scontroso, povero ragazzo.”
“Allora dirò che spero che il suo trasferimento avvenga presto.”

Il mio...trasferimento...

“Sei davvero incorreggibile!” l'ammonì il mago del vento.
“Non osare parlare così a chi è più anziano di te.” Niremaan puntò l'indice contro l'altro e dalla punta uscì fuori una fiammella, rimanendo attaccata ad essa.
Non fu che mezzo secondo che Wayra la spense puntando a sua volta il dito contro di lui e generando una grande ondata d'aria che per poco non fece cadere la mitra del mago del fuoco. Successivamente un sorriso vittorioso si stava espandendo sulla sua faccia da orecchio a orecchio.
“Vorrei parlare con il Sommo Hamar.” interruppe il litigio Ari.
I due maghi si voltarono verso di lui, che ancora teneva il capo chino, e subito lo scortarono dal mago della luce.





“Complimenti per aver superato il tuo ultimo esame.” si congratulò Hamar con voce rauca, facendolo accomodare su una sedia dell'ufficio. “È incredibile quanto velocemente tu sia riuscito a gestire il Mana e a imparare. Sei davvero portato.”
“La ringrazio, Sommo Hamar.”
Ari stava tenendo le mani unite sulle cosce, le dita non riuscivano a stare ferme e si torturavano a vicenda.
“So che volevi parlare con me.” continuò il mago. “Ma ho anche io qualcosa da dirti ed è molto importante.”
L'attenzione del ragazzo fu richiamata da quelle parole.
“Vorrei che tu mi stessi ad ascoltare con calma.”
“Ho per caso fatto qualcosa di sbagliato?”
“Oh, cielo! No, nient'affatto. Tutto al contrario.” si accomodò al meglio sulla sua poltroncina e riprese la parola. “Ho parlato con la Somma Keneke, Capo del Consiglio Maggiore dei Maghi, e mi ha confidato di volerti aggiungere alla sua cerchia di maghi e di passare sotto la sua custodia.”

Il Consiglio Maggiore dei Maghi?

Ari non seppe cosa rispondere, sentiva il fiato mancargli tutto d'un tratto. Qualcosa gli diceva che non andava affatto bene.
“Questo è un grande onore. Studiare direttamente al suo fianco e al fianco dei Maghi più illustri che esistono al momento, dove solamente i migliori sono accettati e quelli su cui noi tutti riponiamo la nostra fiducia per il futuro.”

E vogliono me? Cosa posso fare io, un mago che non sapeva di essere tale, che ha appena imparato a usare un minimo dei suoi poteri, che non è in grado di proteggere neanche l'unica persona che gli sta a cuore.

Ari stava per vomitare. La testa gli girava, non voleva sentire quelle cose. Da dove erano uscite fuori? Tutto il suo piano di diventare alla svelta un mago e di prendere sotto la propria ala protettiva anche Nael per non farlo sacrificare stava andando in fumo.
Come poteva fare tutto ciò, se sarebbe rimasto intricato nell'aeronave con i personaggi più illustri del loro mondo?
“Aspetti!” il ragazzo si alzò di scatto. “Cosa significa? Perché io? Come fanno a sapere chi sono?”
“Calma, Ari. Queste sono davvero molte domande a cui io non posso rispondere, se non confondendoti ancora di più le idee.”
Tutto quello non aveva senso. Se non erano in grado di fornirgli una spiegazione, come poteva stare tranquillo, come potevano anche solo pensare che lui si sarebbe lasciato sbattere di qua e di là senza nemmeno prima discuterne con lui.

Quindi è così... Alla fine io non conto mai nulla. Devo sempre eseguire gli ordini di qualcun altro e lasciare che venga trattato come un burattino nelle mani di chi crede di poter gestire la vita degli altri.

Non si rese conto del sussulto di pianto che gli fece tremare le spalle, tuttavia ricacciò indietro le lacrime.
“Stiamo preparando il tuo trasferimento che avverrà nel giro di pochi giorni.”

Cosa?

Ari strabuzzò gli occhi. Questo davvero non se l'aspettava: non solo non avrebbe avuto il tempo per elaborare la notizia e accettarla, ma non avrebbe avuto modo di dirlo a Nael, lasciandolo aspettare per mesi e mesi su quelle scale senza mai incontrarsi. Alla fine, il moro si sarebbe stufato di attenderlo e si sarebbe dimenticato di lui prima che fosse riuscito a diventare un mago a tutti gli effetti e avrebbe avuto il potere di salvare le loro vite.
“No!” Ari picchiò con forza una mano sulla scrivania. “Non potete costringermi! Ho già dovuto accettare una marea di cose: ho dovuto abbandonare Nael, accogliere il Mana come se fosse stata una mia scelta e mi sono impegnato come mai prima d'ora per imparare le arti magiche.”
“Sapevi che alla fine avresti lasciato questa aeronave per gli studi da mago apprendista.”
“Non in questo modo!” Ari non sapeva come controbattere.
Dopotutto, Hamar aveva ragione, ma quello era stato un fulmine a ciel sereno. Ari sperava che prima ci sarebbero stati dei preparativi, che avrebbero aspettato l'inizio di un nuovo anno accademico, invece si ritrovava improvvisamente catapultato all'interno di quel mondo senza possibilità di scampo.
Quando non era che un pensiero lontano non si era ancora reso conto quanto questo costasse per il suo povero spirito, logorato dal dolore.

Adesso per davvero non vedrò più Nael...

“Fra quanti giorni?”
“Una settimana, non di più.”
Ari sussultò ancora, cominciando a far cadere le lacrime sul colletto della maglia.
“Pensavo che volessi imparare a sfruttare il Mana.” il mago della luce si schiarì la gola, ricevendo in risposta un cenno della testa positivo.
Il ragazzo si ripulì gli occhi con la manica, trovando il coraggio di esprimere quello per cui aveva chiesto di avere un colloquio con Hamar.
“Mi faccia passare questi ultimi giorni con Nael.”
“Dunque era questo...” il mago si grattò uno zigomo e lo sfregare delle unghie sulla pelle fece venire i brividi al biondo.
“La prego.” insistette, fissandolo con gli occhi cristallini e il labbro tremante.
“Un mago non può mischiarsi con i Sacrifici, questo comporterebbe il disonore del mago stesso e di tutti quelli che lavorano al suo fianco.”
“Questa è un'assurdità.” Ari scosse il capo con violenza, alzando anche il tono di voce. “Voi non siete migliori degli altri!” si bloccò subito dopo, abbassando la testa e chiedendo scusa.

I minuti passavano senza che nessuno emetteva parola. Il silenzio era glaciale, soprattutto per Ari, che pensava di aver rovinato in partenza la sua richiesta dopo aver insultato il Sommo Hamar, e che per davvero non avrebbe mai più rivisto Natanael per chissà quanto tempo. I suoi occhi non facevano che vagare per tutta la stanza, soffermandosi poi sul telo dove vi era rappresentato il potere dell'Acqua con Tangaroa.

“Il tuo animo è puro, posso scorgerlo perfettamente.” prese a parlare Hamar a un certo punto, cogliendolo di sorpresa. “E non posso certo biasimarti se vuoi rivedere il ragazzo che ami, questo rende il tuo spirito ancora più nobile e luminoso. D'altro canto, mi stai tentando verso una via oscura, che mi fa molto riflettere su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.”
Ari ingoiò a vuoto.

Voglio rivedere Nael...

Era l'unica frase che si ripeteva di continuo nella sua mente, tutto il suo corpo era in preghiera per far sì che potesse accadere.
“Dovrei mettere sulla bilancia due cose così diverse da non poter essere misurate allo stesso modo: l'amore o il rispetto.”
“Se posso permettermi...” prese la parola Ari. “Il mio amore nei confronti di Nael non manca assolutamente di rispetto verso alcun mago. Io sono stato cresciuto al di fuori della vostra società; Nael mi ha cresciuto, e anche lui era uno scarto come me. Le circostanze che mi hanno portato a diventar parte del vostro mondo... questo sarebbe irrispettoso. Se voi maghi impediste a un altro mago di poter esprimere i propri sentimenti verso l'unica famiglia che ha, per costringerlo a intraprendere un percorso a cui non ha potuto obiettare, sarebbe oltremodo oltraggioso verso la persona che avete detto di voler proteggere e far entrare nel vostro circolo. Questa persona non vorrebbe mai più fidarsi di voi. E io, di certo, mi comporterò come quella persona.”
“Questa argomentazione ribadisce quello che è sempre stato il mio pensiero. Hai tanto dentro di te, Ari, non mi stupisce che l'Acqua sia il tuo elemento. Così calma, dissetante e rinfrescante, ma che può diventare burrascosa, soffocante e gelida nei momenti opportuni.”

Sono davvero così? Posso diventare anche in quel modo?

Ari si sentiva confuso, non riusciva a cogliere il significato di quelle parole.
“Va bene.” disse poi Hamar.
“Eh?”
“Puoi stare con quel ragazzo fino alla tua partenza.”
Il cuore del biondo prese a battere all'impazzata.
“Davvero?”
Il mago della luce annuì più e più volte.
“La ringrazio! Grazie infinite Sommo Hamar!”

Posso stare con Nael ancora una volta. Posso passare qualche giorno con lui prima di partire. Posso ancora rivederlo.

“Non perdere altro tempo e vai. Fra sei giorni esatti dovrai ripresentarti qua da noi, non accetto repliche o insubordinazioni.”
“Sì! Grazie ancora!”
Con infinito entusiasmo, Ari uscì dall'ufficio, continuando a ringraziare il mago e, senza pensarci due volte, corse a perdifiato verso i piani dei Sacrifici, con il sorriso stampato sul volto e una speranza che si era accesa nuovamente in lui.





Nael era svogliato per qualsiasi cosa. Mai si era ritrovato in una situazione del genere, di solito era quello che non poteva mai stare fermo a procrastinare, ma negli ultimi tempi tutto gli dava noia, non aveva niente per cui combattere, se non quel paio di ore occasionali dove era riuscito a vedere Ari di notte.
Per fortuna si erano visti proprio la notte precedente, questo l'aveva tirato un po' su di morale.

Mi manchi da morire...

Passava le giornate senza uno scopo; non parlava con nessuno, a malapena scambiava quattro chiacchiere con i propri colleghi di lavoro. Per il resto della giornata se ne stava a letto a pensare al passato e a quanto tutto fosse cambiato e lui non avesse il potere di farlo ritornare com'era.
Quel senso di impotenza l'opprimeva.

Perché è dovuto succedere? Cosa abbiamo fatto per meritarcelo?

Nonostante vivesse con il broncio perenne sul volto, non aveva commesso più errori, per avere l'opportunità di riuscire a svignarsela il più possibile, eppure gli sembrava molto difficile. Più volte era stato tentato di picchiare qualcuno o di insultare una guardia anche solo per il semplice piacere di farlo, tuttavia il viso di Ari si metteva proprio di fronte al suo e lo guardava con ammonimento e lo bloccava prima di compiere qualche sconsideratezza.

Natanael sospirò e lasciò che cadesse a terra uno scatolone pieno di chissà quali strumenti, che tintinnarono tra loro non appena toccò il pavimento.
“Ehi, stai attento con quello!” venne rimproverato da un suo collega. “Vuoi una mano?”
“No, faccio da solo.” rispose sbrigativo e riprese in mano lo scatolone, poggiandolo alla spalla per tenerlo in equilibrio.

Mi chiedo se possa andare ancora peggio di così...

“Nael.”
Il ragazzo spalancò gli occhi. Stava forse avendo un'allucinazione?

O forse può andare per il meglio...

Si girò lentamente, attirato da quella voce che non doveva essere lì al momento, ma che sperò con tutto il cuore che si stesse sbagliando e fosse effettivamente proprio dove l'aveva sentita.
E in quell'istante lo vide, raggiante, con un sorriso più bello che mai, dei vestiti che non gli erano mai appartenuti prima d'ora ma che gli calzavano a pennello.
“Ari...”
Lo scatolone gli scivolò dalla spalla, cadendo a terra e rovesciando tutto quello che era al suo interno.



NOTE DELL'AUTRICE:

Buona domenica a tutti!
Allora, qua iniziano ad uscire fuori dei piccoli misteri che non fanno più capire niente al lettore, spero vi piaccia la cosa ahaha u.u
Che diamine vogliono da Ari e perché? Mah, sentiamo le vostre teorie xD
Come avete visto, non sono riusciti a stare lontani neanche in questa occasione, per quanto si siano visti pochissime volte nel giro di due mesi e adesso si dovranno separare di nuovo. Credo di ripetermi se dico: avrà mai fine la sofferenza?
Adesso hanno una settimana neanche davanti a loro per restare insieme e diamo le nostre condoglianze allo scatolone caduto che era pieno di oggetti fragili che adesso non esistono più u.u
Spero che vi sia piaciuto il capitolo e sarebbe bellissimo ricevere qualche commento!
Ringrazio tutti quelli che seguono Ari e Nael e tutti quelli che aggiungono nei preferiti, seguiti, ecc...
Ci sentiamo la prossima settimana!
Un bacio a tutti
Flor ^w^

  
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