«Una… Lamia? Sicuro?»
«Sicuro, sì! Un peso improvviso sul petto. Occhi cangianti, naso umidiccio e alito nauseante. Di… pesce marcito! Non ci sono dubbi. Voleva il mio corpo, l’infame.» Pausa. «Ma tu che ci fai qui?»
«Bado a lui», risponde Mask, indicando il gatto di Aphrodite. «E dov’è, adesso, questa Lamia?»
«M’è scappata.» Shura digrigna i denti. «Ma la prossima volta, non sarà così fortunata…», e si avvia verso la Tredicesima Casa, il rumore dei suoi passi che si perde nell’oscurità.
«Glielo diciamo che la lamia eri tu, oppure…?», chiede Mask lanciando un’occhiata di sbieco al gatto.
«Me-wweon!»
«L’immaginavo…»


Note:
riecchime! La gramigna non muore mai, ma rischia di annegare, se non la smette di piovere!
Passiamo alla Lamia: le lamie erano creature sovrannaturali in parte donne (porzione superiore) e in parte animali (per lo più serpentiformi o volatili). Simili alle empuse (che vi ho fatto conoscere qui), le lamie succhiavano nottetempo il sangue ai neonati o a giovani uomini per poi papparseli. Sembra anche che, se le si catturava ed eviscerava come fossero trote, potessero restituire il corpo ancora intatto dei bambini che avevano ingoiato (peccato che fossero pietrificati, ma sono dettagli).
Il gatto di Aphrodite è farina del mio sacco. Si chiama Non Plus Ultra ed è un norvegese delle foreste (rigorosamente bianco). La sua relazione di amore/odio con Cancer Death Mask è illustrata qui e qui.